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Autore: germangirl    08/04/2013    8 recensioni
Una telefonata nel cuore della notte, una notizia sconvolgente e una proposta… indecente. Il tutto in sole 24 ore.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La suoneria mi arriva come un rumore lontano, ovattato. Ci metto un po’ a capire di cosa si tratti. Non può essere la sveglia, la finestra non lascia filtrare alcuna luce e mi sembra di essermi coricata dieci minuti fa. Cavolo, deve essere il cellulare. Alzo la testa e guardo la sveglia digitale: 1:12. Il cuore comincia a battere all’impazzata, chi mi può cercare in piena notte? Afferro il telefono e con una voce spaventata e insonnolita rispondo: “Pronto?”

“Stana?”

“Sì, sono io. Chi è?”

“Ciao Stana, sono Jeff, il fratello di Nathan.”

“Jeff? Oh mio Dio, cosa è successo a Nathan?”

“Abbiamo avuto un incidente. E’ un po’ malconcio, ma è vivo. Siamo all’Hollywood Presbyterian Medical Center, sai dove si trova?”

“Sì, arrivo”.

Nathan ha avuto un incidente. Nathan ha avuto un incidente. Nathan ha avuto un incidente. Questo pensiero mi rimbomba continuamente nella testa, mentre come un automa mi vesto con le prime cose che trovo, chiudo la porta e mi precipito alla mia macchina. A quest’ora della notte non c’è traffico, così in breve tempo raggiungo l’ospedale. A dir la verità, non so come sia riuscita a farlo senza schiantarmi da qualche parte, visto che la mia mente è completamente concentrata su quanto ha detto Jeff. Nathan ha avuto un incidente.

La sala d’aspetto del Pronto Soccorso è gremita di gente: alcuni aspettano di essere visitati, altri sono in attesa di notizie. A fatica riesco a raggiungere il banco per le informazioni.

“Sto cercando un paziente, Nathan Fillion, è stato portato qui poco fa, ha avuto un incidente.”

“Lei è un familiare?”

“Non proprio…”

“Allora mi dispiace, ma non possiamo dirle niente” – cavolo, accidenti alla legge sulla privacy. E’ vero, io non sono la moglie né la sorella, ma lui è il mio uomo! Sono troppo spaventata e preoccupata per reagire, ma fortunatamente sento la voce di Jeff: “Stana, grazie al cielo sei arrivata.” Jeff e io non ci siamo mai incontrati, ma ho visto la sua foto a casa di Nate. “Andiamo, lo hanno portato adesso in sala operatoria.”

Sala operatoria? Oh mio Dio, ma allora la situazione è ancora più grave di quanto pensassi.

“Jeff, come sta? Cosa è successo? E tu cosa hai fatto?” Ha una vistosa fasciatura alla mano e un cerotto sul sopracciglio sinistro.

“Stavamo tornando al suo appartamento, quando improvvisamente un SUV enorme non si è fermato a un semaforo rosso e ci è venuto addosso a tutta velocità. Stavo guidando io e, credimi, ho provato ad evitarlo ma non ci sono riuscito. Io me la sono cavata con pochi graffi, ma Nate ha preso il colpo in pieno…”

“Oh mio Dio, cosa dicono i medici?”

“Mi hanno detto solo che lo devono operare, non so altro… Oh, Stana, la botta è stata terribile. Forse avrei potuto sterzare, forse se fossi riuscito a…”

“Jeff, non è stata colpa tua. Nate è la persona più forte che io conosca, vedrai che andrà tutto bene…” gli dico, stringendogli una mano. Deve andare tutto bene.
Ci accasciamo entrambi sulle poltroncine nella sala d’attesa del blocco operatorio. Rimaniamo in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. Ormai ho la tachicardia fissa da quando ho ricevuto la telefonata. Dopo un tempo che mi sembra interminabile, finalmente la porta del reparto si apre e un medico chiede: “Chi è con il signor Fillion?”

Sia io che Jeff ci precipitiamo da lui. Jeff dice di essere il fratello e mi presenta come sua cognata.

“E’ stato fortunato. Ha due costole rotte e una frattura scomposta alla spalla destra. Lo abbiamo dovuto operare per sistemare la spalla e l’intervento è andato bene. Ha battuto la testa e ha una brutta ferita, ma la TAC non ha mostrato alcun danno.”

E’ vivo. E’ vivo e, tutto sommato, starà bene. Quella sua testa dura non ha subito traumi. Dio ti ringrazio! Gli occhi mi si riempiono di lacrime e, con voce tremante, chiedo al medico se lo possiamo vedere. Lui ci risponde che adesso è sedato e l’effetto dell’anestesia durerà ancora per un po’, ma avere qualcuno vicino quando si sveglia potrà fargli solo bene. Dio, dalla contentezza, lo abbraccerei! Questo dottore deve essere un angelo mandato dal cielo. Mi ha restituito il mio uomo.

