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Autore: Ponytail    28/10/2007    5 recensioni
Le note di un piano forte attraverso una finestra aperta...pare che "qualcuno" all'interno dell'Ordine soffra d'insonnia musicale...
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Rabi/Kanda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In assoluto, la mia prima ff su D. Gray-man!… in attesa che qualcuno si degni di spiegarci PERCHE’ hanno interrotto la pubblicazione al volume 8… T_____T

Vi consiglio (se ne avete la possibilità) di leggerla con la “Sonata al chiaro di luna” come sottofondo =^^=

Piccola nota: siccome il nome di Lavi è pronunciabile in circa seimila modi diversi, in questo caso mi sono presa la libertà di usare quella che preferisco, anche se non è la stessa usata nell’edizione italiana…portate pazienza ^^’’

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“SONATA n°14” e “REQUIEM”



L’aria all’interno della biblioteca era pressoché immobile, nonostante le finestre fossero tutte spalancate: faceva caldo per essere alla fine di settembre. L’ambiente era completamente al buio, salvo qualche raggio lunare che entrava di sbieco dalle finestre e un candelabro acceso su una scrivania d’angolo cosparsa di fogli e pagine e circondata da pile di libri accatastati.

Ravi si stiracchiò, dondolandosi all’indietro sulla sedia con un largo sbadiglio. L’orologio aveva da poco battuto le due. Sospirò, sconsolato, per poi ricadere col mento in avanti sulla scrivania, semisommerso dalle pergamene. Quel dannato vecchio Panda lo aveva riempito di lavoro e di scartoffie in maniera a dir poco spietata. Ne avrebbe avuto ancora per almeno un anno…e tutto con la scusa che erano appena tornati da un missione lunghissima e bisognava subito mettere tutto per iscritto…Erano tornati da soli tre giorni e aveva l’impressione di non essersi mai alzato da quella scrivania.

Voltò la testa di lato, in direzione della finestra aperta, senza quasi la forza di scostare un foglio che gli era caduto di traverso sulla faccia. Aveva potuto a malapena andare a salutare Yu e Allen, prima che il vecchio carnefice (con sommo sollievo di Kanda) lo spedisse dritto in mezzo ai libri. E il giorno dopo entrambi sarebbero partiti in missione…

Che sonno…

Rimase a lungo perfettamente immobile, contando i ticchettii dell’orologio e osservando con occhio sempre più insonnolito uno spicchio di luna appena dentro il suo campo visivo.

Poi, in un istante esattamente identico a tutti quelli precedenti, una nota.

E un’altra a seguire, subito dopo, e un’altra, molte altre, incatenate tra loro. Un’armonia.

Rimase in ascolto, fissando, senza vederle, le pile di libri di fronte a sé, come per accertarsi di non essere vittima di un’allucinazione uditiva. Ma, invece di svanire, le note divennero più chiare e vibranti, e quel suono che sembrava emergere da chissà quale distanza, scoprì provenire semplicemente dall’esterno. Poteva riconoscere in quelle note quiete e cristalline il suono di un pianoforte.

Beh, ecco una cosa insolita.

Per quanto ne sapeva, l’unico a suonare uno strumento, all’interno dell’Ordine, era il vecchio Marie. Ma lui suonava l’organo… E poi, andiamo, non era certo il tipo da mettersi a strimpellare alle due di notte…

Si alzò dalla scrivania, le pergamene ormai volutamente allontanate dalle sue preoccupazioni più imminenti, e si accostò alla finestra spalancata, in ascolto. Non era la leggera bava di vento ancora estivo a trasportare la voce del pianoforte: veniva dall’alto, direttamente sopra la sua testa. Si sporse, come aspettandosi di vedere la coda di un pianoforte spuntare da qualche finestra ai piani superiori. Niente code, ma l’occhio gli cadde spontaneamente su una finestra aperta, due piani più in alto, sulla sinistra, una finestra che conosceva bene, anche se da dove si trovava non poteva vedere all’interno. Niente luci accese, ma la musica proveniva da lì.

Yu?

