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Autore: WhySoSeriusPeople    13/04/2013    1 recensioni
Mi seguivi ovunque andassi, ma sapevi che senza di te mi sarei perso, mi abbracciavi con le lacrime agli occhi quando stavo per scoppiare in lacrime, così che gli altri mi vedessero forte, così che la tua figura venisse schernita al posto della mia, e questo io non l'avrei mai fatto.
Mi dispiace.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I write to you because I love you
Good intentions.


Quando piangevi, avevi bisogno di me, delle mie braccia, in modo tale che io potessi stringerti e consolarti. Le tue lacrime cadevano sulla mia maglia, la bagnavano, e non mi infastidiva, anzi, avrei voluto stringerti per sempre, però fondamentalmente non ho potuto.

Adesso sei lontano, e non ho più bisogno di nascondere le lacrime, per non farti soffrire, però la cosa più triste è che non posso farti calore, non posso proteggerti, non posso dirti che 'andrà tutto bene', non potrò mentirti per strappargli un sorriso. È così che Dio ha voluto?

Non c'è modo in cui io possa far sapere al mondo che ti amo, non eri il mio ragazzo, no, eri il mio migliore amico, e l'amore che provavo e provo tutt'ora per te è lo stesso che provo per i miei genitori, assenti o meno. Mi chiedo davvero cos'ho fatto di male.

Taglierei un braccio, una gamba, solo per poterti stringere, abbracciare, ancora una volta ma adesso migliaia e milioni di chilometri ci separano, era giusto così? Si, è probabile.

Su un social network ho letto che un ragazzo ha perso la vita (si è ucciso) perché una ragazza non ricambiava i suoi sentimenti, e penso.. Sono forse questi i problemi che dovrebbero cessare una vita? È davvero così che avrei dovuto fare io? Eppure la sofferenza dentro il mio cuore è più forte della morte, posso assicurarlo, il vuoto che hai lasciato, la solitudine, il fatto che non sia più riuscito ad avere rapporti socio-amichevoli con altre persone, il fatto di essere geloso di te, dei ragazzi e delle ragazze che ti stanno intorno, mi logora, mi trapana, ho un buco nello stomaco incolmabile, è come se mi avessero strappato gli organi da dentro la gabbia toracica, li abbiano calpestati, morsi, strattonati, e poi rimessi a posto. È doloroso, però non deve essere così anche per te.

Quando ripenso a quello che facevamo insieme, mi viene da piangere, ma come faccio? Per sembrare un coglione? È questo che sono diventato? Una checca che piange perché non sente il palmo della mano di Kibum sul suo petto che gli dice 'passerà, non è una malattia grave, si può curare'. Quando lo facevi, avevo voglia di prenderti a pugni, perché mi mentivi, ma fondamentalmente era quello che facevo anche io. Bé, alla fine sono guarito, ma tu non c'eri con me, quindi non ti crederò.

Ogni volta che le lacrime solcavano il tuo viso, dovevo trattenere le mie, perché non dovevi vedere la mia debolezza, né dovevi, né potevi, altrimenti saresti stato peggio.

Pensandoci non ti ho mai trattato dignitosamente, molte volte ti prendevo in giro davanti agli altri, e tu nascondeva le lacrime per l'imbarazzo dietro una risata secca ed acida, per poi posare il suo palmo sulla mia spalla e spingermi. Avrei voluto chiedergli scusa, ma non ne ho mai avuto il coraggio. E chi se lo aspettava che quella sarebbe stata l'ultima volta che la mia pelle sarebbe stata a contatto con la tua?

Eppure mi perdonavi volta per volta. È questa l'amicizia, che non ho apprezzato fino alla fine.

E adesso? Adesso me ne sto la notte a nascondere il viso tra i cuscini, ad inzupparli, però se mi chiedono cos'ho rispondo che ho solo un po' di mal di pancia.

Sera per sera.

È questo che mi causi? Sei un mal di pancia? Sei un fastidio, Kibum, esci dalla mia vita. Tanto non durano mai le amicizie a distanza, è la stessa cosa dell'amore, tuttavia è diversa.

