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Autore: Viki_chan    12/04/2013    2 recensioni
Anna-chan, vent'anni, fotografa.
Questa è l'identità che il caso, l'ansia e alcuni "lost in translation" mi hanno portato a creare.
Tutto quello che viene dopo è un insieme di (s)fortunati eventi poco chiari, totalmente involontari e piuttosto divertenti. Di mezzo, oltre a una grande confusione, ci siamo io, la mia vita prima e la mia vita dopo l'incontro con i Super Junior. E l'amore, in tutte le forme che vivere a contatto con questi ragazzi mi ha permesso di conoscere.
#1: La clandestina;
#2: Mister Park...;
#3: Il lavoro extra...;
#4: L'interprete Siwon...;
#5: L'ospite inaspettato...;
#6: Il messaggio in codice...;
#7: SUKIRA...;
#8: Le diversità...;
#9: L'incubo, la canzone e...;
#10: Fantasticherie romantiche, differenze linguistiche e..;
#11: Gli angeli, l'assenza e...;
#12: L'attesa, la voce metallica e...;
#13: Gli sguardi, la cena e...;
#14: Le modelle, il chiarimento e...;
#15: l'incontro con Park, il Tokyo Dome e...;
#16: Il compagno di shopping...;
#17: Non Anna-chan, l'appartamento e...;
#18: Le terrine vuote, le forme e...;
#19: La cena, la trasformazione e gli abbracci;
#20: La valigia, Incheon e la scatola di scarpe;
#Epilogo
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una serie di (s)fortunati eventi

Evento #20





Miss Anna, questa è la sveglia. La colazione le verrà servita in camera. La sua auto la aspetta alle dieci all'ingresso.”
Non ho dormito questa notte.
Ho passato l'arco di tempo dal mio arrivo all'hotel fino alla famigliare vocina metallica seduta sul letto, in silenzio.
Con gli abiti che non ho ancora messo in valigia, stesi sulla coperta, accanto a me.
Mi sono guardata intorno per ore, cercando la forza di alzarmi.
Quando il telefono suona sono le nove, fra poco il cameriere mi porterà la mia ultima colazione da regina.

Poi ci sarà l'ultimo viaggio in auto, l'ultimo ingresso nella grande porta automatica del palazzo della SM, l'ultimo inchino al signor Park.
L'ultimo ringraziamento.
Forse l'ultimo incontro con qualcuno che parla una lingua che ho imparato ad apprezzare ma non a comprendere.
Non sono triste, o preoccupata, o altro.
Sono semplicemente stanca.
Stanca fisicamente, poiché la vita che ho fatto in queste ultime due settimane è stata davvero spossante per il mio corpo.
Stanca mentalmente, non dormire per quasi ventiquattrore non ha giovato alla mia testa, che pulsa all'altezza delle tempie ormai da ore.
Stanca emotivamente, inutile dirlo.
Odio gli addii.
Odio finire un bel libro, un piatto prelibato, una serie televisiva.
Odio separarmi da ciò a cui tengo.
Che si tratti di un essere vivente – ricordo ancora con dolore il mio criceto Jinta, morto alla veneranda età di sei anni quando io ne avevo circa dieci -, di un oggetto inanimato o di ragazzi.
Di loro, dei Super Junior.
Quando alla fine mi alzo per aprire la porta alla mia deliziosa colazione, decido che è ora che io riaccenda il motore della mia vita.
Mi faccio una doccia veloce, butto in valigia gli ultimi vestiti, ricontrollo il portatile della SM, cercando di pensare ai ragazzi come Super Junior, non come ciò che sono stati per me in questo periodo.
Voci e corpi e risate e strette di mano e abbracci.
Alle dieci in punto, l'autista ferma la grande auto nera davanti al Frasen Place e mi aiuta a caricare la mia valigia.
La strada per la SM è breve, ma il traffico è sostenuto e per questo ci mettiamo più di mezz'ora ad arrivare all'imponente grattacielo dell'etichetta discografica.
Ultimo ingresso, ultimo ascensore per il ventiquattresimo piano.
Ultimo saluto al Leeteuk appeso alla parete.
“Mi sarebbe piaciuto conoscerti, Teukie.” gli sussurro fermandomi davanti alla sua foto. “Sarà per la prossima volta.”

Il corridoio è deserto, così come le poltrone su cui, giorni fa, ho incontrato il signor Freddi.
Busso alla porta dell'ufficio del Signor Park e, quando vengo invitata ad entrare, vi trovo la famiglia Freddi al completo, Park e una segretaria.
Buongiorno a tutti.” dico in inglese.
Il figlio di Freddi si aggrappa alla gonna della madre e chiedere di essere preso in braccio.
Sorrido.
Noi scendiamo, portiamo Luca a fare un giro per il palazzo.” dice Freddi, sempre in inglese. “Ci vediamo a pranzo.”
Sia io che Park ci inchiniamo e, appena i tre escono accompagnati dalla segretaria, l'uomo mi fa cenno di sedermi.
Siamo arrivati alla fine.” commenta in tono solenne accomodandosi all'altro lato della scrivania. “Come è andata ieri sera?”
Molto bene. Ha visto le foto?”
Sì, ho ricevuto la sua scheda di memoria stamattina. Spero che quella che ti abbiamo dato in sostituzione sia altrettanto efficiente.”
Annuisco.
Prima di andare a pranzo, volevo essere certo che tu abbia seguito tutte le procedure come da accordi.”
Non ho tenuto nessuna foto.” mi affretto a dire. “Davvero.”
Ne sono certo. Sto solo dando il tempo agli uomini della SM di andare a recuperare il nostro computer e controllare. Io mi fido di te Anna, ma è una disposizione che viene dall'altro. Da molto in alto.” sottolinea l'uomo facendo un mezzo sorriso. “Detto questo, hai altro da dirmi?”
Mi guardo intorno, di nuovo.
E' una sensazione strana.
E' come se io abbia bisogno di rendermi continuamente conto di dove sono.
Di cosa sto facendo.

