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Autore: idrilcelebrindal    12/04/2013    3 recensioni
Durante la Battaglia dei Cinque Eserciti. Kili incontra qualcuno che cambierà il suo destino in modi che non avrebbe mai immaginato. Si trova così ad affrontare sfide inaspettate, ma avrà l'aiuto dei suoi compagni e di qualcuno del tutto imprevisto.
Ho scoperto da poco questo sito fantastico, ed è la mia primissima ff.. incrocio le dita...
Aggiunta: la storia ha preso una piega un po' diversa da quella prevista, forse è il caso di cambiare qualche indicazione...
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kili, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Erede di Durin'
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2. duello mortale 2. Duello mortale
Kili alzò lo sguardo. Erano tutti lì, e attendevano. Cosa? Poi capì.
Aspettavano lui.
Baciò la fronte di Fili, con gesto delicato gli ravviò le trecce.
“Fratello, devo andare,” disse. “ Ho qualcosa da fare”. Una calma glaciale era caduta su di lui, seppellendo il tumulto dei sentimenti. Appoggiò Fili a terra. Aprì la fibbia del fodero delle spade gemelle, lo sfilò dal corpo del fratello; un angolo della sua mente notò che era macchiato di sangue. Se lo allacciò; poi si alzò lentamente e raccolse le spade là dove Fili le aveva lasciate cadere, le ripulì  infilandole poi nei foderi.  Raccolse anche la sua spada.
Guardò i compagni. Accanto ad Ori vide Storri.
 Se non mi fossi fermato ad aiutarlo forse sarei arrivato prima… forse avrei salvato Fili…
.. e forse saresti morto. Sciocchezze, fratellino, smettila con gli “e se”. Sai che non mi piacciono.  Certo. Fili avrebbe detto proprio questo, pensò il giovane nano.
“Ori, Oin : riportate Fili alla Montagna. Nella sala di Thror. Quello è il suo posto. E restate con lui. C’è qualcuno con Thorin? Balin? Bene. Gli altri, con me.” Si avviò verso una collinetta, poco più che un rialzo del terreno, che si ergeva lì accanto, senza voltarsi a controllare che i suoi ordini venissero eseguiti. Si guardò attorno. Nelle immediate vicinanze regnava una relativa calma, mentre più a ovest infuriavano i combattimenti e le armate dei Popoli Liberi indietreggiavano sotto la pressione di migliaia di Orchi; tra poco avrebbero ceduto. Alzò la spada e la sua voce echeggiò sul campo di battaglia.

“Fratelli!” gridò. “Il nostro futuro e la nostra vita di popoli liberi si decide oggi! Essere sopraffatti oggi sarebbe la fine per tutti noi!” Per tutto il campo Elfi, Nani, Uomini, feriti, smarriti, scossi, si alzarono ad ascoltare.
“Io sono Kili, figlio di Dis, figlia di Thrain! Tutta la mia stirpe ha dato la vita lottando contro il Male!  Ma io  non mi arrendo! Io oggi combatto! Fratelli! Combatterete con me?” A capo scoperto, i lunghi capelli scuri agitati dal vento, coperto di sangue nero e rosso, era una vista che infiammava gli animi.
Grida isolate si levarono, e subito divennero un boato. Decine,  centinaia di guerrieri di tutti i popoli liberi accorsero al richiamo, infiammati dal fuoco stesso del giovane principe dei Nani. Kili non sapeva quanto, in quel momento, ricordasse Thorin, o il suo antenato Thror, il grande ultimo Re sotto la Montagna: ma lo sapeva Dwalin, che cadde in ginocchio con le lacrime che si perdevano nella folta barba. E quando Kili gridò “ Combatterete?” il grande guerriero fu  il primo ad alzarsi brandendo le armi. Avrebbe seguito il suo principe fino alla fine del  mondo.
Kili guardò gli uomini che accorrevano, esaltato dalle loro stesse urla, e li guidò verso il lato sinistro del campo di battaglia, dove gli Orchi stavano avanzando. Piombarono sui nemici come una  valanga, sfondarono le linee, li travolsero e li misero in fuga. Il giovane comandante  perse il conto di quanti nemici avesse abbattuto; la furia gelida che lo aveva invaso rendeva i suoi sensi iperattivi, gli sembrava di vedere e sentire ogni nemico… finchè qualche metro avanti a sé vide Bolg.
Bolg, figlio di Azog il Profanatore; Bolg, che aveva trafitto e ucciso Fili con la sua lancia; Bolg, che era fuggito davanti a Beorn.
Bolg, l’Assassino.