Jeff e io ci avviamo nella stanza dove riposa Nate. Apro la porta e lo vedo: è disteso sul letto, il lenzuolo lo copre fino all’ombelico, ha la spalla e il tronco fasciati, un cerotto enorme sulla testa e alcune escoriazioni sul volto e sulle mani. So che è assurdo, ma credo di non aver mai visto niente di più bello: il suo petto si alza e si abbassa. Respira. E’ vivo. E’ vivo e, tutto sommato, starà bene. Continuo a ripetermelo nella mente.  Mi avvicino a lui e lo bacio delicatamente sulla fronte, accarezzandolo piano per timore di fargli male. Dopo alcuni minuti di contemplazione, mi ricordo che in stanza c’è anche suo fratello e che anche lui è stato coinvolto nell’incidente.

“Scusa, Jeff, tu come stai?”

“Adesso che lo vedo, meglio. Scusami per la telefonata, spero di non averti spaventato troppo. Forse avrei dovuto usare parole diverse, ma lui non faceva che ripetere il tuo nome…”

“Non hai niente di cui scusarti, anzi, grazie per avermi avvertito e per essermi venuto a cercare al Pronto Soccorso. Senza di te, non so nemmeno se mi avrebbero fatto passare.”

“Sai, mi dispiace che il nostro primo incontro avvenga in un’occasione del genere…  Anche se credo di conoscerti da sempre.”

“Da sempre?”

“Oh, Stana, mio fratello parla di te da anni. Da quando avete girato l’episodio pilota. Anzi, lo hai colpito sin dal vostro primo incontro, ai provini!”

“Oh… davvero?”

“Credimi, non l’ho mai visto così preso da una relazione. In tutti questi anni ci siamo chiesti come mai frequentasse altre donne, quando in realtà ci parlava sempre di te. So che state insieme da poche settimane, ma tu sei un argomento di conversazione da tempo immemorabile a casa nostra!” A queste parole, lui sorride e io arrossisco come un’adolescente quando incontra per la prima volta i genitori del fidanzatino. “Ci chiedevamo tutti quando avrebbe trovato il coraggio di dichiararsi… Lui ti ama molto, davvero.”

“Oh, Jeff, tuo fratello è la mia vita. Quando mi hai telefonato per dirmi dell’incidente, credo che il mio cuore si sia fermato. Non ho mai avuto tanta paura.” Gli occhi mi si riempiono nuovamente di lacrime, così Jeff mi abbraccia.

“Jeff, giù le mani dalla mia donna” sentiamo sussurrare con voce roca.

Si è svegliato! Dio ti ringrazio! Mi precipito da lui, gli stampo un bacio leggero sulle labbra e gli stringo la mano sinistra.

“Ciao Nate, mi hai fatto prendere un brutto spavento…”

“Ciao bellissima…”

Rimaniamo a guardarci negli occhi, come in una soap opera, forse per accertarci entrambi che l’altro sia davvero lì, in carne e ossa (insomma, con più o meno tutte le ossa al loro posto), finché Jeff si intromette e, ridendo, dice: “Ehy, fratello, scusa se vi interrompo. Non ti preoccupare, Stana è tutta tua! Come stai?”

“Come se fossi finito sotto uno schiacciasassi. Ma sono contento di vedervi entrambi. Grazie per averla chiamata. E ricordati: tu hai già una bella moglie, Stana è mia…” Parla lentamente, con fatica, ma è vivo. E’ vivo e, tutto sommato, starà bene. Non posso fare a meno di sorridere. Ha ragione, sono sua, esattamente come lui è mio. Ci abbiamo messo un bel po’ a capirlo, accidenti, anche troppo, ma adesso ne siamo entrambi consapevoli.

Il medico, anzi, l’angelo con cui abbiamo parlato prima entra nella stanza di Nate.

“Vedo che si è svegliato, signor Fillion, come si sente?”

“Un po’ intontito. Non ho alcuna sensibilità al braccio destro. Non è che me lo avete amputato?”

Il dottore sorride. “Stia tranquillo, il braccio è ancora lì, ma è ancora sotto l’effetto dell’anestesia. La teniamo sotto controllo fino a domani, poi potrà andare a casa. Per i primi tempi avrà bisogno di un po’ d’aiuto, ma vedo che qui è in ottima compagnia…”

“Non si preoccupi, dottore, mi prenderò cura di lui”. Lo farò davvero, per i prossimi giorni, settimane, mesi anche anni. Anzi, per tutta la vita. Oddio, ma che mi viene in mente adesso? Deve essere la stanchezza di questa nottata, dai, non ci sono altre spiegazioni. Stiamo insieme da quanto, meno di due mesi? Dai, è troppo presto per parlare di tutta la vita. Anche se….

