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Autore: Thefoolfan    11/04/2013    2 recensioni
Piccola song-fic che mi è venuta in mente ascoltando la canzone "Se cadrai" di Francesca Michielin. Ho immaginato Castle e Alexis affrontare un nuovo cambiamento nelle loro vite, ovviamente con sottofondo questa canzone.
Genere: Generale, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alexis Castle, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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  Castle stava fermo contro lo stipite della porta ad osservare ciò che stava accadendo all'interno della camera, il tutto senza muovere un muscolo, fermo come una statua a cui era concesso solo di respirare per non perdere quella poca linfa vitale che gli rimaneva in corpo. Quella valigia aperta sul letto che mano a mano andava a riempirsi di vestiti, di ricordi, gli procurava solo una fitta straziante al cuore. Ogni oggetto che aveva dato colore a quelle quattro mura era stato riposto con cura in alcune scatole e ora, al loro posto, poteva solo trovarsi una macchia insignificante sui mobili, sugli scaffali, a ricordare ciò che una volta c'era. Le sue iridi si spostarono sul volto di Alexis di fronte a lui, le guance rigate da alcune lacrime mentre si copriva il volto con i capelli per non farsi vedere, riponendo con cura un maglione rosso e poi dei pantaloni. Per tutti quegli anni le era stato vicino eppure in quel momento si sentiva cosi lontano da lei, voleva aiutarla ma non sapeva come, le parole avevano alleviato quel dolore solo per un breve istante ma con l'avvicinarsi del momento della separazione quello si era riacutizzato.

 “La porto io”. Fu l'unica cosa che riuscì a dire. Prese la valigia e cominciò a scendere le scale, pensando al suo futuro e a quello di sua figlia. Aveva sempre saputo che qualcuno prima o poi avrebbe preso il suo posto come punto di riferimento per la giovane, ma gli sembrava che quel momento fosse giunto troppo presto. Castle voleva essere l'unico uomo nella sua vita, l'unico che poteva starle vicino, che poteva consolarla, l'unico su cui poteva fare affidamento ma era ben conscio che non sarebbe stato cosi per sempre, che le cose con il tempo sarebbero cambiate e che l'avrebbe persa.

 Anni volati già
Giorni veloci
Ora che penso a cosa farai.
Vorrei comprenderti
Sentire il tuo cuore
Riuscire a parlare
Il giorno che tu
L’ora che tu
L’anno che tu
Te ne andrai
Partirai
Griderai

E chi ti amerà
Chi ti ascolterà
Chi ti capirà
Quando tu cadrai

 

Uscì dalla casa e si diresse alla macchina senza dire una parola, nonostante fosse uno scrittore di successo in quel momento il proprio cervello non riusciva a mettere insieme una frase. Si fermò ad un tratto a meta strada e si voltò verso la figlia, anch'ella camminava lentamente, quasi ci fosse una presenza che le impedisse di allontanarsi da quella casa, che la trattenesse li in quei luoghi a lei cari.

Castle voleva ancora qualche minuto con lei, solo loro due, come erano sempre stati, escludendo dal loro mondo Max, Beckett e Martha che stavano parlando accanto alla macchina, che li stavano aspettando per i saluti finali.

 “Sei sicura di quello che stai per fare?”. Le chiese Castle per l'ennesima volta, posandole le mani sulle braccia, non prima di averle asciugato una lacrima.

 “Sono mesi che ci penso papa”. Gli ricordò lei abbassando lo sguardo, fissandosi i piedi che con fare da bambina muoveva timidamente, schiacciando un sassolino vittima della sua angoscia.

 “Lo so, ma è una scelta importante e non è troppo tardi per tirarti indietro”. Continuò Castle speranzoso che la figlia gli desse ragione, che non lo abbandonasse cosi come stava per fare, si sentiva dimenticato sul ciglio della strada da una delle poche persona che era certo non l'avrebbe mai lasciato solo.

 Alexis alzò la testa e osservò oltre le sue spalle, incrociando lo sguardo con il proprio fidanzato che l'aspettava con un ampio sorriso, con una gioiosa trepidazione.

