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Autore: Nikki Potter    05/04/2013    3 recensioni
"E' successo qualcosa, Sherlock".
Rimase zitto in attesa di altro. Perchè aveva un brutto presentimento? Centrava forse Moran?
"Non so come dirtelo, ma tanto se non lo faccio io presto lo saprai dai giornali..." Mycroft sospirò di nuovo. "Si tratta di John".
Non si rese nemmeno conto di aver trattenuto il respiro. Allora aveva ragione, era successo qualcosa a John...
"L'ispettore Lestrade mi ha appena chiamato dal S. Mary Hospital...John è morto, Sherlock"
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"Vogliamo che lei torni in Afghanistan a servire il suo paese, ovviamente sotto una falsa identità" rivelò Patterson.
"E se rifiutassi?" domandò per curiosità più che altro.
"Non credo che abbia molta scelta visto che tutti la credono morto" aggiunse Patterson.
Gli ci volle qualche secondo per comprendere appieno quelle parole prima di esplodere in un rabbioso "COSA?!"
Genere: Guerra, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Mycroft Holmes , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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S&J9 9. I'M FINE...NOT REALLY

It's like I never lived before my life with you
So much was missing here I never even knew
I still picture the place we were
When I fell into your world

My heart is in you
Where you go you carry me
I bleed if you bleed
Your heart beats inside of me
You're keeping me alive
(The Afters - Keeping Me Alive)

Sherlock entrò senza tante cerimonie nell'ufficio di Mycroft seguito da Lestrade.

"Deduco che tu abbia visto il notiziario" disse Mycroft analizzandolo.

Sherlock era scarmigliato, chiaramente agitato e in ansia, e solo John poteva ridurlo così. Per cui non gli ci era voluto granché per capirlo.

"Sai qualcosa?" domandò Greg.

Sherlock appoggiò le mani alla sua scrivania. "Dimmelo Mycroft, ti prego...ho bisogno di sapere..."

Mycroft sgranò gli occhi. Sherlock era messo peggio dell'altra volta, se era arrivato addirittura a pregarlo. Purtroppo non poteva dirgli molto di più di quanto già sapesse, almeno per il momento.

"Ho chiamato Richards appena l'ho saputo...John è tra quei dieci soldati" rispose Mycroft grave.

Sherlock chiuse gli occhi, il suo peggiore incubo si stava avverando. Si stupì nel sentire la presa confortante di Mycroft sul polso.

"Mi chiamerà subito, appena saprà qualcosa in più. Per favore, calmati e aspetta pure qui" aggiunse.

Sherlock aprì gli occhi e annuì sedendosi sulla poltrona davanti alla scrivania.

Greg si accasciò sull'altra.

Non volò una sola parola, si guardarono in faccia per un tempo che sembrava davvero interminabile, tanto che sussultarono tutti e tre quando si sentì il telefono suonare.

Mycroft afferrò di scatto la cornetta. "Pronto?"

*

Non appena la jeep si fermò alla base John scese rapido accompagnando la barella con sopra Tom all'ospedale da campo.

Se la sarebbe cavata, grazie a dio.

Appena ritornò fuori tirò un respiro profondo per cercare di smaltire almeno in parte tutta la tensione accumulata.

"Maggiore Watson?"

Alzò lo sguardo riconoscendo il sottotenente Hamilton, una specie di assistente di Richards. Lo fissò per un istante perplesso, poi capì tutto. Mycroft e...Sherlock, oddio doveva star dando i numeri.

Non c'era bisogno che Hamilton parlasse, lo seguì correndo verso l'ufficio di Richards.

"Mycroft Holmes" disse solo.

Hamilton annuì confermando le sue deduzioni.

In quel momento pensava solo a come doveva essere preoccupato Sherlock...era una speranza vana che non sapesse nulla, Mycroft non l'avrebbe di certo tenuto all'oscuro.

Aprì senza tante cerimonie la porta di Richards e lo notò agitato dietro la scrivania.

"Watson, grazie al cielo sei vivo!"

"Devo parlare con Mycroft Holmes" disse senza preamboli.

