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Autore: sonsimo    29/10/2007    9 recensioni
Gohan osserva Goten appena nato, nella sua culla, e non può fare a meno di richiamare alla mente l'immagine del padre. Si sente responsabile nei confronti del fratellino, ma al tempo stesso non sa come affrontare il peso di tale responsabilità.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gohan, Goten
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ti porterò a pescare

Ti porterò a pescare

 

Apro la porta della cameretta con cautela, cercando di fare il minimo rumore possibile, perché se stai dormendo non voglio di certo essere io a svegliarti, non voglio essere responsabile delle tua strilla. In ospedale, quando ti ho visto per la prima volta, ero ancora troppo stordito per rendermi conto pienamente di ciò che stava accadendo, del fatto che stavo guardando mio fratello. Ma adesso che siamo a casa, voglio concedermi qualche minuto per osservarti con calma, per studiarti a fondo e… abituarmi alla tua presenza nelle nostre vite, nella mia e in quella della mamma. E’ stata così coraggiosa in questi mesi, lo sai?  Sono sempre stato consapevole del suo carattere forte, ma mi ha ugualmente stupito.
Quando le ho portato la notizia, subito dopo il Cell Game, mi aspettavo di vederla crollare e mi ero già preparato mentalmente a darle sostegno, ad asciugare le sue lacrime e a confortarla. Ho asciugato le sue lacrime, sì, ma superato il primo momento di sconforto, la nostra mamma si è rimboccata le maniche ed è stata forte per entrambi, e probabilmente è stata molto più forte di me.

Mi stupisco di me stesso, mi sento quasi ridicolo, rendendomi conto che mi avvicino alla tua culletta con timore. Di che cosa dovrei avere paura, di un neonato? Finalmente sono davanti a te, raccolgo mentalmente il mio coraggio e ti guardo.
Salta all’occhio e ti colpisce immediatamente dritto al cuore, l’incredibile somiglianza tra te e  lui. Non hai nemmeno una settimana di vita, ed è già evidente. Gli assomigli persino più di me.

Lo so che non è colpa tua, piccolino, ma mi fa male guardarti, non pensare che sia perché io non provi affetto per te. E’ solo che in questo momento della mia vita e della vita della mamma, non posso fare a meno di pensare alla tua presenza come… inopportuna.

Tu non lo sai, ma non è facile per noi andare avanti senza di lui. La sua assenza è ancora terribilmente ingombrante tra le pareti di questa casa. Nonostante sia io che la mamma facciamo di tutto per apparire forti, soprattutto l’uno agli occhi dell’altra, il dolore è ancora persistente, lancinante, insopportabile. Io sento la sua mancanza ogni giorno.

Che cosa ne sai, tu, piccolo e sereno nella tua culla, che te ne stai lì a dormire beato e tranquillo, mentre un raggio di sole si riflette sui tuoi capelli, attirando la mia attenzione e inasprendo la mia sofferenza? Perché persino i tuoi capelli sono identici ai suoi.

E ancora siamo solo all’inizio. Come farò quando sarai un po’ più grande, Goten? Come farò a non scoppiare a piangere, quando mi guarderai con i suoi occhi, quando mi farai le domande ingenue che tutti i bambini pongono ai più grandi e mi ricorderai la sua ingenuità? Ma soprattutto, come farò quando mi chiederai di lui?

Sollevo lo sguardo da te e lo porto fuori della finestra, al cielo. Sento le lacrime scorrere lungo le mie guance, e per un momento sento rabbia dentro di me.

Non ero ancora pronto, papà. Te lo avevo detto, avevo ancora bisogno di te.

"Il mio Gohan ormai è grande, io non ho più nulla da insegnargli"

Non è vero, papà, è una bugia! Avevo ancora così tante cose da imparare da te, e mille altre da condividere con te, come hai potuto pensare che potessi farcela da solo? E anche se tu avessi avuto ragione in quel momento, guardami adesso papà, guarda questo neonato addormentato qui accanto a me. Come puoi pensare che io sia capace di prendermi cura di lui?

Io non so badare nemmeno a me stesso. Non ce l’avrei mai fatta, se non fosse stato per la mamma, è stata lei quella forte, lei quella che mi ha permesso di continuare a vivere, di guardare al futuro con speranza. E adesso mi sento in dovere di ricambiare, di fare qualcosa per lei attraverso questo bambino. Vorrei alleggerire il peso sulle sue spalle prendendo sulle mie parte delle responsabilità nella crescita di Goten, ma la verità è che, nonostante tutti i miei buoni propositi, non so come fare. Non ne sono capace.

Riporto lo sguardo sul piccolo e sento la rabbia farsi da parte, per lasciare il posto ad una nuova ondata di tristezza. Questo bambino soffrirà, in maniera assurda ed ingiusta, perché sentirà la mancanza di qualcosa che non ha mai avuto. E mi farà delle domande, domande a cui io non saprò rispondere, domande che io stesso vorrei fare a nostro padre.

Non so davvero chi sia più sfortunato tra noi. Io, che per tutta la vita rimpiangerò quei pochi momenti che mi è stato concesso di condividere con nostro padre, che rimuginerò all’infinito sui miei ricordi, o lui, che di nostro padre non conoscerà mai nemmeno il tono della voce.

Lui, probabilmente. Dopotutto i ricordi che conservo nella mia mente non sono solo fonte di dolore. Sono piccoli frammenti di felicità, e a volte, quando riesco a mettere da parte il rimpianto, riesco persino a sorridere nel rievocarli. Le volte in cui papà ed io siamo andati a pescare, i tuffi nel lago, le risate che lui era sempre in grado di suscitare, tutti i nostri momenti insieme.

Accarezzo leggermente Goten e il suo improvviso movimento mi coglie di sorpresa. Solleva una sua minuscola manina e la stringe attorno ad una delle mie dita, sospirando nel sonno.

E’ così piccolo ed indifeso…

Volto un po’ la mia mano e stringo la sua, che ancora afferra il mio dito. Sollevo l’altra sul mio viso e asciugo le mie lacrime con un singolo movimento. Ho preso la mia decisione, fratellino. Ho deciso che tu non soffrirai, che farò di tutto per evitarlo, per darti la vita che meriti, farò quanto è in mio potere per non farti sentire la mancanza di nostro padre.

Sarò io ad andare con te a pescare, sarò io a fare il bagno con te nel fiume e a farti ridere.

Sarò io a farti sentire protetto e amato, insieme alla mamma.

Sarò per te quello che papà è stato per me. Anzi, sarò molto di più, Goten, perché a differenza di papà, sarò una presenza costante nella tua vita, terrò la tua mano ogni volta che mi darai segno di averne bisogno, come in questo momento.

Poggio le labbra sulla tua fronte in un bacio leggero ed esco dalla stanza, lasciandoti dormire.

 

FINE

 

Nota dell’autrice: Mi sento un po’ ridicola nel farlo, ma ve lo dico lo stesso: in realtà ero partita con l’intenzione di scrivere una drabble. Ma come è evidente, la mia capacità di sintesi lascia un po’ a desiderare. Era da un po’ che non mi veniva voglia di scrivere qualcosa su Dragon Ball, ma questa notte l’ispirazione non mi ha dato tregua (ho dormito malissimo…).  Spero vi sia piaciuta questa semplice one-shot, e aspetto di sapere che cosa ne pensate! Sonsimo 

  
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