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Autore: laura85    10/04/2013    7 recensioni
Erano le 6 e un quarto di sera e lui non vedeva l'ora di tornare a casa ... perché ora aveva qualcuno ad attenderlo. Squillò il telefono dell'ufficio, decise di rispondere, dopo fu il caos.
Un solo pensiero ... Mac.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Erano quasi le sei di sera e gli uffici del Jag andavano via via svuotandosi, gli unici ancora indaffarati erano lui e Bud, che stavano finendo di delineare la linea di difesa per il caso che avrebbero portato in tribunale il giorno dopo. Nell’altra stanza il Generale discuteva ad alta voce con qualcuno ma Harm dubitava si trattasse di lavoro … 
 
Il Generale non era una cattiva persona e sicuramente sapeva come svolgere il suo lavoro nel migliore dei modi ma erano loro che faticavano ad entrarci in sintonia, l’Ammiraglio Chegwidden aveva passato con loro nove anni e per tutti era diventato un padre, era severo ed esigente ma sapeva anche quando lasciare andare la corda, ma soprattutto si fidava ciecamente della sua squadra di avvocati e, sebbene lui non gli avesse reso la vita facile, sapeva che lui rappresentava il figlio che non aveva mai avuto … 
 
Distogliendo l’attenzione dai suoi pensieri gettò un’altra veloce occhiata all’orologio … erano le sei e un quarto e lui voleva andare a casa, ora c’era qualcuno che lo aspettava … e senza accorgersene gli scappò un sorriso … in tutto questo suo pensare si era dimenticato di Bud che sedeva proprio di fronte a lui e che aveva notato tutto il suo fantasticare dell’ultima mezz’ora, quando poi gli scappò quella mezza risata non poté sfuggire alla domanda del suo amico : “Signore, tutto bene?”, cercò qualcosa di convincente con cui rispondere in modo che Bud desistesse da fare altre domande alle quali non avrebbe potuto rispondere, così disse: “Certo, sono solo stanco e voglio andare a casa ti dispiace se continuiamo domani?”, Bud annuì ma con una delle sue tipiche espressioni gli fece capire che non credeva ad una sola parola di quello che aveva appena detto … Bud lo conosceva troppo bene, avrebbe dovuto immaginarlo che non l’avrebbe ingannato facilmente ma doveva rispettare la decisione che aveva preso con Mac, tra loro le cose erano cambiate subito dopo la cena dell’Ammiraglio, dopo che lei gli aveva domandato se ci fosse stato per sempre o se invece, come per gli altri uomini della sua vita, prima o dopo sarebbe andato via, senza esitazione le aveva risposto che ci sarebbe stato per sempre e mai nella sua vita era stato più sincero … era Mac la donna della sua vita, lo sapeva da sempre ma mai era riuscito a superare i suoi blocchi, le sue paure ma dopo che lei le confidò quello che stava passando e dell’intervento subito la mattina tutte le sue preoccupazioni svanirono e capì che era quello il momento di scoprire le carte, altrimenti l’avrebbe persa per sempre … da allora vivevano insieme, un po’ nell’appartamento di lei un po’ nel suo e avevano finalmente cominciato a godersi la vita. Avevano solo deciso di aspettare un po’ prima di rendere pubblica la notizia, i loro amici sarebbero stati al settimo cielo ma con tutti i cambiamenti avvenuti al Jag negli ultimi mesi non volevano rischiare di essere divisi o, peggio, trasferiti in sedi separate … 
 
Stavano per salutarsi quando suonò il telefono … lui e Bud si fissarono per un secondo poi Harm decise di rispondere … 
 
Dopo fu il caos …

Quando posò la cornetta nella sua mente c’erano solo confusione e disperazione, era paralizzato e soltanto gli scossoni di Bud lo riportarono alla realtà … quando realizzò che era tutto vero vide sul volto dell’amico il ritratto della paura e capì che doveva dargli una spiegazione, le uniche parole che riuscì a pronunciare furono: “Mac ha avuto un incidente in macchina”, poi senza sapere come ci fosse arrivato si ritrovò al volante della sua Corvette che sfrecciava verso l’ospedale.