“Bene, allora è tutto a posto. Mi dispiace ma non potete fermarvi entrambi stanotte, il regolamento dell’ospedale prevede che per ogni degente rimanga un solo visitatore durante la notte.”

“Stana, va’ a casa. Ti occuperai di lui da domani in poi. Stanotte mi fermo io.”

“Sei sicuro, Jeff? Non hai bisogno di riposarti? Anche per te non è stata una nottata tranquilla…”

“Sicurissimo. Domani devo tornare a casa da mia moglie e dalle mie figlie, fammi fare il fratello adesso… Ti prego.” Mentre lo dice, sfodera quello sguardo da cucciolo che Nate ha usato tante volte durante le riprese di Castle. Ecco da chi lo ha imparato! Guardo entrambi e vedo il mio uomo che annuisce impercettibilmente.

“Ok, allora ci vediamo fra qualche ora. Mi raccomando, chiamami per qualsiasi evenienza.” Bacio Nathan sulla fronte, accarezzandogli piano il volto, abbraccio Jeff, (“ehy, fratello, ho detto di andarci piano!” borbotta Nate) e torno a casa. Sono già le cinque passate, ormai non vale la pena andare a letto. Mi stendo sul divano e collasso all’istante, consapevole che ci siano almeno due angeli a vegliare sulla mia ragione di vita: suo fratello e il medico.

Poche ore dopo, la luce che filtra dalla porta finestra del soggiorno mi sveglia: il mio primo pensiero va a lui, così chiamo suo fratello per informarmi su come stiano entrambi. Jeff mi rassicura che sono riusciti a riposare, ma che Nate sta diventando insofferente perché vuole tornare a casa. Anzi, ha già cominciato a dare il tormento a medici e infermieri! Non faccio fatica a credergli: è il paziente meno paziente che conosca. Era insopportabile già quando aveva una semplice influenza qualche settimana fa, figuriamoci adesso. Gli dico di provare a tenerlo tranquillo e gli prometto che a breve li raggiungerò in ospedale. Mi faccio una doccia veloce, infilo jeans e camicetta e mi avvio.

Dopo la visita del medico di turno, finalmente Nathan viene dimesso e me lo posso portare a casa. Decidiamo di stabilirci da me, l’appartamento è su un unico piano e ha un piccolo giardino, così la convalescenza sarà più piacevole. Jeff ci accompagna e aiuta Nate a stendersi sul divano. Sul volto ha un’espressione sofferente: per fortuna, il medico gli ha segnato degli antidolorifici, così gliene faccio prendere subito uno, sperando che faccia effetto quanto prima. Odio vederlo così. Lui è la mia roccia, il mio sostegno e invece adesso è l’immagine del dolore.

“Allora, ragazzi, c’è qualcos’altro che posso fare per voi?”

“No, Jeff, grazie, sono a posto così. Ho la mia splendida infermiera qui con me, cos’altro posso desiderare?”

“Oh, di certo non ti puoi lamentare! Allora adesso vi lascio. Ci sentiamo domani, ok? Avverto io papà e mamma, così li tranquillizzo e dico loro che sei in buone mani.” Mentre lo dice, mi fa l’occhiolino.

“Perfetto, Jeff, grazie ancora!”

“Stana, te lo affido. E tu, fratello, non la fare impazzire, ok? E’ una donna speciale, non fartela scappare.”

“Non ci penso minimamente.”

Accompagno Jeff alla porta, assicurandolo che mi occuperò di suo fratello. A questo punto, dobbiamo chiamare Andrew e gli altri colleghi per informarli dell’incidente. Nel giro di un’ora, arrivano più o meno tutti a verificare di persona le condizioni di salute di Nate. Non ringrazierò mai abbastanza il cielo per avermi fatto incontrare dei colleghi tanto speciali!

Dopo qualche tempo, Nate comincia a mostrare i primi segni di stanchezza, così lo aiuto a prepararsi per dormire.

“Dai, ti accompagno in bagno e ti aiuto a fare la doccia.”

“Oh, signorina Katic, ogni pretesto è buono per vedermi senza vestiti! Però devo confessarti che non mi reggo in piedi tanto bene e non so se sarei in grado di garantire una performance eccellente, come quelle alle quali ti ho abituato”. Il fatto che voglia scherzare mi rassicura: vuol dire che sta meglio.

