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Autore: Nina_Green    11/04/2013    1 recensioni
Un gruppo di colonizzatori parte alla ricerca di conquistare nuove terre ma loro non sanno ancora cosa li aspetta! Diventeranno amici degli abitanti dell'isola e daranno un codice di leggi per vivere civilmente.
Chissà se decideranno di restare sull'isola con i loro amici...leggete e saprete!!!
Inoltre questo testo mi ha aiutato a vincere un concorso letterario scolastico importante!
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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I miei compagni ed io partiamo per colonizzare nuove terre, ci piace e ci fa sentire importanti. Durante il viaggio scorsi una nave nera ed enorme, che incuteva timore ed era nascosta fra la nebbia. Urtò la nostra imbarcazione e noi naufragammo per giorni. Mi svegliai su una spiaggia paradisiaca insieme a George, Juan, Marco e Harold. Con loro girai l’isola in lungo e in largo tra giungle e spiagge. Dopo ore di controllo dell’isola si sentì un urlo, ma non di paura, bensì di richiamo, come quello degli indiani. Avevamo trovato degli indigeni, delle persone che forse potevano aiutarci a tornare a casa. Harold, insieme me, Mandline Causter, seguì quell’indigeno e quando lo trovammo: “Buongiorno signore, abbiamo bisogno di un aiuto per andarcene da qui” disse Harold con tono deciso. Il ragazzo non parlò, anzi mi prese la mano e mi trascinò nella giungla insieme a Harold. Poi si fermò davanti a tre palme e ci chiese: “Io so come aiutare voi! Voi essere buoni?” E io: “Sì! Noi volevamo un aiuto da parte del vostro popolo! Non vogliamo farvi del male!” E lui: “Allora io portare voi dal Vecchio Saggio”. Ci fece segno di seguirlo attraverso le palme e si aprì come un paradiso per noi, una valle piena di tende ricamate, che per loro erano case. Una cascata che era per loro la dea che li preservava da ogni male, che li faceva stare bene e che non andava sprecata! Ci portò nella tenda più grande al centro delle altre, imponente e bella. Entrammo lì e trovammo un vecchio signore con la barba lunga, un bel sorriso, i capelli bianchi, un viso pacifico e sorretto da un bastone. Il ragazzo disse: “Vecchio Saggio, io oggi portato a te due naufraghi con bisogno di aiuto.” E il Vecchio Saggio: “Namamigi, sono affidabili? Di cosa hanno bisogno?” “Siamo qui da lei per tornare a casa con il vostro aiuto” dissi io. “Allora vi aiuterò, a patto che ci insegnate la vostra cultura” disse il Vecchio Saggio. E Harold aggiunse: “Ma voi, signore, parlate bene la nostra lingua!” “Ma certo! Circa quindici anni fa dei naufraghi come voi ci hanno chiesto aiuto e se ne sono andati due mesi dopo. Mi avevano insegnato questa lingua ed io la ho tramandata ai miei giovani. Vorrei che voi mi aiutaste!” disse quel vecchio signore. “Capisco! Cercheremo di insegnarvi il più possibile ad avere rispetto e vi daremo delle leggi per avere una società giusta!” continuò Harold. E io: “Voi siete d’accordo?” “Certamente! Ma non so in quanto tempo potrete andare via, perché i nostri uomini sono in guerra contro un altro popolo bellicoso, su quest’isola” disse il Saggio. “Ma non dovete litigare per il potere! Dovete fare pace! Non potete uccidervi l’uno con l’altro!” affermai convinta io. “Pacifista!” sussurrò Harold. E io: “Ma non riesce neanche a parlare con il loro capo? Ci andremo noi a parlare per voi!” E il Vecchio Saggio: “Il capo è il mio nemico più grande ed è mio fratello. Ho cercato di fare pace, ma non vuole!” Così noi tornammo in spiaggia, recuperammo gli altri tre e Namamigi ci portò in zona nemica. Poi Namamigi si dileguò e ci lasciò davanti alla tenda madre, entrammo come ingoiati dalla stoffa ricamata. “Cosa fate voi qui?” disse il capo. E io dissi: “Perché non fate pace con vostro fratello? Lui lotta solo perché lottate voi! Potete condividere l’isola in armonia?” E George: “Se volete ci incontriamo alla cascata santa e ne parliamo. Possiamo proporre delle leggi!” Il capo accettò e noi andammo ad avvisare i compagni di Namamigi e il Vecchio Saggio. Dopo un po’ trovammo tutti gli indigeni delle due tribù insieme, aspettando che qualcuno parli e così io iniziai: “Nessuno dovrà uccidere; tutti i giovani dovranno prendere lezione dai saggi; ci si aiuterà l’uno con l’altro; ci si rispetterà senza giudizio; l’acqua e il cibo sono di tutti; le donne non hanno valore minore degli uomini; le iniziative vanno consultate; ognuno può esprimere la propria opinione con rispetto; la religione sarà cattolica e Marco, che ha deciso di restare; ve la insegnerà; i giovani non lavoreranno ma studieranno e chi infrangerà le leggi verrà bandito dal villaggio e mandato a vivere nella giungla, tra gli animali feroci!” Tutti furono d’accordo e dopo due settimane la città era così allegra ed ordinata che io insieme ai miei compagni decisi di rimanere lì. A me fu dato il compito di insegnare Geografia e Navigazione con Harold; George insegnò Musica; Juan insegnò Matematica e Storia, e Marco Religione; tutti insieme nella scuola del popolo dei Bilubi nell’isola chiamata Mangit.
  
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