Stava salendo gli scalini a due a due, il fiato gli mancava, sentiva che il suo cuore stava per esplodere ma arrivò al banco dell’accettazione … con l’ultimo alito di fiato che gli rimaneva riuscì a dire: “Rabb, Harmon Rabb”, l’infermiera capì che era l’uomo che poco prima aveva sentito al telefono, lo fece accomodare e gli disse che sarebbe tornata subito.
 
Tornò poco dopo con un bicchiere d’acqua e si sedette vicino a lui … a quel punto capì che le notizie che sarebbero arrivate non erano quelle che lui voleva sentire …
 
Signor Rabb, la Signora MacKenzie ha avuto un brutto incidente, probabilmente a causa del ghiaccio è scivolata prendendo una curva ed finita contro un albero, le ferite che ha riportato sono serie ora è in sala operatoria, lo sterzo le ha perforato la milza e per fermare l’emorragia devono rimuoverla, l’esplosione dell’air bag le ha provocato bruciature sul volto e ha un trauma cranico. Prima di perdere conoscenza ha pronunciato più volte il suo nome ecco come l’abbiamo rintracciata. Per ora non posso dirle altro, finito l’intervento potrà parlare con il dottore”
 
A quel punto il suo mondo si fermò e poi crollò … non era neanche sicuro di aver compreso tutto quello che quell’infermiera gli aveva detto, il suo cuore aveva smesso di battere … e ora? Che cosa doveva fare ora? Non lo sapeva, rimase li ancora per un po’ poi chiamò Bud, non lo aveva fatto coscientemente, ma si ritrovò fra le mani il telefono e la voce del suo amico che preoccupato lo chiamava e gli chiedeva cosa fosse successo …
 
Mac era ancora in sala operatoria quando arrivarono Bud e Harriett, in qualche modo riuscì a spiegare cosa fosse successo e poi tutti e tre si sedettero in attesa … fu Harriett dopo qualche minuto ad avvicinarsi a lui, non disse niente, sapeva bene che non c’era nulla da dire ma soprattutto che niente in quel momento lo avrebbe fatto sentire meglio, gli appoggiò una mano sulla spalla e lo strinse, era il suo modo per dire “siamo qua, non sei solo”, ora lui non era più il Capitano Rabb era solo Harm e loro erano semplicemente i suoi, i loro amici, i compagni di tante avventure, di tante risate, di tante cene … loro meritavano di sapere perché fosse così sconvolto anche se era certo che già sapessero …
 
Fece così qualcosa che non aveva mai fatto ma che, soprattutto, mai avrebbe pensato di fare, si girò verso Harriett, la abbracciò e cominciò a piangere, piangeva come un bambino e più singhiozzava più lei lo stringeva proprio come faceva con il piccolo A.J., e quando finalmente sciolse l’abbraccio vide che anche lei piangeva ma che con il suo inconfondibile sorriso gli diceva anche: “andrà tutto bene”.
 
Mentre aspettavano raccontò tutto agli amici, della sera dopo la cena per l’Ammiraglio, della decisione di vivere un po’ da uno e po’ da dall’altra, del fatto di non aver detto niente per paura di essere divisi, ma soprattutto di quanto grande fosse l’amore che provava per lei …
 
Alla fine Mac uscì dalla sala operatoria, era stabile ma in coma e i medici non sapevano se e quando si sarebbe svegliata, una volta portata in stanza gli permisero di vederla …. Prese una sedia e si sedette a fianco a lei, sembrava che dormisse come quando lui si svegliava prima di lei e rimaneva a guardarla, capitava spesso e si perdeva nell’osservarla … era lo stesso anche ora, per quanto evidenti fossero i segni dell’incidente anche ora la trovava bellissima e serena … il bip del macchinario a fianco a lei lo riportò alla realtà … 
 
