Libri > Shadowhunters
Segui la storia  |       
Autore: Malecsis    08/04/2013    6 recensioni
Frammenti di Malec qui e lì... Alec e Magnus attraverso i libri di Cassie Clare, nei momenti che lei non ci ha mostrato. (Ovviamente, spoilers da tutto ciò che ha scritto Cassandra Clare, scene inedite o cancellate incluse)
Genere: Angst, Erotico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Alec put his hands out. They were pale in the moonlight, wrinkled from water and dotted with dozens of silver scars. Magnus looked down at them, and then back at Alec, confusion darkening his gaze.

"Take my hands," Alec said. "And take my strength too. Whatever of it you can use to—to keep yourself going."

Magnus didn't move. "I thought you had to get back to the ship."

"I have to fight," said Alec. "But that's what you're doing, isn't it? You're part of the fight just as much as the Shadowhunters on the ship—and I know you can take some of my strength, I've heard of warlocks doing that—so I'm offering. Take it. It's yours."

 

[City of Ashes, Cassandra Clare]

 

~*~

 

 

Magnus tracannò letteralmente la birra, continuando a rigirarsi il bicchiere fra le dita. Con quelle luci psichedeliche, il liquido sembrava del colore di uno di quegli strani succhi fatati che aveva ordinato per la festa, e che stava accuratamente evitando. Non quanto i suoi ospiti, Nascosti di tutta Brooklyn e dintorni, che ora affollavano il suo appartamento invaso da musica ad alto volume e bibite e corpi sudati che si strusciavano senza falsi pudori.

Non che si fosse aspettato grandi risultati, ma neppure quel party organizzato all’ultimo minuto stava funzionando. Continuava ad essere di malumore, a desiderare di spaccare qualcosa, e l’unico essere vivente che avebbe potuto placare quella frustrazione non si faceva vedere né sentire da più di una settimana.

 

Che stronzo.

 

Sbuffando, Magnus si appoggiò di schiena alla parete, passandosi una mano sul viso imperlato dal sudore. Si sentiva soffocare dentro quella casa, eppure una volta quelle feste gli facevano saltare a mille l’umore. Adesso gli ricordavano soltanto quanto fosse vuota la sua vita prima che Alexander Lightwood ci fosse scivolato inspiegabilmente dentro, sconvolgendo tutti i suoi schemi e le sue strambe abitudini.

Era passata un’intera settimana dalla notte dell’attacco alla nave. Ricordava ogni dettaglio di quelle ore, ogni sensazione quando aveva stretto le mani di Alec, aveva sentito fluire la sua energia insieme alla propria, in un gesto talmente intimo per uno stregone che forse neppure si poteva spiegare ad alta voce. I Cacciatori si esprimevano in rune, ebbene lui avrebbe chiesto l’aiuto del più coinvolgente di quei simboli, per definire l’emozione provata a sentirsi un’unica energia con quella del ragazzo per cui sospettava di avere molto più che un interesse. Alec era scivolato in una pacata incoscienza e Magnus l’aveva stretto fra le braccia, beandosi per pochi istanti di quella calma assurda in mezzo alla tempesta. Solo due ragazzi fortemente uniti, uno stretto all’altro, su una specie di camioncino mezzo rotto a galleggiare in mezzo al casino. Una bella illusione durata il tempo che la magia facesse il suo corso, curando entrambi e restituendoli alla battaglia nell’unica forma che quel mondo pazzo e rompipalle sembrava voler accettare: un cacciatore e uno stregone.

 

Che razza di stronzo.

 

“Magnus, non balli?”

 

“No, Darlene, non mi va”

 

“Oh santo cielo, sei malato?”

 

Più di quanto tu creda.

 

Sette giorni e non un cenno, un saluto, una visita. E quando il giorno prima Maryse Lightwood era venuta a parlargli del portale, della sua richiesta di trasportare se stessa e i figli assieme a Jace ad Alicante, ad accompagnare la madre si era presentata Isabelle. Isabelle, non lui. E dal suo sguardo lievemente a disagio, aveva dovuto scoprire che stavano per trasferirsi ad Alicante per chissà quanto tempo.

 

Ti odio.

Odio non riuscire a odiarti.

Sei proprio uno stronzo.

