Serie TV > Castle
Ricorda la storia  |      
Autore: allison742    11/04/2013    7 recensioni
Sai Kate, voglio che tu sappia che quel giorno, tra i tanti sguardi che incontrai, scelsi te non per noia, per solitudine o per capriccio. Ho scelto te perchè il desiderio di te era più forte di qualsiasi felicità.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Lo stupore è l’alba del pensiero.
 
Pioveva, non aveva l’ombrello ed era in ritardo.
Fantastico, pensò coprendosi la testa con la borsa.
Kate entrò di fretta in ascensore, per raggiungere l’ultimo piano.
Si sistemò velocemente la camicia blu, controllando allo specchio se aveva un aspetto quantomeno presentabile.
Come al solito i suoi capelli corti erano in disordine, e i grandi occhi verdi le brillavano donandole un’espressione stupita, che non era propria del suo carattere riservato e tranquillo.
Si sistemò la gonna stretta e bianca con un gesto frettoloso, dettato dal fatto che mancava solo un piano all’arrivo.
Diede un’ultima occhiata al suo abbigliamento: sì, tutto sommato era a posto.
Il trillo dell’ascensore la distolse dai suoi pensieri, e uscì di fretta, travolgendo sbadatamente la donna bionda che le si parò davanti.
Chiese scusa mentre correva verso la porta marrone in fondo al corridoio.
“Conferenza sulla letteratura, di Richard Castle” enunciava il cartello all’entrata.
Era in ritardo, terribilmente in ritardo. Il tutto sommato al fatto che non aveva la minima voglia di essere lì quella sera.
“Dovresti andarci Katie, ti potrebbe essere d’aiuto per superare l’ultimo esame di lettere!” le parole di suo padre le risuonavano ancora in testa.
Sperando di passare inosservata, aprì piano la porta e scivolò silenziosa all’interno.
Era una stanza enorme e molto alta per essere all’ultimo piano. Le sedie rosse spiccavano tra le pareti bianche, ed erano quasi tutte occupate.
Riuscì a trovarne una libera nelle ultime file, ma nel raggiungerla il rumore del tacco dodici sul parchè attirò l’attenzione di molti.
Le guance le diventarono improvvisamente rosse, e ringraziò mentalmente in relatore di non aver interrotto il discorso, perché sarebbe stato ancora più imbarazzante.
 Si accomodò sulla poltroncina, estraendo il quaderno e la matita rosa che le ricordava il suo ultimo viaggio in Florida.
Erano diversi minuti orami che le parole del relatore riempivano il foglio in maniera ordinata e metodica.
Non aveva ancora alzato lo sguardo, troppo intenta a scrivere.
Poi sentì una frase: “Lo stupore è l’alba del pensiero”.
Castle l’aveva semplicemente inserita nel discorso, non si era fermato particolarmente su quelle parole.
Ma per Kate assunse un significato tale che la portò a smettere di scrivere.
Per la prima volta da quando era entrata vide il volto di Richard Castle.
Rimase colpita da una bellezza che non avrebbe mai associato ad un professore, per quanto giovane potesse essere.
Lui la notò. Nonostante la sala piena, riuscì a trovare l’unica ragazza che al posto di comporre opere d’arte dettate dalla noia, lo fissava senza battere ciglio.
Smise di parlare per alcuni secondi, e la sala cadde in un rumoroso silenzio.
Kate, resasi conto della situazione, abbassò lo sguardo e riprese a scrivere con il fiato corto, mentre il suo viso assumeva il colore della poltrona nella quale avrebbe voluto sprofondare.
A Castle ci volle qualche istante per riprendere il filo del discorso; nonostante le eccessive ripetizioni davanti allo specchio, sembrava che la sua mente gli avesse giocato il brutto scherzo di cancellare ogni dettaglio.
La conferenza proseguì per altri venti minuti, poi Kate si riscosse nel vedere che tutti se ne stavano andando.
Infilò frettolosamente il quaderno e la matita nella borsa, afferrò la giacca e si alzò raddrizzandosi la gonna.
Era già con un piede fuori dalla porta quando si senti prendere per un braccio.
Si voltò pronta a colpire con un pugno chiunque l’avesse toccata, e si ritrovò di fronte Richard Castle.
Spalancò gli occhi e fece un passo indietro.
- Eternamente tuo. Eternamente mia. Eternamente nostri. – le disse, incatenando i loro occhi.
- Scusi?
- E’ scritto qui, sul segnalibro che ti è caduto. – spiegò porgendole il cartoncino.
- Oh, giusto. Grazie, dev’essermi scivolato per sbaglio.
- Ti piace Beethoven?
- Non esattamente. Mi piace la frase. Il significato che c’è dietro. E il contesto in cui lui l’ha inserita.
- Capisco… parli come un’esperta, mi sbaglio?
- Sto studiando lettere, mi manca solo un esame. – rispose imbarazzata, notando la profondità dei suoi occhi azzurri.
- Ah, ora capisco. Eri qui perché qualcuno ha pensato bene che ti fosse utile una conferenza del genere, giusto? – chiese incrociando le braccia, mentre sul volto si faceva strada un sorriso.
- Può darsi, ma ha superato le mie aspettative. Complimenti, dunque.
- Non vedo come abbia fatto a piacerti tanto se te ne sei persa la metà.
Il suono della sua risata spontanea la colse impreparata tanto quanto il modo in cui aveva risposto.
- Touchè.
- Beh, se ti è piaciuta davvero sono contento. La maggior parte delle persone tende ad annoiarsi a morte quando è obbligata a fare qualcosa contro la sua volontà. – fece una pausa, facendo risuonare nell’aria le sue parole. – Comunque io sono Richard Castle.
- Lo so, ho letto il cartello. – rispose tendendogli la mano – Kate Beckett, piacere.
Si sorrisero a vicenda, e in quel momento Richard si rese conto che non poteva terminare tutto con una formale stretta di mano. Qualcosa era scattato in lui, e non si sarebbe fermato finchè non ne avesse scoperto la sua natura.
- Che ne dici di andare a prendere un caffè? Magari nel frattempo ti ripeto la prima parte.
Kate si trovava nella tipica situazione in cui avrebbe voluto dire di sì, ma la sua innata capacità di riconoscere ciò che era giusto da ciò che era sbagliato la bloccò.
E poi cosa sarebbe successo? Se quei magnifici occhi blu non le fossero più usciti dalla testa? Si sarebbe mai perdonata di non averci neanche provato? Ma soprattutto, sarebbe stata in grado di convivere con il senso si colpa?
Al diavolo!, pensò prima di rispondere:
- Volentieri, mi farebbe molto piacere.
 