Richards annuì e prese il telefono.

"Signor Holmes? Sono il Generale Richards, ci sono delle novità per lei".

Detto questo gli passò la cornetta prima di uscire in tutta fretta.

John fissò per un istante la cornetta prima di avvicinarla all'orecchio.

"Mycroft? Puoi passarmi Sherlock? Sono sicuro che è lì con te, conoscendolo. E nel caso te lo stessi chiedendo io sto bene".

"Bene..." rispose solo Mycroft.

*

"Pronto?"

Sherlock notò Mycroft irrigidirsi all'improvviso e non sapeva se interpretarlo come un buono o un cattivo segnale.

"Bene..." rispose prima di allungargli la cornetta.

Lo guardò leggermente confuso, ma Mycroft annuì e gliela ficcò in mano con forza.

Esitante l'avvicinò all'orecchio. "Pronto?"

"Sherlock sono io, sto bene".

Chiuse gli occhi respirando per il sollievo, in quel momento la voce di John per le sue orecchie era come la più dolce delle melodie.

"Sto bene" ripeté John più lentamente.

"John" disse solamente.

"Mi dispiace di averti spaventato".

"Ero terrorizzato, se ti fosse successo qualcosa io..." disse con le lacrime agli occhi.

"Sto bene, Sherlock, te l'ho detto" rispose John rapido.

Sherlock si raddrizzò meglio e notò solo in quel momento che Mycroft e Lestrade erano usciti per lasciargli un po' di privacy.

"Voglio vederti con skype, adesso".

"Ehm...non credo sia una buona idea" rispose John.

"John?! Che cos'hai?!" Ecco, si stava di nuovo agitando.

"Niente, te l'ho già detto, io sto bene".

"E allora?"

"Non sono presentabile, mi sono subito precipitato qui..."

"John..." insistette Sherlock.

"Sono sporco di sangue" rivelò John.

"Di altri o tuo?" la sua voce tremò appena.

"Entrambi" confessò John.

Sherlock deglutì e rimase in silenzio per un paio di secondi, prima di dire un rigido "Dove sei stato ferito?"

"Sherlock non importa..."

"Dove, John?!" urlò senza nemmeno rendersene conto.

"Sulla fronte, all'attaccatura dei capelli, ma niente di che" rispose John sospirando. "Poi ho qualche graffio e basta".

"Ok" si impose di calmarsi respirando profondamente.

"Senti mi lavo, mi do' una sistemata e poi mi collego con skype, ok? Mi dai un'ora? Anch'io ho bisogno di vederti...la tua preoccupazione mi sta uccidendo..." disse John serio.

"Ok, un'ora. A dopo John".

"A dopo Sherlock".

Riattaccò il telefono e si abbandonò allo schienale della poltrona. Odiava dipendere così tanto da un'altra persona, però non era uno qualunque, era John...la verità era che voleva abbracciarlo forte, talmente forte da non farlo più andare via.

Si portò una mano al collo e strinse forte la sua piastrina, come faceva tutte le volte che sentiva troppo la sua lontananza.

Doveva resistere ancora pochi giorni, e poi finalmente avrebbero entrambi iniziato un nuovo capitolo della loro vita, un capitolo che avrebbero percorso insieme, fino alla fine.

*

Dopo essersi lavato via quel sangue ed essersi fatto medicare John corse nella sua tenda, prese il laptop di Rob e lo accese immediatamente.

"Dai...dai..." mormorò impaziente.

Sapeva che Sherlock era spaventato e agitato a morte più di lui, e non vedeva l'ora di rivedere il suo viso dopo tutto l'orrore che aveva visto quel giorno.

Andò su skype e notò che Sherlock era già in linea. Probabilmente lo stava aspettando andando avanti e indietro facendo ragionamenti assurdi su cosa stesse facendo.

Attivò la videochiamata con lui accettata dopo nemmeno tre secondi, e finalmente comparve davanti a lui il volto teso dell'uomo di cui era disperatamente innamorato.

"Sherlock" proruppe con dolcezza e un gran sorriso.

