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Autore: dontblinkcas    13/04/2013    4 recensioni
Alec non ricordava l'ultima volta in cui la sua città fosse stata così bella, ma forse non era New York a essere cambiata ma lui stesso. Non riusciva ancora a capire come un semplice bacio, non molto semplice in realtà, potesse avergli fatto quell'effetto.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Jace Lightwood
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Only If For A Night




 

Alec corse giù per le scale saltando gli scalini due alla volta; si sentiva eccitato, esaltato, come se avesse assunto della droga. La vista era sorprendentemente nitida, i colori del tramonto estivo erano vivi; il sole, che moriva oltre i grattacieli, dipingeva il cielo di rosso, lasciando una scia di sangue alle spalle. Il ragazzo poteva distinguere ogni singola tonalità nell'orizzonte, mentre attraversava il ponte di Brooklyn. Le acque dell'East River, verdi a causa dell'inquinamento, brillavano colpite dagli ultimi morenti raggi solari, rendendo l'acqua simile a un prato di smeraldi.
Alec non ricordava l'ultima volta in cui la sua città fosse stata così bella, ma forse non era New York a essere cambiata ma lui stesso. Non riusciva ancora a capire come un semplice bacio, non molto semplice in realtà, potesse avergli fatto quell'effetto. Certo, non sapeva cosa poteva provocare un bacio, dato che quello era la sua prima volta, ma stentava a credere che tutti si sentissero così nel momento successivo. La verità era che quello non era solo il suo primo bacio, ma era anche la prima volta che aveva avuto speranza.
Speranza di capire chi veramente fosse, speranza di non sentirsi più uno scherzo della natura, speranza di poter finalmente cambiare qualcosa e speranza di riuscire a dimenticarsi di qualcuno.
Sì, perché proprio quel bacio con Magnus gli aveva fatto capire di non essere un caso disperato, gli aveva fatto capire di essere desiderato e gli aveva fatto capire che poteva esserci davvero qualcuno al mondo che avrebbe ricambiato i suoi sentimenti. E cosa più importante di tutte in quel momento di intimità con Magnus aveva davvero dimenticato Jace.
Jace, il suo migliore amico, il suo parabatai, il ragazzo che amava, il biondo che invadeva i suoi pensieri ogni minuto. Proprio lui in quell'attimo era scivolato via dalla sua mente, rinchiuso nell'angolo più profondo del suo cervello. E per un momento Alec si era sentito libero: libero da quella dolce tortura, libero dalle catene che lo ossessionavano, libero di poter manifestare la sua natura senza timore delle conseguenze, che sarebbero arrivate poi, libero dal senso di colpa, perché Jace era il suo parabatai e lui non doveva provare certi sentimenti per lui.
Di sicuro sono pochi quelli che possono affermare che il loro primo bacio potesse significare così tante cose.
Alec vide il tramonto trasformarsi in crepuscolo e la notte calare sulla grande città. Arrivò davanti all'Istituto accompagnato dalla Luna, una sfera pallida nel cielo nero che illuminava una capitale fin troppo luminosa.
Attraversò l'interno della Chiesa e si diresse all'ascensore cigolante, che fu insultato da Alec.
Ma quando le porte si aprirono lungo il corridoio principale lo trovò deserto, solo un silenzio spettrale lo accolse. Con i suoi genitori a Idris e Hodge scomparso, Alec, Isabelle e Jace erano stati lasciati in balia di se stessi.
Il ragazzo notò l'assenza della frusta di sua sorella e si compiacque: non voleva raccontare cosa fosse successo e di sicuro se qualcuno l'avesse visto in quel momento avrebbe pensato avesse bevuto. Avanzò nel corridoio e appoggiò l'orecchio contro la porta della stanza di Jace.
Nessun rumore, nemmeno il più lieve dei sospiri; si arrischiò ad aprire la porta e trovò quella stanza maniacale vuota. Se lo era aspettato: dopo che aveva scoperto che Clary era sua sorella, Jace aveva iniziato a fare lunghe passeggiate la notte che, Alec sospettava, portavano sempre e solo in un unica direzione: casa di Luke.
Il ragazzo sospirò e raggiunse la sua camera; senza accendere la luce si spogliò, restando in boxer, e si infilò sotto le coperte. Solo ora iniziava a sentire la stanchezza dovuta alla grande distanza percorsa e alle grandi emozioni che aveva provato.
Si girò su un fianco prima di cadere tra le braccia di Morfeo.

