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Autore: Luly Love    13/04/2013    3 recensioni
Naminè sta per sposarsi, come damigelle e organizzatrici ha Kairi, Aqua e Larxene, che hanno imposto a tutti meno che a se stesse e allo staff di preparatori l'assurdo divieto di vedere la sposa nelle ventiquattro ore precedenti al matrimonio.
Ma la nostra futura sposa non può affrontare le crisi pre-matrimonio da sola. Per fortuna, più di qualcuno le viene segretamente in aiuto...
Rating giallo causa parole forti.
Dal primo cap:
Scattò in piedi, nervosa, e si mise a girare in tondo per la stanza, lanciando occhiate ora al suo vestito appeso alla porta, ora alla propria figura riflessa nello specchio, ora alla finestra da cui si aveva una visuale del giardino dove si sarebbero tenuti cerimonia e rinfresco. Il pranzo e il resto dei festeggiamenti, invece, avrebbero preso luogo nell’enorme salone della villa che Vanitas aveva messo gentilmente (e per gentilmente si intende sotto minaccia di Aqua e Larxene) a disposizione.
Dal secondo cap:
[...] Naminè finalmente comprese; gli gettò le braccia al collo mormorando parole di ringraziamento, sopraffatta dall’emozione. Si impose, tuttavia, di non piangere.
– Bada, però: non è un regalo. È un prestito. –
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naminè, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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08:45 a.m.
 
Non poteva mordicchiarsi le labbra sennò poi le avrebbero fatto male e quel giorno le servivano sane, non poteva tormentarsi le mani perché lo smalto trasparente doveva ancora asciugarsi, non poteva giocherellare nemmeno con una ciocca di capelli perché le era stato raccomandato fino alla nausea di non toccarli. Non aveva nessuno con cui parlare, e anche se qualcuno ci fosse stato, dubitava che un suono più articolato di “ajghehb” le sarebbe uscito dalla bocca.
In poche parole, doveva starsene seduta, ferma e in silenzio come una bambola, mentre mille pensieri le si agitavano nella testa. Se solo le avessero permesso di dipingere!
E invece no, perché correva il rischio di sporcarsi il viso, le mani o qualche altra parte del corpo e quel giorno era indispensabile che lei fosse impeccabile.
Come se metà degli invitati non mi avessero mai vista imbrattata dalla testa ai piedi...
Anzi, Naminè era fermamente convinta che delle macchie di colore non avrebbero fatto altro che rallegrare la giornata. Ma questo era solo il suo di parere, ed è noto che il parere della sposa conta poco o niente. O almeno, è così quando le tue damigelle e organizzatrici sono Kairi, Aqua e Larxene.
Detto tra noi, la ragazza non aveva voluto includere Larxene da subito, ma dopo un summit a cui avevano partecipato troppe persone, si era giunti alla conclusione che l’energico ed elettrico carattere di Larxene sarebbe servito affinché tutto filasse liscio.
Certo, perché gli invitati saranno terrorizzati da lei!
Scattò in piedi, nervosa, e si mise a girare in tondo per la stanza, lanciando occhiate ora al suo vestito appeso alla porta, ora alla propria figura riflessa nello specchio, ora alla finestra da cui si aveva una visuale del giardino dove si sarebbero tenuti cerimonia e rinfresco. Il pranzo e il resto dei festeggiamenti, invece, avrebbero preso luogo nell’enorme salone della villa che Vanitas aveva messo gentilmente (e per gentilmente si intende sotto minaccia di Aqua e Larxene) a disposizione.
Andò ad aprire la finestra per poter respirare la fresca aria estiva e subito le voci dei camerieri e degli altri del catering (sempre offerto da Vanitas) le arrivarono alle orecchie, insieme agli ordini di Larxene e alle lamentele del padrone di casa.
– Larxene, cribbio, avresti fatto meno danni alla guida di un bulldozer. Attenti ai girasoli, voi!
Oh, ma chi me l’ha fatto fare? –
Molto probabilmente, se si fosse trattato un un’altra persona, Naminè si sarebbe sentita in colpa, ma dato che si parlava di Vanitas, la sua coscienza continuava ad essere leggera come una piuma.
La bionda di sotto, nel frattempo, continuava ad ignorare bellamente le lamentele del moro, urlando anzi ancora più forte per sovrastarle.
La futura sposa si affacciò per vedere come stessero andando le cose ma Larxene, che evidentemente stava guardando verso l’alto, si affrettò ad abbaiarle di rientrare.
Le organizzatrici, infatti, avevano categoricamente proibito a chiunque, meno ovviamente che a loro stesse e all’esiguo ma efficiente staff di preparatori, di vedere la sposa nelle ventiquattro ore precedenti al matrimonio.
– Ma la tradizione non voleva che fosse vietato solo allo sposo? – aveva protestato inutilmente Naminè.
– Già, ma tu non sei una semplice sposa. Tu vai al di là delle tradizioni. – aveva replicato gentilmente Aqua.
Capendo che era una partita persa in partenza, non aveva insistito oltre, rassegnandosi al suo destino.
Facessero quello che vogliono, a me basta diventare sua moglie!
Tornò a sedersi, sconfortata e nervosa più di prima; rimase un po’ a fissare il vestito, poi lanciò un’occhiata all’orologio a muro: una ventina di minuti e sarebbe arrivato il parrucchiere.
Tanto per ingannare il tempo, cambiò l’acqua ai fiori del bouquet, composto da viole blu, a simboleggiare la fedeltà, nontiscordardime, simbolo di amore vero, e giacinti bianchi, simbolo di bellezza.
Era stato Marluxia ad occuparsene, sulla base dei colori del vestito, e del resto delle decorazioni floreali che profumavano e coloravano la casa e il giardino.
Respirò a pieni polmoni l’odore del suo bouquet, e quando era sul punto di espirare sentì un lieve ma deciso bussare sulla porta.
Corse ad aprire, lieta che qualcuno fosse arrivato a farle compagnia, ma quando si ritrovò davanti Riku ci rimase di sasso.
Lui si infilò veloce e furtivo nella stanza prima che lei avesse anche solo il tempo di dire “ehi!” e richiuse dolcemente la porta alle sue spalle.
Si guardò attorno e quando vide la finestra aperta, da cui provenivano gli improperi della ninfa selvaggia e di Vanitas, sussultò leggermente, forse immaginando cosa la ragazza gli avrebbe fatto se l’avesse beccato. Saggiamente, chiuse la finestra.
Naminè, che per tutto il tempo rimase immobile davanti alla porta troppo sbigottita per dire o fare qualcosa, si riebbe.
– Ci tieni alla vita? – chiese accigliata.
– Meno di quanto tenga a te, e questo spiega la mia presenza qui. – rispose lui con la calma di sempre.
A quel punto, incapace di trattenersi oltre, lei gli si gettò tra le braccia, con un tale impeto da farlo barcollare leggermente; lui iniziò ad accarezzarle i capelli e a mormorare parole d’incoraggiamento.
– Tranquilla, è normale che tu sia nervosa, ma fidati, è tutto apposto, le tue guardie del corpo - pardon, le tue damigelle - stanno facendo un lavoro splendido. Non manca niente, siamo in perfetto orario, tutto è al suo posto o sta per esservi messo. Sarà il matrimonio dell’anno. Indimenticabile. Impeccabile. Te lo prometto. –
Seppur rinfrancata, la ragazza rimase ancora un po’ ad ascoltare il cuore di Riku battere; fu lui a spezzare l’abbraccio, lanciando occhiate preoccupate all’orologio.
– Tra poco arriveranno qui una mezza dozzina di persone per trucco-e-parrucco, vero? –
Lei annuì, perplessa.
– Non ho molto tempo, devo sparire subito. Tieni. – disse allungando una scatolina quadrata di velluto nero.
Naminè la prese, esitante, e la aprì: al suo interno vi era un bracciale tempestato di piccoli swarovski blu che rifletteva la luce mandando tenui bagliori attorno a sé.
– Riku è... io... – ansimò senza parole.
– È blu, nuovo e regalato. Una cosa blu, perché anticamente questo era il colore che simboleggiava la purezza ed era il colore dell’abito della sposa; una cosa nuova che simboleggia la nuova vita che sta per iniziare, indica tutti i nuovi traguardi e le novità che porterà con sé; una cosa regalata a ricordare il bene delle persone care. – spiegò lui tutto d’un fiato.
– Tre in uno. Questo è parte del mio regalo. Si intona al vestito. Lo so perché Kairi mi fa fatto una sommaria descrizione. – aggiunse.
Lei avrebbe voluto abbracciarlo di nuovo, dirgli quanto gli fosse grata, ma era impietrita dalla gioia, senza contare che le lacrime rischiavano di arrivare da un momento all’altro.
– Mi ringrazierai un’altra volta; ora scappo, che devo andare a prendere la fontana di cioccolato, una delle graaandi idee di Aqua. Ci vediamo sull’altare! – e dandole un ultimo bacio sulla fronte, andò via, silente come era arrivato.
Lei rimase lì al centro della stanza ancora per un po’, osservando ora il bracciale ora la porta.
Alla fine, con un gran sorriso, andò a posare il regalo sul comodino vicino al letto, poi si asciugò gli occhi e fece un profondo respiro, riuscendo finalmente a calmarsi.
Giusto in tempo, perché Kairi entrò trafelata parlando a raffica con quattro persone che, Naminè lo capì subito, si sarebbero occupate dei suoi capelli e del trucco.
Meno di mezz’ora prima, sarebbe sprofondata nel veder entrare quelle persone, ma dopo aver parlato con Riku e aver ricevuto quel così inaspettato e stupendo regalo, non potè che andare incontro agli ultimi, fondamentali preparativi con un gran sorriso in volto e una trepidante quiete nell’animo.
 