 

“Magnus, che razza di festa è questa?” un giovane vampiro coi capelli neri gli si avvicinò ridendo, evidentemente già ubriaco, ciondolandosi a tempo di musica. “Dov’è l’artiglieria pesante, eh?”

 

Magnus lasciò scorrere lo sguardo sul corpo del ragazzo. Chett, Jett, aveva un nome strano che aveva sentito prima, ma ovviamente non lo ricordava. In altri tempi, se lo sarebbe trascinato volentieri in camera da letto. Ora riusciva solo a vedere quanto i suoi occhi non fossero i suoi.

 

“Ah, lascialo stare, Wyatt” una bionda con le orecchie dalla forma strana gli gettò un occhiolino. “Il grande stregone di Brooklyn stasera è avvolto nei suoi pensieri”

 

Magnus fece una smorfietta, allontanandosi dalla parete con un colpetto di reni. “Siete un branco di ragazzine piagnucolose,” mormorò col suo miglior sorriso sghembo, pallida imitazione di quello che faceva di solito. “E ciò nonostante, non vi lancerò di sotto perché ho voglia di divertirmi”

 

Wyatt e la ragazza accolsero la novità con degli urletti di approvazione, prendendo subito a strusciarsi contro di lui quando Magnus posò il bicchiere, scendendo in quella che era effettivamente diventata la pista da ballo della casa.

La cosa migliore era concentrarsi sui movimenti. Pensare a muoversi secondo il ritmo frastornante della musica, sentire il calore dei liquori scivolargli lungo le vene, sperare che arrivassero presto ad offuscargli il cervello. Abbastanza presto da fargli dimenticare tutto.

Anche quella sera passata in casa con lui, poco prima che tutto cambiasse, quando si era divertito a metterlo in imbarazzo in tutti i modi nel tentativo di farlo ballare. Decisamente Alec era il peggior tronco di legno con cui avesse cercato di danzare, eppure non si era mai divertito o emozionato tanto.

 

Pensa ai movimenti.

Si muove bene, questo Chett.

Perché dovrei essere fedele a qualcosa che non esiste?

Perché è evidente che mi sono sognato tutto.

 

“…ma che diavolo…?”

 

C’era un frastuono assordante di musica house in quella casa, eppure quella voce Magnus la percepì immediatamente. Lui. Alec era appena entrato, per quel che poteva vedere, dato che aveva ancora la giacca addosso, e si stava guardando in giro a dir poco basito. Magnus lo vide e incontrò il suo sguardo, ma non fece un solo movimento nella sua direzione. Anzi, mostrandosi più divertito di quanto in realtà non si sentisse, uncinò le dita nei pantaloni di pelle del vampiro con cui stava ballando, incollandoselo ancora più scandalosamente addosso.

 

“Magnus!” Alec sgomitò nella folla per raggiungerlo, guardandosi attorno ancora infastidito e perplesso. “Ma che sta succedendo qui?”

 

“Non lo vedi?” Magnus nemmeno si volse, continuando a ballare con un più che soddisfatto Wyatt. “E’ una festa, hai presente? Si balla, si beve, ci si diverte…”

 

Alec sentì un fiotto d’acido allo stomaco, nel vedere come la mano di Magnus accarezzasse voluttuosamente il collo del vampiro con cui ballava. Si impose di mantenere i nervi saldi, comunque. “Ti devo parlare”

 

“Sono occupato”

 

“E’ importante”

 

“Ah davvero?” Magnus scansò con una manata piuttosto improvvisa Wyatt, deciso a baciarlo, tenendoselo comunque stretto mentre ballava, ma lo sguardo e l’attenzione erano tutti per Alec. Ed erano improvvisamente freddi e duri. “Ne hai avuto di tempo, per venire a parlarmi. Se ti serve lo stregone che di recente ripara i cocci di voi cacciatori, mi dispiace ma è fuori servizio. E come puoi vedere, qui c’è una festa. Quindi… se proprio vuoi fare qualcosa…” con un ghignetto divertito e vagamente crudele, Magnus riagguantò il vampiro, per riprendere la loro danza sensuale. “Balla, giovane cacciatore”

 

Alec inarcò le sopracciglia, fissandolo come se fosse ubriaco, prima di inclinare il capo con fare irritato. Il suo solito broncio si incupì ancora di più, dal momento che Magnus sembrava davvero preso da quello che stava facendo. E soprattutto era deciso ad andare oltre, e farlo alla sua presenza. Magnus lo vide andare via con la coda dell’occhio, diretto verso il tavolo con le bevande.