Non posso vivere senza di te. Non posso smettere di mandarti il buongiorno o la buonanotte, sei forse una droga? Ne uscirò mai da te? Smetterò un giorno di odiarti? Potrò smetterla di versare liquidi dagli occhi quando i miei pensieri ti incontrano? In 24 anni non ho pianto mai, ma adesso, negli ultimi 5 anni è come se le guance avessero bisogno ogni giorno di inumidirsi, gli occhi di diventare gonfi, le labbra di essere graffiate senza pietà dai denti.

Quando c'eri tu non me ne importava niente di quello che pensavano gli altri, io avevo te, volevo te, e mi bastavi, non c'era posto per nessun altro nella mia vita, all'infuori di te e delle tue manie per le creme e per i vestiti. Probabilmente dipendevo da te, anche se poteva sembrare il contrario.

Mi seguivi ovunque andassi, ma sapevi che senza di te mi sarei perso, mi abbracciavi con le lacrime agli occhi quando stavo per scoppiare in lacrime, così che gli altri mi vedessero forte, così che la tua figura venisse schernita al posto della mia, e questo io non l'avrei mai fatto.

Mi dispiace.

Volevo solo essere perfetto, ma ti ho mostrato solo la mia parte peggiore, giusto? Scusami se adesso ti odio, se ti amo e ti odio allo stesso momento. Scusa se quando ti penso ascolto le colonne sonore di Miyazaki. Scusa se non ho il coraggio di dirti che ti voglio solo per me, solo al mio fianco, se voglio che il tuo mento non si poggi all'infuori di sulla mia spalla, che col tempo ha preso la forma del tuo dolore. Scusa se non ti ho rispettato come ti meritavi. Scusa se ti ho trascinato con la forza nel mio mondo fantastico, anche se tu stavi bene in quello dei normali esseri umani, ma io e te dovevano essere unici. Solo io e te.

Come faccio se tu morissi? Ti rendi conto che solo pensandoti sto male? Cosa succederebbe se il tuo cuore non dovesse più battere? Il mio? Il mio continuerebbe a farlo o seguirebbe il tuo ad occhi cechi? Si, come facevi tu quando ti portavo nelle fumetterie anche se non ti piacevano i manga, finché quelli non iniziarono a piacerti. È così che mi meriterei, in fondo mi abituerei tanto adesso la mia vita senza di te è vuota. Allora che cosa ci faccio ancora sulla terra?

Vivo perché ho paura della morte. È da codardi, lo so.

Io sono Kim Jonghyun, io sono forte, sono bello, ho un carattere duro. Ma è questo quello che sono davvero? E tu? Mi hai accettato anche se quello non ero io? Perché semplicemente non mi hai dato buca dicendomi che sarebbe stato meglio per entrambi, io non mi sarei affezionato a te, tu non mi avresti lacerato la pelle, il cuore.

Sono un egoista, ma lo sei anche tu, perché mi hai abbandonato. Sapevi che non avrei potuto vivere tranquillamente senza di te? Allora perché te ne sei andato?

Questo è quello che volevo dirti. Io parto per l'università, dovrò pur farla qualcosa, anche se sai benissimo che studiare non fa per me, comunque non voglio più stare qui, andrò a Seul, lontano dai miei vecchi. Mi mancheranno.

Ho deciso di voler smettere di sentirti. Minho dice che mi sto innamorando di te, ma non è vero, te lo assicuro. È solo che mi manchi tanto, e dopo che ti ho detto tutto quello che dovevi sapere, mi sembra giusto chiuderla qui; non sarò più un problema per te, non dovrai chiederti se sto bene o meno, non importerà a me, e neanche a te.

Kim Jonghyun 01�12012

#Buoni Propositi

 

Mi chiedo se ho fatto davvero bene a scrivere questa lettera, pensò sorseggiando il caffè caldo che gli aveva portato Minho. Non capiva per quale motivo l'avesse fatto, ma essendo come un fratello per lui, doveva aver capito il suo malessere solo guardandolo. E chi se lo aspettava Minho così profondo. Aveva cercato di non farglielo capire in nessun modo, ma sembrava che lo vedesse nell'anima.

