12/04/2013
1 recensioniEverything is changed.
Prologo.
Ha sempre amato la musica, fin da quando era bambina.
Suo padre non faceva altro che riempire le sue giornate con canzoni rock ‘n roll e beat. Le cantava sempre "Yesterday" dei Beatles, per farla addormentare e lei col tempo aveva imparato ad amare questo gruppo. Amava il genere di musica che facevano, naturalmente lo ama ancora. E ama anche suo padre, nonostante se ne sia andato quando aveva solo 5 anni. Le manca spesso, ma le basta ascoltare “Here comes the sun” o “I should have known better” perché riaffiorino alla memoria tutti i ricordi delle belle giornate passate a ballare e cantare insieme a lui. Il suo nome è Julia, è italo-inglese. Inglese da parte di padre, è grazie a lui se è in grado di parlarlo e ama Londra e Liverpool, la sua città natale. Dai 5 anni in poi è cresciuta sola con la madre. Non è una di quelle persone che parla di tutto con tutti, è sempre stata un po’ riservata e chiusa, soprattutto da quando suo padre è andato via. Ma dopo 15 anni, non pesa poi tanto la mancanza. E’ magra e fragile, sia fisicamente che non, ma nonostante questo, c’è qualcosa di ribelle in lei. Non è molto alta, ma questo non importa poi tanto. Ha i capelli ramati, lunghi e mossi e gli occhi verdi, la cosa che ama di più in lei.
Alice è sua amica da quando aveva tre anni, anche lei ha conosciuto suo padre, e le piaceva il fatto che parlasse una lingua diversa, le sembrava una cosa strana, faceva strane smorfie quando lui le parlava in inglese, perché non capiva. Ha anche lei i capelli lunghi e mossi, di un castano scuro davvero bello, lo stesso colore dei suoi occhi. I loro caratteri sono abbastanza differenti, lei è solare e carismatica e molto aperta con tutti. Il tempo insieme a lei sembra non passare mai, puoi parlarle di tutto, ma in particolare di musica. Il genere che più amano è il rock ‘n roll, il padre di Julia le ha tramandato questa passione. La maggior parte del tempo suonano, Julia le ha insegnato a suonare la chitarra e Alice sta cercando di insegnarle a suonare il piano, anche se con scarsi risultati. Suonano anche l’armonica, fin da quando erano bambine. A 11 anni la madre di Alice gliele regalò e le insegnò a suonare. Hanno continuato per due anni, poi sua madre è morta e Alice ha smesso di suonare perché il ricordo della improvvisa morte della madre a causa di un cancro, la faceva star male.
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Le note di "Yesterday" vagavano nella mente di Julia, lasciandola ai suoi pensieri. Lei e Alice erano in macchina e si stavano dirigendo verso l'aereoporto: Destinazione Liverpool. Avevano sognato quel viaggio fin da bambine e adesso, finalmente, era arrivato il momento.
"Hei!" disse Alice distogliendo Julia dai suoi pensieri e riportandola alla realtà. Lei si voltò, mise in pausa la musica e si tolse le cuffie.
"Cosa?" chiese Julia ancora confusa dai suoi pensieri.
"Ci pensi? Stiamo per partire per Liverpool!" affermò Alice entusiasta, con un sorriso che quasi le arrivava agli occhi.
"Già.." rispose Julia un po' malinconica, ma felice allo stesso tempo. "Non vedo l'ora di arrivare e visitare ogni centimetro della città in cui i Beatles hanno vissuto!" continuò e un sorriso si espanse anche sul suo viso.
Arrivarono all'aereoporto, scesero dalla macchina e dopo aver preso le valige dal portabagagli si diressero velocemente all'interno per fare il check-in, mezz'ora dopo si imbarcarono. Sia Julia che Alice erano ansiose, ma euforiche allo stesso tempo.
Il volo non durò molto, ma quell'ora sembrò durare un'eternità. Nonostante questo, sui loro visi si intravedeva una nota di stanchezza.
Quando uscirono dall'aereoporto si guardarono intorno e i loro volti si illuminarono d'eccitazione, ogni cosa in quel luogo sapeva di Beatles, persino l'odore della pioggia fine che le copriva in quel momento.
Si guardarono e sorrisero.
"Siamo arrivate!" disse Julia col sorriso ancora fisso sulle sue labbra.
"Sì! Quasi non ci credo! Sarebbe troppo scontato adesso chiederti di tirarmi un pizzicotto per dimostrarmi che non è un sogno, vero?" chiese Alice ancora incredula.
"Si..sei sempre così prevedibile Ali!" rispose Julia e le tirò un pugno anziché un pizzicotto. Si mise a ridere e la guardò sfiorarsi la spalla con un'espressione corrucciata sul viso, come se quel pugno le avesse fatto veramente male.
Era ormai sera e dato che stava piovendo, decisero di andare in hotel e rimandare la visita della città al giorno successivo.
Quando arrivarono in albergo, dopo aver disfatto le valige, si cambiarono e si prepararono per andare a dormire.
"Non vedo l'ora di svegliarmi domani e andare in giro per la città!" disse Julia sprizzante felicità.
"Anche io..." disse Alice rivolgendole un sorriso. "...domani sarà una giornata fantastica!" continuò lei.
'Sarà fantastica..' si ripetè Julia in mente, abbozzando un sorriso.
"Buonanotte Ali." disse sbadigliando, per poi ritornare ai suoi pensieri.
"Buonanotte!" rispose Alice. Poi si mise sotto le coperte e si addormentò.