 
5 anni dopo…
 
 
- Muoviti, sta per cominciare! – urlò Rick dal salotto.
Kate arrivò di corsa con in mano la ciotola dei pop-corn.
- Ci sono! – esclamò ansimando, non aveva ancora perso il vizio di fare tutto in fretta.
Poggiò la schiena sul divano nel preciso momento in cui partirono i titoli di testa.
Come tanti film, anche questo venne introdotto da una citazione significativa.
Tutto il resto del mondo la considerava bella, carina, alcuni addirittura emozionante.
Per loro era semplicemente l’inizio.
Le parole bianche spiccarono al centro dell’enorme schermo nero, travolgendoli di ricordi.
 

Eternamente tuo.
Eternamente mia.
Eternamente nostri.
 

Rick le prese la mano.
- Sai Kate, voglio che tu sappia che quel giorno, tra i tanti sguardi che incontrai, scelsi te non per noia, per solitudine o per capriccio. Ho scelto te perchè il desiderio di te era più forte di qualsiasi felicità.
Lei si concesse qualche secondo per assimilare le sue parole. Poi rispose:
- Non vale!
- Come dici?
- Dico che non vale! Tu sei uno scrittore ed organizzi conferenze, ovvio che te ne esci con una dichiarazione così! Io sono una quasi laureata in lettere che ha cambiato all’ultimo momento ed è diventata detective. Il paragone non regge. – dichiarò, sorridendogli.
- In questo caso, ritirerò tutto.
- Se fossi in te non lo farei… – gli sussurrò, regalandogli un bacio sulla guancia. – Però adesso zitto, che mi sono già persa l’inizio!






   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: allison742