Fanfic su artisti musicali > The GazettE
Ricorda la storia  |      
Autore: reila_guren    13/04/2013    4 recensioni
Quando lo guardai uscire di casa, dopo avermi dato un bacio sulla fronte ed essersi raccomandato di chiamarlo subito se avessi avuto bisogno, non avrei mai immaginato come sarebbe cambiata la sua vita, anzi la nostra vita, dopo quella sera...
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Aoi, Uruha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

-Hai visto, Kou-chan? Te l'avevo detto che sarebbe andato tutto bene-
-Non so cosa avrei fatto se non avessi più potuto...-
-Ssh...dammi la mano. Lo senti vero? Non è cambiato niente...-
 
Ricordo ancora perfettamente il momento in cui ricevetti quella telefonata nel cuore della notte.
Kouyou era uscito per una serata al pub con gli altri, mentre io ero rimasto a casa, perché avevo la febbre.
E pensare che l'avevo convinto io ad andare...Quanto mi sono sentito in colpa per questo...
Quella sera Kouyou aveva insistito per restare a casa con me, perché non voleva lasciarmi solo, ma in quel periodo era così stressato per l'uscita del nuovo album, che avevo pensato che gli avrebbe fatto bene andare un po' fuori e svagarsi.
Quanto me ne sarei pentito nei giorni successivi...Quando lo guardai uscire di casa, dopo avermi dato un bacio sulla fronte ed essersi raccomandato di chiamarlo subito se avessi avuto bisogno, non avrei mai immaginato come sarebbe cambiata la sua vita, anzi la nostra vita, dopo quella sera...
 
 
Dormivo profondamente ormai da diverse ore, quando venni svegliato dallo squillo insistente del cellulare. Intontito dal sonno e dalla febbre, allungai il braccio verso il comodino per afferrare il telefono e risposi senza nemmeno controllare chi fosse.
-Pronto?- dissi con voce impastata dal sonno.
-Shiroyama-san?-
-Sì, sono io. Chi parla?-
-Sono il Dottor Kazuhiro, dell' Aiiku Hospital-
A quelle parole mi alzai di colpo a sedere. L'ospedale? Cosa diamine era successo?
-Che cos'è successo?!- chiesi, cercando di mantenere la calma.
-Stasera è stato ricoverato un ragazzo coinvolto in un incidente. Tra i numeri da contattare in caso di emergenza abbiamo trovato il suo, potrebbe venire subito?-rispose il medico.
Sentii il panico impossessarsi rapidamente di me, mentre il mio cervello assorbiva quelle parole. Doveva essere senz'altro uno dei ragazzi, perché avevamo tutti i nostri numeri tra quelli d'emergenza.
"Ti prego fa che non sia Kouyou" mi ritrovai a pensare disperatamente, mentre stringevo convulsamente il cellulare. Volevo bene a tutti i miei compagni di band, ma Kouyou era il mio uomo, il mio amore. Non poteva essergli successo niente di male.
-Shiroyama-san?-mi chiamò il dottore, vedendo che non rispondevo.
-Come...Come si chiama?- chiesi, continuando a sperare che il mio Kouyou fosse sano e salvo.
-Kouyou Takashima-
In quel momento fu come se tutto attorno a me si fermasse, mi sentii mancare il respiro e sentii come se tutto il calore abbandonasse il mio corpo all' improvviso, lasciandomi nel gelo più assoluto.
Fissai il vuoto, iniziando a tremare impercettibilmente, e strinsi i pugni convulsamente, fino a conficcarmi le unghie nella pelle.
Il mio Kouyou aveva avuto un incidente, ed ora era in ospedale.
Era tutta colpa mia, io l'avevo convinto ad uscire...
-A-arrivo subito.-
Mi alzai e mi vestii rapidamente, restando per tutto il tempo in uno stato di apatia. Probabilmente il mio cervello si rifiutava di comprendere appieno cos'era successo. Uscii di casa, facendo i gradini delle scale a due a due, salii in macchina e, fregandomene delle strade trafficate di Tokyo, corsi in ospedale.
Durante tutto il tragitto non riuscii a togliermi dalla mente l'immagine di Kouyou, il mio dolce Kouyou, in un letto d'ospedale in chissà quali condizioni, e più ci pensavo, più mi sentivo male. Non poteva essergli successo niente di grave, solo l'idea mi faceva morire. Lui era tutto ciò che avevo, non potevo assolutamente perderlo. Se solo non l'avessi convinto ad uscire...