Insieme avevano deciso di trasferisci a Seul per studiare all'università pubblica, non riusciva a farsi un'idea su Minho, però era una spalla sicura dove poggiare la tristezza. È una cosa brutta, perché così potrebbe sembrare che per lui fosse solo una palla antistress, no, era davvero un fratello, un fratello nel male più che nel bene.

 

Vuoi continuare a bere quella porcheria per tutta la mattina? Tra meno di due ore abbiamo un treno da prendere, e tu, non hai fatto neanche la valigia.” Disse seguito da uno sbuffo, poi incrociò le braccia sul petto e gli sorrise dolcemente. “Ma ci ha pensato Minho.”

 

Abbassò lo sguardo, arrossendo, poi posò la tazza sul tavolo e si mise in piedi. “Non era tanto male.” Gli passò accanto per raggiungere il salone, ma prima posandoci una mano sulla spalla. “Però non sono riuscito a berlo, scusa.” Si allontanò, mentre sentiva la risata scazzata del coinquilino rimbombare nella cucina.

 

Lo raggiunse poco dopo, con il borsone sulle spalle. “Che ne dici di passare dai tuoi prima di partire? Io ci sono già stato.”

 

Dai miei?” Fece spallucce e sfilò una sigaretta dal pacco, portandosela alla bocca. “Non c'è tempo, dobbiamo prendere il treno. Chi mi vuole, mi cerca, diceva così il detto, no?”

 

Il più giovane sbuffò sconvolto, passandosi una mano tra i capelli per portarli dietro. “Perché continui con questa maschera? Lo so che ti mancheranno, e che ti farà male se loro non verranno, ma con la situazione economica non potrebbero raggiungerti a Seul, ragiona!”

 

Probabilmente era ad altro che si stava riferendo. Espirò tutto il fumo e raccolse la valigia da terra. “Andiamo? Non la sopporto più questa casa, mi sta nauseando.”

 

Minho lo ignorò, sapeva che quello che diceva non aveva senso.

Prendendo un taxi, raggiunsero in poco tempo il posto. In macchina non parlarono, Jonghyun continuò a giocherellare col suo samsung, mentre Minho rimase in silenzio a fissare fuori dal finestrino, tanto che gli occhi gli si gonfiarono, ma non si notava dato che li aveva enormi.

Arrivati a Seul si sarebbero stabiliti in un appartamento universitario, essendo una scuola nuova ed essendo quello il primo anno per tutti, le case-scuola dovevano essere pulite e non ricoperte di muffa ovunque, come era in molti edifici scolastici nel suo paese.

 

Con chi dovremmo parlare una volta arrivati a Seul?” Jonghyun si grattò la testa distrattamente, poi il terreno fece spazio alla sua valigia, che cadde grave provocando un rumoroso tonfo.

 

Per adesso pensa a salire qui. E poi, arrivati, ci basterà dire i nostri nomi alla segreteria e loro ci daranno la chiave.”

 

Una voce robotica e sistematica annunciò che il treno sarebbe partito tra pochi minuti, e che i passeggeri erano pregati di salirci prima della sua partenza perché non sarebbe tornato indietro per nessun motivo.

Si sistemarono in due sedili, e poggiarono nel dipartimento sopra di loro le borse. Si sarebbero trasferiti per 5 anni, ma avevano portato vestiti buoni per una settimana o meno, pensavano che avrebbero trovato lavoro li e si sarebbero mantenuti, anche se Minho non ne aveva bisogno, con il padre imprenditore.

 

Comunque, hai detto loro quale stazione avresti preso?” Una persona come lui non lo dava a mostrare, però si preoccupava non poco per quel nano del suo hyung, e cercava di proteggerlo nell'ombra.

 

No.” Rispose l'altro secco e freddo, afferrando una nuova sigaretta.