E se non si fosse svegliata mai? Se fosse morta? Erano pensieri che non avrebbe dovuto avere ma erano inevitabili, ora che aveva tutta la felicità che da sempre sognava qualcuno provava a portargliela via … guardò fuori dalla finestra .. Aveva ripreso a nevicare, tutto stava diventando bianco, e dagli altoparlanti della radio si diffondevano note natalizie … solo in quel momento si rese conto che mancavano solo pochi giorni a Natale e inevitabilmente il suo pensiero andò a suo padre … anche lui era scomparso la sera di un Natale di tanti, troppi anni prima costringendolo a crescere triste e con l’ossessione di ritrovarlo, c’era Mac con lui quando ebbe la certezza che era morto, c’era sempre stata Mac quando aveva bisogno di aiuto o si sentiva perso, nonostante svariate litigate, allontanamenti e riavvicinamenti c’erano sempre stati l’uno per l’altra e ora anche lei lo stava lasciando … no, non lo accettava, non avrebbe permesso ad un altro Natale di portargli via una parte tanto importante della sua vita ….
 
I suoi giorni passavano così, tra l’ufficio e l’ospedale, andava da Mac il più possibile, nelle ore di pausa pranzo, appena finito di lavorare e passava con lei la notte, a casa ci andava solo per una breve doccia e per cambiarsi l’uniforme, dormiva poco e di rado e quando riusciva a chiudere gli occhi per qualche ora i suoi sogni si trasformavano in incubi, per passare il tempo portava con se i fascicoli dei casi a cui lavorava e glie li leggeva quasi a sperare che lei potesse dargli consigli su come impostare una causa e sulle modifiche da fare per un’arringa più efficace. Quando era in ufficio si limitava a svolgere i suoi compiti, molte cause le vinceva, altre le perdeva poi sprofondava di nuovo sulla sedia chiuso nel suo ufficio … 
 
I suoi amici lo osservavano da fuori, erano preoccupati, lo vedevano soffrire e non potevano aiutarlo, più passava il tempo più lui si chiudeva nel suo silenzio, parlava di rado almeno che non venisse interpellato, salutava quando arrivava la mattina e quando andava via la sera, soltanto il piccolo A.J. Riusciva a strappargli un mezzo sorriso quando, con la sua innocenza di bambino, gli correva incontro e gli urlava: “zio Harm, zio Harm fammi volare come un Tomcat” … i Tomcat … nemmeno più volare sembrava dargli sollievo, non usava il suo Stearmen da quando Mac era entrata in ospedale, e avevano dovuto convincerlo a presentarsi alle qualificazioni semestrali, “Mac non avrebbe voluto che non ci andassi”, solo con quella frase erano riusciti a dissuaderlo e a portarlo di peso sulla portaerei … 
 
Erano quasi due mesi che Sarah era li e lui era davvero esausto, quella situazione lo stava logorando dall’interno e non poteva farci niente, le aveva parlato, le aveva raccontato delle sue giornate, dell’ufficio, delle cause, del piccolo A.J e di come solo lui riuscisse ancora a strappargli un debole sorriso, le aveva raccontato delle qualificazioni semestrali e di come il Generale si stesse ambientando al Jag, alla fine dalla disperazione aveva anche provato a sgridarla, a dirle che non poteva fargli una cosa del genere ma niente aveva fatto si che la sua piccola e indifesa Marine si svegliasse, aveva finito anche le lacrime … decise allora di fare una cosa che in tutto quel tempo non aveva fatto, se davvero quelli erano gli ultimi momenti che passava con lei non li avrebbe passati seduto su una sedia … si sdraiò accanto a lei e la strinse come faceva la mattina quando si svegliavano insieme, la strinse a se più che poté per farle sentire il suo calore … e la baciò … per la prima volta da due mesi si addormentò e dormì un sonno profondo e senza incubi …
 
Le infermiere lo osservavano da fuori, i regolamenti dell’ospedale non permettevano solitamente cose del genere ma nessuna di loro ebbe il coraggio di entrare nella stanza e disturbare quel momento, anche il medico fu d’accordo, erano mesi che osservano quell’uomo e il suo dolore, lo guardavano arrivare e andare via, straziato eppure sempre educato e gentile con tutti, dopo mesi era la prima volta che lo guardavano dormire senza che si agitasse per chissà quale incubo o che, straziato, ripeteva il suo nome … no, nessuno avrebbe rotto quel piccolo attimo di pace, se lo meritavano entrambi ….
 
