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Autore: Bloonette    12/04/2013    1 recensioni
E' la mia prima storia! Ho passato due giorni a convincermi di non vergognarmi di quel che avevo scritto e che anche se è così orribile ho bisogno che qualcuno la legga e mi dia un consiglio per migliorarmi:)
La protagonista, che non si sa come e perché ha raggiunto il successo, da una risposta parecchio lunga ad una domanda di una sua amica.
Tenevo a dire che il titolo è lo stesso di una canzone dei Killers che ho ascoltato un numero scandalosamente alto di volte mentre scrivevo LOL
Spero vi piaccia :D
Genere: Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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“Vuoi davvero sapere quale è il mio più grande rimorso adesso che sono arrivata fin qui???”
“Se te l’ho chiesto! Non è da tutti raggiungere il vertice in un arco di tempo così breve…  Però se non sei  obbligata se non ti va di parlarne!”
“No, figurati. Non ho problemi a parlarne, solo che temo diventi una storia un po’ lunghetta e non voglio annoiarti…
Più che altro mi pento di aver lasciato andare via una persona che con buone possibilità sarebbe stata molte più importante di quanto potessi immaginare. Per l’esattezza si tratta di uno dei miei primi ragazzi.
Avevo qualcosa come sedici o diciassette anni e lui due o tre più di me. Suonava in un gruppo che lui stesso aveva messo su con degli amici e ricordo che ci siamo conosciuti ad una festa in questo locale che, periodicamente, organizzava serate per far conoscere le piccole band della città. Se quella sera ero capitata lì devo solo ringraziare una mia amica che mi ci aveva trascinata di peso, perché non sono mai stata un tipo da feste, io. Ovviamente amavo ascoltare musica ed ero fermamente convinta che una canzone fosse incredibilmente più emozionante dal vivo, ma comunque preferivo restare a casa in panciolle sul divano a vedere i dvd dei concerti delle mie band preferite, che ovviamente vivevano sempre troppo lontane da me. In ogni caso, quella sera ero lì. E ad un certo punto vedo questo ragazzo, anche abbastanza carino e che se non mi sbagliavo poco prima era sul palco, che mi si avvicina e mi fa ‘Non pensavo che qualcuno conoscesse quella canzone! Pensavo che quel gruppo piacesse solo a me!!’, riferendosi ad uno dei pezzi che aveva suonato poco prima e che io ero stata la sola a cantare.  Sorridendo un po’ imbarazzata gli rispondo che in realtà quel gruppo è uno dei miei preferiti. Lui resta visibilmente traumatizzato dalla mia risposta così inattesa, però poi mi invita a sedermi a un tavolo ripetendo quanto sia incredulo. Passiamo tutta la serata a chiacchierare di noi e soprattutto scopriamo, con grande entusiasmo da parte di entrambi, che ascoltiamo quasi la stessa musica. Insomma a fine serata ci scambiamo anche i numeri. E ti lascio immaginare i commenti dell’amica che mi aveva accompagnata! Mentre eravamo in macchina e ci stavano accompagnando lei era tutto un ‘Non ci posso credere! Ma hai capito lui chi è? Cioè hai il suo numero!’ mentre per me non era cambiato proprio nulla. Ero tranquillissima. Cioè ero felice di quel che era successo ma di certo non iperventilavo come lei.
Per farla breve stiamo un po’ di mesi a frequentarci , finché un giorno ci rendiamo conto che ci stiamo comportando come se stessimo insieme e decidiamo di renderlo noto, soprattutto a noi stessi.
Peccato che proprio in quello stesso periodo io ero diventata decisamente intima con quella che io ritenevo solo un’amica. In realtà era da quando l’avevo conosciuta che avevo paura di essere attratta da lei, ma non avevo voluto ammetterlo fino ad allora. E, come una stupida, avevo lasciato che tutto si complicasse. Lei stava per partire per l’università e, consapevoli che sarebbero passati mesi prima di poterci rivedere,  un giorno ci siamo baciate. Un bacio di quelli che mai ti aspetteresti di dare o ricevere. Immagina la sorpresa quando ho scoperto che lei provava lo stesso per me. Ovviamente il tempo ci stava sfuggendo dalle mani come granelli sabbia, e i baci dalle labbra si spostarono ad altre parti del corpo, e cerca di capire cosa intendo! Credo sia stato il periodo migliore e peggiore della mia vita. Sentivo che c’era qualcosa di sbagliato in quel nostro rapporto ed era proprio questo che me ne rendeva dipendente.
