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Autore: LaTerrestreCrazyForVegeta    31/10/2007    26 recensioni
Sognate Yamcha morto? Volete veri brividi per Halloween? Beh, queste storie allora fanno per voi...per onorare il giorno di Halloween ho creato una serie di ff con protagonisti Bulma, Vegeta e Yamcha...se volete deliziarvi con storie più o meno macabre accorete gente, eh, eh, eh...Have Fun, miei cari...Muahauahaah!
Genere: Sovrannaturale, Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta, Yamcha
Note: Alternate Universe (AU), Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Tremate, Tremate, le ff della TerrestreCrazyForVegeta son arrivate...
Buon Halloween cariiii lettoriii, oggi sono zombie dato che mi sono ammalata ma almeno posso dire che sono in linea con lo spirito della festa celtica, eh ehe eh....ghigno malvagio.

Oggi in cerca di qualcosa di vagamente terrificante, anche per me, sono finita a leggere qualche leggenda metropolitana e Flash ecco l'illuminazione..una  serie di ff per Halloween ovviamente con protagonisti il mondo di Db, e ovviamente Bulma, Veggie e...anche il povero Yamcha, AH, AH, AH! Si, sono andata, o forse è la febbre...eeehmm...coff! Beh godetevi queste pillole d'insanità mentale.






Batti tre volte, non una di più...