Era a piedi, e gli dava le spalle, ma si voltò subito, come se l’odio rovente dello sguardo di Kili lo avesse scottato. I  due nemici si guardarono negli occhi. Nessuno dei  due disse nulla, tutto era già stato deciso : fino alla morte.
Perse le sue armi, Bolg brandiva una mazza da cui sporgeva una specie di moncone di spada. Il moncherino era avvolto in uno straccio lurido. L’ Orco partì per primo, caricando verso Kili con la mazza levata e sferrò un colpo che avrebbe polverizzato il giovane nano, se non fosse che, veloce come il lampo, si era già spostato. Kili combatteva bene, e sapendo che l’Orco era molto più forte di lui, usò l’agilità che era la sua dote maggiore. Danzò intorno al gigantesco nemico, entrando più volte nella sua guardia, riuscendo a ferirlo più volte ma senza serie conseguenze. Poi fece un passo falso e Bolg fu su di lui : con un colpo possente gli fece volare via la spada e lo scagliò alcuni metri indietro.
Agile come un gatto, Kili si rialzò in tempo per vedere Bolg precipitarsi su di lui con la mazza alzata… e vide l’apertura nella difesa del nemico. Era  una follia, eppure… con un unico movimento fluido sguainò le due daghe di Fili e si tuffò rapidissimo verso l’Orco che sopraggiungeva. Si gettò a terra di schiena e scivolò tra le gambe massicce come tronchi, sfuggendo per un pelo alla mazza che si abbattè sul terreno. Con un balzo fu in piedi dietro Bolg e conficcò le due daghe nelle reni del mostro.
Bolg ululò e ruggì, ed il suo spostamento impedì al giovane nano di recuperare le spade.
Kili si guardò attorno alla ricerca frenetica di un’arma e vide, qualche metro più in là, una spada elfica, che brillava per la vicinanza dei nemici atavici dei suoi costruttori. SI gettò a raccoglierla, ma qualcosa lo fermò: l’Orco si era voltato e con uno scatto aveva affondato il   moncone della spada nel petto di Kili, appena sotto la spalla sinistra. Il giovane nano urlò per il dolore terribile e scivolò all’indietro, ma la sua rabbia ardente prese il sopravvento e  le sue dita guantate si chiusero sull’elsa della lunga spada elfica.
Con un guizzo, ancora una volta entrò sotto la guardia dell’Orco, che si inarcava nel tentativo di strapparsi dalla schiene le daghe che lo torturavano; la lama elfica, brillante ed affilatissima, aprì uno squarcio nell’addome del mostro, e Kili rotolò oltre, fuori dalla sua portata, terminando il movimento ancora in piedi. La spada, impugnata a due mani, calò sul collo di Bolg che si era accasciato in avanti e la mostruosa testa volò via.