 

“Nephilim,” brontolò Wyatt, senza nemmeno troppo fiato e in evidente stato di eccitazione. Sorrise divertito, stringendo Magnus per i fianchi. “Non sanno neppure cosa sia il divertimento”

 

In realtà, è proprio così.

 

Magnus non riuscì a impedirselo. Stava ballando per inerzia, ma con lo sguardo seguiva Alec. Gli aveva sempre detto di tenersi alla larga dalla roba che servivano ai suoi festini, a meno che non fosse proprio lui a dargliene, e sembrava che gli stesse obbedendo, visto che se ne stava di spalle alla parete, con le braccia conserte e lo sguardo truce, in attesa.

 

Guarda, guarda pure.

Impara che cosa significa farsi salire la bile perché c’è qualcun altro.

E non è un quarto di quello che succede a me quando tiri fuori il tuo Jace.

 

“E’ troppo affollato qui,” Wyatt sorrise allusivo, passandogli le braccia attorno al collo. “Perché non facciamo un salto di là…?”

 

“Più tardi, Matt” rispose sbrigativamente Magnus, accigliandosi. Il tizio che si era appena avvicinato ad Alec gli era molto più che familiare, considerando che amava sbandierare la sua abilità nell’ammaliare le menti umane per soggogarle. Non che con un cacciatore avesse delle speranze, ma la sua vicinanza lo infastidiva comunque.

 

Che diavolo vuoi, Flanaghan?

 

“Magnus, mi stai ascoltando?”

 

Flanaghan fece scorrere un dito lungo il braccio scoperto di Alec, che lo guardò con un sopracciglio inarcato, e un momento dopo Wyatt si ritrovò a ballare da solo.

 

“Magnus complimenti, mi piace quando inviti questo genere di bocconcin-”

 

Alec non fece in tempo a replicare, dato che Magnus lo stava trascinando per un braccio, con una forza che non gli aveva mai mostrato. Lo spinse sbrigativamente nella stanza da letto, dove due creature dalla carnagione verdastra si stavano divertendo alla grande contro l’armadio.

 

“Fuori, prima che vi polverizzi”

 

I due rimasero sorpresi dall’ingresso e dallo sguardo duro del padrone di casa, quindi si affrettarono ad obbedire, correndo fuori. Magnus sbattè la porta chiusa, appoggiando le mani sui fianchi con aria annoiata.

 

“Che cosa diavolo vuoi?”

 

Alec allargò appena le braccia. “Parlarti in maniera civile? Non sapevo che avessi una fe-”

 

“Certo che non lo sapevi, Alexander, non avresti potuto saperlo, dato che non ti fai vivo da una settimana” Magnus intrecciò le braccia al petto. “In fondo, non ti servivo a niente. Perché dovevi venire?”

 

“Non dire stronzate,” Alec inghiottì, facendo un paio di passi verso di lui. Lo sguardo duro di Magnus rivelava una ferita aperta che gli mozzò il respiro. “Sai che mio padre è ancora convalescente, la situazione non è esattamente facile all’Istituto”

 

“Oh si, tua madre mi ha accennato qualcosa. Ad esempio, che ve ne andate ad Alicante”

 

Alec inspirò profondamente, facendo una smorfia. “Mi aveva detto di restare con nostro padre e Max, per questo non sono-”

 

“Certo, perché tu fai sempre tutto quello che ti viene ordinato!” Magnus sembrò finalmente esplodere, sciogliendo l’intreccio delle braccia, avanzando verso di lui. Avrebbe tanto voluto che il suo sguardo tradisse solo offesa e rabbia, non quella ferita che sentiva aperta da giorni. “Sei un soldato eccellente, il figlio modello, un fratello talmente premuroso che si prende anche la briga di innamorarsi del proprio parabatai, perché immagino che tutto il tuo tempo libero anche questa volta sia stato devoluto alla missione Salviamo l’eroe tormentato!”