Il ragazzo prese una via stretta e non asfaltata, era uno stretto, polveroso cunicolo immerso nella selva arsa, brulla e selvaggia.
La ragazza si guardò intorno un po' spaventata, era notte fonda e quel posto non la ispirava per niente.
<<...Yamcha, non, non mi piace questo posto...dove mi stai portando? >> disse lei stringendosi al braccio del guidatore.
Lui si voltò verso di lei e le sorrise con spavalderia.
<< Via Bulma, non avrai mica paura. Ne abbiamo affrontate di cose peggiori, e poi ci sono io con te...>> L'azzurina lo guardò poco rassicurata e sentì il nervosismo impadronirsi di lei, per Yamcha era sempre tutto facile.
<< Tsk, chissà perchè non mi sento rassicurata! Non sei tu il primo, a crepare nei combattimenti?! >> Lo guardò con un misto di pentimento, forse era stata troppo dura, e un misto di soddisfazione. In fondo era vero.
Lui arrossì violentemente ma s'infuriò.
<< Sei sempre la solita stronza, guarda che io...>> Ma non potè finire la frase che la macchina rallentò e si fermò bruscamente.
<< Oh no, che diamine...?! >>
La ragazza a quel punto mandò al diavolo quel poco di self-controll che le rimaneva e cominciò ad agitarsi.
Erano le due e un quarto di notte, erano persi in mezzo ad una foresta, non c'era alcuna luce intorno a loro, era una notte fredda e tirava un vento gelido che penetrava dolorosamente nelle ossa. I cellulari erano inutilizzabili, mancava il campo. Era un incubo, e dei peggiori.
<< Yamcha! Che succede?! Oh merda, ho paura, ho paura! Portami subito via! >> disse la donna con voce stridula.
<< Stai un po' zitta, aspetta scendo a vedere...>> Anche lui cominciava ad innervosirsi, aveva sentito un rumore sospetto tra le fronde.
Uscì dalla macchina e aprì il cofano per controllare il motore. Mmmh, sembrava tutto a posto e allora perchè...
Il corso dei pensieri s'interruppe, ora si era sicuro. Aveva sentito un rumore provenire dalla selva, si guardò intorno con circospezione e rabbrividì.
Certo che quel posto era da film horror, era autunno e gli alberi avevano già perso in buona parte le loro foglie, i rami secchi e nudi sembravano artigli e scheletrici arti pronti ad infilzarli. Faceva anche un fottuto freddo e neanche la luna si era degnata di comparire quella notte, nascosta da pesanti nuvole.
<< Yamcha sei un idiotaaa! >> La voce della sua ragazza lo fece sobbalzare. Rientrò di fretta in macchina, aveva visto qualcosa lampeggiare nell'oscurità. Lui non era certo un codardo, mai dirlo per carità, ma certo era umano, insomma un po' di paura ce l'aveva.
<< Che c'è? ! >> chiese con il cuore che batteva a mille.
<< Sei un cretino, un idota, un inetto! Non hai fatto il pieno vero?! Non hai neanche minimamente controllato la benzina, vero?! Guarda! >> e puntò il dito verso l'indicatore che effettivamente segnava che di benzina non c'era manco una lacrima.
Lui abbassò lo sguardo umiliato e colpevole.
<< Scusa, e che, io, sai...>> Ma lei lo interruppe furiosa.
<< Basta, non voglio più sentire scusse da parte tua...scometto che l'hai consumata per portarti a giro una puttanella, ma va bene. Non sono in vena, questo posto mi dà i brividi. Portami a casa volando! >>
<< No! No! Non posso lasciare la macchina qui, lo sai quanto mi è costata?! >>
<< E a me che diavolo importa, voglio tornare a casaaaa! >> strepitò.
All'improvviso entrambi sentirono degli strani rumori e si zittirono. Rimasero in ascolto ma nient'altro venne ad interrompere quell' assordante silenzio. Poco dopo Yamcha con la testa appogiata al manubrio dell'auto si girò verso Bulma.
<< Certo che fa freddo, eh? >> Lei annnuì per niente in vena di chiacchere e con la testa ostinatamente voltata dalla parte opposta. Non si accorse così dello sguardo di Yamcha, che divenne improvvisamente acceso e libidinoso.
Le guardò attentamente le lunghe gambe fasciate da dei collant neri che sottolinevano la loro perfezione, gli stivali col tacco a spillo le calzavano alla perfezione, il maglioncino beige era così attilato che sembrava una seconda pelle, le unghie laccate di nero, allungate, affusolate...la voleva, adesso, subito. Che le piacesse o meno.
La fece girare stringendole con prepotenza il braccio. Lei si lamentò e stava per dirgliene quattro quando si accorse dello sguardo famelico di lui, ok, ora si che aveva paura.
<< Yamcha, Yamcha cos'è quello sguardo...Yamcha mi fai paura. >>
<< Abbiamo freddo. Riscaldiamoci. >>
E le si avvinghiò addosso, sentì il dolce profumo di lei entrarle nelle narici. Come un afrodisiaco. Lei si agitava e cercò di sfuggire alla sua stretta urlando, calciando, scrollandoselo di dosso ma niente. Lui era troppo forte ed entrambi lo sapevano benissimo.
Le aveva strappato la gonna e le calze mentre le toccava con violenza il seno, lei singhiozzava di rabbia e paura. Ma nessuno poteva davvero aiutarla?
Di scatto lui aprì gli occhi e la vide piangere sommosamente, sentì la ragione tornargli di colpo e le si levò di dosso confuso e mortificato.
Lei sollevata lasciò le lacrime ed i singhiozzi, finora trattenuti, scorrere liberamente. Stettero in silenzio, senza dirsi una parola.
Alla fine lui mormorò: << Scusa, sono un cretino, non so cosa mi sia preso...vado, vado a cercare un benzinaio, ne ho visto uno prima a circa un miglio da qui. Non aprire mai a nessuno, io per farmi riconoscere batterò tre volte sulla portiera, ok? >>
Bulma ancora singhiozzante annuì, preferiva stare da sola che con lui in quel momento.
Lui si allontanò sparendo ben presto nell'oscurità.
Passò un ora e di Yamcha ancora nessuna traccia. La ragazza cominciò a preoccuparsi per il ragazzo, anche se lo odiava con tutta se stessa non poteva non sentirsi agitata in un posto come quello.
Tum...Tum...Tum... Sobbalzò spaventata, eccolo era lui! Sentì però una brutta sensazione e decise di aspettare un attimo.
Tum...Tum...Tum...si era lui, senza dubbio. Aveva detto tre volte, no? Stava per aprire quando il battito ricominciò a scuotere l'auto. Tum...Tum, Tum, Tum, Tum...Bulma si sentì gelare il sangue nelle vene, Tum..tum..tum...Tum! << Yamm...Yamcha? >> Nessuna risposta, solo il rumore che accelerava. Il tonfo sordo le entrò nella testa e le attanagliò il cuore. Tum, Tum, Tum,Tum...
Terrorrizzata si disse che erano gli alberi e corse dietro, nei sedili posteriori. Tum, Tum, Tum....Bastaaa!
Poco dopo con le lacrime agli occhi sentì le palpebre farsi pesanti, l'oscurità avvolgerla, il boato farsi ovattato e finalmente cadde in un sonno profondo.

