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Autore: swaggiebiebsiejbff    13/04/2013    1 recensioni
"Non mi piacerebbe mai un uomo come te."
"Ma non puoi negare che ci sia attrazione fra di noi."

"Ho solo una regola: non puoi innamorarti di me."
"Cosa ti fa pensare che mi innamorerò di te?"
"Ti sto solo avvisando. Io non sono capace di amare."
Dall'autrice di B.R.O.N.X su jbff.
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Questa è solo una traduzione.
All'interno i crediti. :)
Genere: Fluff, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Show you another side of me, 
aside you never thought you would see. 
Hey, I heard you like the Wild Ones.


(Wild Ones - Florida ft. Sia)


The Justin Bieber.

 
 
 
 
 
“La mia mente non può accettare quanto incredibilmente figo sia Justin Bieber.” Lola scosse la testa alla rivista a cui era incollata. Doveva star guardando la stessa pagina per almeno cinque minuti, ora.
Jake ed io – che stavamo giocando ad Angry Birds sul suo cellulare nel frattempo – sbuffammo allo stesso tempo. “Non è così tanto figo.” Dichiarai, alzandomi dal divano dove ero seduta per prendere posto di fianco alla mia migliore amica Lola sul letto.
Lola voltò bruscamente la testa e mi guardò come se improvvisamente mi fossero cresciute due teste. “Che c’è?” Ridacchiai, chinandomi sui mie gomiti e guardandola in modo divertito.
“Hai mai visto questa foto?” Esclamò spingendo la rivista di gossip che aveva sulla mia faccia, facendomi cadere completamente sul materasso. “Lola!” Strillai, facendo ridacchiare lei e Jake.
Afferrando la rivista dalla sua presa, mi sedetti dritta di nuovo. “Justin Bieber: sexy, ricco e ancora scapolo.” Lessi il titolo dell’articolo ad alta voce, roteando gli occhi a come anche gli autori delle riviste fossero presi *da questo famoso uomo d’affari. Non mi preoccupai di leggere il resto della pagina, sapendo fin troppo bene su cosa sarebbe stata e onestamente, non poteva importarmene meno.
“Quella foto è così…” Lola si fece aria, mordendosi le labbra come se questo uomo la rendesse frustrata sessualmente. Certo che era bello, ma la mia amica tendeva a strafare comunque.
“Voglio dire, non è così male, ma ci sono un sacco di bei ragazzi là fuori.” Ammisi, gli occhi chiusi fissi sulla foto che ritraeva Bieber appoggiato su una sedia nera girevole da ufficio. Ignorai il gesto schernitore e il borbottio “Non male? Ma per favore.” Di Lola. Lui Aveva questa espressione imponente che mi faceva fasi sentire intimidita da lui. Non avevo mai visto una sua foto in cui stesse sorridendo e, credetemi, ne ho viste tante grazie alla mia migliore amica alias la sua fan numero uno. I suoi capelli erano di un colore tra il biondo sporco ed il ramato, tirati in una creta stile ho-appena-fatto-sesso, completando i suoi occhi nocciola. Le sue labbra erano piuttosto attraenti, sembrando così morbide e paffute. Ma non mi piaceva.
“Oh, non anche tu.” Jake sospirò facendo sollevare i miei occhi dal giornale tra le mie mani in un secondo.
Alzandosi dalla poltrona su cui era seduto, mi venne vicino ed iniziò a muovere le mie spalle come se fossi posseduta.
“Chiudi il becco, Jake. Sai che lo detesto.” Spinsi via la sua mano lasciando cadere la rivista sul grembo di Lola. Mi rivolse quel sorrisetto che ho imparato a vedere così tanto in questi quattro anni di conoscenza. “E tu, non guardarmi così.” Le puntai il mio dito indice contro minacciosamente, ma finì per ridere al suo sguardo suggestivo.
“Vieni al centro?” Chiesi a Jake mentre riponevo le mie cose nella mia borsa a tracolla marrone e facendola scivolare sul mio braccio sinistro.
“Sì.” Mi sorrise, raccogliendo le sue cose dentro la sua borsa e mettendola sulla sua spalla. “Mio padre mi ha mandato un messaggio dicendo che dovrei essere a casa in venti minuti.” Guardò da sopra il suo cellulare, facendo una smorfia. Diciamo che i suoi genitori non sono davvero cool.
Lola continuava a leggere quella stupida rivista.
“Perché non leggi un libro, Lols? Almeno impareresti qualcosa.” Suggerì con un sorriso compiaciuto, guadagnando uno sguardo incazzato da lei.
“Non comportarti come se non vorresti scoparlo fino allo sfinimento anche tu, NIcki.” Disse velenosamente, sorridendo verso di me e facendomi roteare gli occhi.
