Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: Agapanto Blu    09/04/2013    3 recensioni
Crossover scritto a quattro mani tra "L'Amore nel Silenzio" della sottoscritta e "Cuori Imperfetti" di Christine_Heart.
***
Mathias e Balthazar sono adulti, si sono incontrati e conosciuti per caso in Francia e ora sono amici: un piccolo spaccato sulla loro amicizia e su come due personaggi così simili potrebbero confrontarsi.
***
Attenzione per chi non ha letto le storie: contiene Spoilers e anticipazioni non da poco!
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A





Prigionieri di un passato che non vuole andare via…

 
“Dài, Vic...” dice il dottore, sfiorando di nuovo la fronte del bambino con una carezza.
“Su piccolino, lo zio vuole solo vedere se hai un po’ di febbre.” gli spiega gentile, mentre il bimbo si stringe di più contro il petto del padre.
“Vic, lo zio non ti farà niente.” gli spiega con dolcezza Salomon.
“No tesoro, devi solo tenere, questo cosino...” e gli mostra il termometro digitale, “...stretto stretto sotto il braccino.” gli dice semplicemente.
“No...” piagnucola stanco il bimbo.
Balthazar sospira preoccupato.
“È nervoso e agitato, povero piccolo, si vede che non sta bene.” afferma subito, fissando gli occhi chiari del fratello.
Il cellulare di Balthazar squilla per la stanza.
“Tienilo calmo mentre rispondo.” afferma alzandosi.
“Pronto?” dice fissando il nipote che, ancora stranito per la febbre, con le lacrime agli occhi ascolta con attenzione le parole del padre.
“Balthazar?” si sente chiamare dall’altra parte.
“Sì, sono io. Con chi sto parlando?” chiede confuso.
“Sono Mathias.” si lascia riconoscere l’amico.
“Mathias?! Che bello sentirti, come stai?” chiede subito sereno Balthazar.
“Bene, tutto bene.”
“Che posso fare per te?” chiede subito dopo il medico.
“Ti devo chiedere un favore.” 
“Chiedi pure.”
“Mio figlio, Lucas...non sta bene. Questa mattina non ero a lavoro, così siamo andati a giocare al parco, credo che abbia preso troppo freddo, e non so bene cosa fare.”
“Vuoi che venga a dargli un’occhiata?” chiede subito.
“Sì, l’idea era quella.”
“Puoi aspettare un paio di minuti, ora sono con mio nipote, credo che abbia preso quella stra-maledetta influenza che va in giro, ti dispiace se finisco di visitarlo?”
“No, non c’è problema.”
“Allora, va bene Mathias... Finisco con Victor e poi passo da te, d’accordo?”
 
***
 
“Allora, va bene Mathias... Finisco con Victor e poi passo da te, d’accordo?”
Mathias sorride, rincuorato, spostando gli occhi sul figlioletto di soli tre anni tra le sue braccia.
“Grazie, Balthazar! Davvero, sei un amico!”
“Figurati! Per così poco! A dopo!”
“A dopo!”
L’uomo chiude la chiamata e posa il cordless nella sua sede poi aggiusta la presa sul bimbo tra le sue braccia che sbadiglia e si strofina gli occhi.
“Hai sentito, Lucas?” chiede Mathias al figlio, sorridendo e staccandogli le mani dagli occhi, “Il dottore arriva tra poco così gli facciamo vedere la gola, va bene?”
Il piccolo afferra un dito del padre con le manine piccole e paffute e ride.
“Bravo il mio bambino...” sussurra Mathias, a bassa voce, guardandolo giocare.

