-So quello che credi di provare per me - disse Jace. - Tu invece non lo sai. Io ti piaccio, perché sono una sicurezza per te. Senza rischi. E tu non ti metterai mai in gioco in una vera relazione, perché puoi sempre usare me come una buona scusa. -
- Capisco - ribatté Alec secco. - Prima Clary, poi la mano, adesso me. Va al diavolo, Jace. -
- Non mi credi? - replicò Jace. - Bene. Forza. Baciami adesso. -
Alec si allontanò di scatto, confuso. Sentiva il sangue pulsare nelle vene talmente forte da assordarlo, il fiato che si bloccava nei polmoni. Stupefatto, spaventato, incredulo ma, sopratutto, improvvisamente colmo di desiderio.

Desiderio represso, per anni, ogni volta che vedeva la pelle leggermente dorata di Jace, gli occhi luminosi, i muscoli definiti flettersi, il sorriso dalla nota perennemente ironica. Sentiva le mani tremare, il viso rovente e, con un solo passo deciso, recuperò il terreno perduto.

Le mani segnate da cicatrici di Alec si posarono sul collo di Jace, le dita che affondavano nei capelli setosi strinsero quei fili dorati e, con indicibile lentezza, lo baciò. Le labbra si incontrarono e Alec sentì la sorpresa di Jace nella rigidità di quelle porte paradisiache che, lentamente, si aprivano per lui. Dolcemente, senza fretta, assaporò quello che per anni aveva sognato.

Il sapore di Jace era migliore di qualunque altra cosa, più inebriante del miglior vino e più intenso di qualunque cosa avesse mai assaggiato prima. Lunghi brividi corsero lungo la schiena di Alec Lightwood, mentre il suo desiderio più nascosto si avverava. Sotto le sue mani il collo di Jace da rigido, tirato, divenne morbido e malleabile tra le sue dita, le labbra si schiusero, ricambiando la dolcezza del bacio e approfondendo l'intimità dello stesso in un gioco di sapori e dolcezze.

Alla fine Alec si staccò, indietreggiando di un passo.

-Credi ancora di sapere quello che provo per te ora Jace?- Gli occhi ambrati di Jace erano colmi di stupore.

-Potrei aver sottovalutato una cosa o due.-

-Una o due. Già.- Il tono secco di Alec era venato di malinconia. Aveva avuto in dono un desiderio, ed ora doveva vivere senza più poterlo vedere avverato. Si voltò, pronto a uscire dalla stanza, quando la mano di Jace lo fermò.

-Potresti rispiegarmi quelle due cose che mi sono sfuggite? Credo che non mi siano ancora chiare...-

-E Clary?- Alec non poteva dimenticarla, neppure Jace.

-Amo Clary, ma amo anche te.- Il tono era insicuro e Alec sentì il bisogno di proteggerlo, abbracciarlo e consolarlo. Ma si trattenne.

-Ora sei tu che non sai quello che provi, siamo parabatai, ovvio che mi ami, ma non come ami Clary. Tutti mi amano!- Alec scimmiottò con un sorriso il tono solitamente strafottente di Jace, ricevendone in cambio un sorriso.

-E tu sai quello che provi ora?- Occhi dorati che studiavano calmi laghi azzurri.

-Si, lo ho sempre saputo.- Alec tolse la mano di Jace dal suo polso con delicatezza. -Ma non cambia le cose, tu non ami me, non allo stesso modo in cui io amo te.-

-No, non a quel modo.-

-Parabatai, è giusto così.- Alec sospirò. -Grazie Jace, ora posso girare pagina, credo Magnus ne sarà felice.-

-Se baci sempre a quel modo è poco ma sicuro!- Alec rise, e uscì dalla stanza finalmente libero.