Ad ogni modo, lei un mesetto dopo è partita per l’università e io,diciamo così, ho ufficializzato la relazione che intanto avevo con lui. Ovviamente lei sapeva tutto di lui, ma lui non di lei.
Stare assieme a lui mi piaceva, mi divertiva, mi faceva stare bene con me stessa. Il tempo passava veloce. Ma non era lo stesso. Con lei era scattato qualcosa di più. E non riuscivo a togliermi dalla testa il pensiero che una ragazza era riuscita a darmi di più di un ragazzo. Perciò avevo deciso che era arrivato il momento per farlo. Confesso che stabilire quale sia stata la mia prima volta mi viene ancora difficile, figurati come stavo in quel periodo. La confusione fatta persona. Nonostante tutto dovevo farlo. E penso che queste siano cose che non devi fare, ma che si fanno e basta. Speravo che tutto fosse molto più semplice e naturale, non falso e doloroso come poi è stato. Però ricordo che è stato bello vedere delle lacrime bagnargli le guancie subito dopo, come chissà quale grande regalo gli avessi fatto. Riflettendoci ora, è vero, la verginità fisicamente l’avevo persa con lui, ma mentalmente, e credo valga di più, era già andata a lei. Peccato che lui non lo sapesse e che mi stringesse e mi sussurrasse ‘Sei mia’.  Può essere che lui mi abbia amata davvero e se così è stato non posso che sentirmi di nuovo terribilmente in colpa.
Purtroppo aver fatto sesso non aveva sistemato niente ed io diventavo sempre più brava a dissimulare la mia crisi d’identità, chiamiamola così. Mi ero trasformata nella ragazza modello: ero sempre con lui ma mai appiccicosa, mi fingevo di arrabbiarmi se stava troppo con gli amici così lui poteva scusarsi e coccolarmi, lo spronavo a inseguire i suoi sogni e lasciavo che facesse lo stesso con me.
Una sera però è capitato che lo seguissi in un locale, perché doveva suonare col suo gruppo,  che incontrassi questa ragazzina, che non avrà avuto più di tredici anni, e che senza accorgermene iniziassi palesemente a provarci con lei. Chissà forse l’avevo fatta sentire come la prima volta in cui avevo baciato la mia amica, o giù di lì, perché ho ancora in testa l’elettricità che si caricava nei suoi occhi mentre le accarezzavo i capelli. Sfortunatamente la cosa si era ripetuta altre volte con altre ragazze finché flirtare con delle ragazzine e dissotterrare il loro lato lesbo mi divertiva come poco altro al mondo. Sentivo di avere potere e controllo su di loro e, dimmi, a chi non piace? Andiamo è incredibile come siano assoggettabili le tredicenni! Ma se la situazione mi divertiva certamente non mi faceva bene e dava una distorta idea della persona che ero.
Erano venuti fuori dei pettegolezzi, o forse delle verità non lo capisco neppure adesso, che mi riguardavano ed erano arrivati all’orecchio del mio ragazzo. Mi davano per lesbica che lo usava solo come copertura. Non sarebbe stato bello da sentire nemmeno in una città meno gretta della mia. E pensare che mia madre me lo aveva detto di smettere di tagliare i capelli e comprare camicie a quadri. Io però non sapevo nulla.
Un pomeriggio lui mi telefona e mi chiede di uscire, senza un motivo. Dice solo di volermi vedere. Accetto l’invito e mi accorgo che nel tono della sua voce c’è qualcosa di strano. Un po’ mi preoccupo, ma poi mi convinco che era solo una mia impressione e che non c’è proprio niente che non vada tra di noi. Devo anche dirlo che avevo torto? Voleva vedermi solo per vomitarmi in faccia l’esistenza di questo pettegolezzo a cui lui non riusciva a non credere e tutti i motivi per cui aveva il diritto di farlo. Non potevo biasimarlo. Aveva fottutamente ragione su tutto. Ero davvero stata con un ragazza e ci avevo provato con delle altre mentre stavamo insieme, sembravo davvero una lesbica e la cosa peggiore e che forse lo avevo davvero usato come copertura. Lui però mi aveva chiesto solo di dirgli che era tutto falso e che per lui provavo qualcosa, anche se non era vero amore, gli sarebbe bastato sapere che di lui mi importava, ma non l’ho fatto. Gli ho semplicemente risposto che non mi sembrava vero che lui credesse a quella diceria, ma giuro di averlo fatto solo perché nemmeno io avevo una risposta. Ero davvero innamorata di una delle mie migliori amiche? Perché mentre stavo con lui avevo chiaramente flirtato con delle altre ragazze? Lo avevo fatto per noia? Per scappare dalla routine di fidanzati? Perché nonostante fossero passati alcuni mesi lei non andava via dalla mia testa? Per chiarirmi quali fossero i miei stessi gusti sessuali? Non ne avevo idea. Purtroppo lui si era convinto che il mio era un silenzio assenzio e decise di finirla lì. Disse che si era innamorato di me proprio perché non ero come tutte le altre ragazze, perché avevo la forza d’animo e l’audacia di un ragazzo, perché con me riusciva ad aprirsi come con nessun altro, ma io lo avevo tradito. Non ho mosso un dito per fermarlo. E per lui era la conferma che aveva ragione.