***
 
“Ciao Daisy!” saluta affettuoso Balthazar, entrando in casa.
Sfiora con dolcezza le guance della neo mamma e poi si lascia accompagnare dal marito.
Balthazar la ringrazia con un cenno del capo e si avvicina a Mathias per osservare il fagottino dalle guance rosse che lui tiene in braccio.
“Ciao tesoro!” saluta con affetto Balthazar.
Il piccolo agita un po’ la manina, stretto nell’abbraccio del padre.
“Come ti senti, va un po’ meglio?” chiede gentile.
“No...” risponde stanco il piccolo strusciandosi gli occhi addormentati.
“No, piccolino! Non stropicciarli, sennò li fai diventare rossi rossi...” dice dolcemente mentre ruba il bimbo dalle braccia del genitore e inizia a cullarlo, per non spaventarlo.
Mathias, ancora agitato, sta vicino al figlio.
“Anche il mio fratellino, aveva questo vizietto e io glielo dicevo sempre che non si fa.” gli sussurra Balthazar paziente prendendo con delicatezza le mani del piccolo per riscaldarle nella sua.
“Dài, vediamo un po’ che cos’ha questo bel bimbo?” gli dice con un bel sorriso.
Mathias sospira, leggermente rincuorato.
“Probabilmente non è niente ma con i precedenti di me e Daisy ci siamo preoccupati...” spiega, “Tossisce spesso e mi sembra di aver capito che gli brucia tanto la gola. So che può essere solo influenza ma ho preferito chiamarti lo stesso...”
“Tranquillo, hai fatto bene a chiamarmi.” afferma con calma Balthazar.
Dall’ingresso proviene il suono del campanello e i due uomini si voltano in tempo per vedere Daisy che, sorridente, fa loro segno di dover uscire per andare a fare la spesa prima di chiudere la porta.
Mathias apre la bocca per spiegare a Balthazar come è stato il piccolo negli ultimi tempi ma questi, resosi conto che la mamma non è più in casa, inizia a piagnucolare, gli occhioni castani che si riempiono di lacrime.
“No, piccolino, non preoccuparti!” gli dice il dottore con un sorriso intenerito, “Mamma torna presto!”
Il piccolo Lucas, però, sembra tutt’a un tratto spaventato da Balthazar e inizia a piangere.
“Pa-pà!” piagnucola, “Pa-pà! Ma’!”
Mathias prende il figlio dalle braccia di un Balthazar sorridente e divertito e lo culla piano cercando di calmarlo.
“Mamma torna subito, subito, Lucas!” lo rassicura posando un bacio sui suoi capelli neri mentre il figlio gli nasconde il viso in petto, “Adesso va a prendere i biscotti... Li vuoi i biscotti domani mattina?”
Balthazar ridacchia piano notando che la prospettiva dei biscotti narrati fa subito calmare il piccolo e lancia un’occhiata curiosa a Mathias che scrolla le spalle.
“A Lucas piacciono tanto quei biscotti, vero piccolo?” chiede poi al figlio che annuisce deciso.
Balthazar ride.
“Di’ al dottore come sono i biscotti che ti piacciono, Lucas…” incoraggia Mathias sorridendo al piccolo che si preme il labbro inferiore con l’indice destro, apparentemente incerto, “Avanti, piccolo, glielo dici? No?”
“Ondi.” ammette il bambino arrossendo, “Ondi e gossi… Co coccolato!”
Mathias sorride, orgoglioso.
“Bravo, Lucas!” annuisce lanciando un’occhiata divertita all’amico, “Sono rotondi, grossi e con il cioccolato! Bravissimo!”
Balthazar annuisce, rassicurando così il neo-padre, e poi torna ad occuparsi del controllo.
“Ma lo sai che sono anche i miei preferiti? Ne mangerei un pacchetto intero, tutti i giorni! Peccato che mia moglie mi ricorda che troppi biscottini fanno male…” commenta Balthazar, facendo finta di nulla, per ottenere la benevolenza del piccolo paziente.
Lucas, infatti, sorride e, guardando il padre, lo indica e dice: “‘Nche ui!”
Mathias ride.
“Sì, è vero te lo dice anche il papà!” ammette.
“Ma il papà te lo dice perché altrimenti poi ti fa male il pancino!” scherza Balthazar, felice che Lucas sia di nuovo tranquillo.
Il piccolo annuisce obbediente. 
“Bene, allora finiamo questa visita così quando mamma torna questo giovanotto può mangiarsi il suo biscotto in santa pace!” scherza il pediatra.
Mathias fa strada all’amico fino alla stanzetta di Lucas, una bella cameretta luminosa con un lettino cui sono state tolte le sbarre, e Balthazar gli fa segno di tenere pure in braccio il figlio così il padre si siede sul letto e volta il bambino verso il pediatra.
Balthazar sorride, intenerito dalla totale fiducia del piccolo nel papà, e poi posa la sua borsa per terra e ne tira fuori una stecca di legno per la gola prima di inginocchiarsi davanti al bimbo.
