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Autore: Lem    10/04/2013    1 recensioni
Quando un' artista di strada decide di essere qualcosa di più,
Quando un ragazzo le ruba il cuore,
Quando l' amore non è che un inseguimento su una strada piena di ostacoli,
Allora nasce questa storia.
Una storia di amore, delusione, speranza.
Perchè non sempre l' amore è una cosa facile e certe volte ti fa girare il mondo.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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-Che cazzo ho fatto...- rimpiattai la testa tra le ginocchia, seduta sul letto e appoggiata al muro, il mio corpo minuto si notava appena, mi toccai la testa, sfiorando i miei lunghi capelli neri legati da una crocchia scomposta, che a detta di molti mi donava, chiusi gli occhi azzurro chiarissimo, li strofinai e mi cadde una lente a contatto, senza, non vedevo quasi nulla, tutto sfocato, i colori, i margini delle cose li distinguevo, ma non definivo nulla, me la rimisi e tornai a distinguere gli oggetti, guardai la sua stanza, c' erano disegni ovunque, paesaggi, visi, oggetti strani, e ancora paesaggi, ma non normali, paesaggi immaginari. Quando mi toglievo le lenti disegnavo oggetti immaginari con lo spunto di quello che “non vedevo”

Puntai lo sguardo su un ritratto di un ragazzo bellissimo, con dei tratti che mi avevano colpito fin da subito, è per lui che mi disperavo.

 

Mi chiamo Liza Bousslair, ho 22 anni e mi sembra di non aver ancora combinato nulla nella vita.

Era iniziato tutto in una giornata normale di fine giugno, io seduta sul mio consueto sgabello disegnavo sull' enorme blocco da disegno con il lapis, nella città dove vivevo, vicino al deserto ma popolosa, Sharm el Sheik. Guardavo la gente passare, con la mia aria attenta e svagata nello stesso tempo, ad un certo punto mi cadde l' occhio su un passante che si era fermato, biondo con gli occhi neri, alto, con un cappello a visiera blu che si guardava intorno, d' impulso afferrai la matita e iniziai a disegnare, forse il bel cappello, forse il bel viso, sta di fatto che il ragazzo mi aveva fatto sentire qualcosa, lui continuava a guardarsi intorno, e io a guardare lui, tracciando linee sul foglio, ma presto lui mi notò, e si avvicinò incuriosito, si affacciò al foglio dove oramai il mio disegno iniziava a delineare i suoi tratti

“Mi scusi ma lei è una qualche tipo di pervertita o cosa?” disse il ragazzo in inglese, con un accento un po' rigido,io capii, quella era la mia prima lingua, lo sapevo meglio dell' arabo;

“Uh?” feci una faccia a finta tonta

lui indicò il foglio

“Ah, no mi scusi, sono una disegnatrice” risposi nella lingua con cui mi aveva parlato

“Ma io non le ho chiesto un ritratto” constatò lui con un sorriso

stetti in silenzio, lui mi squadrò

“Però le chiedo un caffè, le va?”

Accettai subito, avrei approfittato per chiedere scusa al ragazzo.

Così ci conoscemmo.

“Mi chiamo Sam”

“Liza”

seguì un silenzio imbarazzante “Quindi disegna per vivere” constatò lui

“Più o meno...”

“Che significa?”

“A volte faccio la cameriera, quando non riesco a guadagnare abbastanza, lei cosa fa nella vita Sam?” iniziavo ad essere curiosa,

“Un po' di tutto, però ora mi occupo di una cosa che mi piace molto, ma signora pervertita non le è dato sapere cosa”

sorrisi, aveva un viso celestiale, poi decisi di aprire bocca

“La sua faccia mi ha ispirato qualcosa” lo informai

“Potrei sapere cosa?”

“Se avessi potuto finire il disegno l' avrei scoperto signor Sam” lo stuzzicai con voce ironica

“Diamoci del tu, dai, e se lo finissi a pranzo? Poi mi diresti cosa?”

alla fine passammo tutta la giornata insieme, parlando un po' l' uno dell' altro, del più e del meno, di musica, di arte, Sam sembrava preparato su tutto.

Finito di cenare lui disse che mi avrebbe accompagnata a casa

“Ora sembri tu il pervertito” lo attaccai ridendo, cominciavo a pensare che fosse un poco di buono, mi tranquillizzava lo spray al peperoncino che portavo sempre nella borsa, o magari semplicemente era un bravo ragazzo, avrei optato più per la prima però

rise anche lui e alla fine mi convinse, durante la passeggiata fummo molto silenziosi, personalmente ero imbarazzata, mi sembrava una situazione surreale.

Ad un certo punto lui si girò e mi sfiorò le labbra con le sue, poi si ritrasse di colpo e arrossì violentemente, mi toccai la bocca e sorrisi;

“Domani ti voglio rivedere, ci troviamo dove eri stamani?” chiese Sam

“No, domani sto davanti al “Palazzo Reale” è un hotel”

“alle 9?”

“Sì tanto io ci sono dalle 7”

“Allora domani mi sveglierò prima, a più tardi disegnatrice”

e sparì.

