Mi avviai a scuola con tutta tranquillità. In fondo era presto e non mi andava di arrivare in classe in anticipo.
Il vento mi scompigliava i capelli e nell'aria si sentiva odore di ciliegio.
Una bambina dai capelli rossi si avvicinò all'albero
-Papà,guarda!Un uccellino è caduto dal suo nido!
-Vedo..
-Non lo aiutiamo?
-Tesoro mio,deve farcela da solo,se nò non imparerà mai e
quando si ritroverà senza i suoi genitori non saprà come volare.
-Oh- la bambina abbassò la testa.
-Papà..?
-Sì?
-Tu non mi lascerai mai,vero?
Il padre le diede un buffetto sulla fronte.
-Certo tesoro non ti lascerò mai.
"Bugiardo." Grosse lacrime calde tracciarono il mio viso.
- Fanny! -
- Samantha, buongiorno!- la biondina mi saltò addosso.
- Buongiorno? Non direi..uau, ci credi che siamo già al secondo superiore? Ehm..Fanny?- notò le mie lacrime.
- Lascia stare,Sam. Non ne voglio parlare.. Ho dimenticato ormai.
Prima ora: latino. La scuola era iniziata da due settimane, ma ancora si respirava l'aria d'estate. L'ultima folata di caldo.
-Buongiorno, ragazzi.- Entrò come tutti i Lunedì, dritta con la schiena, frusciando fra i suoi vestiti di marca. Appoggiò meccanicamente la borsa in pelle bordeaux sulla cattedra. Anche il suo parlare, il suo spiegare.. tutto in lei era meccanico.
Fredda, gelida, vuota. Alla cara professoressa non interessava insegnare, nè tantomeno sapere se noi avevamo capito la lezione. Voleva fare la cantante, lei. Ragazzine esaltate parlavano energicamente spettegolando a destra e a manca,i ragazzi scherzavano fra di loro. Io mi sentii sola, come sempre. Come tutti i giorni.
-Oh, scusa!- una gomma da cancellare mi era appena arrivata dritta dritta in testa. Mi girai a raccoglierla imprecando mentalmente verso il lanciatore, quando lo notai. Tre banchi più in indietro c'era un ragazzo dai capelli neri, ben vestito e ordinato. Insomma, sembrava il solito figlio di papà.Ma se lo osservavi meglio, dagli occhi, sembrava non c'entrare niente in quel contesto. Ed era solo,proprio come me. Poi è successo. Per una frazione di secondo i nostri sguardi si incrociarono. Occhi chiari dentro occhi scuri. Tutto intorno a noi si ammorbidiva. Il tempo rallentava. Un brivido mi salì per tutta la schiena. Dove avevo già sentito questa sensazione? Ad un tratto mi venne in mente quella scena,con mio padre,davanti al ciliegio. Perchè? Perchè me ne sono ricordata?
Al ritorno da scuola ero tesissima. Mi guardavo bene alle spalle, come se qualcuno mi stesse seguendo. Mi misi a correre più forte che potevo con un drappo alla gola e il respiro affannato. Mi lasciai cadere a terra quando una mano mi sfiorò la spalla.
-Senti..- era lui. - hai dimenticato questo.- e mi porse il quaderno rosso. Rimasi allibita. Non risposi. Ero paralizzata.
- Sicura di sentirti bene?- fece per avvicinare,ma indietreggiai. -G..grazie- Perchè parlavo così? Non mi sono mai sentita così impotente davanti a un ragazzo! - adesso devo andare! - Ripresi a correre.
-Ma..aspetta! Il quaderno! .. -
Ricordo bene quel giorno. Anche perché da quel momento la mia vita cominciò a cambiare, piano.