Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Ricorda la storia  |      
Autore: _bucchan    07/04/2013    3 recensioni
“Ti piace, Germania Est?”
Di certo, ciò che dava piacere a Unione Sovietica era pronunciare quel nome, anche senza un reale bisogno. In quel linguaggio (e soprattutto nella maniera in cui piaceva pronunciarlo a Ivan), quell’appellativo possedeva un’allitterazione marziale; la lingua schioccava sul palato e s’infrangeva contro i denti come gli stivali e i cingoli dell’Armata Rossa sull’asfalto breccioso di Berlino.
“Allora, Germania Est, ti piace?”
E, di certo, Gilbert non poteva negare di provare piacere a quella situazione.

[7 ottobre 1949]
[Prussia è considerato come Germania Est]
Genere: Generale, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Prussia/Gilbert Beilschmidt, Russia/Ivan Braginski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sozialistische Demokratie Gefällt Mir

 
“Ti piace, Germania Est?”
Di certo, ciò che dava piacere a Unione Sovietica era pronunciare quel nome, anche senza un reale bisogno. In quel linguaggio (e soprattutto nella maniera in cui piaceva pronunciarlo a Ivan), quell’appellativo possedeva un’allitterazione marziale; la lingua schioccava sul palato e s’infrangeva contro i denti come gli stivali e i cingoli dell’Armata Rossa sull’asfalto breccioso di Berlino.
“Allora, Germania Est, ti piace?”
E, di certo, Gilbert non poteva negare di provare piacere a quella situazione.
Era confuso, e non sapeva dire se quella sensazione fosse riconducibile in qualche modo a una sorta d’accettazione della nuova condizione sottomessa o al risveglio di alcune sue celate tendenze masochistiche, ma quel terribile e grandioso spettacolo aveva una certa presa sul suo animo. E quei brividi non voluti alla spina dorsale si facevano più intensi quando rammentava che l’Unione Sovietica aveva preparato tutto quello per lui. Insomma, un tripudio simile avevano saputo allestirlo soltanto i Kaiser dei tempi belli. Oppure Hitler. Sì, quella cerimonia richiamava in maniera straordinaria una delle adunate di massa a Norimberga, o a Monaco, di quelle in cui l’aria coriandolava di svastiche e il suono dei tamburi lo elettrizzava fin dal mattino, per quanto il paragone potesse sembrare assurdo. Perché il suo spirito era rimasto quello, bellicoso, dell’acciaio in divisa fedelissimo servitore, incapace di rimanere indifferente a uniformi, divise, adunate, vessilli, emblemi, dispotismo, violenza; e Ivan sembrava più bambino di lui, salutava i ragazzi sui carri col pugno chiuso, additava a Gilbert ogni più meschina e ingenua manifestazione di entusiasmo popolare, che fosse un semplice panno rosso sulla balconata di un caseggiato d’operai, o una madre che presentasse il proprio neonato da far baciare al leader di partito; e il piacere di Ivan nell’avvertire, intorno a sé, la concordia e il consenso era ben noto. Sì!, non ricordava da lungo tempo un simile trionfo, Berlino un mare di drappi rossi, ogni singolo uomo, donna e bambino nelle strade e nelle piazze, agitando ognuno una bandierina, partecipati a una volontà superiore. E lui –prussiano- non poteva che sentirsi parte di quella massificazione e sì, poteva sostenere che quella cosa – quel giorno, quell’adunanza, quello spirito- era prussiana; era edificata a sua immagine e somiglianza, confezionata su misura per lui, solamente per lui, era perciò in qualche modo Magnifica.
Era una cosa che l’Occidente non poteva capire, una filosofia dalla quale era rimasto escluso; una terra, un sistema politico in cui la sua anima, alla quale il capitalismo era divenuto insensibile, si rispecchiava perfettamente; qualcosa che gli faceva affermare con sicurezza: sì, questo è il mio posto.
“Allora, Germania Est, ti piace?” chiedeva Ivan col consueto sorriso sornione, quando ormai avevano fatto tutti i giri possibili e immaginabili e si erano anche presi due gelati, sui quali il russo, per precauzione, aveva anche versato della vodka. E Gilbert a quella domanda si torturava, incassava il collo nelle magre spalle, e voleva negare; e negava infatti. Con uno scatto di lucidità, ricordava il mondo sano e naturale, in cui il fratello l’attendeva, e lui era morto… - sarebbe tornato da lui; sarebbe fuggito, sì; aveva già pronto il nuovo piano di evasione, quella sera stessa… sì, quella sera stessa avrebbe tentato il colpo. Tanto, il cane da porci russo si sarebbe schifosamente ubriacato prima di sera, dopo due o trecento brindisi al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo del Proletariato (e soprattutto quello); quanto poi alle cimici verdi, figurarsi, l’indomani avrebbe potuto spegnerci un incendio, coi loro stomaci…1 Ma rimaneva agitato, e quel chiarore nel suo petto arricciava la bocca sua strafottente un po’ verso l’alto; sì, non poteva nascondere che quella situazione gli piacesse.
 