 
 
Angolo autrice:
*rullo di tamburi e squilli di trombe*
Rieccomiiii!! Era tempo che non mi facevo sentire, eh? Vi sono mancata?
Andiamo al dunque: questo è il primo di tre capitoli. L’idea mi è venuta mentre mia madre mi costringeva a guardare “Say yes to the dress” (che tra l’altro non mi dispiace nemmeno come programma, ma avendo io una repulsione profonda e radicata verso il concetto di matrimonio civile/religioso, non risulta nella top ten dei miei programmi preferiti)
Comunque, bando alle ciance. Nel caso in cui ve lo stiate chiedendo, il futuro marito non è Riku e non sarà certo qui e ora che vi dirò chi sia. Dovete arrivare alla fine per capirlo. Lo so, sono stronza.
Inoltre, alla fine di queste note allego l’immagine del vestito da sposa (immagine presa da qui) e del
bracciale regalato da Riku.
Per i prossimi due aggiornamenti, non vi faccio promesse: l’ISPIRAZIONE va e viene, per questo capitolo ci ho messo due giorni, per il prossimo ci potrei mettere due mesi. Spero solo che i lunghi tempi non vi scoraggino dal seguirmi e dal recensire.
Detto questo, credo di aver detto tutto. Il titolo fa alquanto cagare, ma dalla vita non si può avere tutto.
Recensite copiosi e rendetemi felice!
Un bacio,
Luly 

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