 

“Questo è ridicolo! Jace non c’entra niente stavolta, la mia famiglia è in un momento difficile e io sto solo facendo il mio dovere di figlio!”

 

“Doveri, doveri, solo doveri! Tu nemmeno te ne rendi conto, Alexander. Non ti ascolti. Non ti ascolti mai,” Magnus scosse la testa, sbattendo le mani sui fianchi. “O forse sono io che mi sono illuso che stesse succedendo qualcosa fra me e te. Che tu avessi lo stesso bisogno che avevo io di vederti, e che quel bisogno fosse più forte di qualsiasi dannato dovere”

 

Vaffanculo. Vaffanculo.

 

Alec aprì la bocca… ma poi sembrò ripensarci, perché rimase in silenzio. Quell’espressione confusa, quell’onnipresente broncio furono una coltellata.

 

Quindi è vero che mi ero illuso.

Mi ero illuso di poter subentrare al tuo maledettissimo grande amore impossibile.

Mi ero illuso che potessi amarmi.

 

Magnus fece per superarlo, deciso a uscire da quella stanza prima che la sua espressione potesse svelare tutta la sua delusione.

 

“Il problema sono io! Non è Jace, non sei tu, sono io!”

 

Il tono di profonda disperazione gli impedì di uscire. Magnus si fermò di fronte alla porta, senza voltarsi. Se si fosse voltato, se lo avesse guardato negli occhi a quel tono così sofferente, avrebbe ceduto di nuovo.

 

Alec sembrava sui carboni ardenti. Per qualche istante rimase in silenzio, mentre i rumori assordanti della musica fuori dalla stanza riempivano l’aria. Si passò una mano fra i capelli, incasinandoseli ancora di più.

 

“Mio padre e mia madre non sanno che sono gay,” mormorò alla fine, con un tono che sapeva di sconfitta. “Non lo immaginano, e non la prenderebbero bene. La nostra famiglia è già guardata male, con la storia di Jace figlio di Valentine, e tutto il passato dei miei. Non riesco a immaginare che cosa mi direbbero, ma so che se lo sapessero adesso… adesso che sono diventato un cacciatore adulto, che mio padre deve rimettersi… mia madre lo prenderebbe come l’ennesimo scandalo. Ne sono maledettamente sicuro”

 

Fantastico.

Una insicurezza dopo l’altra.

Prima era Jace. Adesso questo.

Non finirà mai.

 

“E che cosa vorresti fare?” Magnus cedette all’impulso, e si voltò. “Mentirgli per il resto della tua vita? Fingere di essere qualcuno che non sei, solo per far contenti i tuoi genitori?”

 

“Non ho detto questo,” replicò Alec, altrettanto duro. “Sto solo dicendo che non è il momento migliore. E che se fossi venuto qui prima, si sarebbero insospettiti… mi sarei tradito, lo sai che sarebbe successo”

 

Magnus emise un versetto di incredula frustrazione, scuotendo il capo.

 

“Perché non vuoi capire-”

 

“No, Alexander, sei tu che non vuoi capire” Magnus gli si avvicinò, guardandolo dritto negli occhi blu. “E la cosa peggiore è che non vuoi capire te stesso. Continui a nasconderti dietro un milione di insicurezze e divieti, ma io so che c’è dell’altro in te, perché l’ho visto, maledizione. Ti impedisci di amare perché sei legato a Jace, perché vorresti amare lui ma al tempo stesso non vuoi dirgli niente, neppure che sei gay, dimostrando che hai paura di essere rifiutato dalla persona di cui dovresti fidarti di più. Ti impedisci di avere una relazione con me, perché hai la responsabilità del buon nome di famiglia. Quale buon nome, Alec, i tuoi l’hanno calpestato quando eri troppo piccolo per riuscire a parlare. Loro sono andati contro le leggi, tu che leggi infrangi nell’essere te stesso? A chi fai del male se ti liberi di queste paranoie ottuse, e continui a fare quello che hai sempre fatto da persona felice e appagata?”

 

Alec non riuscì a rispondere. Sembrava sui carboni ardenti.

 

E stronzo io, che adesso vorrei solo poterti abbracciare.