“Oh, signor Fillion, mi hai scoperto! E io che pensavo di aver celato così bene i miei sguardi voluttuosi…. Ma tutto fasciato sei davvero irresistibile, una bomba sexy! Forza, Nate, devi riposare. Se tu lo avessi dimenticato, ti rammento che meno di 24 ore fa hai subito un intervento chirurgico.” Finalmente riesco a convincerlo. Lo accompagno in bagno, lo faccio sedere su uno sgabello e lo aiuto a lavarsi, facendo attenzione a non bagnare le fasciature. Vedo che stringe i denti, così cerco di affrettare le operazioni e lo accompagno a letto. Mi preparo anche io per dormire e mi stendo accanto a lui, tenendomi a distanza per il timore di fargli male.

“Ehy, perché te ne stai così lontana? Non sono mica contagioso!”

“Scusami, non voglio urtarti…”

“Vieni qui, non ti preoccupare. Se ti metti dall’altro lato non ci sono problemi. E poi ho bisogno di sentirti accanto a me.” Mi avvicino a lui delicatamente, poggiando la testa sul cuscino accanto alla sua. Anche io ho bisogno della sua vicinanza.

“Non finirò mai di ringraziarti.”

“Ringraziarmi per cosa?”

“Perché ti prendi cura di me. Oh, Stana, appena le condizioni fisiche me lo permetteranno, saprò sdebitarmi adeguatamente!”

Lo guardo sollevando un sopracciglio e, sorridendo, gli chiedo: “Mmmhh, e sentiamo, signor Fillion, come avrebbe intenzione di sdebitarsi?”

“Ma in natura, è chiaro!” Vorrebbe anche ridere, ma il dolore alle costole gli fa uscire un grugnito lamentoso. Povero amore mio, credo che per ripagare il debito dovremo aspettare ancora un po’.

“Certo, stallone, appena puoi, troveremo un modo! Adesso però che ne dici se proviamo a dormire? E’ stata una giornata intensa e il tuo fisico ha bisogno di recuperare. E anche io sono stanca….”

“Hai ragione, dormire ci farà bene. Buonanotte amore mio.”

Deve essere davvero distrutto, perché nel giro di pochi minuti sento il suo respiro farsi più profondo. Io, invece, stento ad addormentarmi e, quando finalmente ci riesco, scivolo in un sonno popolato di immagini fosche e violente: vedo auto enormi che mi vengono contro a tutta velocità, poi tanto sangue, poi Nathan, pallido come un cadavere, riverso per terra. No, non mi lasciare, no, non mi abbandonare, no, ti prego, no, non morire….

 “Stana, Stana, tesoro, svegliati…” la voce di Nathan mi arriva come un rumore ovattato, lontano, proprio come la suoneria del cellulare ieri sera. Dio, sembra un dejà vu.

“Nate, sei qui… oh, grazie al cielo…” Il cuore mi batte ancora all’impazzata.

“Ehy, certo che sono qui… sono accanto a te e non ho alcuna intenzione di andarmene, anche perché, in queste condizioni, andrei poco lontano! Era solo un brutto sogno”. Per assicurarmi che è davvero accanto a me mi stringe una mano.

“Promettimi che non mi lascerai mai.”

“Mai.”

“Promettimi che starai con me tutta la vita.”

“Staremo insieme per sempre.”

“Sicuro?”

“Mai stato così sicuro in vita mia.”

“Nate, mi vuoi sposare?”

Oddio, ma cosa mi è uscito dalla bocca? Lui spalanca gli occhi, lo vedo persino nella penombra della stanza, e poi mi sorride. “Certo che ti sposo, anche se avrei dovuto farti io questa proposta, in ginocchio, e anche se non vedo nessun anello….”

Scoppio a ridere e gli dico: “Hai ragione, su questo possiamo migliorare. Vorrà dire che rimanderemo anche questo a quando starai meglio. Quindi, ricapitolando, appena ti rimetti dovrai 1. Ripagarmi in natura e 2. Comprarmi un anello. Non necessariamente in questo ordine.”

“Oh, no, amore mio, lo faremo proprio in questo ordine! Le priorità vanno rispettate! Ti amo, Stana Katic, e non vedo l’ora che tu diventi mia moglie.”

“Ti amo anche io, Nathan Fillion, e non vedo l’ora che tu diventi mio marito.”

“Ora però che ne dici se dormiamo? Non so tu, ma io ho avuto una giornata faticosa! E devo anche cominciare a pensare a quale anello comprare alla mia fidanzata…”

Gli sorrido, lo bacio delicatamente sulle labbra, gli stringo il braccio (quello sano!) e mi raggomitolo accanto a lui. No, adesso niente e nessuno potrà separarci.

  
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