Il palco era colmo in ogni ordine di posti; a turno, i presenti s’alzavano per tenere il proprio discorso. I capibastone disciplinavano il regime d’applausi; infine tutti gli sguardi e nugoli di apparecchi cinematografici e cineprese si concentrarono in un unico punto, laddove il funzionario preposto s’avvicinava per scoprire la lastra.
Ecco!, la lastra era stata svelata, e il sole rosso l’istoriava d’oro; la corona d’alloro, antico simbolo di vittoria e indiscutibilmente tedesca, racchiudeva un martello e compasso incrociati dal vago sapore massonico; e, sotto, era stata scalpellata la denominazione ufficiale dello Stato nascente.
Gilbert storse il naso, portando una mano alla visiera del cappello. Incapace di darsi una risposta, o di attendere un chiarimento ufficiale, afferrò il russo per un braccio, costringendolo ad ascoltare la sua domanda.
“Che c’è scritto, là?” chiese indicando, con una smorfia che esprimeva tutta la sua perplessità e sospetto.
“Germania Est!” esclamò Ivan, sinceramente dispiaciuto. “Mi dispiace molto; non avrei mai pensato che il tuo albinismo fosse grave al punto di impedirti di leggere quella lastra… è il tuo nuovo nome ufficiale, scolpito nella tua lingua: Deutsche Demokratische Republik.”
Il viso di Gilbert si deformò di ancor maggiore scetticismo.
 “Demokratische? Democratica in che senso?”
“Oh, sarà democratica in senso socialista, naturalmente.”
“E cioè?”
“Non sarà democratica affatto!” esclamò Ivan allegramente. In quel momento, ci fu un generale tramestio; tutti s’alzarono in piedi. Ne seguì un applauso scrosciante, al quale Gilbert si unì poco dopo.

 

FINE

 
 
 
 
 
 
1 “Cane da porci”, per un tedesco, è l’insulto più grave che si possa ricevere.
La parola “spirito”, nelle lingue slave, è connessa al consumo di alcol; un individuo “spiritoso” è in realtà una persona che fa largo uso di alcolici; in definitiva, un ubriacone.
“Cimici verdi” è il soprannome dato da Gilbert ai Vopos, le guardie confinarie della Germania Est, contraddistinte dalle loro divise verdastre.
Non provate a spegnere un incendio con la birra, mi raccomando. Non ho mai provato a farlo, e non posso garantire sull’altrui incolumità.

 




 
Prima di tutto l’educazione; un sincero grazie a tutti i lettori di questa storia! <3 <3
 
Questa storia è dedicata a Noemi, la player del “mio” Gilbert e con la quale ho il piacere di ruolare. <3 La visione che ho di Gilbert (perlomeno, quello di questa storia) direi che è stata influenzata in modo molto rilevante proprio dal suo, perciò l’ho trovato quantomeno doveroso! <3
Ho pubblicato qualcosa senza lasciar passare dei mesi da una fanfiction all’altra! Visto che anche io ce la posso fare? Eh? No, vi prego, non chiudetevi nel bunker antiatomico con provviste cibo acqua e munizioni anti-zombie, non è che il mondo sta per finire ;; *angolino*
Piccola nota, giusto per chiarire: la data "7 ottobre 1949" è la data ufficiale della proclamazione della Repubblica Democratica Tedesca... ovvero, la Germania Est :)
Uhm… questa fanfiction è la prova vivente di cosa può nascere da un profondo travaglio interiore (??????) crisi personale, incapacità di scrivere qualcosa di più complesso della propria firma, ansia profonda eccetera eccetera.
Dopodiché, si esamina una vecchissima Double!Drabble (con più di un anno sulle spalle, pensate un po’!) che a sua volta proveniva da un’altra fic appena abbozzata e che servì da base anche per Le bambine giocano alla guerra, mia prima fic pubblicata e che in altre occasioni si era cercato invano di sistemare, ci si calma un poco, si comincia a scrivere… ed eccoci qua.
Dovrei seriamente smetterla con tutte queste pare mentali…
 
Vi ringrazio ancora per la lettura!, <3 e, come dico sempre: se aveste domande a riguardo, o meglio ancora critiche, sono molto benaccette!
 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: _bucchan