Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: himartine    10/04/2013    0 recensioni
"niente era migliore di lei, non riuscivo a capire come una sola persona riuscisse a dare un senso a tutto quanto."
"era diverso, probabilmente sarei dovuto scappare a gambe levate da quella panchina mal ridotta. probabilmente avrei dovuto, o forse no. non lo sapevo, sapevo solo che non riuscivo a smettere di guardarla."
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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martina's point of view.

camminavo per una delle vie principali in cerca di un regalo di compleanno per Isy, la mia migliore amica.
quella sera ci sarebbe stata la sua festa di compleanno e non potevo assolutamente presentarmi a mani vuote.
ci conoscevamo da quando eravamo piccolissime ed eravamo cresciute insieme.
guardando le vetrine intorno a me non notavo niente di particolare da comprarle, mi sembravano tutte cose fatte con lo stampino.
decisi di lasciare perdere e feci per tornare a casa.
svoltai in una delle vie meno frequentate per cercare di accorciare il tragitto, quando, attraversando la strada, mi cadde il blakburry dalla tasca e mi chinai a raccoglierlo.
pessima mossa.
avevo appena alzato la testa quando notai una macchina sbucata dal nulla che era a nemmeno un metro e mezzo da me.
cercando di evitarla mi lasciai in avanti verso il marciapiede ricadendo sopra alla spalla.
sentii la macchina sgommare di botto e frenare.
non riuscivo a vedere un centimetro dal mio naso che era a pochissimo dall'asfalto della strada e con la mano sinistra mi tenevo la spalla destra che mi faceva male da morire.
sentii sbattere uno sportello e dei passi venire verso di me.
"stai bene? cosa ti è venuto in mente? sei impazzita? oh mio dio."
era la voce di un ragazzo a parlare e feci uno sforzo immenso per tirarmi su a sedere sul marciapiede.
ero ancora un po' intontita per la botta ma stavo bene, apparte la spalla dolorante.
ci misi un po' ad elaborare quello che mi aveva detto
"io? sei tu che mi hai quasi investita.. sei sbucato dal nulla"
non l'avevo neanche degnato di uno sguardo fino a quando non si chinò alla mia stessa altezza per guardarmi negli occhi.
"mi dispiace da morire, giuro che non ti avevo visto"
si tolse gli occhiali da sole e mi guardò con due occhi color nocciola che, se in quel momento non fossi appena stata investita, mi avrebbero di certo tolto il fiato.
"d'accordo, tranquillo"
lo guardai e lui distolse lo sguardo, studiandomi e controllando come stavo.
"ti fa male la spalla? fammi vedere.."
allungò le mani verso la mia spalla destra continuando a non guardarmi e spostandomi delicatamente la mano sinistra con la quale la tenevo, toccò un punto preciso e non ci vidi più dal dolore.
se ne accorse dalla mia espressione.
"credo che sia meglio andare al pronto soccorso, ti accompagno io."
mi bloccai per un secondo prima di rispondere.
"no, non posso. io devo andare a casa, sto benissimo!"
cercai di alzarmi ma sentii una fitta tremenda che dalla spalla scendeva per tutta la schiena e repressi un grido.
"forza sali in macchina, non puoi andare a casa così"
"mio padre mi ucciderà"
lo dissi un po' più per me che per farlo sentire a lui ma non gli sfuggì.
mi aiutò a sedermi sul sedile accanto al guidatore e poi chiuse lo sportello andandosi a sedere davanti al volante.
"come ti chiami?"
ruppe il silenzio dopo un paio di minuti che guidava.
"mi chiamo sole.."
risposi sistemandomi sullo schienale cercando una posizione dove il dolore non mi facesse venir voglia di urlare.
"sole? non l'avevo mai sentito come nome."
"si lo so, mia madre era una persona a cui piacevano questi nomi un po' particolari"
e con le mani sottolineai l'ultima parola.
"mi piace invece. è.. diverso. sono justin"
staccò una mano dal volante per porgermela e mi guardò finchè non la strinsi per poi tornare a fissare la strada.
calò di nuovo un silenzio imbarazzante ma con la coda dell'occhio riuscivo a studiarlo.
aveva una bella bocca e begli occhi, furono le prime cose che notai.
ben vestito, mani curate e con una catenina al collo..
mi girai per guardarlo meglio ma la sua voce mi riportò alla realtà.
"se preferisci scattami una foto così potrai guardarla meglio"
mi fece l'occhiolino ridendo.
sentii le guance arrossire e subito distolsi lo sguardo.
"cos'è quel braccialetto che hai al polso?"
mi voltai a guardarlo e notai che mi fissava il polso sinistro dal quale pendeva una catenina con un ciondolo particolare.
"oh, questo? era di mia madre. lei aveva origini brasiliane e questo me l'ha lasciato.."
mi bloccai.
perchè stavo per raccontare i miei problemi familiari ad un perfetto sconosciuto che, per giunta, mi aveva quasi messo sotto con la sua auto?
mi guardò perplesso aspettando che continuassi e quando non accadde, iniziò lui.
"tu saresti brasiliana quindi?"
lo disse in modo ironico indicandomi con un dito senza staccare le mani dal volante.
"si.." vedendolo ridere continuai "cosa c'è di divertente?"
"no scusami, è solo che ti vedo tutta così piccolina e le brasiliane che ho visto io erano grandi e scure e con le gambe lungue e con due.."
fece il gesto di avere due seni enormi con una faccia divertita e poi tornò a guidare con il sorriso ancora sulla faccia.
io mi guardai per bene pensandoci.
"non sono così piccolina!"
rise di nuovo, mi piaceva la sua risata e cosi.. dolce.
"ho 17 anni! non prendermi in giro"
misi il broncio come una bambina girandomi dalla parte del finestrino.
"non ti prendo in giro, preferisco le ragazze piccoline"
mi girai a guardarlo inarcando le sopracciglia e lui mi sorrise in modo.. seducente?
"idiota."
lo squadrai.
"come scusa?" disse con aria divertita
"ho detto" ripetei scandendo le parole come se parlassi con una persona straniera "che sei un idiota"
"oh-oh"
si battè una mano contro il petto. "questa faceva male!" 
tornò poi a guardare la strada sempre con la stessa aria divertita che avrebbe fatto saltare i nervi a chiunque.
rimanemmo in silenzio per qualche altro minuto e mi ricordai del dolore alla spalla.
quando aprii la bocca per dire qualcosa, mi precedette.
"siamo arrivati, eccoci"
parcheggiò e uscì dall'auto.
prima che potessi fare qualsiasi cosa mi aveva già aperto la portiera e mi aveva allungato una mano per aiutarmi a scendere.
  
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