Arrivai all'ospedale in dieci minuti circa, parcheggiai l'auto nel primo posto che trovai e mi precipitai nell'edificio. Appena entrai, rimasi quasi accecato da tutto il bianco, così tipicamente ospedaliero, che mi circondava. Sbattei un attimo le palpebre per abituarmi poi mi guardai attorno, cercando disperatamente qualcuno a cui potessi rivolgermi. Individuai la reception e mi diressi di corsa dall'infermiera, che stava sistemando alcune cartelle cliniche, per chiedere notizie di Kouyou, ma proprio in quel momento un uomo in camice bianco uscì da una stanza in fondo al corridoio.
-Shiroyama-san?- chiese, dopo essersi avvicinato. -Sono il Dottor Kazuhiro, l'ho chiamata io.-
-Come sta Kouyou?!- chiesi io, cercando di contenere la crisi di panico che minacciava di sopraffarmi.
-Venga, andiamo nel mio studio- rispose, facendomi strada verso la porta dalla quale era appena uscito. Io annuii ed entrai nella stanza. Avevo le mani sudate e tremavo ancora, quindi, senza aspettare che il medico mi facesse accomodare, mi appropriai della prima sedia che vidi, posta proprio davanti alla scrivania dell'uomo.
-La prego Dottore, mi dica come sta!- chiesi di nuovo, stringendo i bordi della sedia con le mani.
Il Dottor Kazuhiro si sedette di fronte a me e rimase qualche secondo a fissarmi, poi intrecciò le mani sul tavolo e finalmente iniziò a parlare:
-Il Signor Takashima ha subito un grave incidente. Stando a ciò che dicono i testimoni stava attraversando la strada per raggiungere il parcheggio, quando una macchina che procedeva a tutta velocità l'ha travolto.-
A quelle parole mi sentii seriamente svenire. Nella mia mente si formò l'immagine del mio ragazzo, riverso sull'asfalto e privo di sensi ed ebbi il terrore di porre la domanda che più mi premeva.
Feci un respiro profondo, stringendo la presa sui bordi della sedia, come se fosse l'unica ancora di salvezza che ancora mi teneva legato a quel po' di speranza che avevo, e dissi con un filo di voce: - Ma...lui è...?-
-È vivo, non si preoccupi! Ma ha riportato dei danni: ha sbattuto violentemente la testa e presenta una frattura cranica, ma questa è una cosa che di risolverà...-
Mi sentii subito sollevato nell'apprendere che il mio Kouyou era vivo e sarebbe guarito, fu come se il macigno che avevo sul petto da quando avevo ricevuto quella telefonata, mi abbandonasse all'improvviso, ma dal tono del medico capii che c'era qualcos'altro, infatti continuò:
-Vede, la frattura cranica ha causato un'importante lesione al nervo acustico, che purtroppo è irreversibile.-
Spalancai gli occhi, mentre le parole del medico continuavano a rimbombarmi nella mente. Lesione del nervo acustico...irreversibile...
-Mi sta dicendo che...-
Il medico fece un sospiro profondo e confermò i miei timori:
-Sì Shiroyama-san, Takashima-san è diventato sordo-
In quel momento strinsi con tutta la mia forza i bordi della sedia. Non era possibile, Kouyou non poteva essere diventato sordo, la sua vita girava attorno alla musica, non avrebbe mai potuto farne a meno. Era semplicemente inconcepibile una vita priva di musica per lui, esattamente come lo era per me.
-Non può essere vero...deve esserci qualcosa che si possa fare...- mormorai fissando il pavimento, ma senza in realtà vederlo. Il dottore sospirò e scosse la testa:
-Mi dispiace Shiroyama-san, ma il nervo acustico è danneggiato irrimediabilmente, tutto ciò che possiamo fare adesso è aspettare che la frattura cranica guarisca e, una volta che Takashima-san sarà dimesso, le consiglio di iniziare al più presto un corso di linguaggio dei segni. Potrà avere una vita assolutamente normale, l'importante è che accetti la sua condizione.-
Una vita normale...Kouyou non avrebbe avuto mai più una vita normale. Avrebbe dovuto abbandonare la band, non avremmo più potuto suonare la chitarra insieme, seduti sul divano, come facevamo ogni sera. Tutto ciò lo avrebbe ucciso.
