Kagami si era accorto di amarlo.
L’aveva capito sia dalla prima volta che aveva visto quegl’occhi azzurri, ma in quell’anno che ormai era passato lui non aveva fatto nulla per affrontare la situazione.
I primi mesi, Kagami non ci aveva fatto caso: aveva notato quel piccolo movimento allo stomaco che provava ogni volta che si guardavano, ma era stato talmente impegnato con il Basket che aveva finito con il rinchiudere tutto in uno sgabuzzino dell’anima.
Purtroppo, però, più i mesi passavano più il sentimento colpiva la porta dello sgabuzzino per poter uscire. E quando il sentimento divenne ancora più forte della ragione per Kagami non ci fu altra via di scampo.  Avrebbe dovuto accettarlo.
Aveva paura. Quel ragazzo così grande che incuteva terrore, aveva paura.
Cosa sarebbe successo se i genitori avesse scoperto che si era innamorato di un ragazzo?
E i compagni di squadra come avrebbero reagito alla scoperta della sua omosessualità?
E soprattutto aveva paura, terribilmente paura, di come il rapporto tra lui e Kuroko sarebbe cambiato.
Da parte sua Kuroko non aveva mai dimostrato qualcosa di più di una semplice alleanza sportiva e a Kagami andava bene così.
A lui bastava sfiorarlo distrattamente durante il Basket, cenare con lui e offrirgli il solito panino, guardarlo negli spogliatoi fare la doccia di nascosto.
Nell’ultimo mese Kagami si era accorto di non riuscire più a trattenersi.
Aveva bisogno del suo contatto fisico. Ne aveva estrema urgenza.
Le giornate passavano per la metà del tempo con la testa tra le nuvole.
Kagami cercava Kuroko.
Lo vedeva ovunque. Lo immaginava nel suo letto, nella sua cucina, nel suo divano, ad aspettarlo all’uscita di scuola, la notte aveva iniziato pure a sognarlo.
Era distratto Kagami. Non riusciva più a studiare e i suoi voti si erano abbassati vertiginosamente, non era più in grado di star concentrato durante una partita sapendo che lì in quell’aria di campo c’era Kuroko pronto per passargli la palla.
<< Kagami-kun?...Kagami-kun mi stai ascoltando??>>
Ecco, di nuovo.
Si era messo a rimuginare durante la riunione tecnica e tutti, non meno Kuroko, lo fissavano sbalorditi.
Che fine aveva fatto la tigre del Seirin, quella dei primi periodi?
<< Kagami-kun ma che diavolo stai combinando in quest’ultimo periodo! Ti rendi conto che TU sei la nostra forza? Sei tre settimane che in allenamento non fai altro che distrarti e sbagliare tutto quanto. Mi spieghi che cavolo hai? >>.
Il coach Riko era veramente furibonda e Kagami se lo aspettava.
Ma lui era incazzato con se stesso. Che cavolo gli stava prendendo? Doveva smetterla di farsi tutte quelle seghe mentali per una buona volta. Doveva tornare il Taiga dei primi periodi che aveva ripudiato tutto quanto e si era impegnato in ciò che amava veramente: il Basket.
Ma in quel momento Kuroko lo fissava. Dritto dentro gli occhi.
Quel piccoletto così indifeso, così mingherlino  era lui la causa di quel malessere.
<< Non ho niente. Fatevi i cazzi vostri. >>
Kagami si era alzato dalla panchina e sotto gli occhi ancora più meravigliati di tutti uscì dalla palestra.
<< Kagami-kun…. Kagami-kun aspetta… >>
La voce lontana di Kuroko non l’avrebbe fatto tornare indietro, non questa volta.