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Autore: Salice_    06/04/2013    3 recensioni
Una storia finita.
Una fine decisa da chi non voleva più soffrire.
Una ragazza che ha trovato, nella sua soluzione,
un abisso di rabbia dal quale sembra impossibile uscire.
Una storia particolare, di quelle che sicuramente capitano a molti di voi.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il male minore.

Ciao.
Sono qui per raccontarvi una storia, una storia particolare, anche se sono sicura che situazioni analoghe saranno successe a molti altri di voi.
Vi è mai capitato di conoscere una persona speciale, che da subito ha scatenato in voi qualcosa di forte e inspiegabile, almeno al momento?
A me sì.
Ho conosciuto un ragazzo, quasi sei anni fa, e vi posso giurare che non potevo assolutamente vederlo. Mi stava antipatico, era snob, saccente, altezzoso e chi più ne ha più ne metta; l’unico problema era che era esattamente il mio tipo di ragazzo ideale. Stronzo, enigmatico, machiavellico, sporadicamente dolce.
Inutile dire che persi completamente la testa per lui.
Dopo un anno, dopo vari litigi, allontanamenti e un lungo periodo di indifferenza, abbiamo ricominciato a frequentarci e, alla fine, ci siamo messi insieme.
Siamo stati insieme quattro anni.
Sono stati gli anni più belli della mia vita.
E allora, direte voi, perché tutto è andato storto?
La risposta è semplice: tutte le cose belle sono destinate a finire.
Nel lunghissimo periodo in cui sono stata con lui, sono passata dall’essere una ragazzina a quasi una donna. Diciamo pure che, a fianco a lui, ho trascorso gli anni più importanti e significativi della vita; nonostante sia finita come sia finita, non rimpiango nulla.
Ora vi spiego il motivo.
Per me lui era la luce dei miei occhi, la ragione che mi spingeva ogni mattina ad alzarmi dal letto e cominciare ad affrontare un giorno nuovo. Con lui vivevo veramente. Avevamo una complicità tale da far invidia a chiunque, ci capivamo con uno sguardo, ridevamo, parlavamo di tutto; oltre a tutto quello che normalmente esiste in una coppia, c’era il dialogo. Eravamo in grado di stare a parlare per quattro ore di fila, in camera mia, sdraiati sul letto, di qualsiasi cosa. C’erano i litigi, la gelosia, i confronti, ma anche i chiarimenti e le riappacificazioni. Tutto era perfetto.
Fino ad un anno fa.
Io ho sempre avuto un carattere molto forte, mentre lui era piuttosto volubile; si è fatto abbindolare da una terza persona, che si è infiltrata all’interno della nostra coppia, che LUI ha lasciato entrare tra di noi. Questa persona ha preso il sopravvento su di lui, attirandolo sempre più verso di sé e allontanandolo da me. Il problema di fondo è che non si trattava di una classica competizione tra ragazze: il terzo in questione era un suo amico.
La complicità che c’era prima è andata via via scemando, perché l’ha instaurata con il nuovo arrivato; ha cominciato pian piano a trascurarmi, a darmi sempre meno attenzioni, sempre meno importanza. Io, la sua fidanzata, mi sentivo la terza incomoda tra loro due; ero diventata un accessorio, una bella sciarpa che, se una sera si ha voglia di indossare, la si mette, ma la sera dopo, se non se ne ha voglia, si lascia a casa.
Ho aspettato, e nemmeno io so dire cosa. Forse che cambiasse lui, che si rendesse conto dell’errore che stava facendo, o che mi abituassi io; sinceramente, ci ho provato, per un anno. Purtroppo, non mi ci abituai mai.
Stavo male, mi mangiavo il fegato tutte le notti, mi sono fatta del sangue marcio, mi sono incazzata, ho fatto di tutto pur di fargli capire che la situazione doveva cambiare. Che lui doveva cambiare. No, non cambiare, ho usato il termine sbagliato: doveva modificarsi.