Sono stanca, deve essere per quello.
Deve essere quella la ragione per la quale sento il mio corpo sgretolarsi.
Alcune foto sono state fatte da Sungmin. Ieri sera, intendo. Io stavo cucinando.”
Questo spiega alcune cose.” dice lui annuendo e sorridendo.
Ho comunque fotografato tutti.”
Sì, ho visto. Non devi giustificarti, hai già fatto molto per noi.”
Il signor Park abbassa lo sguardo sulle sue mani giunte, meditabondo.
Manca ancora mezz'ora prima del pranzo. E' molto presto, lo so, ma voglio che siate in aeroporto il prima possibile, per evitare qualsiasi tipo di imprevisto. Altro?”
Quando uscirà il book con le foto che ho stampato?”
Penso fra un paio di mesi. E' già tutto pronto graficamente e, mentre stiamo parlando, un intero team sta scegliendo tra le tue foto le migliori.”
Efficienza coreana.
Posso chiederle di mandarne una copia alla mia amica Ayane? Lei vive a Tokyo e non so quando e se ne farete una versione in giapponese.”
E' il minimo che io possa fare. Segna qui l'indirizzo” dice porgendomi un post it. “E per te? Non ne vuoi una copia?”
Taccio, poi mi volto verso la finestra.
Verso il gelido sole che fa capolino tra le nuvole sopra al cielo di Seoul.
Dove sarò domani, ricordarmi dei ragazzi sarà inutile e improduttivo.
Basterà la copia per Ayane, grazie.”



Pranzo.
Ottima carne alla griglia cucinata direttamente al tavolo, su una piastra che non può non attirare la mia attenzione.
Sfrigolii e profumi meravigliosi.
Sapore deciso, salse, kimchi.
Chiacchiere rilassate tra Park e Freddi, il piccolo Luca che si guarda intorno e vorrebbe mettere un dito sulla piastra per vedere che succede, e sua madre che all'ultimo secondo lo salva, lo sgrida, gli bacia la fronte.
Taccio e sorrido, commento solo se necessario.
Finiamo di pranzare presto e presto ci ritroviamo nella hall della SM.
Grazie mille di tutto. Non appena avremo deciso le date per i nuovi debutti, mi metterò in contatto con voi per i set.” dice Park a Freddi, stringendogli la mano.
Poi, come un vero gentiluomo, fa il baciamano alla moglie di Freddi e saluta il piccolino.
Quando alla fine mi si mette di fronte, mantenere la calma si fa più complicato.
Sei stata un valore aggiunto, Anna.” dice porgendomi la mano. “Spero per te tanta felicità e, se mai dovessi tornare a Seoul, passa dalla SM a salutarci.”.
Gli stringo la mano con decisione e mi impegno a sorridere, poi mi volto verso i Freddi e li segui fuori, dove una grossa auto nera ci aspetta, direzione Incheon.
Signor Park.” dico prima di salire a bordo. “Potrebbe ringraziare l'autista che mi ha seguito in questi giorni? E' stato gentilissimo.”
Lo farò sicuramente.”
Dopo quest'ultima frase, l'auto si mette in moto e, non appena chiudo la portiera, si allontana dal grattacielo della SM, portandomi via da un sogno durato due settimane.



Mi sono addormentata quasi subito.
Cullata dalla voce dei Freddi, intenti a ricordare ogni istante della trasferta coreana.
Mi sono addormentata e per tutto il viaggio non ho pensato a niente, in fase REM.
Mi sveglio solo quando l'auto svolta, rallenta, si ferma.
“Incheon.” annuncia Freddi. “Anna, siamo arrivati.”

Apro gli occhi, me li stropiccio con le mani.
La grande e futuristica costruzione che forma il blocco centrale dell'aeroporto è a pochi metri da noi.
Mi stiracchio e scendo dalla macchina, aiuto l'autista e Freddi a scaricare le valigie.
Sono davvero carichi.

Saluto il nostro accompagnatore e mi dirigo con loro all'ingresso.
Fra quanto potremmo fare check in?” chiede la signora Freddi al marito.
Luca gli dorme in braccio e sembra non aver notato il cambio di ambiente.
Fra un'ora circa.” dice l'uomo, guardando sul cartellone.
Non pensi che sia ora?”
I due si voltano contemporaneamente verso di me e annuiscono.
Qualche problema?” chiedo.
Il signor Freddi sembra piuttosto contrariato. Sua moglie, al contrario, sorride.
Hai reso il signor Park molto felice. Hai fatto fare un'ottima figura a me e alla mia azienda. Meriti di essere ripagata in qualche modo.” dice a bassa voce porgendomi una scatola di cartone, simile a quelle che contengono le scarpe.
Sorrido, faccio un mezzo inchino.
Grazie. Ma...”
Non tornerai in Italia con noi, stasera. E' arrivato il momento di dirci addio.”
   
 
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