 “Questo giorno doveva arrivare, prima o poi avrei lasciato casa e lo faccio con una persona che amo. Di cui tu stesso ti fidi”. Le ricordò lei costringendo Castle ad andare a guardare quel giovane che era stato il fidanzato della figlia per molti anni, che l'era stato vicino ogni volta che lui non poteva, che piano piano aveva preso il suo posto, per quanto lo rispettasse in quel momento lo odiava anche.

 “Sò che Max è un ragazzo meraviglioso ma non dimenticare mai che, anche se sarai a miglia e miglia di distanza, io ci sarò sempre per te. Mi basta una tua telefonata e attraverserò l'America di corsa se fosse necessario”. Alexis si sistemò una ciocca di capelli e scrollò il capo lanciandosi tra le sue braccia.

 “Lo so papa. E non credere che per me sia facile. Una parte di me muore nel sapere che ti devo lasciare”. Dichiarò riprendendo a piangere sommessa, non voleva farsi vedere cosi da Max, rischiando di aumentare già i sensi di colpa che il giovane sentiva.

 “Max sarà anche diventato una delle persone più importanti della mia vita, ma per quanto lo ami non potrà mai prendere il tuo posto, non potrà mai fare quello che tu hai fatto per me”. Gli disse rassicurandolo un poco, sentendolo stringerla ancora con più forza, fino a sollevarla alcuni centimetri da terra.

 Il mondo da fuori è
Un ramo sottile
Non il più forte
Ma ti appoggerai.
Io ti proteggerò
Anche se non ho ali
Sognerai sempre il giorno che tu
L’ora che tu
L’anno che tu
Lo vorrai
Partirai
Griderai
A chi ti amerà
Chi ti ascolterà
Chi ti capirà
Anche se sbaglierai

Chi ti amerà
Chi ti ascolterà
Chi ti capirà
Anche se cadrai, cadrai, cadrai, capirai

 

Si staccarono e lei si asciugò le ultime lacrime con la manica della camicia, ridendo quando vide gli occhi del padre umidi.

 “Sembra che invece di un anno starò via una vita intera”. Affermò lei prendendogli una mano mentre l'altra di Castle andava a raccogliere la valigia.

 “Questo anno durerà molto di più di una vita intera per me”. Asserì guardandola, avendo solo occhi per lei in quegli ultimi metri che li separavano dalla macchina. Quello sarebbe stato il punto in cui si sarebbero detti addio e entrambi volevano arrivarci il più tardi possibile, camminando piano, dimenticandosi dell'aereo che i due giovani avrebbero preso, una parte di loro due voleva che in effetti lo perdessero.

 Max diede un bacio a Lex e le sorrise amorevolmente andando a prendere la valigia da Castle e ritirandola nel bagagliaio, concedendo a padre e figlia un ulteriore attimo per salutarsi, tenendosi occupato sistemando alcune borse sul sedile posteriore.

 “é la tua vita”. Sospirò Castle sentendosi un peso sulle spalle, percependo la presenza di Beckett al suo fianco che gli dava la forza di non cedere in quel momento. “Sei pronta per questo nuovo passo della tua vita. Lo sappiamo entrambi”.

 “é il momento che tu faccia nuove esperienze e che esplori tutto quello che il mondo ti può offrire”. Si morse il labbro lo scrittore, avrebbe voluto essere li, a condividere con lei ogni momento importante ma non gli era concesso di farlo e questo lo faceva star male, più di quanto avesse mai immaginato.

 “Non capita tutti i giorni di ricevere un offerta cosi importante a Los Angeles ed è giusto che l'hai accettata. Sarà un ottimo trampolino di lancio per la tua carriera, farai vedere anche agli altri quello di cui sei capace, noteranno quanto sei speciale, anche se non lo capiranno mai fino in fondo”. Continuò a dirle, cercando di farle tornare il sorriso, di fare si che si lasciassero in un modo cosi allegro, felici di quella opportunità, pensando solo alle belle cose che quella decisione avrebbe portato, cercando di lasciarsi alle spalle quel vuoto che cominciava a formarsi dentro il loro cuore.