Rimase ad ascoltare ancora per un attimo la musica, fissando chiaramente perplesso la finestra, non riuscendo a conciliare le due cose. No…era decisamente poco probabile… Ascoltò allora con maggior attenzione, come se, così facendo, la cosa si facesse più sensata. Ma la musica proveniva invariabilmente da quella finestra. Era Yu, non c’era dubbio. Quella era la sua stanza e il suono usciva da lì…

Ma, diamine, da quando in qua le parole Yu-Kanda e le parole pianoforte, o anche solo musica, avevano a che fare le une con le altre?!
Yu sapeva suonare il piano?…Scosse la testa a quel pensiero. No, no, era un’assurdità, lo sapeva. Ma la musica proveniva dalla sua stanza…

Quella musica…dove l’aveva già sentita?…quieta, malinconica, come pensierosa….era bella, doveva ammetterlo…e poi gli pareva che avesse qualcosa a che fare con l’atmosfera…la notte, la luce della luna…

Sentì un pizzicorino inconfondibile alle guance e un sorriso sornione gli sollevò un angolo della bocca. La cosa lo stava incuriosendo non poco. E quando una cosa lo incuriosiva…

Senza esitazione, chiuse con un rumore secco il volume che teneva ancora in mano, senza preoccuparsi di tenere il segno e lo poggiò distrattamente sulla scrivania, mentre con un soffio spegneva le candele consumate per metà, per poi raggiungere difilato la porta della biblioteca, lasciandosela aperta alle spalle.

Le mura e i pavimenti della Torre erano costruiti con blocchi di pietra di dimensioni considerevoli, e una volta lasciatosi alle spalle di pochi passi la biblioteca, ben presto il suono del pianoforte si allontanò fino a svanire del tutto, assorbito dalla massa dell’edificio. Ma non aveva certo bisogno di una guida per giungere a destinazione.

Percorse rapidamente i corridoi vuoti e silenziosi, godendo della relativa frescura che ristagnava anche d’estate tra quelle pareti massicce, salì quasi di corsa le quattro rampe di scale, per poi accostarsi il più silenziosamente possibile ad una porta, uguale a tutte le altre.

La musica, ora di nuovo chiara, proveniva da dietro la porta. Ma si accorse subito che non era più un pianoforte. Erano voci. Le voci di un coro, su una melodia da orchestra, maestosa ma discreta, e incredibilmente triste. Ebbe un momento di esitazione…

Oh, al diavolo! Pensò, seccato dal suo stesso indugiare, e bussò. Bussò in modo da essere sicuro di farsi sentire, e attese.

Ma dall’interno non arrivò nessuna risposta.
Niente ringhi, nè imprecazioni, nè borbottii irritati, né insulti , né grida, né sfoderamenti di katana, o quant’altro. La musica continuò, indisturbata.

"..."
Yu?

Che non abbia sentito..? Ma, no, impossibile, trattandosi di lui…se c’era, aveva sentito di sicuro, anche se fosse stato addormentato. Deglutì. In quel caso avvicinarsi oltre era pericoloso. In vita sua aveva visto poche cose altrettanto terrificanti di un Kanda disturbato durante il sonno… Ma da quando in qua Yu dormiva con la musica…?! Senza quasi avvedersene, aveva portato la mano sulla maniglia.
Oh, beh…in fondo aveva rischiato altre volte di finire affettato da Mugen, e per molto meno che essere entrato in camera sua senza permesso!…
Senza starci a pensare oltre abbassò la maniglia, spingendola in avanti quel tanto che bastava per scivolare silenziosamente nella stanza e guardarsi intorno con cautela. Non c’erano luci accese e il suo sguardo cadde istintivamente sulla finestra aperta.

La prima cosa che vide fu la luna. Solo uno spicchio, stagliato contro un cielo di velluto.

Poi ebano. Ebano verniciato, schegge di ossidiana, seta bianca, velluto e metallo. E, sul tavolo, un vecchio grammofono acceso.

La luce della luna traeva da tutto leggeri riflessi e la brezza, quasi impercettibile, trasportava i suoni verso di lui.

Yu Kanda, seduto sul davanzale, la schiena contro lo stipite, fissava, senza vederlo, un punto imprecisato fuori dalla finestra, una gamba piegata sul piano di marmo, le mani abbandonate in grembo.

La musica continuava , le voci salivano e scendevano, scale su scale, voci maschili e femminili che si alternavano, fondevano, e salivano insieme per poi ridiscendere e lasciare spazio all’orchestra.

Yu aveva i capelli sciolti e indossava una camicia bianca. Il vento leggero faceva gonfiare lentamente le tende della finestra. Ravi, in piedi nell’ombra, si ritrovò a fissare, immobile, quell’insolito scenario, ritrovandosi incapace di distogliere gli occhi da un riflesso catturato da una ciocca di capelli che ricadeva morbidamente sulla sua spalla. Per un attimo ebbe come l’impressione di non avere mai veramente visto Yu Kanda prima di allora…

Dal grammofono, le voci dei tenori salivano e scendevano, concitate, tristi, energiche.
Poi mutarono.
Voci femminili, appena udibili, in un pianissimo così delicato…
Poi di nuovo i tenori, potenti, brutali, quasi stessero lanciando una maledizione. E ancora quelle dolcissime voci femminili…

Yu chiuse gli occhi, come se stesse assaporando qualcosa di indefinito.

