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Autore: gig_gig    11/04/2013    3 recensioni
La storia è ambientata dopo la fine della quarta stagione, Peter è stato scagionato e la Callway trasferita. Non ci sono veri e propri spoiler ma potranno esserci riferimenti alla quarta stagione.
Un altro tassello del puzzle della vita di Neal. Ecco come la vedo io.
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Neal Caffrey, Peter Burke, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Chi sono io veramente?'
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Quella mattina Neal si era svegliato allegro. La primavera era nell'aria e a Neal piaceva un sacco questo periodo dell'anno, quando i colori si risvegliano.
Lui e Peter avevano appena chiuso un caso impegnativo. Peter gli aveva dato due giorni liberi per riposarsi. Anche Peter aveva bisogno di riposo e sarebbe stato a casa. Neal aveva passato questi due giorni dipingendo e facendo lunghe passeggiate in Central Park. Insomma aveva ricaricato le batterie e quella mattina era pronto per una nuova giornata di lavoro.
Preparò per lui e per June una lauta colazione che consumarono finalmente in terrazza, godendosi i primi tepori e conversando amabilmente di partite a poker e di jazz.
Arrivò in ufficio alle nove in punto e si diresse alla sua scrivania sulla quale vide che erano stati posati una serie di fascicoli, Casi probabilmente da visionare per un parere professionale. Pensò prima di iniziare di riempirsi la tazza di caffè ma prima diede un'occhiata veloce all'ufficio di Peter per vedere se era arrivato. Sì lui c'era e non era solo. Due persone erano sedute alla sua scrivania. Lui non poteva vedere chi fossero perché dalla sua posizione le vedeva solo di schiena. Erano sicuramente un uomo e una donna. Probabilmente erano lì per discutere un nuovo caso, così curioso si diresse alla scrivania di Jones per avere maggiori informazioni.
Jones gli disse che erano una coppia, i signori Woods, che avevano qualche problema e che avevano chiesto l'aiuto dell'FBI. Non ne sapeva molto di più.
Woods... no non può essere! Pensò Neal. Chissà quanti Woods ci sono negli Stati Uniti e poi i Woods che conosceva lui stavano a Saint Louis. No erano altri Woods. Ciò nonostante iniziò a fissare l'ufficio di Peter con crescente angoscia. Fino a che la donna si girò leggermente così che Neal potè vederla.
Jones che gli era accanto a Neal si accorse che qualcosa non andava, Neal era sbiancato.
"Va tutto bene? Stai bene?" gli chiese prontamente.
"No, effettivamente no! Questa notte ho avuto un po' di fastidi. Poi questa mattina sembrava andasse meglio ma mi rendo conto che non è così. Non mi sento gran che bene! Lo so che sono mancato due giorni. Ma non ce la posso proprio fare. Me ne andrò a casa. Dillo tu a Peter. Proprio non mi sento bene!".
Neal si girò in fretta e si diresse verso l'uscita lasciano Jones di stucco.
La signora Woods, nell'ufficio di Peter si era girata per parlare con il marito che le era seduto accanto e con la coda dell'occhio vide un ragazzo con i capelli neri e gli occhi blu cobalto. Il loro sguardo si incrociò con quello del ragazzo solo per un istante. Cercò di nascondere il suo imbarazzo guardandosi le mani. Ma poi dovette rialzarlo per accertarsi di non aver solo immaginato qualcosa che non era. Ma a quel punto il ragazzo stava già uscendo dall'ufficio ed era di schiena. Era però sicura, lo aveva riconosciuto, sì aveva visto un fantasma, un fantasma del suo passato!



Peter si svegliò quando sua moglie Elisabeth si presentò in camera con un vassoio con sopra il caffè e la tazza dei suoi cereali preferiti. Amava quella donna, sapeva sempre come tirarlo su di morale. In realtà non era depresso solo, dopo due giorni di ferie, proprio non aveva voglia di tornare in ufficio. Avrebbe voluto rimanere ancora a casa, magari a letto, abbracciato a sua moglie. Il dovere però chiamava. La Callway era stata trasferita e al momento la White Collar era sotto la sua responsabilità, almeno finché non avessero preso una decisione sulla nomina del nuovo capo. Certo Peter sarebbe stato onorato di essere nominato capo ma non ci sperava, sapeva che con la sua gita a Capo Verde prima e l'accusa, seppure lasciata cadere, di omicidio di un senatore, lui non era nella posizione per ambire ad un posto di comando.
Così dopo colazione e un po' di sane coccole alla moglie, Peter si alzò, si vestì e si recò in ufficio.
Appena arrivato l'agente Regal gli si avvicinò dicendo che si erano presentati i signori Woods e che dovevano parlare con il responsabile. L'agente li aveva fatti accomodare nell'ufficio di Peter e aveva offerto loro una tazza di caffé.
Peter ringraziò l'agente e si diresse verso l'ufficio per sentire cosa volessero i signori Woods. Diede uno sguardo alla scrivania di Neal ma sapeva che era ancora troppo presto, erano le otto e trenta e Neal, spaccato come un orologio, faceva il suo ingresso alle nove.
"Buongiorno signor Woods, buongiorno signora Woods! Spero non abbiate dovuto attendere troppo. Sono l'agente speciale Peter Burke e sono il responsabile dell'ufficio. Cosa vi porta qui all'FBI e alla White Collar?".