 

Prese a fissarlo come una madre a conoscenza del casino che aveva combinato il figlio. “Fumare non ti fa bene, con la voce che hai è un peccato stare dietro alle sigarette, stupido di uno Jonghyun.”

 

Minho, perché ti preoccupi così tanto per me?” Non lo guardava, i suoi occhi erano rivolsi verso l'alto, a contemplare il cielo azzurro come gli occhi di sua sorella, cosa strana dato che era asiatica, coreana.

 

E me lo chiedi?” Fece una pausa e gli sorrise. “Perché io sono il tuo migliore amico, non Kibum.” Sembrava una cosa abbastanza provocatoria, ma l'intenzione era completamente diversa. “Non ci hai mai pensato? Perché sarebbe così importante per te Kibum? Solo perché è il tuo migliore amico?”

 

Arrossì e arricciò le labbra seccato. “Perché, non può essere che gli voglia bene così tanto anche se è, era, il mio migliore amico?”

 

No, per carità. Lo era, poi hai incontrato me!” Annuì convinto. “In realtà è me che vuoi bene come un amico, non lo dai a vedere, però ti mancherei se me ne andassi. Però non staresti in questo stato! Kibum ti ha proprio ucciso; è passato dal tuo migliore amico, al ragazzo che ami.”

 

Saltò in aria per poi mettersi sulla difensiva. “Non sono gay, mi piacciono le ragazze. È probabile che i sentimenti che provo per te e quelli che provo per lui siano sostanzialmente gli stessi ma che li dimostri in modo diverso, però ti assicuro che non sono innamorato di Kibum.” Mentre parlava, stentava a crederci lui stesso di quello che diceva, perché effettivamente, Minho era il suo migliore amico, ma se era lui, Kibum cos'era? Non l'avrebbe ammesso anche capendolo. “Ad ogni modo, hai letto cos'ho scritto nella lettera, no? Kibum, non esiste più.”

 

Stronzate hyung, tu lo vedi ovunque, come fai a dire cose a cui neanche tu credi?”

 

Stronzate cosa? Io ci credo, e lo so che lui non è nient'altro che questo, quindi smettila di assillarmi e goditi il viaggio.” Incrociò le braccia dietro la testa e si mise comodo.

 

L'amico storse le labbra e sbuffò. Stupido hyung, non capisci niente, sei una capra testarda.

Mentre il capotreno annunciava la partenza, Minho volse lo sguardo fuori dal finestrino e vide un gruppetto da 3 persone che urlavano e infastidivano gli altri. Dal movimento delle lebbra sembrava dicessero: Jonghyun, poi alzò gli occhi per incontrare il viso dei signori. Erano una donna e un uomo sulla cinquantina, e una ragazza giovane con gli occhi azzurri come il cielo. Capì immediatamente.

 

Svegliati, coglione!” Gli urlò, tirandogli un calcio sul ginocchio. “C'è la tua famiglia che è venuta a salutarti!”

 

Il più grande cercò di trattenere la frenesia e si alzò con calma, sporgendosi poi verso il compagno e vedendo i suoi genitori che lo cercavano tra le varie finestre del treno.

Gli venne una fitta allo stomaco, così forte da farlo quasi svenire. Decise da se di rimanere sveglio, per poter dire addio alla sua famiglia, convinto che di lui non gliene importasse niente. Prese a bussare contro il vetro, sembrava volerlo rompere, così che Minho gli bloccò il polso e gli chiese di tranquillizzarsi.

I signori si accorsero poco dopo del figlio, e fratello, e con le lacrime agli occhi iniziarono a scuotere le mani in alto come segno di saluto, mentre lui cercava di trattenere un urlo di rabbia. Sorrise e basta.

 

Dovrei chiedergli scusa, per una volta. Non è vero?” Disse a bassa voce, mordendosi il labbro inferiore. “Dovrei, lo faccio!” Si mise in piedi e prendendo il cellulare da sul sedile si avviò verso la porta automatica.

Una scossa lo fece barcollare e dovette tenersi da un sedile.

Il treno era partito.
 

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P.S: La foto esplode. (?) Mi dispiace, ma la trovo bellissima.
  
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