Dormii molto male, mi rigiravo nel letto come una tredicenne alla sua prima cotta, “che mi prende?” continuavo a chiedermi, ma non trovai risposta.

Il giorno dopo, ero vestita meglio del solito e avevo i capelli sciolti, non li tengo mai così, mi danno fastidio, insomma era chiaro che mi ero impegnata quella mattina, a prepararmi.

Ero seduta sul mio sgabello, davanti al "Palazzo Reale" al mio solito orario, le sette spaccate, i passanti mi salutavano, riconoscendomi e molta gente mi chiedeva dei ritratti, apprezzando quelli che mostravo per strada, ero affollata tanto che quando Sam arrivó e mi trovó indaffaratissima, non me ne accorsi , allora lui si sedette e aspettó che la folla affievolisse.

"Ma tu lavori sempre così tanto?" Chiese lui

Sorrisi vedendo il ragazzo, la sua bella faccia gentile,

"Vieni ti faccio vedere perchè" risposi.

Lo presi per mano e ci mettemmo a correre per la città, e arrivammo ad un muro dove era disegnato un paesaggio del deserto, ma aveva qualcosa in più: una ragazza di profilo che respirava sollevata si scorgeva flebile nel centro del disegno; a lato la firma "Liza Bousslair".

"Il respiro del deserto, una sera, scoprii che la mia sorellina, scomparsa da due anni, era stata itrovata dalla mia gemella, che non aveva mai perso le speranze a contrario mio, allora feci una pazzia, non avevo mai dipinto con le bombolette spray, ma è stato bello, la mia fortuna è stata che una rappresentante di una galleria mi ha colto sul fatto, e la foto di questo muro è finito in un paio di piccole gallerie con la mia e qualche passante mi vede e mi riconosce"

Sam aveva la bocca spalancata e guardava il disegno ammirato, si giró verso di me con la stessa espressione, che poi si tramutó in un sorriso imbarazzato, poi come il giorno prima, all' improvviso mi bació, ma stavolta non si ritrasse subito, non mi feci cogliere impreparata, mi alzai subito in punta di piedi, perchè il ragazzo era molto più alto di me.

Ci restammo tanto così, mi sentivo al settimo cielo, non volevo che finisse, lo conoscevo da un giorno eppure ero certa già di amarlo, ogni volta che si staccava da me, io riavvicinavo le mie labbra alle sue.

"Vieni andiamo, pranziamo insieme" mi disse poi il biondo.

Per giorni, Sam mi scorrazzó ovunque per la città, ristoranti, bei posti, anche alcuni che non conoscevo, nonostante fossero anni che vivevo nella città

Passavamo sempre per il muro dove c' era "Il respiro del deserto"

Lui era sempre gentile e dolce, e mi viziava con baci e carezze, credevo fossero i giorni più belli della mia vita, nessuno mi aveva mai trattata così.

Il nono giorno andammo al mare, dalla mattina presto, quando c' era poca gente, fino al culmine della mattinata dove non si respirava tanto si stava stretti, così ce ne andammo, ma la sera, quando la folla se ne fu andata, tornammo, abbiamo nuotato per un' ora abondante, poi tornati vicini alla riva.

“Ora si tocca Liza” mi avvertì Sam, feci per poggiare i piedi sulla sabbia ma sprofondai, LUI ci toccava, ma lui era anche un metro e 90 quasi

rise fragorosamente e mi prese in collo, avvicinandosi alla riva

“Sei proprio una nana”

“Sei tu troppo cresciuto!”

rise ancora più forte, io misi il broncio, scherzosamente, non lo capì

“Dai, non arrabbiarti, ora ci tocchi vero?” mi posò, sì ora toccavo, annuii.

Il sole era tramontato da poco, ancora rimaneva un po' di chiarore, guardai il cielo, che era stupendo; mi cinse con le braccia sotto il seno, alzai la testa, stava guardando l' orizzonte, gli occhi neri gli brillavano, era bellissimo, i suoi capelli erano rosei alla luce del tramonto

“È stupendo” gli dissi

“Già”

“Non mi hai chiesto cosa, mi rendi le cose difficili”

“In che senso? Il cielo no?”

“Anche, ma il tuo viso è più bello”

abbassò la testa, era un po' arrossito, mi guardò con un sorriso sognante, poi si buttò giù nell' acqua trascinandomi.

Si tirò su “Ti amo Liza” mi mormorò ad un orecchio

lo guardai strano, non me l' aspettavo

“Ehi ehi, non farti venire un infarto ti prego” scherzò, aveva la mano vicino al cuore, sentiva il mio battito,

cercai di calmarmi, “Ti amo da morire Liz” ripetè lui, mi alzai sulle punte e lo baciai, i piedi mi affondavano nella sabbia

“Anche io ti amo Sam, ti amo tanto” risposi come un soffio.

Siamo stati là, sulla spiaggia per ore, non volevo che finisse quel giorno, poi pensai che domani l' avrei rivisto, gli dissi dove mi avrebbe trovato la mattina dopo e andai a casa, avevo un' idea di dove andare il giorno dopo.

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