"Buongiorno agente Burke. Grazie per averci ricevuti!" disse prontamente il signor Woods. "Noi siamo arrivati ieri da Saint Louise dopo che nostro figlio Karl ci ha mandato questo". E nel mentre il signor Woods porse a Peter una busta con dentro dei fascioli. "Nostro figlio sta frequentando l'università qui a New York, facoltà di Economia. A luglio prenderà la laurea. Nel frattempo sta facendo uno stage presso la Greenhill & Co. Allegato al plico c'è una lettera in cui ci spiega che durante il suo stage ha avuto modo di visionare i bilanci della società e di avervi trovato delle anomalie. Ha provato a parlarne con il suo supervisore che però gli ha imposto di non parlarne con nessun altro e che ci avrebbe pensato lui. Solo che due settimane dopo il suo supervisore, il signor Mortison, ha avuto uno strano incidente di macchina ed è morto. Strano perché hanno riferito che i freni si erano rotti e che era stato questa la causa dell'incidente. Karl però era sicuro che Mortison avesse fatto revisionare la macchina solo un mese prima perché lo aveva accompagnato dal meccanico a ritirare la macchina."
"Sì questo sembra abbastanza strano" disse Peter.
"A questo punto Karl ha iniziato a sentire un po' le voci di corridoio ed è venuto fuori che tra incidenti e suicidi nell'ultimo anno erano già morti otto dipendenti della Greenhill. Lui ha paura a questo punto ad esporsi maggiormente ed è per questo che non è venuto direttamente lui alla White Collar, però ha fotocopiato tutto quello che ha potuto e lo ha spedito a noi perché ve lo portassimo".
"Bene, vostro figlio ha fatto bene. Ora prendiamo in mano tutto noi e approfondiremo. Il nome di Karl non comparirà da nessuna parte, e neanche il vostro, almeno per il momento. Se c'è qualcosa che non va noi lo troveremo".
A questo punto prese la parola la signora Woods. "Può capire che noi siamo abbastanza spaventati da questa cosa. Noi stavamo pensando di assumere una guardia del corpo per nostro figlio, o comunque qualcuno che lo tenesse d'occhio. Io... io... non posso pensare di perderlo...". In quel momento la signora Woods si girò verso suo marito quasi come per avere un conforto o un sostegno da lui. A Peter la signora Woods sembrò vivamente sconvolta. Avere un figlio e saperlo in un potenziale pericolo doveva essere un dolore straziante per una madre.
"Signora Woods stia tranquilla, per il momento nessuno sa dei sospetti di suo figlio. Se continua così non gli succederà niente. Noi, d'altro canto, per fare le nostre ricerche dovremo comunque mandare una persona come infiltrato che nel mentre potrà tenere d'occhio suo figlio".
"Grazie agente Burke" rispose il signor Woods. "Vedi cara, non devi preoccupati, abbiamo fatto la cosa giusta e tutto si sistemerà".
"A proposito, vado a chiamare Neal Caffrey, il nostro consulente. È un ragazzo in gamba e sarà contento di avere qualcosa da fare e di non rimanere qui a lavorare alle scartoffie" dicendo questo Peter si alzò dalla sedia e uscì dall'ufficio.
La signora Woods non proferì parola, era quasi come pietrificata.
Peter guardò in direzione della scrivania di Neal ma la vide vuota, allora girò lo sguardo nella saletta dove si trova la macchinetta del caffè, ma neanche lì c'era Neal. Allora si girò verso Jones e lo chiamò.
"Sì capo!" disse Jones alzandosi e raggiungendo Peter.
"Sono le nove passate e Neal non è ancora arrivato, controlla un po' i dati della cavigliera per sapere dov'è".
"Non è necessario capo. Era qui un attimo fa ma poi ha detto di sentirsi male, che in realtà era già stato male questa notte ma che sembrava andasse meglio, e invece si è sbagliato. Era bianco come un cencio e così ha deciso di andare a casa. Mi ha detto di riferirtelo quando fossi stato libero".
"Neal malato. Da quando ha iniziato a lavorare qui non è mai stato malato a parte quando voleva starmi lontano per combinare qualcosa alle mie spalle. Non mi fido! Controlla i dati della cavigliera. Se va a casa oppure no. E continua a monitorarlo tutto il giorno, se dovesse uscire di casa, avvertimi!". Poi dopo un attimo continuò "intanto raduna la squadra nella sala conferenze abbiamo un caso e se Neal sta veramente male, questa volta dovremmo fare senza di lui!".
"Non l'ho mai visto così pallido capo, penso stia veramente male. Anche se mi è parso un po' strano, un attimo prima mi sembrava allegro come al solito e un attimo dopo... beh in ogni caso controllo, e se vedo qualcosa di strano ti avverto".
"Grazie Jones!" fece Peter e poi chiamò Diana e insieme si diressero nell'ufficio.
"Signori Woods questa è l'agente Berrigan, sarà lei ad infiltrarsi alla Greenhill. Neal, il nostro consulente di cui vi parlavo, si è dato malato. In ogni caso Diana è più che all'altezza del compito e in più le è autorizzata a portare una pistola".
  
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