***


Un leggero rumore alla porta lo svegliò, tuttavia non aprì le palpebre pensando fosse soltanto Church.
Ma quando la porta si aprì facendo entrare uno spiraglio di luce che colpì i suoi occhi, si arrischiò ad aprirne uno.
«Alec?» sussurrò una voce che avrebbe saputo riconoscere tra mille; improvvisamente molto sveglio, si passò la lingua sulle labbra prima di rispondere.
«Jace. È successo qualcosa?».
Il biondo sgusciò nella stanza e chiuse all'esterno la poca luce che c'era; prese un grosso respiro esitando.
«Non riesco a dormire...Il buio...» disse infine, e Alec sentì quanto facesse fatica ad ammetterlo e quante parole aveva taciuto.
«Vieni qui» replicò con gentilezza e si schiacciò contro la parete per far posto a Jace. Il biondo si sdraiò accanto a lui e fissò il soffitto, mentre Alec osservava il suo profilo e assaporava l’odore della notte sul suo corpo, cercando di rimanere indifferente.
Dopo quello che sembrò un secolo, Alec interruppe il silenzio.
«Si tratta di Clary?».
Vide le palpebre di Jace chiudersi lentamente prima di riaprire gli occhi e girarsi sul fianco per guardare il volto di Alec.
«Sì», ammise infine.
«Posso immaginare cosa tu possa provare in questo momento. Volere qualcuno che non si può avere...credo che sia complicato» rispose Alec cercando di camuffare la malinconia nella sua voce.
«Scoprire che Clary è mia s...sorella è stato traumatico. Credevo che con lei avrei smesso di pensare... Amo due persone e non potrò mai avere nessuna delle due. La vita fa schifo, vero?» sospirò Jace cercando di fare un mezzo sorriso.
«Cosa intendevi dire con quella frase? Amo due persone...» il sussurro di Alec si spense mentre il suo cuore iniziava a galoppare; ritrovarsi di notte, sdraiato accanto a Jace, mezzo nudo, e cercare di fare finta di niente era già difficile senza che il suo parabatai aggiungesse frasi di quel genere.
Gli occhi ambrati agganciarono quelli blu di Alec nello sguardo più intenso che si fossero mai rivolti.
«Secondo te di chi sto parlando? Pensavo che amare il mio parabatai fosse già incasinata come situazione, ma amare anche mia sorella...beh direi che è un record».
«Amare il mio parabatai... Jace...» ormai pensava che il suo cuore stesse per scoppiare, non poteva credere alle sue orecchie; quello non era Jace, non poteva essere il suo Jace.
«Non so dire da quanto in realtà, credo di saperlo fin dall'inizio in fondo, ma ne ho avuto la certezza solo poco tempo fa. Quando pensavo stessi per morire...», il biondo si avvicinò ad Alec, che ora si trovava incastrato tra la parete e il corpo del suo parabatai, i loro visi sempre più vicini.
Le labbra di Jace erano esattamente come Alec le aveva sempre immaginate: soffici, calde e dolci come il miele. Alec non sapeva se il cuore avrebbe resistito a un'altra emozione del genere; sentiva la pressione della lingua di Jace che chiedeva di entrare. Alec schiuse le labbra e quella si infilò sinuosa nella sua bocca, rendendo il bacio meno casto.
Le mani di Jace si posarono sul suo collo e scesero lungo il suo corpo nudo, provocandogli brividi a ogni minimo sfioramento.
Dopo un'iniziale impaccio per quei tocchi esperti, Alec allungò le mani avide di scoprire quel corpo desiderato da così tanto tempo; le dita si avventurano sotto la maglietta scura di lui sentendo gli addominali scolpiti e le cicatrici che lo rendevano ancora più bello; con un ginocchio aprì le gambe di Jace lasciando scivolare la sua, così da far aderire meglio i loro corpi.
Jace si staccò leggermente per riprendere fiato, ma Alec, famelico, catturò con i denti il suo labbro inferiore: non avrebbe concesso un attimo di tregua al suo desiderio più grande.
Una mano di Jace intanto era scesa fino al fianco di Alec e giocava pericolosamente con l'elastico dei suoi boxer; il moro strinse la presa attorno al braccio di Jace quando la sua mano si avventurò sotto l’indumento. L'eccitazione nella stanza era palpabile.

Ma qualcosa cambiò quando Jace scese a mordere il collo di Alec.
Nonostante l'eccitazione non fosse cambiata, Alec percepì che qualcosa non andava, che c'era qualcosa di completamente sbagliato in tutto quello. Non sapeva esattamente perché, era qualcosa di totalmente irrazionale, ma gli sembrò di star commettendo qualcosa di terribile e di assolutamente innaturale.
Cercò di svincolarsi, ma nei pochi instanti in cui si liberò quella sensazione svanì. Quando le mani e le labbra ritornarono su di lui, non provò più quel senso di orrore, ma capì anche che qualcosa era cambiato.
Le mani su di lui erano bollenti, gentili e tremendamente esperte; le labbra erano piene e sapevano di lucidalabbra; la pelle sotto le sue dita era liscia e morbida, attorno a lui non sentiva più l’odore della notte, ma un profumo esotico. 
Alec aprì gli occhi di scattò.
A fissarlo due occhi da gatto.

***


Alec si svegliò di colpo.
Goccioline di sudore gli ricoprivano tutto il corpo, i capelli erano appiccicati alla fronte. Si accorse di avere il fiato corto come se avesse corso una maratona. La mente lucidissima ripercorse tutto il sogno, fino a che qualcosa lo fece riemergere dai suoi pensieri. Avrebbe avuto ore di tempo per analizzare ogni dettaglio di quel sogno; ma adesso una parte del suo corpo, appena sotto l'ombelico, urlava quasi per avere la sua massima attenzione.








Buongiorno.
Ecco quello che ho capito di Marx...o meglio quello che è uscito dalla mia mente malata mentre avrei dovuto studiare Marx e le sue teorie economiche!
Spero vi piaccia, ho voluto analizzare un po' la confusione che Alec prova alla fine di CoB: quanto il bacio con Magnus possa aver cambiato il suo modo di pensare o possa aver cambiato i suoi sentimenti per Jace. Per questo non stupitevi o non vi scandalizzate se la prima parte può risultare scombussolata: era proprio quello l'effetto che volevo creare.
Ringrazio già quelli che leggeranno e quelli che recensiranno, fa sempre piacere ricevere dei commenti.
Baci,
Dany.
  
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