“Dài, coraggio piccolo, mi apri la bocca?” gli domanda con un sorriso.
Ma il piccolo fissa con occhi grandi di paura l’oggetto sconosciuto e chiude le labbra ermeticamente iniziando a scuotere la testa.
“Dài tesoro, il dottore vuole solo vedere che cos’ha che non va la gola…”, gli dice il papà accarezzandogli le gambine. Il bimbo incrocia le braccia scuotendo la testa.
“Mi dispiace Balthazar, non si è mai comportato così...” commenta Mathias, sorpreso dalla reticenza del figlio.
Balthazar sorride.
“Mat, tranquillo... È un bambino, è normale che faccia così. Non te ne fare un peso, me ne occupo io.”
Il dottore si volta verso il piccolo e con un sorriso gli dice: “Vuoi vedere che cosa devo fare?”
Il piccolo, incuriosito, annuisce.
“Te lo mostra il papà?” continua il pediatra, tranquillo.
Lucas si morde un dito, incerto, ma poi annuisce così Balthazar e la misteriosa paletta si sollevano verso il viso della cavia designata.
“Mathias, apri la bocca, su!”
Questi sgrana gli occhi, sorpreso.
“Io?!”
Balthazar sbuffa.
“Chi altri sennò?” borbotta, “Su, anche tu! Non fare i capricci e fai il bravo bambino!”
Mathias fulmina con un’occhiataccia l’amico che lo guarda ridendo sotto i baffi ma alla fine sospira.
“Cosa non si fa per i figli...” commenta poi però apre la bocca con un sonoro “Ahhhh...”
Balthazar infila la paletta in bocca all’amico ridacchiando, esamina tutto per bene e poi si rivolge di nuovo al piccolo.
“Visto?” gli chiede poi guarda Mathias, “Ti ho fatto male, papà?”
Mathias sorride e scuote la testa così Lucas, leggermente rincuorato, guarda il medico e si azzarda ad aprire un po’ la bocca.
Balthazar esamina la bocca del piccolo, gli controlla la gola e finisce la visita poi si alza in piedi.
“Non è niente, solo un po’ d’irritazione probabilmente per via del freddo…” dichiara rimettendosi a rovistare nella sua borsa e tirandone fuori una piccola scatola con una boccetta, “Un misurino al giorno, alla sera possibilmente, di questo qui per cinque giorni e poi vedrai che starà meglio. Però attenzione e coprilo bene quando uscite!”
Mathias annuisce mentre si alza in piedi, il figlio tra le braccia, e accompagna l’amico di nuovo in sala, attirato dal suono della porta che si apre.
“Daisy?” chiama entrando in cucina e vedendo la moglie intenta a posare le borse della spesa sul tavolo.
La donna sorride radiosa nel vedere il figlio che si protende verso di lei e così lo prende e lo regge con un braccio mentre con l’altra mano rovista nelle borse alla ricerca di qualcosa.
Mathias lascia un bacio sulla tempia della moglie che riesce a lasciarne uno sul suo collo prima che la sua attenzione torni al bambino che ride mentre gioca con le borse bianche.
“Lucas vuole un biscotto.” ammette Mathias sorridendo, “Gliel’ho promesso, visto che si è lasciato visitare…”
Daisy ridacchia, saluta Balthazar che è rimasto sulla soglia della cucina e infine estrae il fantomatico pacchetto di biscotti da dentro una delle borse, scatenando una risata argentina da parte di Lucas.
Mathias sorride, intenerito, per un attimo, poi però si volta verso l’amico e gli fa cenno di spostarsi in salotto con lui.
I due si siedono sulle poltrone e parlano un po’, del tempo, del lavoro, delle rispettive famiglie. Balthazar racconta delle ansie continue del fratello Salomon per il figlio Victor e del suo anniversario d’incontro con la moglie Kassandra; Mathias racconta della prima sfilata organizzata dalle gemelle, che si avvicina rapidamente, e dell’energia con cui Hélyette sta lavorando alla sua sartoria, ora che è in pensione, e del viaggio che Anja e David stanno facendo in Spagna…
Balthazar chiede di Lucky e Laura e di Zach e Richard, e Mathias chiede di Ethan e di Brook.
Daisy spunta all’improvviso, con Lucas sulle spalle che sbircia tutto da dietro la testa della mamma, e porta ai due del tè prima di svanire di nuovo in giro per la casa, evanescente come sempre.
“Lucas come fa a parlare con sua madre?” chiede Balthazar all’improvviso, confuso.
“Daisy gli insegna il linguaggio dei segni…” risponde tranquillo Mathias, “Lucas ormai sa parlottare a gesti come a parole.”
“Un bambino intelligente!” commenta Balthazar sorridendo.
Mathias ride.
“Ha preso da sua madre!” risponde in automatico, “Io non…”
Ma si ferma.
Anche Balthazar perde il sorriso e posa la sua tazza di tè.