Quando aprì gli occhi erano le 10 passate, come aveva fatto a dormire per tutto quel tempo? Si era dimenticato cosa volesse dire riposare per più di mezz’ora e senza incubi … si ricordò che era senza divisa e che doveva andare in ufficio così, controvoglia, si staccò da Sarah … entrò un’infermiera, doveva chiamarsi Abby, e gli disse: “Stia tranquillo Capitano Rabb, ieri sera è venuta una sua collega, l’ha vista dormire e ha avvisato che oggi non sarebbe andato in ufficio, le ha lasciato questo” … nelle mani si ritrovò un piccolo foglio:
 
“Harm, non fare domande. Ho fatto spostare la causa alla prossima settimana, ho avvisato che oggi in ufficio non saresti venuto così potrai avere libero tutto il week-end. Tutto è sotto controllo, riposati. Ti siamo vicini. Harriett.”
 
Avrebbe dovuto ringraziarla un giorno o l’altro, lei e Bud erano davvero due amici preziosi, non erano mai invadenti ma li sentivi sempre vicini e sapevano sempre di cosa avessi bisogno. Il biglietto lo dimostrava …
 
In quel momento accadde il miracolo … una voce sottile alle sue spalle gli domandò : “Ehi marinaio, non mi saluti?”, non si girò subito, aveva paura di averla immaginata e la delusione sarebbe stata troppo grande, ma quando dalla vetrata di fronte a lui vide le infermiere sorridere capì che era tutto vero e allora con il più splendido dei suoi sorrisi si girò e corse a baciare Sarah … 
 
Da fuori medici e infermiere osservavano rapiti il miracolo, era bastato sentire la sua voce per far rinascere quell’uomo … aveva fatto un sorriso capace di oscurare il sole, i suoi occhi erano tornati vivi e la stanchezza di quei due mesi e le occhiaie sembravano solo un ricordo … Ora che lui aveva riavuto indietro la sua felicità e che la donna che amava sorrideva, tutti nell’ospedale capirono quanto grande fosse l’amore che univa il Capitano Rabb e il Colonnello MacKenzie … e loro si resero conto che nessuno sarebbe stato grado di dividerli, né il Generale né il lavoro né nient’altro al mondo ….
 
Erano ormai passati 6 mesi da quel triste capitolo della loro vita e tutto era ritornato alla normalità, il lavoro, gli amici e la loro vita insieme, ormai tutti sapevano di loro ma non gli importava … fra due settimane da quel giorno lei sarebbe diventata la Signora Rabb!
 
Faticava ancora a crederci, quasi come fosse un sogno e se venisse pronunciato ad alta voce potesse svanire, Harm era noto per la sua calma, la sua determinazione, la sua capacità di gestire ogni situazione ragionando ma quella proprio non era in grado di gestirla … gli sembrava di essere un bambino al primo giorno di scuola e pensare che aveva preso in giro Bud il giorno del suo matrimonio con Harriett per come si agitava …. Avrebbe dovuto incassare le battuttine dei suoi amici senza fiatare, se lo meritava ….
 