Io sono dell’opinione che non si possa cambiare una persona, anche perché non sarebbe giusto; ma modificare certi atteggiamenti sì, è possibile. Io per lui l’ho fatto, mi sono evoluta in meglio.
Lui non è stato in grado di farlo, o forse non aveva voglia di modificarsi.
Sta di fatto che io, stanca di stare male, ho preso la decisione di lasciarlo. La nostra storia di quattro anni è finita così; io non ero più disposta a stare male e a sopportare le sue mancanze.
Ora voi direte, di storie come la tua ce ne sono tante, perché ce la stai raccontando?
Ebbene, ve la racconto per farvi capire una semplice cosa: io mi sono innamorata di lui, e, allo stesso tempo, l’ho amato, e lo amo ancora, con tutta me stessa. Amare ed essere innamorati, a mio parere, sono due cose ben differenti.
Io ho lasciato la persona che amo, cercando di fare la scelta più giusta, non quella più facile. Ho scelto il male minore.
Il fatto è che, nonostante sia io ad aver preso questa decisione, una parte di me è ancora convinta di avere dei diritti su di lui: quando lo vedo con un’altra mi va il sangue alla testa, e avrei voglia di uccidere la persona al suo fianco, farla saltare in aria, disintegrarla. Vorrei che camminasse a non meno di dieci metri di distanza da lui. Ogni sorriso che rivolge a qualcuna che non sia io, cerco di carpirlo e farlo mio, perché so che di sorrisi splendidi come i suoi per me non ce ne saranno più.
Lo amo ancora, inevitabilmente, perché a tarda notte, mentre sono ancora sveglia, ho voglia di pronunciare il suo nome, come se mi aspettassi di vederlo voltarsi verso di me, dall’altra metà del mio letto, e guardarmi. Solo guardarmi.
So di amarlo quando sento un vuoto all’altezza del petto che sembra avere tutta l’intenzione di trascinarmi via con sé; magari lo facesse, almeno eviterei di stare male come un cane. E lo so anche quando lo incontro, e le mie gambe tremano, il respiro mi si ferma e lo stomaco si chiude. Come le prime volte.
So di amarlo quando lo guardo, e vedo il mondo riflesso nei suoi occhi scuri; lo stesso che lui vede riflesso nei miei, verdi come i campi di primavera, perché so che anche lui mi ama ancora.
Il fatto è che io non potrei mai ricominciare con lui; so che non sarebbe in grado di cambiare.
Dal vivere, sono passata al cercare di sopravvivere.
Quale diritto potrò mai avere io di gridare, piangere, disperarmi? Nessuno.
E non posso, tantomeno, arrogarmi del diritto di decidere per gli altri.
Non posso più nulla, se non accettare le mie scelte e le loro conseguenze a malincuore, con un sorriso amaro sempre impresso sulle labbra e il cuore che sanguina.
Per lo meno, non rimpiango il fatto di aver provato in tutti i modi a salvare una situazione che ormai, da parte mia, era diventata insalvabile. Non ho superpoteri, non ho nulla più delle altre persone: ho solo l’amore per lui, che, fino a quel fatidico giorno, mi ha spinta a sopportare di tutto, sbagliando.
Ma, si sa, le persone compiono sempre gesta incomprensibili quando sono innamorate.
E ora sono qui, nel mio letto vuoto, ad ascoltare la voce del silenzio, cercando di placare la mia rabbia. Ormai, non ho più diritto di essere arrabbiata.

Se volete qualcosa, se lo desiderate con tutto voi stessi, fate tutto ciò che è in vostro potere per averlo. Non rinunciate mai, finchè sarà possibile; non rischiate di vivere un futuro di rimpianti.
Piuttosto, fate come me: sbatteteci la testa, mettete da parte l'orgoglio, permettetevi di essere tristi. Ma mai,
mai, dovete rinunciare a ciò che per voi è importante.
E, se andasse male, potrete sempre dire di aver impiegato tutte le vostre forze, di aver fatto il possibile.



Ciao a tutti, grazie per aver letto questa mia introspezione. Fatemi sapere cosa ne pensate, per me è molto importante.
Salice_

 

   
 
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