<< Signorina, si svegli...>> Con gli occhi appannati Bulma si guardò intorno e poi si levò di scatto. Davanti a lei un poliziotto che la squadrava preoccupato.
<< Che succede? Oh Dio ci avete salvato! Grazie! >> Gettò le braccia intorno al collo dell'uomo che con delicatezza la scostò da se.
<< Venga, mi segua...guardi a dritto, si, cammini guardando davanti a se, non si giri. Tranquilla. >>
Lei inizialmente seguì i consigli dell'uomo, troppo felice che l'incubo fosse finito poi però sentì uno sguardo marchiarle la testa e si girò di scatto.
Yamcha pendeva impiccato proprio sopra la macchina e grondava sangue provocando i battiti sull'auto.







Fineee..piaciuta? Fatemi sapere, povero Yamcha...chi sarà stato secondo voi? Per me Rimane il misterooo....ih, ih, ih!
Ed ora la seconda storia, un po' triste... Vegeta ha undici anni per la precisione, la bambina ne ha sei.








Il piccolo fiore bianco




Anche quel giorno, dopo aver guidato una nuova avanzata verso un pianeta della galassia e aver sterminato abitanti e ogni segno di vita presente, il giovane Vegeta si distese sulla soffice erba accanto al lago ormai ghiacciato.
Sospirò e cercò di scordare quegli occhi pieni di terrore e le grida laceranti. Non che gl'importasse qualcosa del dolore altrui, solo che ultimamente nelle sue notti  c'era la sgradevole abitudine di fare dei sogni pieni di grida e sangue. Beh, certo non uno spettacolo rilassante.
Ghignò poi ripensando ad una donna che aveva ucciso poco prima. Quella stupida aveva cercato di vendere il suo corpo per salvare la vita del suo bambino, che schifo! Come se a lui potessero interessare quegli orrendi mostri, aveva dunque ucciso prima il moccioso poi lei.
Non si poteva dire che non era stato generoso, almeno erano crepati insieme.
Scoppiò a ridere sguaiatamente quando un rumore delicato di passi lo interruppe. Eccola, lei, come sempre.
Una bambina dai lunghi capelli celesti gli si avvicinò, indossava un delizioso abitino bianco immacolato svolazzante, aveva uno sguardo limpido come l'acqua di un fiume, le guancia rosate e il sorriso più dolce che Vegeta avesse mai visto. Il cuore gli batte più velocemente ma non lo diede a vedere.
Lei si sedette accanto a lui e si girò a fissarlo. Poco dopo il ragazzino si sentì infastidito dallo sguardo della bambina, così angelico che lo faceva sentire sporco.
<< Che vuoi?! >> Forse un po' troppo brusco ma lei c'era abituata.
Era da un po', da inizio inverno, che lei veniva puntualmente a trovarlo al lago ghiacciato. All'inizio la cosa lo scocciava ed era arrivato al punto di pensare di ucciderla, ma poi appena incrociava il suo sguardo, quando sentiva le manine morbide di lei curargli le ferite...beh, allora tutti i malvagi propositi crollavano.
<< Perchè ridevi? Voglio ridere anche io...>> Quella vocina timida e rilassante. Era così  favolosa, un canto di fenice che lo rasserenava.
Certo, non l'avrebbe mai ammesso con lei, ma con se stesso certe volte era sincero.
<< Tsk! Non capiresti. >> Lei sorrise e gli strinse la mano, poi come per magia gli si avvicinò.
<< Che, che fai?! >> disse Vegeta spaventato ma senza allontanarsi.
<< Ti do fastidio, Vegeta? >>
<< A me non mi tocca niente mocciosa. >> E girò il volto per nascondere quel leggero rossore sulle gote. Accidenti quella bambina lo metteva sempre a disagio eppure non riusciva ad allontanarla.
<< Vegeta...io mi chiamo Bulma, perchè non mi chiami mai così? Te lo dico sempre, ti prego chiamami Bulma, per una volta...per l'ultima volta... >> Il giovane sayan si sentì confuso, l'ultima volta? Perchè?  Poi però vide quei dolci specchi farsi lucidi e a quel punto non potè non obbedirle.
<< Bulma....>>
Lei sorrise radiosa e a lui sembro che intorno a loro il mondo si accendesse. Le sorrise per la prima volta e fu allora che lei...che lei...lo baciò.
Un timido, dolce, morbido, caldo bacio sulla guancia. Si staccò con lentezza e prese a ridere imbarazzata. Lui non riuscì a staccarle gli occhi di dosso, ne a pronunciare parola. Non volle interrompere la magia in corso.
Lei si alzò in piedi e scappò via, si girò solo all'ultimo momento e ridendo gli sussurò un grazie.
Il vento portò quelle parole fino all'orecchio di Vegeta che sorrise e sentì gli occhi inumidirsi. << Ci si vede, Bulma...>>