-Kouyou è un musicista, come può dirmi che avrà una vita normale?!- scattai in piedi esasperato e il medico si alzò a sua volta, cercando di calmarmi:
-Si calmi, signore!-
-Come faccio a calmarmi?! La musica è tutto per lui!-
Il dottore sospirò e mi guardò negli occhi con sguardo deciso, poi disse:
-Le cose stanno così signore, e se vuole che Takashima-san accetti la propria condizione avrà bisogno del suo appoggio, quindi deve essere lei ad accettarla per primo. Ora, se vuole seguirmi, la porto da lui.-
In quel momento l'unica cosa che volevo era stringere il mio Kouyou, quindi mi alzai e seguii il medico fuori dallo studio, lungo il corridoio, e arrivammo nell'ala riservata ai pazienti ricoverati. Una lunga fila di porte tutte uguali si estendeva per diversi metri. Arrivammo circa a metà e il dottore si fermò.
-Ecco, è qui. È sveglio, ma è molto debole, quindi cerchi di non affaticarlo.- detto ciò se ne andò, lasciandomi solo davanti alla porta che mi divideva dalla mia ragione di vita. Lentamente abbassai la maniglia, che mi sembrò molto pesante. Probabilmente era il riflesso della mia anima, che in quel momento, mi sembrava avere un peso insopportabile. Non avevo idea di cosa fare per aiutare Kouyou, e questo mi faceva sentire inutile e impotente.
Entrai nella stanza, terrorizzato da ciò che avrei potuto vedere, e per un momento mi mancò il respiro. Il mio Kouyou era rannicchiato su un fianco, incredibilmente pallido e con le guance bagnate di lacrime. La testa, fasciata da diversi strati di bende, era appoggiata su parecchi cuscini.
Mi sembrò così fragile e indifeso in quel momento, che l'unica cosa che riuscii a pensare fu: "Non ce la farà mai a superare tutto questo." Non avevo idea di quanto in realtà potesse essere forte...
Mi avvicinai al letto e, quando fui accanto, Kouyou alzò lo sguardo verso di me. Aveva gli occhi colmi di lacrime e uno sguardo che non gli avevo mai visto prima e che non sarei più riuscito a dimenticare: era come se gli avessero risucchiato tutta l'anima e fosse rimasto solo un guscio vuoto. In quel momento ripensai alle parole che mi aveva detto il medico poco prima e decisi che, se Kouyou non fosse riuscito ad essere abbastanza forte per affrontare la sua nuova condizione, avrei dovuto esserlo io per lui. Mi stesi sul letto accanto a lui, abbracciandolo delicatamente per non fargli male. Non dissi niente, non volevo si sentisse peggio, perché non poteva sentire le mie parole, inoltre, non c'era niente che potessi dire in quel momento per farlo stare meglio.
Restammo così tutta la notte, stretti l'uno all'altro, mentre Kouyou piangeva silenziosamente con il viso contro il mio petto. Si addormentò solo alle prime luci dell'alba, stremato dal troppo pianto e dalle sue condizioni fisiche ancora instabili.
Per lasciarlo riposare decisi di uscire dalla stanza e ne approfittai per chiamare gli altri. Avevano passato la serata con lui, quindi perché sembrava che non sapessero niente? Chiamai per primo Akira, essendo il suo migliore amico mi sembrava giusto avvisarlo per primo, ma gli parlai solo dell'incidente. Il fatto che Kou era diventato sordo era una cosa da comunicare a tutti e tre insieme, quindi lo incaricai di chiamare anche Yutaka e Takanori. Arrivarono nel giro di mezz'ora, tutti stravolti e spettinati. Akira, che era il più stravolto e anche il più spettinato di tutti, chiese subito come stesse Kouyou.
Li guardai uno ad uno: la band era la nostra famiglia e Kouyou avrebbe avuto bisogno di tutti noi per superare questa situazione.
-Sta...abbastanza bene- dissi. -Venite, sediamoci un attimo- li condussi in una piccola sala d'aspetto poco distante, e intanto mi feci spiegare cos'era successo la sera prima. Mi spiegarono che, poco dopo essere arrivati al locale, Kouyou era voluto tornare a casa, perché si era pentito di avermi lasciato solo, ma aveva insistito che gli altri restassero a divertirsi e loro non si erano accorti di niente di quello che era successo poi fuori.