Ravi deglutì di nuovo, stavolta per diversi motivi.
Ok. Erano passati pochi attimi, e nessun cenno.
Sapeva che nei successivi secondi Yu si sarebbe accorto di lui, inevitabilmente. Era anzi quasi assurdo che non se ne fosse già accorto.
Doveva andarsene, ora, se voleva evitare il massacro. Anzi, non avrebbe dovuto nemmeno entrare, tanto per cominciare…

Eppure...

Esitò, di nuovo. L’occhio gli cadde sulla sagoma di Mugen, appoggiata al davanzale, lì vicino…troppo vicino…Yu avrebbe potuto afferrarla senza nemmeno alzarsi. Il metallo riluceva, crudele, come i denti scoperti di un cane da guardia.

Eppure avrebbe dovuto accorgersi di lui…

Di nuovo lo sguardo gli cadde sulla lucida massa di capelli e sulle ciglia ancora abbassate. Uno sfarfallio di allarme gli tremolò nello stomaco…

“Se hai intenzione di restare lì impalato come un idiota, chiudi la porta. Fa corrente.”


***

"..."
Touché.
Colpito e affondato.

Sentì chiaramente il proprio cuore mancare un battito, un po’ per lo spavento, un po’ per l’imbarazzo, un po’ per la confusione. Normalmente, a quel punto sarebbe già stato scagliato fuori dalla finestra a colpi di Mugen da un pezzo…ma Yu non sembrava voler aggiungere altro.

“Eh, eh, eh…!”
Tentò con una risatina inquieta, grattandosi nervosamente la testa, giusto per sondare le reazioni.

Silenzio.
Yu non mutò espressione, e nemmeno riaprì gli occhi.
La musica continuava a fluire, indifferente.

Ma che...?

"..."

"..."

“O..ok, allora mi siedo qui…”

Di nuovo nessuna risposta.
Ancora incredulo per il fatto di essere ancora tutto intero, ma per nulla tranquillizzato, chiuse la porta dietro si sé facendo meno rumore possibile e si sedette per terra a gambe incrociate, come un bambino ubbidiente.
Le voci del coro, maschili e femminili, si stavano nuovamente riunendo, intrecciandosi tra loro e con la musica…
E’ davvero bella , pensò.

Ma l’atmosfera ormai era rotta. Se ne accorgeva: gli sembrava di stare seduto su un nido di spine… E ora anche Yu pareva esserne perfettamente consapevole.

"Tsk."

Si alzò e la luna perse un riflesso. A quel movimento improvviso, Ravi avvertì, misto alla preoccupazione, un leggero senso di colpa. In silenzio, Yu girò intorno al tavolo e spense il grammofono, soffocando improvvisamente le voci e la melodia, poi tolse il disco con gesti un po’ incerti.

Ancora non tentava di ucciderlo.
Sempre più insolito…

Azzardiamo...?si disse.

Azzardiamo.

“Non sapevo ti piacesse la musica classica…”

“Non è mio.” La risposta fu secca. Ma nient’altro.

Forse è davvero del vecchio Marie…
Il silenzio calò pesante, mentre Kanda faceva scivolare il disco nella custodia, dandogli le spalle.

Ravi pensò che doveva dire qualcosa, una cosa qualsiasi… Il disco gli diede un’idea.

“Che musica era quella di prima?”

Yu si voltò per metà, raggelandolo con un’occhiata priva di espressione e Ravi percepì chiaramente un rivoletto di sudore freddo sulla nuca.

“Quella…quella col pianoforte…”, tentò, “…l’ho sentita prima dalla biblioteca…mi è sembrato di conoscerla, ma non riesco a ricordare il titolo…”

Ma perché diavolo non aveva ancora cercato di ucciderlo?? Forse stava cominciando a scoprire che gli piaceva congelare le proprie vittime dalla paura prima di finirle…?! Di nuovo un brivido lungo la schiena. Non se la sentiva di escluderlo completamente.

“Beetowen...credo…”

Sonata n° 14 “Al chiaro di luna”… il titolo venne alla mente con naturalezza.
Ravi si trattenne in tempo dallo spalancare esageratamente gli occhi o dal farsi cadere la mascella. Sarebbe stato quanto mai inopportuno.
Il disco esitava, tra le mani di Yu.