“Fa ancora male, eh?” chiede, pur conoscendo la risposta.
Lo sa anche lui quanto male faccia l’odio del proprio padre, lo sa anche lui cosa significhi non ricevere mai un sorriso né una parola buona.
Mathias è come me., pensa mesto Balthazar, Siamo prigionieri di un passato che non vuole andare via.
Mathias fissa la tazza tra le sue mani, come se non la vedesse, e Balthazar sa che è il preludio ad una frase che all’amico viene difficile dire. Mathias pensa sempre prima di dire qualcosa di delicato, lo sa, e anche in questo si assomigliano.
Potrebbero essere parenti, in fondo. Fratelli nello stesso dolore, nelle stesse paure, nelle stesse angosce e negli stessi incubi.
“Fa male, ma sempre meno ogni giorno che passa.” sussurra Mathias all’improvviso, guadagnandosi tutta l’attenzione di Balthazar, “Ora ho Lucas a cui pensare. Prima avevo Daisy ma era diverso: lei sa tutto, se crollo lei può capirmi. Ma Lucas no. È piccolo, troppo piccolo per sapere certe cose. Non voglio che un giorno venga da me e mi chieda perché piango, non si merita un genitore debole.”
Balthazar si acciglia.
“Mathias, piangere non significa che sei debole!” sbotta, in automatico, strappando un sorriso mesto all’amico.
“Hai ragione.” si sente rispondere, “E non intendevo quello. Intendevo dire che è troppo piccolo per trovarsi davanti ad un genitore che piange. Non è giusto, lo farebbe stare male e io non voglio. Dirk è la mia debolezza, bene o male ne sono consapevole adesso. È il mio tallone d’Achille e se si parla di lui, io perdo la testa. Voglio dimenticarlo. Voglio chiuderlo a chiave in una stanza remota della mia mente e non tirarlo più fuori, come lui avrebbe voluto fare con me.”
Balthazar abbassa lo sguardo, pensoso.
Non conosce Mathias da tanto, si sono incontrati in Francia pochi mesi fa quando lui ha ottenuto una cattedra di dodici mesi per insegnare Pediatria alla Sorbonne, ma sono molto legati. Erano stati entrambi contattati per prendere parte come relatori ad una lezione incrociata per le Facoltà di Psicologia e Sociologia a tema Violenze Domestiche. Lui come Pediatra e Mathias come Assistente Sociale, entrambi come oggetto della lezione.
Si erano incontrati fuori dall’aula, presentati e parlati e poi un giorno, dal nulla, Mathias lo aveva chiamato per chiedergli di dargli una mano con una bambina parecchio spaventata che non lasciava avvicinare nessuno. La piccola aveva ascoltato solamente Mathias, che le aveva spiegato di sapere cosa aveva passato, ma lui non aveva le conoscenze per essere sicuro che fisicamente stesse bene e le aveva proposto un dottore che sapeva cos’avesse passato lei e cos’avesse passato lui.
Da lì in poi, avevano collaborato spesso e adesso erano grandi amici ma il mese successivo Balthazar sarebbe ripartito e tornato in America con la sua famiglia.
Mathias sospira e decide di cambiare argomento.
“Come sta Penelope? Ho saputo che sta per sposarsi!”
Balthazar sorride.
“Sì, è in piena crisi!” ride, “Teme che qualcosa vada storto all’ultimo e che il matrimonio salti! Ma andrà tutto bene, io ne sono sicuro!”
“È una bellissima notizia!” afferma Mathias sorridendo.
Balthazar annuisce.
“Sì, non potevo chiedere di meglio…” ammette, sovrappensiero.
Mathias osserva l’amico per un po’ poi sospira.
“Tu come stai?”
Balthazar alza lo sguardo, sorpreso dalla domanda a tradimento dell’amico.
“Come?”
“Ti ho chiesto come stai…” ripete Mathias, paziente.
“Posso dire che sto meglio di prima…” risponde Balthazar, evasivo.
“L’ultima visita al cuore?”
“Bene. Battiti regolari, crisi meno frequenti e respirazione normale… Tutto a posto, insomma.” lo rassicura l’amico scrollando le spalle.
Mathias esita un secondo, incerto, ma poi cede.
“Nessuna notizia di Bryan?” mormora, piano.
Gelo all’improvviso.
Balthazar si irrigidisce e tace per un lungo momento.
Afferra la propria tazza di tè e beve, solo per guadagnare un attimo di tempo, poi però risponde, duro.
“Io non so e non voglio più sapere niente di quell’uomo.” dichiara, “So soltanto che se si azzarda ad avvicinarsi a mia moglie, mia figlia o alla mia famiglia, gli spezzo le ossa con le mie stesse mani.”
A sorpresa, Mathias annuisce.
“Posso capirti.” risponde solo, senza aggiungere altro.
L’argomento è chiuso, lo sanno entrambi. Il passato è finalmente rimasto dietro l’angolo e nessuno di loro ha intenzione di guardarsi indietro.
 
