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Autore: sakurai    09/04/2013    6 recensioni
Suoh sa che quello è il suo posto.
Non di un re, non di un capo, né di un sovrano.
Solo di qualcuno che aspetta, anche se sa che lo sta facendo inutilmente.

[Munakata_Suoh, flashfic, rating giallo]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mikoto Suoh, Reishi Munakata
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prisoned.





La cella che gli è stata brutalmente assegnata, nelle segrete del quartier generale degli Scepter4, è umida e fredda. Il fuoco gli brucia con prepotenza nelle vene ma, se basta a non fargli percepire la bassa temperatura, non può fare nulla contro il gelo tagliente che Munakata gli riserva da quando è rinchiuso lì.
Sembra che l'ultimo tentativo di trovare l'assassino di Totsuka sia stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, in un insieme di sopportazioni che sono infine giunte al limite.
Per Suoh non c'è perdono per chi ha ucciso Tatara, non c'è riposo alla ricerca del suo assassino, né rassegnazione o abbandono: nel clan rosso la rabbia brucia e si diffonde come una fiammella tra le foglie secche, e Munakata sa che non può spegnerla o soffocarla con la forza.
Per questo motivo, tutto ciò che può fare è tentare di proteggere la giustizia e l'ordine sociale, e di difendere il proprio clan, la cosa più importante - non gli costa quasi più niente fingere che sia così, ormai.
Sono questi i momenti in cui Suoh vorrebbe ridergli in faccia, distruggere la sua maschera e umiliare il suo ego tanto bugiardo. Lo diverte in maniera incomprensibile e masochista, che gli porta alla mente il sapore del sesso che condividevano da ragazzi, nel silenzio diffuso dopo le lezioni.
Ricorda ancora il suono umido dei baci, la sensazione della pelle sempre fredda dell'altro contro la propria, bollente. E sa - ne è sicuro - che Munakata non ha dimenticato il sentimento di disagio che gli aveva confessato di provare ogni volta che gli si concedeva, né il dolore lancinante che tardava sempre a sfumare nel piacere.
Suoh si rende conto che, dopo tutto quel tempo, ancora il pensiero di Munakata riesce a togliergli il sonno, occupandogli con insistenza la mente. Se a quel tempo ne era indifferente, ora ne è quasi infastidito; prima la sicurezza che l'altro fosse suo era forte, mentre ora l'incertezza riesce quasi a farlo dubitare.
Non sa più se Munakata continua a vederlo come la sua cosa più importante, non sa se si è dimenticato di quello che provavano e di quello che erano prima di diventare Re.
E allora Suoh brucia, brucia di rabbia. Una rabbia causata dall'abbandono, una rabbia che non si mostra per quello che è, nascondendosi nell'odio e nell'impotenza per la morte di un amico, senza la possibilità di sfogarsi.
Brucia Suoh, per l'amore che prova e che non ha vergogna di sentire per l'altro, lo stesso che Munakata si rifiuta e gli rifiuta da quando è diventato il Re Blu.
È rinchiuso in una cella e pensa, con macabro divertimento, che quello è il suo posto - non il posto di un re, non il posto di un capo, né di un sovrano.
Solo di qualcuno che aspetta - invano - che l'altro abbia un po' meno paura di amarlo e vergogna di ammetterlo. Nonostante tutto, Suoh sa che molto probabilmente aspetterà inutilmente.
E gli dispiace, perché ora non può proprio permetterselo.

   
 
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