Uno schiocco, un rumore secco che sferza l’aria. Veloce come un battito di ciglia. Denso come la paura che si impossessa dei loro occhi.
Blaine non ha più la percezione di ciò che sta succedendo. Il petto si alza e abbassa affannosamente, fuori dal suo controllo.
Grida provengono dal corridoio, grida disperate, grida che sferzano l’aria come un proiettile.
Un secondo sparo.
Qualcuno lo afferra per un lembo della sua divisa e lo strattona malamente, tirandolo verso il pavimento. Ubbidendo a quella forza sconosciuta, le ginocchia di Blaine si piegano mollemente e il ragazzo si ritrova a terra.
«Nascondetevi, trovate un posto sicuro e rimanete fermi» sussurra il professor Schuester, il respiro affannato innaturalmente rumoroso, mentre spegne velocemente le luci.
L’aula canto, quell’aula dove il Glee Club ha condiviso ogni emozione.
La gioia di una canzone, la timidezza di certi segreti, l’amore adolescenziale, la scontentezza per un brutto voto. La tranquillità che solo la vera amicizia può dare.
La paura.
E’ paura quella che Blaine vede nei suoi compagni, nei loro occhi lucidi.
Rannicchiato a terra, il viso posato stancamente sulle ginocchia, cerca di reprimere quelle lacrime dolorose che lottano per rigargli le guance.
Non riesce a pensare, la testa che gli rimbomba, i brividi che lambiscono la sua pelle appena abbronzata.
Sta per morire, ne è certo. Da un momento all’altro sarebbe arrivato. L’uomo della pistola. Il suo assassino. Chissà quanti altri studenti ha ucciso, mentre Blaine è lì, rannicchiato in posizione fetale.
«Kurt» mormora più a sé stesso che ad altri.
Un singhiozzo particolarmente forte di Kitty lo fa sobbalzare.
Blaine afferra il cellulare con mani tremanti, facendolo cadere a terra con un suono secco.
Marley piange più forte e qualcuno le intima di tacere.
Le dita di Blaine si serrano intorno al silicone della cover del suo cellulare.  
«Kurt» ripete, mentre una lacrima scende sulla sua guancia.
«Mamma» aggiunge, mentre le sue dita sfiorano la tastiera.
Sullo sfondo dell’iPhone c’è una bella foto di lui e Kurt. L’hanno scattata a Natale, sotto la neve; l’immagine li ritrae abbracciati, instabili sui loro pattini da ghiaccio.
Il viso di Kurt è contratto in una smorfia buffa, mentre il Blaine della foto ride a crepapelle.
Il Blaine in lacrime dell’ Aula Canto non riesce neanche a ricordare per quale ragione e si chiede come sia possibile ridere.
E se riderà mai più.  

 
Kurt sta guardando la TV, quando il suo cellulare squilla insistentemente. Si chiede nervosamente chi lo possa cercare durante la sua maratona post-pranzo di Grey’s Anatomy.
Di malavoglia posa la ciotola di popcorn sul tavolino e afferra il suo cellulare.
Kurt ha provato più volte il panico, nella sua vita. Sa cosa vuol dire sentirsi come se i polmoni fossero vuoti, come se qualcuno stesse serrando le dita sulla sua gola.
Kurt sa che quello che prova è terrore.
Urta inavvertitamente la ciotola e questa cade, con un colpo secco.
Come uno sparo.

 
Da: Blaine ♥

Sono in aula canto e sto aspettando che qualcuno mi uccida, che qualcuno ci spari, che qualcuno metta fine a questa agonia.
Ho semplicemente pensato a te e continuerò a farlo, finché potrò.
Dì ai miei che li ho pensati, che li penso un sacco, ma non ho abbastanza credito per due messaggi.
Ho paura.