Bastava solo vederlo per sentire un calore all'altezza del cuore che lo confortava come nient'altro riusciva a fare.

Notò i suoi occhi azzurro ghiaccio studiarlo con attenzione, probabilmente per valutare la reale entità delle sue ferite e lo lasciò fare, sapendo che una volta finito sarebbe stato più tranquillo, anche perchè lui stava bene, era stato peggio di così, ma forse era meglio se questo a Sherlock non lo diceva.

"Ero così preoccupato..." esordì Sherlock dopo un silenzio interminabile.

"Lo so...mi dispiace" rispose sentendosi in colpa.

"Non è stata colpa tua, non potevi prevederlo" ragionò Sherlock ora leggermente più calmo.

John si morse un attimo il labbro inferiore prima di parlare. "Continuo a dire che mi sento bene...in realtà mi sento uno schifo, Sherlock".

Sherlock gli rivolse uno sguardo comprensivo e affettuoso. "Vorrei poterti abbracciare in questo momento".

John abbozzò un piccolo sorriso. "Anch'io. Sai...mi sono sentito così egoista oggi...pensavo solo che se fossi tornato con te non avrei vissuto niente di tutto questo, magari adesso saremmo stati insieme sul divano al 221B a guardare il Doctor Who o qualche altro programma che tu ripeti idiota e non avrei...non avrei visto dei miei compagni morti carbonizzati...mi sono sentito così egoista perchè ero contento di essere ancora vivo, perchè avrei potuto rivederti di nuovo".

"Non c'è niente di male John, ti sei ritenuto fortunato...anch'io se è per quello. Non mi importava niente dei cinque morti, purchè tu non fossi tra di loro. In questo senso sono stato più egoista di te" ammise Sherlock.

"Siamo due egoisti" concluse John.

Sherlock scosse il capo. "No, l'aggettivo egoista è una caratteristica che non fa parte di John Watson. Non sei stato egoista, ma umano. Hai fatto di tutto per aiutare i tuoi compagni ancora vivi, se fossi stato egoista ti sarebbe importato solo di te stesso".

John lo fissò con una tale intensità che il suo cuore accelerò i battiti. Aveva gli occhi lucidi ma non avrebbe pianto, non davanti a Sherlock per lo meno, perchè lo avrebbe fatto stare peggio visto che non poteva stargli vicino come avrebbe voluto.

"Mi manchi così tanto" ammise con voce roca.

"Anche tu, talmente tanto che mi sembra di impazzire a volte" rispose Sherlock con un'espressione dolce sul viso.

"Martedì mattina mi vedrai attraversare il salotto" lo informò John ora leggermente più felice.

"Martedì? Fra neanche quattro giorni" contò Sherlock.

"Già, e da quel momento in poi sarò tutto per te, solo per te" disse John con una nota maliziosa.

"Non vedo l'ora, maggiore".

*

Era appena uscito dall'ufficio di Richards ed era ancora incredulo. Gli aveva comunicato che sarebbe rientrato in patria appena possibile. Sarebbe partito quella sera stessa e sarebbe atterrato a Londra lunedì mattina, un giorno prima del previsto.

Assieme a lui sarebbero tornati anche tutti gli altri sopravvissuti all'attentato, chi con il congedo permanente come lui, chi solo per una vancanza di tre o quattro mesi.

Nello stesso momento in cui aveva appreso la cosa aveva deciso di non riferire nulla a Sherlock, gli avrebbe fatto una bella sorpresa.

Avrebbe chiamato Mycroft per dirgli di tacere al fratello del suo arrivo anticipato, visto che di sicuro ne era venuto a conoscenza anche prima di lui. Non vedeva l'ora di varcare la soglia del 221B di Baker Street e abbracciare l'unico consulente investigativo esistente al mondo.

ANGOLO AUTRICE

Il prossimo sarà l'ultimo capitolo. Nel frattempo spero che questo vi sia piaciuto.

Ringrazio Alesherly per la recensione e tutti coloro che hanno messo la ff tra le ricordate, seguite e preferite.

Un bacio

Nikki Potter

  
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