Cercava, tra gli strumenti abbandonati
e i festoni strappati, i fiori
schiacciati distrattamente, calpestati,
il motivo, cosa stava agli albori
dello sposalizio avvenuto,
di un amore cercato, voluto.
Sedute come a voler scordare
la gozzoviglia, la caotica festa,
stavano in cicaleccio sottile a chiacchierare
quattro dame senza velo a coprir la bella testa
ma vestite come spose fossero state
e dalla sua domanda parvero destate.
Bianca la prima, disse:
"Amare, quale poesia del pensiero!
Mai vi fu poeta che non scrisse
i dolci moti dell'anima, il fiero
piglio di chi la mano allunga
nell'anelito dell'altro, che attesa prolunga!"
Vermiglia la seconda, replicò:
"Ingenua versione di sentimenti impuri,
non fu tardi che il cuore mio imparò
a domar desii che la vita insegna non duraturi.
Sol di vero v'è la passione della carne
le sensuali carezze. Dell'amore non so che farne."
Grigia la terza, sedeva a capo chino:
"Ah, rammento bene la gioventù innamorata!
Quanta vita mi donava stare a lui vicino,
cercavo in ogni sguardo la prova d'essere amata.
Ma il tempo è passato, giorni su giorni sommando;
sola, nell'attesa ormai sto invecchiando."
Nera era l'ultima, e si volgeva altrove:
"Vera è la cenere, altro che amore!
Il fuoco si spegne, miete vittime il Tempo laddove
il sentimento è caduco, resta solo livore
e rimpianto. Più sentimenti non so provare,
nel vuoto cuore infranto non resta niente da salvare."