Videogiochi > Final Fantasy VII
Segui la storia  |       
Autore: Hely    27/10/2007    2 recensioni
Possono un figlio di Turks e la figlia di Cloud Strife essere amici? Se si ha uno scopo comune tutto è possibile... la nuova generazione di ff 7
Genere: Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Era una calda domenica a Nibelheim. Gli uccellini che cinguettavano allegri, le nuvole che scivolavano trasportate dal vento, e gli abitanti che si godevano un po’ di meritato riposo dai lavori ordinari… tutti tranne una ragazzina di sedici anni, sveglissima e molto su di giri, che fischiettava allegramente mentre imbracciava il fodero contenente la sua preziosa Buster Sword. Scese le scale della piccola abitazione senza curarsi del rumore prodotto, si fiondò in cucina e afferrò una fetta di pane tostato con la marmellata di uva che si era preparata la sera prima, e scribacchiò in tutta fretta sulla lavagnetta magnetica appesa accanto al frigorifero:

Mamma, papà, sono andata a fare allenamento. Forse torno tardi per pranzo.

Cetra.

Cetra spalancò l’uscio di casa, inspirò a fondo l’aria fresca e richiudendosela alle spalle, si incamminò verso il parco di Nibelheim, per una tranquilla sessione di allenamento nella pineta. Oh si, a Cetra piaceva molto manovrare la spada, e se la cavava bene anche delle arti marziali.  Abilità normalissime per la figlia di Cloud Strife e Tifa Lockheart, i grandi eroi salva mondo. Non che alla ragazza gliene importasse molto, a lei interessava solo mettere le mani sulla favolosa collezione di spade del padre, sebbene la maggior parte di esse fossero ancora troppo grosse e pesanti per il suo corpo minuto.
Passando davanti all’albergo, si fermò pensierosa, sapeva che da qualche giorno era arrivato uno straniero in città, ma ancora non era riuscita a vederlo. Pazienza. Scosse la lunga chioma bruna legata mollemente con un elastico e ripartì alla volta del parco.

***

Ancora un affondo. Stoccata e avvitamento. Da un’oretta circa Cetra si stava allenando a tirare di scherma con il manichino che utilizzava come avversario, legato a uno dei rami sporgenti dell’albero più grande della pineta, di modo che ogni singolo sbuffo di vento lo faceva oscillare. Non era granché come avversario, ma per Cetra era più che sufficiente. La ragazza si asciugò il sudore e riprese la serie di stoccate, affondi e avvitamenti, troppo presa per notare la presenza che da quando aveva cominciato l’allenamento non le aveva tolto gli occhi di dosso.
Alla quattordicesima stoccata, seguita da una finta, la persona che se ne stava nascosta tra i cespugli applaudì, esclamando “Complimenti!”.
Cetra si voltò di scatto in direzione della voce, e vide emergere dai cespugli un ragazzo. Non un ragazzo comune, pensò dandogli un’occhiata. Era molto alto, con la carnagione chiara e a fare contrasto, occhi neri e capelli corvini lunghi, molto lunghi. Indossava un singolare completo giacca e cravatta blu, ma da quel che Cetra poteva intuire, possedeva un fisico atletico. Lo squadrò diffidente. “Chi sei?”
“Oh, bel modo di accogliere gli stranieri da queste parti. Di solito si dice benvenuto…”. Cetra comprese, “Ah, sei lo straniero che alloggia all’hotel”
“Sei un’acuta osservatrice dell’ovvio” disse il ragazzo, con una punta di sarcasmo nella voce che non sfuggì a Cetra. “… cosa vuoi?” gli chiese senza preamboli. Quello rimase interdetto per un secondo, ma subito si riprese e porse la mano a Cetra “Piacere, mi chiamo Teser. Sai, ti stavo guardando da un po’, ci sai fare con la spada. Niente male davvero, per una mocciosa”. Cetra non prese la mano di Teser, ma rimase a fissarlo torva. “Non si spia la gente. E io non mi fido degli stranieri”
“Umpf… che mocciosetta suscettibile…” sbuffò il ragazzo, infilando la mano in tasca. “Non chiamarmi mocciosa” sbottò Cetra, un lampo nei suoi occhi rossi, “Ho già sedici anni”. Stavolta l’espressione di Teser fu sinceramente stupita. “Cioè… solo quattro anni meno di me? ... certo che… sei alta un metro e una pulce!”. Ormai furiosa, Cetra impugnò la Buster e si mise in posizione di combattimento. “Vieni qui a dirlo se hai coraggio!”
“Oh-oh, la ragazzina ha del fegato! Facciamo così allora, se vinci tu, io non ti chiamo più mocciosa, e ti permetterò di insultarmi quanto ti pare e piace, ma se vinco io… dovrai darmi la tua spada, la Buster Sword. Mi interessa molto, sai…”
“E va bene”. Cetra accettò senza pensare. Dopotutto, nessuno di Nibelheim l’aveva mai battuta.
Con un sorriso sornione sul volto, Teser mise una mano sotto la giacca e ne estrasse uno strano bastone metallico. “Pronta?”

***
Cetra approfittava della sua velocità per muoversi avanti e indietro di continuo, disorientando l’avversario. A poco a poco sentì che la battaglia la eccitava sempre di più, finché la foga non la travolse: aumentò la rapidità dei movimenti, parò, si girò, colpì Teser alla gamba destra e si preparò a spezzare il bastone che il ragazzo aveva levato in alto per proteggersi dall’imminente colpo. Ce l’ho in pugno! Pensò Cetra. Bastò quell’attimo di trionfo per levarle la vittoria dalle mani.
Teser la guardò negli occhi con uno sguardo gelido, abbozzò un sorriso e mormorò qualcosa che Cetra non capì.
Proprio mentre si accingeva a calare la Buster su Teser, questa le sgusciò via dalle mani. Alzò gli occhi: il ragazzo teneva in mano una sferetta verde luccicosa. Cetra si bloccò e Teser ne approfittò: uno sgambetto e la ragazza cadde a terra per la prima volta in vita sua.
“Mi pare ci sia un vincitore”
Teser prese la spada dalle mani della ragazza.
Per un po’ Cetra rimase impietrita. Poi si scosse e si guardò intorno.
“Doppiogiochista, non mi avevi detto che usavi le Materia, sei sleale rivoglio la mia spada!”. Quello rise, “Spiacente, ma sei stata così imprudente da non dettare le regole dello scontro. Per quanto mi riguarda, ho quello che volevo”. Mentre si allontanava aggiunse: “Comunque ti sei battuta bene, sei forte non c’è che dire” e se ne andò con la stessa flemma con cui era arrivato.
Cetra rimase immobile. Poi scoppiò a piangere. Corse a perdifiato fino a casa sua. Urtò passanti, travolse un gatto e abbatté una cassetta di Pozioni fuori dal negozio di oggetti. Tutto quello che voleva era rifugiarsi tra le braccia consolatrici di suo padre e sua madre: Cloud e Tifa. Loro l’avrebbero capita e difesa, avrebbero concordato con lei che Teser era stato sleale e vile e le avrebbero dato una spada ancora più bella, presa dalla collezione di suo padre.




  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Final Fantasy VII / Vai alla pagina dell'autore: Hely