Al matrimonio c’erano proprio tutti, dai loro amici di sempre alle più alte cariche del Jag, negli anni si erano fatti tanti nemici ma quel giorno Harm si accorse anche di quanti amici avevano intorno e di quanta stima godessero da parte dei superiori … ovviamente l’Ammiraglio Chegwidden non sarebbe mancato, avrebbe accompagnato lui Sarah all’altare, Chloe e il piccolo A.J. Sarebbero stati rispettivamente damigella e paggetto … per lei le damigelle sarebbero state Harriett e Jennifer per me, inutile dirlo, Bud e Sturgis …
Tutto era pronto, io aspettavo l’arrivo della sposa accanto a Bud che si stava riprendendo ogni tipo di rivincita, cosa che aspettava credo dal giorno del suo matrimonio …. Mac era in ritardo, impossibile lei non era mai in ritardo e io cominciai a sudare … quando Bud mi vide scoppiò in una fragorosa risata ricordandomi che era consuetudine per le spose arrivare in ritardo, era un auspicio di buona fortuna … ah si?? A me sembrava una tortura altro che auspicio di buona fortuna!!!
 
Poi si materializzò lei, fasciata nel suo abito bianco di seta … dire che era splendida non rendeva l’idea di che cosa stessi guardando, i piccoli brillantini incastonati nel suo abito la facevano splendere, il taglio del vestito sembrava creato per lei e lei soltanto, lo strascico dell’abito la slanciava e il velo che le copriva il viso la faceva sembrare un angelo … accanto a lei l’ammiraglio camminava con aria solenne come imponeva il suo compito e il suo grado ma per chi lo conosceva bene come loro non era difficile vedere che al di la del militare, dell’ex Seal c’era un uomo fiero ed emozionato, i suoi pupilli finalmente avevano raggiunto la felicità ….
 
“Io, Harmon Rabb Jr. prendo te Sarah Mackenzie come mia compagna, per la vita … il mondo vede una donna forte, indipendente ma io non ho mai conosciuto persona più dolce e dal cuore più generoso … quando mi sono perso tu sei sempre stata li a proteggermi, a sostenermi e a riportarmi indietro e così, in questo giorno io affido il resto della mia vita a te. Io ho sempre creduto in te così come tu in me e credo che quando si crede in qualcuno non è mai per un attimo, è per sempre.”
 
 
 
“Io, Sarah Mackenzie prendo te Harmon Rabb Jr. come mio compagno, per la vita … quando si parla d’amore credo sia proprio come nell’esercito, ci si arruola solo se non ti puoi immaginare a fare nient’altro … e io non posso immaginare nessun altro a parte te al mio fianco, è stato così dal primo giorno in quel giardino di rose … sei il mio migliore amico, il mio rifugio e il mio vero amore e io sono stata, sono e sarò sempre tua.”
 
Le loro parole avevano risuonato per tutta la chiesa e la maggior parte di loro erano commossi, sapeva il perché … praticamente tutti i presenti erano stati testimoni dei 9 anni della loro travagliata ricerca della felicità, tutti hanno sempre saputo quanto quei due testoni si amavano e nessuno capiva perché si ostinassero e negarsi … sentirli pronunciare quelle parole faceva riaffiorare in ognuno di loro ricordi passati, ricordi di vita vissuti al Jag e in missione …. 
 
La cerimonia volse al termine, gli invitati cominciarono ad uscire e il picchetto d’onore li attendeva in formazione perfetta … era Bud questa volta a pronunciare le parole di rito che erano toccate a lui e a lui spuntò un sorriso a quel ricordo … c’era ancora un regalo che non si aspettava e sapeva bene di chi fosse stata l’idea, l’Ammiraglio gli aveva fatto un piccolo ma allo stesso tempo grande e silenzioso regalo, sopra le loro teste passarono in formazione uno stormo di 4 Tomcat in volo radente, anche i suoi vecchi compagni gli auguravano buona fortuna … 
 
Ora tutto era davvero perfetto, ogni tassello della sua vita era entrato nel giusto incastro, dimenticati i dolori passati per la perdita del padre, dell’angoscia degli anni passati a cercarlo e la paura di perdere l’unica donna che avesse mai davvero amato, davanti a lui si apriva solo la strada della felicità.
Diede un’ultima occhiata alla sua bellissima moglie prima di prenderla in braccio per farla salire sulla macchina che li avrebbe portati all’aeroporto poi salutarono tutti i presenti e partirono per quel viaggio consapevoli di aver finalmente intrapreso, insieme, il sentiero della felicità.
 
  
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