“Potrei…potrei riascoltarlo?…”

“…”

“…”

“Tsk.”
Yu appoggiò bruscamente il disco sul tavolo e si voltò di nuovo verso la finestra con aria infastidita.

Ah, ecco...

Ravi avrebbe quasi tirato un sospiro di sollievo, se in quel momento la mano dell’altro non avesse afferrato l’elsa di Mugen.
Un attimo di panico, ma il gesto non sembrava esprimere ostilità o altro. Si limitò a spostare di poco la spada per poi tornare a sedersi sul davanzale e riappoggiarla al suo posto.

Cadde una lunga pausa di silenzio incomprensibile, mentre la mente di Ravi inciampava su sé stessa. Poi Kanda aggrottò le sopracciglia, riassumendo la classica espressione irritata, mentre la ben nota vena ballerina riappariva sulla sua tempia.

“Se proprio vuoi riascoltarla, alza quelle chiappe da terra e vieni a cambiare il disco. Non sperare che ti faccia da cameriere.”

Aaaahhhh! Eccolo!!

Imbarazzato!
Yu Kanda era imbarazzato. Imbarazzato come un bambino sorpreso a combinare una marachella, imbarazzato fino alla punta dei capelli e cercava di non darlo a vedere.
Imbarazzato per una cosa normale come ascoltare un po’ di musica, oltretutto…
Tutto qui.
Tutto nella norma.

Ravi sentì la tensione calare immediatamente. Allora davvero non l’aveva sentito bussare…! Si concesse un sorriso che era appena un ghigno divertito. Non di più, meglio evitare. Un Kanda irritato, era pur sempre un Kanda irritato, anche se in imbarazzo.
Si accostò al tavolo e prese in mano il disco di Beetowen. Yu non lo degnò di un’occhiata. Logico, si disse, mentre osservava con curiosità la custodia dell’altro disco, quello appena rimosso.

“Requiem”, di Mozart. Gusti lugubri, il vecchio Marie… Ma doveva ammettere che era una musica…atmosferica!
Non quanto il pianoforte e il chiaro di luna, però…

Il disco scivolò di nuovo fuori dalla custodia. Il ticchettio della testina mentre il grammofono ripartiva, un rumore sfrigolante all’inizio.
Poi di nuovo il pianoforte.
Le note come gocce su uno specchio d’acqua.

Lanciò un’occhiata furtiva a Yu, che non aveva fiatato e non si era mosso di un millimetro, lo sguardo di nuovo fisso fuori dalla finestra. Nessun cenno. Rimase a guardarlo per un momento, ma non ottenne risposta: solo le guance erano appena un po’ arrossite, forse per l’imbarazzo, o la rabbia, o entrambe le cose.

Ravi sospirò tra sé. Forse stavolta lo aveva disturbato sul serio…

Mentre tornava con discrezione a sedersi al suo posto, le note riempirono l’aria un po’ appesantita della stanza, delicate, seducenti, il ritmo cantilenante e la luce della luna tornò a fare capolino tra le tende.

Speriamo basti a ristabilire l’atmosfera, pensò. E a farsi perdonare l’interruzione.




.-.-.-§ * §-.-.-.
Beh, come primo tentativo mi soddisfa abbastanza, anche se a dire il vero non è altro che una scenetta!
Beh, per quanto possa sembrare assurdo, l’ispirazione per questa scenetta mi è venuta dopo aver rivisto per circa tre volte di seguito in due giorni il film Amadeus sulla vita di Mozart…o per lo meno, le parti più belle, quelle incentrate sulla sua musica, più che sulla sua vita. La voce narrante, quella del musicista “rivale” Antonio Salieri, fa delle descrizioni veramente belle della musica di Mozart (oltretutto l’attore che interpreta Salieri secondo me è bravissimo..) Mi sarebbe piaciuto riuscire a descriverle altrettanto bene, ma essendo quasi totalmente ignorante in materia di musica classica non sono proprio preparata per una cosa del genere U_U’’’ E siccome sono reduce da un periodo di full-immertion nelle fanfiction incentrate su DGM, è saltata fuori questa specie di ibrido…
Tutto qua ^^''
Teoricamente la “storia” (che parolona…) dovrebbe concludersi qui: era solo un modo per descrivere un po’ quello che penso sia il rapporto tra Kanda e Ravi, dato che il sensei Hoshino non ce li fa quasi mai vedere insieme… Potrebbe avere una miriade di seguiti differenti…non mi dispiacerebbe scriverne qualcun altro dello stesso tipo! Vedremo…

Ogni commento, buono o cattivo, bello o brutto, ermetico o prolisso (o_O) che sia, è bene accetto!



  
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