Il Principe Vegeta con secco rumore di passi entrò nel negozio. Aveva una sete incredibile e anche se, mille schiavi sarebbero stati ben lieti di servirlo, lui preferì fare da solo. Ne aveva abbastanza di lecchini e aveva voglia di uscire.
Prese una bibita ghiacciata e la portò al bancone. Il padrone del mercato non si azzardò a chiedere il contante al suo Prinicipe ma annuì in silenzio. Aveva uno sguardo triste ma Vegeta non ci badò molto. Stava per uscire quando si bloccò di scatto. Sulla vetrina del negozio era appesa una foto che ritreva una bella bambina sorridente, dalla pelle chiara, gli occhi celesti e lunghi capelli turchese mare.
Lo stupore di Vegeta era evidente. Si girò si scatto verso l'uomo e gli chiese;
<<  Vecchio, è tua figlia questa mocciosa? Viene sempre a rompermi le scatole quando voglio stare in pace! >> Sapeva bene che Bulma faceva tutto fuorchè rompergli le scatole ma un sayan è pur sempre un sayan.
Il negoziante a quelle parole divenne pallido in volto e rispose: << Non è possibile mio Principe...mia figlia è morta sette anni fa! >>





Ecco, che fine triste...sigh, vi piace? A me più che fare paura fa una tristezza...comunque infine l'ultima. Spero vi piaccia! ^




Non accendere la luce, è meglio.


Non si può scegliere la propria compagna di stanza.
Lo sa bene una giovane studentessa di un college della grande Città dell'Ovest, diligente e seriamente interessata agli studi.
Si chiama Bulma Brief, figlia di un famoso scienziato.
La sua compagna di stanza, invece, ama le feste, le uscite fino a tardi, e spesso porta dei ragazzi in camera con lei senza curarsi di domandare se ciò dia fastidio alla coinquilina oppure no, e senza nemmeno preoccuparsi di non fare rumore mentre si intrattiene con essi.
Insomma non è un gran bella persona.
Rientrando dalla biblioteca, una sera, la ragazza studiosa non si stupisce più di tanto se dal letto di fianco al suo provengano strani gemiti e mugolii. Oramai c'è abituata.
Quando apre la porta e si rende conto che la sua compagna non è sola, non accende la luce e si intasca a letto, cambiandosi al buio. Per non doversi subire il rumore dell’amplesso, come sempre si infila le cuffie del I-pod nelle orecchie, e quando parte la prima canzone finalmente riesce a lasciarsi andare alla stanchezza, addormentandosi profondamente.
La mattina dopo si sveglia e, senza pensare al rientro della sera prima, va alla finestra per lasciare entrare un po’ di luce.
Apre la finestra e si volta, scoprendo uno spettacolo agghiacciante: la coinquilina è morta strangolata nel letto e sul muro della stanza campeggia una scritta terrificante rivolta a lei: “Sei felice di non aver acceso la luce stanotte?”





Fine. Questa è davvero corta.

Allora gente, piaciute le mie pillole? Spero di si, lasciate qualche commento per favore, non credo di avervi fatto paura ma spero almeno allietato questo magico giorno....Sottolineo che mi sono ispirata  delle  leggende Metropolitane...
Ciauz....e mi raccomando, sogni d'oro! Muahauahauaha!
Buon Halloween!!!
P.s Scusate se ci metto un po' ad aggiornare ma non stavo per niente bene in questi giorni! >___<




  
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