Attorno a Kili esplosero le acclamazioni, mentre i pochi orchi rimasti nei  paraggi fuggivano in tutte le direzioni. Il giovane principe dei Nani cadde in ginocchio, sempre impugnando la spada a due mani. Sentiva scorrere il sangue sotto  la camicia, ma non gli importava. Anche il dolore sembrava irrilevante.
“Fili!” gridò.”Questo è per te! La stirpe del Profanatore è distrutta!”
Attorno, i suoi compagni, insieme a Elfi, Nani e Uomini, gridavano il suo nome. Fu Storri ad attirare la sua attenzione, inginocchiandosi accanto a lui.
“Mio signore!” esclamò.”Mio signore, sei ferito! Lascia che mi occupi di te!” Kili si riscosse, lo guardò per un istante, senza capire davvero, nella sua esaltazione,  cosa gli stesse dicendo. Fu Dwalin ad intervenire.
“Il ragazzo ha ragione, Kili: credevo che quel maledetto ti avesse ucciso!” Kili annuì, ancora stordito. Lo fecero sedere; poi Dwalin gli sfilò le protezioni e la cotta di maglia squarciata dal colpo. Storri gli aprì la camicia a brandelli e la abbassò sulle spalle, scoprendo la ferita.
Un lungo squarcio irregolare e sanguinante correva dalla spalla sinistra fino al centro del petto. Storri frugò nella sua cintura e ne tolse un pezzo di stoffa ripiegata, che applicò sulla ferita.”Premi qui” disse a Dwalin. Poi si sollevò la manica e svolse la lunga striscia di tessuto che portava arrotolata sul braccio sinistro; con abilità la fece passare intorno al petto e sopra la spalla di Kili, per tenere fermo il tampone.
“Mio signore,” disse,”questo è solo un espediente per fermare l’emorragia, la ferita va disinfettata e curata al più presto, perché le lame degli orchi sono pericolose. Ti prego… ma che c’è?” chiese, vedendo che tutti quelli che lo circondavano, Kili compreso, lo guardavano esterrefatti.
“Cos’hai, ancora, là sotto? Qualche altra sorpresa?” Chiese Dwalin. Storri rimase paralizzato per un secondo; poi si riprese e strizzò un occhio.
“Mi piace essere pronto per ogni evenienza… e di nascosto ho anche qualche lama di riserva, ma non ti dirò dove!”

“Mio signore Kili! Tornano!” Le grida di allarme si levarono da est: un altro gruppo di orchi stava scollinando, e si precipitava su di loro. Con l’aiuto di Dwalin, Kili si rivestì in fretta e salì su un balzo. Sono troppi, pensò. Non possiamo farcela. Levò lo sguardo e vide che, incredibilmente, il sole era ancora alto nel cielo azzurro.
Una calma sovrannaturale scese su di lui; respirò profondamente; poi fece qualche passo, recuperò dal corpo di Bolg le daghe gemelle di suo fratello e le infilò nei foderi. Se devo morire, sarà con queste in pugno… come Fili.  Poi raccolse la spada elfica. Mi hai servito bene; avrai altre occasioni prima della fine.  Raccolse anche uno scudo abbandonato.
“Amici!” gridò. “ Fratelli! Possiamo vincere ancora! Dobbiamo solo stare uniti! Dwalin, Bofur, di fianco a me! Gli altri, schierati a lato! Chi ha un arco, dietro! La seconda fila stia pronta a rimpiazzare i caduti! Il primo urto sarà il peggiore, ma resisteremo! Storri”, disse poi, a voce normale, vedendo che il ragazzo stava prendendo posizione al fianco di Dwalin. “ Tu, dietro di me! Non sei grosso abbastanza per la prima linea!” E non ho intenzione di lasciare che tu ti faccia uccidere, pensò.
Nessuno si sognò di discutere i suoi ordini. Tutti, Nani, Elfi, Uomini, risposero con un grido di guerra e si schierarono gli uni accanto agli altri, senza distinzione di razza.
E poi gli orchi attaccarono, e  ci fu solo la furia, il sangue e le urla dei morenti.

Dopo il primo urto, Kili aveva gettato lo scudo, ed ora imperversava sul campo di battaglia con spada e daga, incontenibile. Nessuno riusciva a colpirlo perché nessuno riusciva a prevedere i suoi movimenti; Dwalin e Bofur tentavano di stargli a fianco, per coprirgli le spalle da attacchi imprevisti, ma l’unico che riuscisse davvero a seguirlo era il piccolo Storri. Combatteva con due spade corte, in uno strano stile che prevedeva velocissimi cambi di guardia, cosicchè gli era possibile seguire il principe ed eliminare ogni minaccia alle sue spalle.
Gli Orchi però erano troppi. Kili chiamò a raccolta gli uomini attorno a sé; rifiatò un attimo, spazzandosi con un braccio la fronte dai capelli intrisi di sudore. D’accordo. Vendiamo cara la pelle.
“Forza, amici miei! Ancora un piccolo sforzo! Resistete! Tra poco arriveranno i nostri alleati!”





N.d.A. Lo so, lo so… il discorso di richiamo alla battaglia non è una perla di originalità, ma cosa avrebbe dovuto dire, oltre che “Suonategliele”?

La tattica del muro di scudi era comunemente usata nell’Alto Medio Evo: mi è sembrata adatta. Ogni precisazione critica è gradita!
  
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