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Autore: flax    10/04/2013    0 recensioni
La sua era una vita come tante. Lei non ha niente di speciale, è una ragazza normalissima. Pure il suo nome è comune, Beatrice. Vive in una città noiosa, di cui non vi sto neanche a dire il nome. Ogni giorno va al solito Liceo, vede le solite persone, e dice le solite cose.
Ma allora perché raccontare questa storia, vi chiederete!
Perché anche nella più noiosa delle esistenze, prima o poi arriva qualcosa. E quel qualcosa stravolge tutto. Che la migliori o che la peggiori, quel qualcosa cambia quella vita che sembrava noiosa, monotona, senza senso alcuno.
Ecco, ora racconterò il qualcosa di Beatrice.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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*Drrrrinng* Beatrice si girò dall’altra parte.
* DRRRRRRING DRRRRRRRRRING* “ E spegni sta sveglia!” urlò la mamma.
Beatrice si svegliò, spense la sveglia, e si alzò. Andò in bagno, si sciacquo il viso e si guardò allo specchio. Era pallida, e l’unica cosa che risaltava di più degli occhi verdi acceso, erano le sue occhiaie. I capelli erano tutti arruffati e si notavano spuntare, da quella massa informe di ricci, le piume uscite dal cuscino che il cane aveva rotto la sera prima. Andò in camera, prese i vestiti dal termo. Infilo i suoi jeans, i suoi preferiti, quelli che se fosse stato per lei avrebbe indossato sempre; una maglia, una felpa almeno di due taglie più grande, calzini rigorosamente con i morsi del cane, le Timberland e via.

Prese la cartella, indosso il giubotto e la sciarpa che le copriva quasi tutto il viso. Guardò l’ora sul telefono. Le 7:27. Era in ritardo, come sempre d'altronde . Corse giu per le scale, ma appena fuori dalla porta lo vide passare. Anche quella mattina riuscì a perdere l’autobus.
Tornò dentro, prese la bicicletta. Aveva ruote a terra, un freno rotto e le mancavano i parafanghi, ma ancora andava a vanti. Mise le cuffie, quella mattina era in vena di Ed Sheeran, cosi scelse ‘Give me love’ tra le mille e passa canzoni nel suo telefono; e partii.

Dopo dieci minuti arrivo a scuola. Era ancora presto, cosi decise di cercare Sara, per fare colazione con lei.
Sara era una sua grande amica, erano state in classe insieme alle medie e da li non si erano più separate. Ma ora non erano più in classe insieme e si vedevano solo il fine settimana, quindi Beatrice non vedeva l’ora di passare un po’ di tempo con lei.
Si guardò intorno, non c’era. Penso avesse fatto tardi, e non si preoccupò più di tanto, Sara faceva sempre tardi.
Guardò ancora e vide Filippo . Erano in classe insieme da 4 anni, ed essendo stati sempre molto amici, ormai erano diventati come fratelli. Gli corse in contro, e lo abbracciò da dietro, per farlo spaventare. Dopo averlo fatto urlare come una bambina, lo prese sotto braccio e lo portò al bar vicino a scuola. Presero la solita cioccolata calda e si andarono a sedere sul un muretto.

“Hai studiato fisica?” chiese Beatrice, in modo abbastanza retorico, visto che sapeva già la risposta. Filippoo la guardò e scoppio a ridere “Ma ti pare che spreco il mio tempo con fisica?”
“Oh certo tu hai cose molto più importanti da fare che studiare, tipo giocare con all’Era Glaciale sull’Iphone, giusto?”
“Certo, ieri sera sono riuscito a far nascere due lombrichi! Vuoi vedere?”
“No, grazie.”
Suonò la campanella, si erano dimenticati dell’ora.

“A scuola si entra in orario! Alle otto voi dovete essere già seduti ai vostri posti e la lezione deve cominciare”
“Ma professoressa, sono le otto e due.” Disse Filippo.
“Non mi interessa, domani voglio la giustificazione dei vostri genitori! E niente discussioni.”
“Ci scusi professoressa.” recitarono in coro.
  
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