 Hai visto quel mondo se è bello com’è
Hai sentito quel vento soffiare per te, soffiare per te
Il giorno che tu te ne andrai
Partirai
Urlerai

E chi ti amerà
Chi ti ascolterà
Chi ti capirà
Anche se sbaglierai
Chi ti amerà
Ma chi ti ascolterà
Chi ti capirà
Quando tu cadrai, cadrai, cadrai, capirai

 “Dobbiamo andare ora”. Si intromise Max con un tono della voce dispiaciuto ma era veramente tardi. Il ragazzo salutò Martha e Beckett, promettendo loro di prendersi sempre cura della piccola Castle, andando poi a stringere vigorosamente la mano all'uomo, senza dirsi nulla, ai due bastò un cenno d'intesa che valse più di mille parole.

 “Hai al tuo fianco un ragazzo degno di te, che ti saprà star vicino come farei io. Non ne ho mai dubitato altrimenti non ti avrei permesso di partire.”. Detto queste fece un passo indietro come se con quel gesto volesse darle l'ultimo permesso, abbattere quell'ultimo ostacolo che le impediva di salire su quella macchina.

 Alexis non disse nulla. Salutò frettolosamente la nonna e la detective e sali in macchina. Si sentiva priva di forze, se avesse esitato ancora per qualche secondo sapeva che non sarebbe mai partita. Avrebbe cosi gettato al vento la sua carriera, tutti i sacrifici fatti dalla sua famiglia, da Max che aveva preso una pausa dal college per starle vicino rinunciando ai suoi di sogni. Doveva partire e farcela per tutti loro.

 “Sò che non sarà come averla qui ma hai tutti i mezzi per sentirla ogni giorno, senza contare che tra qualche settimana andremo a trovarla.”. Cercò di rincuorarlo Beckett mettendosi al suo fianco, prendendogli una mano e appoggiandosi contro la sua spalla.

 Castle inclinò il capo e lo posò su quello della fidanzata, sospirando con il cuore spaccato in due, di cui una metà stava partendo per Los Angeles.

 “Fino ad oggi non mi ero mai reso conto che fosse cresciuta. L'ho sempre considerata ancora una bambina e invece ho appena salutato una donna matura, anche più di me”. Sghignazzò l'uomo avvolgendo un braccio attorno alla vita della detective. Osservando la macchina che si incanalava dentro il traffico della città, vedendola scomparire dietro ad alcuni taxi.

 “Non cambierà nulla Castle”. Affermò Beckett che ormai non si sforzava più di contenere le emozioni che la stavano assalendo, non riusciva più ad essere il suo sostegno, non in quel momento, non quando la sua figlioccia se ne stava andando. “Lei sarà sempre la tua bambina”. Affermò facendo sorridere lo scrittore.

 Fecero per entrare dentro l'edificio quando tra i passanti notarono una folta chioma rossa. Ai tre non ci volle molto per capire a chi appartenesse.

Vieni a cercarmi se
Ti senti persa
Nel silenzio io ci sarò
Ti guiderò
Ti aiuterò

 

Castle le corse in contro, prendendola tra le braccia proprio nel mentre la ragazza stava per cadere, essendo il suo sostegno anche in quel momento, incurante degli sguardi dei passanti.

“Non è un addio”. Gli urlò Alexis praticamente nelle orecchie, mentre si stringeva con le braccia attorno al suo collo, inspirando quel profumo famigliare e rassicurante che l'aveva accompagnata nel corso di tutta la sua vita.

“No, non lo è”. Disse Castle nascondendo il viso tra i suoi capelli, cullandola com'era abituato a fare quando era solamente una bambina. “Quando avrai bisogno di me, anche se non sarò fisicamente li con te, ci sarò.”. Dichiarò invitandola a tornare dal fidanzato, era quello il suo posto.

“Ci sarò sempre”. Sussurrò salutandola da lontano con la mano. Non contavano le miglia che li dividevano, le esperienze che avrebbero temprato il carattere e lo spirito della figlia, il tempo che non si sarebbero potuti vedere, qualunque cosa fosse accaduta Castle ne era certo, Alexis sarebbe sempre stata la sua bambina.

 

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Prima song-fic che scrivo, se ho sbagliato qualcosa e/o ho infranto qualche regola del sito chiedo umilmente scusa. Distrazione del principiante.

  
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