We are free

-Il mio nome è lì dentro quindici volte. Ho paura- ammise Everett, cercando di scorgere il tramonto dietro la schiera di fabbriche che gli bloccava lo sguardo.
– Io non lo so.- disse l’altra, con una voce così bassa da sembrare impercettibile. – Non me lo ricordo più. Non sono brava in matematica.- abbozzò un sorrisino, perché la sua tendenza ad addormentarsi durante le lezioni era proverbiale in tutto il Distretto.
-E poi ormai devono essere davvero tante volte.-
-E hai paura?- chiese Everett. Subito arrossì, pentendosi di quella domanda.
Camilla guardava fisso davanti a lei, dondolando i piedi nudi nel vuoto. –Non ho paura di niente-
- Neanche della mietitura?-
-Di niente.-
Everett aveva i suoi dubbi, ma li tenne per sè. Invece le chiese: -Milla, questo è l’anno?-
La ragazzina annuì. –Credo di si. Voglio dire, sono tutti capaci di vincere a diciotto anni, no?- disse con un sorrisetto obliquo.
Everett trasalì a quelle parole e afferrò la mano dell’amica. –Milla, non andarci. Tu non vuoi farlo veramente. -
Camilla lo guardò male: - Che cavolo ne sai tu di quello che io voglio? Tu non mi dici quello che devo fare.-
Il ragazzino abbassò gli occhi, troppo imbarazzato per dire che sì, credeva di sapere molto bene quello che lei volesse. Ma contraddire Camilla equivaleva a una condanna a morte, e per quanto non fosse il massimo della gioia, a lui la sua vita piaceva.
Riflettè un attimo su cosa dire, ma non era bravo con le parole: -Perché ?- disse semplicemente.
– Cavolo, sei testardo come un mulo Ev.- La ragazza sbuffò, si alzò scuotendo la fuliggine dal vestito e fece per aggrapparsi alla grondaia e lasciarsi scivolare a terra.
Everett le corse dietro e le afferrò la mano con forza, facendola girare. –Perché?-
Nei suoi occhi verdi c’era una determinazione che sembrava impensabile, dietro quella gentilezza.
–Okay, come vuoi- sospirò Camilla lasciandosi cadere di nuovo sulle tegole. – Diciamo che… se ti dico non lo so mi ammazzi?- accennò una risatina, ma Everett si rifiutava di lasciar cadere il discorso. –Ecco, credo che mi piacerebbe che qualcuno ricordasse il mio nome. Deve essere bello vincere. E poi… poi sarebbe bello essere liberi.-   La ragazzina arrossì. Non sapeva nemmeno lei che centrasse, ma solo quando trafiggeva qualcosa con un coltello si sentiva davvero libera e farlo davanti a tutto il mondo doveva essere… bello. Ma probabilmente lui non poteva capirla, così si aspettò un rimprovero dall’amico, più che meritato visto che quello che aveva detto non aveva il minimo senso. Non per le persone normali, come lui.
Il ragazzo le spostò gentilmente una ciocca di capelli sfuggita alla treccia bionda
– Ci sono modi migliori per farsi conoscere. E anche per essere liberi.-  disse con un tono strano, come di compassione.
Se ci sono, non li vedo da nessuna parte.- sospirò la ragazzina, sconfortata.
Il ragazzo non rispose, non sapeva quali parole usare per dire che a lui quel vecchio tetto abbandonato, il vento tra i loro capelli e le mani che ogni tanto sfioravano bastavano a farlo sentire felice e libero come non mai.
Beh, pensò con un sorrisetto, se non trovava le parole poteva sempre usare i fatti.
Nemmeno lui sapeva con che coraggio, ma in qualche modo prese un respiro e lasciò andare, per un attimo, le labbra su quelle della ragazza, ignorando l’improvviso calore che gli salì alle guancie e l’agitazione nel suo stomaco.
– Bel tentativo, Ev.- sogghignò lei staccandosi.
– E quindi non ti offri?-
-L’anno prossimo.-
Al ragazzo salì un sorriso talmente gioioso sul volto che lei si sentì quasi in dovere di stroncarlo. –Ehy, non pensare che sia merito tuo. Solo che avrei più possibilità se mi allenassi ancora un po’.-
- Come no.- rispose Everett, allontanandosi e cercando di abbattere il sorriso ebete che si ostinava a stamparsi sul volto.

Sclerotime:
“rilegge l’orrore che ha concepito, scoppia in lacrime per la sua malattia mentale incalzante”
Oddio oddio oddio. Cos’è questa roba?
A quanto pare una Evemilla. Shippavo troppo abbestia questi due per non dedicargli uno “scritto”.
In fondo, quel ~~povero martire~~ santo di Everett è l’unico a vedere la bontà (?) di Camilla.
A parte forse Maka, ma neanche tanto. Fondamentalmente loro si odiano, shalala.
E queste NDA stanno venendo chilometriche.
Dedicato a un macello di gente, ma soprattutto:
_Ems, che all’insaputa di tutti mi ha sfornato quel figone di Everett, coteaneo di Camilla e completamente all’opposto, che mi ha adorabilmente costretto a shipparli.  Buon tredicesimo compleanno, tesoro!
Leddy, che valorizza i nostri tributi come nessuno saprebbe fare.
Ivana, che mi sostiene nei miei film mentali
Ciao!

arky <3