Balthazar appoggiò le mani all'infisso della finestra e strinse la presa.
Non doveva andare così, non si era aspettato che anche a distanza di anni la paura sarebbe stata così forte da offuscare per un attimo la ragione e che i ricordi lo avrebbero aggredito a quel modo. Dov’era tutta la forza che aveva tirato fuori in quegli anni? Dov’erano gli insegnamenti di Brook?
Sentì la porta aprirsi e si raddrizzò per non far notare il momento di debolezza ma ad entrare era stato proprio il tipo che, come lui, aveva riportato la sua esperienza, quell’americano che aveva incontrato all’entrata.
Mathias, possibile?
“Tutto bene?” chiese l’americano in quel momento, in un francese fluente che Balthazar per un attimo gli invidiò.
“Sì.” replicò, secco ma con una sorta di amara ironia, “Tutto benissimo!”
“Beato te, allora.”
Balthazar si voltò, sorpreso.
“Io non mi sento granché bene.” stava continuando a dire Mathias mentre si sedeva su una delle poltrone -erano nella sala insegnanti dell'Università e in effetti faceva un certo effetto avere il diritto di restarvi-, “Io non sto mai bene quando si parla di mio padre.”
Balthazar ignorò il commento di Mathias e, raddrizzando la schiena, si appoggiò al muro. Chiuse gli occhi e cercò di regolarizzare il respiro mentre tentava invano di far arrivare aria pura ai polmoni.
Mathias, che dapprima aveva chinato il capo in attesa di risposta, rialzò lo sguardo sull’uomo.
Svelto, si alzò dalla poltrona e si avvicinò all’uomo che sembrava non stare bene.