Tra il locale e il parcheggio c'era una strada molto trafficata al sabato sera, pensai, quindi era lì che era successo tutto.
Ci sedemmo sulle scomode sedie di plastica della sala d'attesa e iniziai a parlare:
-Dunque, come ho già detto ad Akira al telefono, stanotte Kouyou è stato investito da un auto. Ha riportato una frattura cranica...- mi interruppi, vedendo che erano sbiancati di colpo, e mi affrettai a rassicurarli: -Tranquilli, quella è una cosa che si risolverà! Però, ecco...c'è dell'altro...- Non riuscii più a continuare, dirlo significava renderlo vero e io non ce la facevo. Yutaka, che aveva la straordinaria capacità di capire al volo lo stato d'animo di tutti noi, venne in mio aiuto, posandomi una mano sulla spalla e incoraggiandomi a continuare.
-Ecco, la frattura cranica ha causato una lesione al...al nervo acustico.- Sentii la drammatica verità delle mie stesse parole abbattersi crudele su di me. Era tutto vero, niente sarebbe più tornato come prima. Era come se mi fossi svegliato da uno stato di apatia e ora dovevo affrontare la verità dei fatti.
La presa di Yutaka sulla mia spalla si allentò di colpo, e subito Takanori disse:
-Ma è solo una cosa temporanea vero? Cioè lui non...- Io abbassai lo sguardo e scossi la testa, cercando di contenere le lacrime che minacciavano di sgorgare impietose dai miei occhi, e quando lo rialzai fu come vedere me stesso riflesso nei loro visi: una maschera di orrore e disperazione.
Il primo a parlare, dopo quella che mi parve un'eternità, fu Akira:
-Possiamo...possiamo vederlo?-
-Ora sta dormendo, comunque credo sia meglio per lui non vedere troppe persone adesso. Aspettate che torni a casa per favore.- Loro furono d'accordo con me, quindi, dopo avermi raccomandato di tenerli sempre aggiornati, se ne andarono.
I giorni successivi passarono con lentezza estenuante. Io ero sempre in ospedale, cercando di tirare su il morale a Kouyou, ma lui, sebbene si stesse riprendendo fisicamente, era sempre più depresso. Si era chiuso completamente in se stesso e non parlava più, e anche se volevo aiutarlo non avevo idea di come fare. Forse avrei dovuto portarlo da uno psicologo una volta che si fosse ripreso. Ormai giravo sempre con dei blocchetti di carta e una penna in tasca per cercare di parlargli e di farlo parlare, ma tutto ciò che faceva ogni volta che provavo a scrivergli qualcosa, era stringersi contro il mio petto e piangere, quindi pensai che forse, per il momento, l'unica cosa di cui aveva bisogno era la mia presenza.
Dopo circa due settimane Kouyou si era ripreso quasi completamente, quindi venne dimesso e il medico ci diede diversi numeri di corsi di linguaggio dei segni, raccomandandoci di iniziare al più presto, perché prima Kouyou avesse avuto modo di comunicare, prima avrebbe ritrovato un minimo di serenità.
Appena arrivammo a casa lui si chiuse in camera e, per quanto volessi stargli vicino e dargli un po' di conforto, pensai avesse bisogno di stare solo, quindi mi misi a fare qualche ricerca sul linguaggio dei segni. Scoprii che si trattava di una vera e propria lingua, con tanto di grammatica e sintassi. Variava di paese in paese, proprio come una normale lingua parlata e, anzi, esistevano anche diverse varianti da provincia in provincia.
Provai a chiamare il primo numero che trovai sulla lista che mi aveva dato il medico, e mi rispose una donna dal tono gentile, che mi disse che il corso prevedeva sessanta ore di lezione tenute da una madrelingua, ovvero una persona non udente dalla nascita che quindi conosceva solo il linguaggio dei segni.
Il corso mi sembrava buono, ma non potevo accettare senza chiedere prima a Kouyou, dopotutto quello che ne aveva bisogno era lui, quindi dissi alla donna che le avrei dato una risposta nei prossimi giorni.
Avevo appena chiuso la chiamata quando sentii un improvviso fracasso, proveniente dalla camera. Allarmato, mi precipitai a vedere cosa fosse successo e trovai il mio ragazzo in un angolo, in lacrime, e Hellion, la sua amata chitarra, gettata sul pavimento in malo modo, tanto che alcune corde erano saltate.