 

Magnus si ficcò le mani nelle tasche, unico sistema per non cedere e accarezzargli la guancia. Avrebbe voluto mantenere un tono duro, ma non ci riuscì.

 

“Tu sei passionale, Alexander. Il mondo questo non lo sa perché non gliel’hai mai mostrato, ma io lo so e l’ho visto. Non sei solo il soldatino che obbedisce. Hai un cuore enorme, che ha posto per tutti tranne che per se stesso. Eppure tutto questo lo rinneghi, e ti nascondi dietro delle paure che uno come te potrebbe vincere in un battere di ciglia, se solo lo volesse davvero. Credevo di valere la pena per te… di essere un buon motivo per trovare la grinta di cui hai bisogno, ma a quanto pare mi sono sbagliato”

 

Questo sembrò scuotere Alec. “Non è così, non sarei qui se davvero-”

 

“Se davvero cosa, Alec?” Magnus sospirò, scuotendo tristemente la testa. “Sono stanco di aspettare che tu scelga me. C’è sempre qualcosa che viene prima. C’è sempre qualcuno che viene prima. Forse dovresti fermarti e chiederti cos’è che vuoi veramente”

 

“Io so che non ho il diritto di chiederti altro tempo,” Alec scosse appena la testa. Era esitante, sembrava quasi non sapere cosa dire, come comportarsi. Perché le parole di Magnus gli erano arrivate dritte al cuore, con tutto ciò che questo significava.

 

Magnus attese qualche istante il ‘però’ che sembrava sospeso nell’aria… ma la frase restò incompleta, sebbene gli occhi di Alec ne tradissero ogni emozione. Oh no, non gli era indifferente, e lui questo lo sapeva bene. Ormai quello sguardo lo conosceva bene.

 

Non cambierà mai nulla se adesso ti abbraccio, e ti dico che capisco.

Devi capire tu che cosa vuoi, Alec.

Io posso solo sperare che tu voglia me.

Ma non posso continuare così.

 

“No, infatti” replicò piano, inumidendosi le labbra. “Torna a casa, Alexander. Scegli chi e cosa vuoi essere. Perché per quanto… nonostante tutto, io non riesco né voglio andare avanti in questo modo”

 

Alec esitò, sul punto di rispondere. Inghiottì, chiudendo per un momento gli occhi, e annuì. Lo superò in silenzio, e Magnus si impose di restare di spalle, o avrebbe mandato all’aria tutta la sua spavalderia per trattenerlo. Scrollarlo fino a fargli entrare in quella zucca dura il ragionamento più logico. Ma doveva capirlo da solo, in fondo. Anche se questo significava rischiare di perderlo. Avrebbe pagato oro perché quell’esitazione si fosse trasformata in un discorso, una presa di posizione, ma ormai conosceva bene Alec Lightwood. Conosceva i suoi silenzi, e i suoi sguardi.

 

Ti serve tempo.

Posso solo dartelo, no?

 

La porta si aprì, lasciando entrare il frastuono della festa, per poi richiudersi e rendere di nuovo quel caos come ovattato. Magnus chiuse gli occhi e sbuffò, passandosi le mani sul viso. Avrebbe volentieri dato un calcio a qualcosa, se questo non avesse rovinato le sue scarpe verde pisello. Si lasciò cadere sul letto, sdraiandosi di schiena a gambe e braccia larghe. E sbuffò di nuovo.

 

Tu guarda di chi dovevo andare ad innamorarmi, io.

Karma del cazzo.

 

 

Con un pochino di tempo libero in più e l’ispirazione, gli aggiornamenti sono più rapidi :D

Un grazie specialissimo per le mie tre recensioni *_____*

Maggyeberty: ti ringrazio tantissimo *-* la penso come te, la loro storia è bella proprio perché sono due casini che ne creano uno ancora più grosso… e più amabile!

Dontblinkcas: ma grazie mille *_* si, il progetto è quello di “riempire i buchi” fino all’ultimo libro, ovviamente non sono Cassie ma immaginare non costa nulla :D

Terrybells85: grazie tantissimo anche a te *-* spero di continuare a non deludere le tue aspettative!

 

Un bacio a tutti, scappo a nanna! E grazie fin da ora a chi mi lascerà un commentino :D

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: Malecsis