“Sicuro di stare bene? Chiamo qualcuno, …?” domandò subito Mathias, all’apparenza calmo.
Balthazar scosse il capo.

“Balthazar... Ti prego, chiamami Balthazar!” pronunciò con un po’ di fatica.
“Stai bene sul serio, Balthazar?” domandò di nuovo preoccupato Mathias.
Balthazar accennò un sorriso.
“È un attacco di panico?” chiese Mathias in quel momento, “Pensa a cose semplici, ricordati i punti base della tua vita, mi senti?”
“Sembra che ne abbia sofferto anche tu…” commentò meravigliato Balthazar, la sua frase che sembrava più una domanda.
Mathias lo fissò negli occhi, in quelli argentei che molto probabilmente avevano conosciuto la sua stessa paura, e con un leggero imbarazzo confessò.

“Sì, purtroppo sì.” affermò chinando il capo.
Una mano lieve si posò sulla spalla del ragazzo, e un sorriso dolce gli riscaldò il cuore.

“Non ti preoccupare Mathias, non è un attacco di panico.” spiegò, ora tranquillo, Balthazar.
Si avviò con passo abbastanza regolare alla poltrona più vicina.
“Ho un problema al cuore.” confessò voltandosi per incrociare i suoi occhi. “E quando mi agito troppo, lui ha il diritto di riportarmi in riga.” concluse con un sorrisetto sedendosi.
Sospirò stanco.

“Non prendi niente in questi casi?” chiese confuso Mathias.
“Dovrei, ma preferisco evitare, soprattutto se non è così grave da farmi cadere per terra in preda alle convulsioni.” spiegò di nuovo Balthazar con aria pacata.
Mathias ritornò, sorpreso, sulla poltrona.
C’era tanta calma in quell’uomo da rassicurare chiunque gli fosse accanto. “Capisco.” affermò, un po’ scettico, sedendosi al suo fianco.
“Non stavo bene.” sussurra improvvisamente Balthazar, dopo un lungo istante di silenzio.
“Come?” chiese Mathias, distratto da chissà quali pensieri.
“Non sto mai bene quando devo parlare di Bryan.” confessa onestamente e con tristezza l’uomo.
“Sì, conosco la sensazione.”
Mathias si fermò a fissare l’uomo, c’era qualcosa di diverso il lui.
“Che cosa ti ha spinto a venire qui oggi?” chiese.
Balthazar, ci pensò un attimo.
“Il senso di giustizia...non voglio che un’altro ragazzo o ragazza sopporti quello che ho dovuto subire io.” afferma con tono duro, “Questo e mio fratello.”
“Tuo fratello?”
“Ho sopportato il silenzio per il bene della mamma, e per quello di mio fratello.” affermò Balthazar annuendo.
Erano così simili, così uguali nelle pene e nell’altruismo verso la propria famiglia.
“Tu invece? Chi ti ha aiutato ad essere qui oggi?”

“Mia madre, le mie sorelle… E Daisy...”
“Ah, c’è di mezzo una ragazza?!”
“Già... La ragazza che adesso è diventata mia moglie…”
Balthazar gli sorrise con tenerezza pensando alla sua.
Non ebbe il tempo di finire il pensiero, che sentì il telefono vibrargli in tasca.
“Chiedo scusa.” affermò tirandolo fuori.
Si soffermò a guardare il display luminoso, dove la foto di sua moglie che abbracciava sua figlia gli sorrideva divertita.
“Scusami.” affermò di nuovo alzandosi.
“Pronto.” esclamò calmo, “Ciao Kas...sì, tutto bene… No, sono in pausa, non ti preoccupare… No, non è stata così dura come credevo, tranquilla, è tutto a posto… Davvero, più tardi li chiamo allora… No tesoro, sono sincero, sto bene... Non sono solo...sto facendo amicizia.” afferma divertito sorridendo a Mathias, “Sì...certo… Ma che sta combinando quella piccola monella?” chiede divertito, “Mi sembra giusto...dài passamela… Ciao amore del papà… Sì, il papà sta bene, tu invece? … Che facevi con la mamma?... Giocavi?!... E a che cosa?... Beh, deve essere un gioco interessante… Lo so piccola, anche tu mi manchi… Appena torno il papà sta un po’ con te promesso… Tesoro, ora il papà deve andare, mi passi la mamma così la saluto?... Brava piccolina… Ciao stellina, un bacio dal papà… Kassandra?!... Sì, devo…ti richiamo io ‘sta sera, va bene?... Okay… Ti amo!... Ciao ciao!”
Sorrise mentre guardava ancora il display, e vide scadere un altro minuto.
Premette il tasto rosso, e tutto si spense.