-Non la sento Yuu! Non riesco più a sentire Hellion!- La voce di Kouyou era arrochita da due settimane di silenzio, ma riuscii comunque a cogliere tutto il dolore e la disperazione che vi erano incisi. Mi sedetti accanto a lui e lo presi tra le braccia, lasciandolo sfogare e cercando di dirgli con i miei gesti, i miei baci e le mie carezze tutto ciò che non avrei più potuto dirgli a voce.
Passarono due mesi prima che Kouyou si decidesse ad iniziare il corso, e credo che quelli furono i mesi più lunghi e tristi della nostra vita. Akira, Takanori e Yutaka ci stettero molto vicino, infatti venivano a trovarci ogni giorno e, anche se Kouyou si comportò sempre in modo gentile con loro, era evidente che si sentiva a disagio e in colpa. Circa due settimane dopo che fu dimesso dall'ospedale, infatti, arrivò il momento di decidere il destino della band. Kouyou voleva che continuassimo senza di lui, magari con un nuovo chitarrista, ma io fui categorico quando su un foglio bianco scrissi "Io non suono con qualcuno che non sei tu!" avrei lasciato la band piuttosto che suonare con qualcun altro. Decidemmo dunque di prenderci una pausa a tempo indeterminato, nell'attesa di capire cosa fare.
Credo che si sentisse in colpa anche verso di me, forse pensava di essere diventato un peso per me. Ovviamente non era così, ma probabilmente era ciò che pensava.
Ormai erano più di due mesi che non facevamo l'amore e quando ogni sera, prima di spegnere la luce, lo guardavo voltarsi dall'altra parte e mostrarmi la schiena, mi sentivo sempre morire dentro. Mi sentivo inutile, perché non riuscivo a fare abbastanza per aiutarlo.
Quando iniziammo il corso, Kouyou ebbe un piccolo shock. Dal giorno dell'incidente era rimasto sempre in una specie di campana di vetro, in cui potevo proteggerlo dal mondo esterno, e quando ne fu di nuovo catapultato fuori, si ritrovò a dover affrontarlo. Mi sembrava così fragile e indifeso, mentre si guardava attorno nella stanza in cui si sarebbe tenuto il corso, circondato da estranei, che mi ricordò un piccolo gattino impaurito e mi venne voglia di prenderlo e ripotarlo subito a casa.
Durante la prima lezione imparammo giusto giusto le basi, cioè ad presentarci e altre cose del genere, e mi resi conto che il linguaggio dei segni era estremamente complesso, ma con un po' di impegno non impossibile da imparare. Kouyou sembrava davvero intenzionato a mettercela tutta e la cosa non poté che farmi piacere.
Qualche settimana più tardi, dopo essere tornati a casa dalla lezione, chiamai gli altri. Al corso ci avevano detto che sarebbe stato un bene che anche i nostri amici più stretti imparassero e fortunatamente loro accettarono di buon grado. Erano intenzionati a fare di tutto pur di non fare pesare a Kouyou la sua situazione.
Quando andai a chiamarlo per la cena, lo trovai in salotto che fissava con occhi spalancati dei fogli di carta. Mi avvicinai per vedere di cosa si trattasse e con orrore vidi che si trattava di spartiti musicali. Dopo l'episodio con Hellion, avevo fatto sparire di casa tutto ciò che poteva avere riferimenti musicali, ma evidentemente quelli mi erano sfuggiti. Allungai una mano per prenderli, ma Kouyou me lo impedì, facendo qualche passo indietro. Continuò a fissare i fogli pieni di note e ad un certo punto chiuse gli occhi, continuando a stringerli. Io ero seriamente preoccupato, gli posai una mano sulla spalla e lui aprì gli occhi, da cui iniziarono a scorrere delle lacrime, ma notai una cosa stupefacente: stava sorridendo.
-Le sento Yuu...le note...le sento nella mia mente.- io lo guardai confuso e lui continuò:
-Quando leggo le note le sento risuonare nella mia mente! È come...come leggere un libro! Quando leggi, le parole le senti nella tua mente...è la stessa cosa...voglio suonare questo Yuu!- indicò il primo spartito del mucchio che aveva in mano e lessi il titolo: "Pledge"
-Sicuro?- chiesi io e Kouyou probabilmente mi lesse le labbra, perché annuì convinto.