Ho passato la settimana successiva col cellulare spento a vagare per casa guardando televendite in tv. Poi finalmente ho capito che se non ero riuscita a trovare una risposta almeno potevo dirgli le opzioni, così questa volta sono io a chiamarlo e a chiedergli di vederci per parlare sottolineando che finalmente sono in grado di dargli le spiegazioni che merita. Quasi nemmeno lo saluto quando ci incontriamo che già gli sto raccontando tutto, non ho mai preteso che capisse in che situazione mi ero cacciata però credo lo abbia fatto comunque, anche se mi rinfacciò di avergli fatto credere che la mia prima volta era stata con lui. Era ancora visibilmente a terra per come era andata a finire la nostra storia e lo ero anche io, ma a tratti fermavo il flusso di parole che veniva fuori dalla mia bocca per lasciargli il tempo di metabolizzare il tutto. Una volta che ho finito di parlare, mi chiede se sono bisessuale e rispondo che molto probabilmente è così visti gli ultimi avvenimenti. Mi rendo conto che se ne sta per andare quando afferma senza esitazione che ormai non abbiamo più nulla da dirci o da fare insieme, allora istintivamente scatto per dargli un ultimo bacio. Io indugio molto e mi viene quasi da piangere, perché solo in quel momento mi sono resa conto di aver mandato via a calci una persona che davvero a me ci teneva e alla quale tenevo anche io, al contrario lui resta impassibile e le sue labbra non si muovono nemmeno di un centesimo di millimetro per venirmi incontro. Ma ancora una volta sbagliavo pretendendo qualcos’altro da lui che già mi aveva dato tanto.”
“Certo che sei stata davvero una stronza.”
“Lo so, lo so.”
“Ma poi con quella tua amica come è finita?”
“E’ finita che lei è stata più stronza di me perché dopo aver chiarito con lui, ho preso il primo treno per raggiungerla, sono andata sotto casa sua, le ho raccontato di come era finita con lui e di come ero convinta di amarla, ma lei mi ha tranquillamente risposto che fra di noi non era stato troppo male però io ero troppo infantile e comunque stava con un’altra. Capisci che sfiga, eh?”
“Dai! Poverina! Mi dispiace! Ma invece lui?”
“Lui non lo sento da allora, ma ho ancora il suo numero in rubrica e continuo a cercare l’affetto che mi dava in ogni persona che frequento, indipendentemente dal sesso. E mi sta andando anche abbastanza male dato che quella con lui è l’ultima relazione lunga e stabile che ho avuto!”
“Perché non provi a telefonargli?”
“Ma che cazzata! Figurati se ha ancora lo stesso numero!”
“Tu hai sempre lo stesso numero, no? Per quale motivo lui dovrebbe averlo cambiato?”
“Va bene, ho capito ci provo… dammi il tempo di trovare e comporre il numero.”
“Squilla?”
“-Pronto?!-”
“Ciaaao.”
“-Ma sei davvero tu?-”
“No, mi hanno rapita gli alieni, si sono impossessati del mio corpo e ora stai parlando con uno di loro. Certo che sono io!!”
“-Sei sempre la solita. Non posso crederci. Come stai??-”




 

Bloo vuole dire che:
l'uso di tempi verbali diversi e assolutamente non coerenti fra loro è stata una scelta assolutamente volontaria per rendere il discorso più vivido e reale (o meglio la sgrammaticata che quando parla usa settordici tempi verbali sono io e mi sembrava giusto che fosse lo stesso per i miei personaggi :3). Mi scuso in anticipo se per questo motivo la storia è poco comprensibile e confusionaria. Migliorerò, prometto!!

  
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