“Erano gli altri motivi per cui sono qui oggi, mia moglie e mia figlia...” disse felice Balthazar chiudendo il cellulare.
“Alle volte credo che persone così, ci siano state mandate dal cielo.”
“È un bel pensiero.” affermò Balthazar mettendosi seduto.
Mathias, voleva sapere di più su quell’uomo, era così in sintonia con lui.
“È stata un esperienza dura la tua?” chiese serio.
Balthazar gli sorrise con dolcezza.

“Non credo che in questi casi, possano esistere esperienze meno dure di altre.”
“Anche per...” Mathias deglutì.
Gli sembrava di chiedere troppo, ma ormai c’era dentro.
“...Bryan...ogni scusa era buona per prendersela con te?”
“Mi sembra logico.” affermò Balthazar annuendo, “Ogni momento era propizio per lui, mi massacrava di botte anche quando ero costretto a letto con la febbre alta, o perché no?, anche quando stavo affrontando una crisi. Mi riempiva di botte, quando nessuno vedeva e, anche se in quei casi tutto era più difficile, lo facevo per la mamma.”
“È terribile…”
“Non è meno terribile di un padre pazzo, che ti rompe due costole perché non hai fatto la spesa o che ti rompe un polso perché hai baciato una ragazza.” replicò Balthazar, sentendosi troppo sotto i riflettori.
“Immagino di sì...” annuì Mathias rendendosi conto che l’amico aveva ragione, “...e il brutto era che credevo davvero di meritare quelle punizioni.”
“Ed in questo sbagliavamo entrambi.” affermò Balthazar sorridendogli mesto.

Un gesto affettuoso, per farlo uscire in quello stato di trance in cui stava cadendo.
Sentirono suonare la campanella e Balthazar sospirò rassegnato alzandosi.
“Su, andiamo!” affermò avvicinandosi alla porta, “La nostra lezione, non è finita!” scherzò.
Balthazar aprì la porta.
“Prego.” pronunciò lasciando uscire prima Mathias.
“Grazie.” risponde educato l’altro.
Balthazar chiuse la porta della stanza e si avvicinò a Mathias.
Silenziosamente si misero in cammino, con calma.

Affiancati.

 
“Accidenti come si è fatto tardi!” esclama sorpreso Balthazar.
Si alza dal divano, posando la tazza di tè, ormai vuota, e riprende la sua borsa.
“Grazie per l’ospitalità!” afferma Balthazar una volta sulla porta.
“No, grazie a te per essere venuto con così poco preavviso!” replica Mathias, sorridente.
“Dovere Mat.” afferma Balthazar uscendo dalla casa, “Tornerò domani a vedere come sta!”
“Ma sei in vacanza, non dovresti godertela un po’?” lo prende in giro l’amico, ben sapendo che il pediatra non andrà mai in vacanza.
“E lasciare un bambino con quella gola?” chiede infatti l’altro strizzandogli l’occhio, “Non se ne parla! Tornerò domani nel pomeriggio.”
“Va bene, allora grazie di nuovo.” afferma Mathias, guardandolo scendere le scale.
“A domani Mathias, e mi raccomando fai come ti ho detto.” afferma Balthazar salutandolo.
 
Balthazar è il fratello maggiore che non ho mai avuto, è piacevole la sua compagnia. Non mi fa sentire vuoto, come mi faceva sentire qualcuno…
 
Mathias è un bravo ragazzo, il tipico fratellino di cui essere fieri. È bello aver trovato un amico come lui.




Come già detto troppe volte: Crossover tra "L'Amore nel Silenzio" di Agapanto Blu e "Cuori Imperfetti" di Christine_Heart che potete trovare cliccando sul loro nome :)
Non abbiamo niente altro da aggiungere, direi se non "Grazie per aver letto!"
Agapanto Blu & Christine_Heart

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Agapanto Blu