Andai in garage a recuperare Hellion, che il mio amore di chitarrista mi aveva impedito di lasciare con le corde saltate, e la portai a Kouyou. La prese in mano tremando e vidi che, appena iniziò a sfiorarne le corde, sembrò rinascere completamente. Aveva una luce negli occhi che non gli vedevo più da tempo e un sorriso radioso che illuminò la stanza.
Quando iniziò a suonare, mi sembrò che tutto fosse tornato come prima, quando suonavamo insieme per ore, seduti sul divano, e sono convinto che mai Kouyou suonò così bene come quel giorno. Quando l'ultima nota risuonò nell'aria, Kouyou mi saltò al collo e tra i singhiozzi disse:
-Sembra tutto come prima Yuu! Immagino il suono delle note e le vibrazioni della chitarra me le fanno sentire!-
In quel momento non seppi come rispondere, c'erano così tante cose che avrei voluto dirgli, ma mi sembrarono tutte superflue, quindi mi limitai a stringerlo con tutta la mia forza.
Facemmo l'amore tutta la notte, donandoci completamente l'uno all'altro, e in un certo senso, fu come una seconda prima volta, visti tutti i cambiamenti avvenuti in quei mesi.
I mesi successivi furono impegnati completamente ad imparare il linguaggio dei segni e, anche se stavo diventando abbastanza bravo, Kouyou lo era più di me. Anche Akira, Takanori e Yutaka stavano imparando piuttosto rapidamente, e in poco tempo riuscimmo a fare qualche semplice conversazione con Kouyou senza bisogno di scrivere.
Ad un certo punto decidemmo anche di provare a riprendere le attività della band, ovviamente insieme a Kouyou. Avevamo fatto diverse ricerche e avevamo scoperto che esistevano diversi musicisti non udenti, quindi era una cosa possibile. Naturalmente sarebbe stato diverso e difficile, ma avevo fiducia in Kouyou e morivo dalla voglia di salire di nuovo su un palco con lui.
 
******
 
Sento l'adrenalina scorrere a mille dentro di me. È passato esattamente un anno dal giorno dell'incidente ed è stato proprio Kouyou a scegliere questa data per il nostro ritorno. Voleva che il primo concerto che avremmo tenuto dopo quel giorno, rappresentasse una rinascita per lui e, quando lo guardo sorridere, mentre suona con passione le prime note di Pledge, mi rendo conto che è proprio così: Kouyou è rinato.
Solo un anno fa ha passato l'inferno, ma grazie al suo coraggio e la sua tenacia, ne è uscito più forte di prima e mi sento così fiero di lui, mentre lo guardo dimostrare al mondo intero che niente può impedirgli di fare ciò che ama, che tutti quelli che gli hanno detto che non ce l'avrebbe fatta si sbagliavano. Ma io ho sempre saputo che sarebbe stato così, ho sempre creduto in lui e nel suo coraggio.
Mi avvicino a lui e suoniamo schiena contro schiena, come abbiamo fatto innumerevoli volte.
Quanto mi è mancata questa sensazione.
Quando le ultime note risuonano nell'enorme hall, mi volto verso il mio Kou e senza nemmeno pensarci lo bacio, tenendogli il viso tra le mani. Kouyou rimane un attimo sorpreso, ma subito dopo lo sento ricambiare il bacio. Le sue labbra si stendono in un sorriso mentre si muovono leggere sulle mie e mi accorgo che all'improvviso la hall è piombata nel più completo silenzio. Stupito, mi stacco da Kouyou e guardo il pubblico: migliaia di mani sono alzate verso il cielo e si muovono all'unisono, applaudendoci in quella lingua silenziosa che è diventata parte della mia vita: il modo dei nostri fan di dirci che ci sono sempre stati vicini, che sono sempre stati vicini a Kouyou. Lo sento tremare accanto a me e, quando mi volto nuovamente verso di lui, lo vedo piangere e ridere contemporaneamente. Lo abbraccio con tutta la forza che ho e subito i nostri bandmates, i nostri amici, ci sono addosso, stringendoci quasi fino a soffocarci. Intanto la folla continua ad acclamarci in silenzio, un silenzio che comunica amore, felicità e coraggio. Un silenzio che tocca il cuore più di mille parole.
Non è cambiato niente, Kouyou ci sente ancora, solo che lo fa in modo diverso...

 

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > The GazettE / Vai alla pagina dell'autore: reila_guren