Certo che l’avrei fatto… Inserite sarcasmo qui, per favore.
“Tu scoperesti fino alla morte chiunque.” Sottolineò Jake, facendosi fare la linguaccia da Lola.
“Ehi, non farne una questione personale, Lola.” Le accarezzai la testa. “Sai che è vero.” Le feci l’occhiolino scherzosamente riferendomi alla sua bisessualità e promiscuità. Lola era il tipo di amico che ogni adolescente avrebbe voluto avere, ma che ogni genitore avrebbe voluto molto, molto lontano dai suoi figli.
“Vi odio entrambi!” Gridò gettandoci un cuscino, ma io e Jake lo schivammo abilmente mentre ridevamo senza poterci fermare.
“Ci vediamo dopo alla riunione, Lols! Non dimenticarti di venire questa volta!” Urlai prima di chiudere la porta e sentire un altro cuscino colpire un secondo dopo.
“E’ capitato solo una volta!” Gridò dall’interno della stanza, infastidita.
“E’ pazza.” Jake ed io ridacchiammo mentre uscivamo dal piccolo appartamento che dividevamo io e Lola, vicino al campus universitario.
“Allora, verrai anche tu?” Chiesi a Jake mentre attraversavamo i prati del campus, in cammino per raggiungere la Chicago L per arrivare al centro della città.
“Perché me lo chiedi sempre? Sai che non sono per salvare gli alberi e cacciare le foche dall’Alaska o protestare nudo al centro della strada per i diritti degli animali.” Lui fece strani gesti con le sue mani mentre il suo volto mostrava sia divertimento che la sensazione che io e Lola fossimo matte.
“Non ho mai protestato nuda in mezzo alla strada!” Urlai schiaffeggiando il suo braccio con tutte le mie forze.
“Ow!” Piagnucolò strofinandosi il punto colpito. “Ma lo faresti.”
I miei occhi si strinsero fino a trasformarsi in fessure. “Gli animali lo meritano.” Sostenni fino alla fine, facendoli uno sguardo malizioso.
“Ehi, non mi lamento sul fatto di vederti nuda.” Alzò le mani in segno di resa, facendosi schiaffeggiare di nuovo.
“Sei proprio un ragazzo, Jake. Stai zitto.” Roteai gli occhi giocosamente. La verità è che non riuscivo ad essere arrabbiata con lui per più di un’ ora prima che avessi bisogno di parlare con lui di nuovo, quindi era inutile arrabbiarsi. Jake ed io eravamo amici sin dal primo anno della scuola superiore, quando lui accidentalmente gettò addosso una pittura blu – come dice lui – e dopo mi aiutò a ripulire i miei capelli.
Sulla nostra strada per attraversare il campus incontrammo alcune persone delle nostre classi facendoci impiegare più tempo del solito per prendere il treno.
“Come va il tuo progetto?” Chiesi quando eravamo di nuovo soli, salendo le scale per arrivare alla piattaforma L.
“Ho già tutte le foto, ho solo bisogno di metterle tutte insieme nel mio computer e lavorare sul progetto.” Sorrise mentre io annuii mandandoli un sorriso. Jake stava studiando fotografia e Graphic Design al college, la fotografia era una delle sue passioni insieme alla musica. “Il tuo?”
“E’ già finito.” Il treno arrivò, salimmo e trovammo due posti vuoti dove ci sedemmo. “Devi vederlo, non voglio essere presuntuosa, ma è parecchio bello.” Mi portai una mano al petto con orgoglio, guardando Jake farsi beffe di me.
“Sono sicuro che lo sia.” Fece questa voce falsa nascondendo la verità.
“Te lo farò vedere domani quando torno dalla cena da mia madre perché è lì.” Dissi eccitata.
“Pensi che possa aggregarmi? Tua madre è davvero una brava cuoca.” Fece una smorfia da cucciolo.
“Quello non funziona con me, lo sai.” Toccai il suo naso con la punta del mio dito facendo finire la sua espressione carina. “Non mi dispiacerebbe se tu venissi, ma sai com’è mia madre con le sue ‘cene di famiglia’.” Imitai le virgolette con le dita. Da quando mi ero trasferita da Lola, aveva stabilito che tutti dovessimo avere una cena insieme almeno una volta a settimana. Ma, effettivamente, andavo da loro più di una volta a settimana.
Jake sospirò tristemente. “Va bene.”
Ridacchiai.
“Ma verrai questo venerdì, vero?” I suoi occhi si illuminarono di speranza.
“Oh mio Dio, Jake. Quante volte devo dirti che verrò? Me lo stai chiedendo da mercoledì scorso ed è già lunedì. Sta diventando fastidioso.” Esclamai esasperata, gettando le mie mani in aria per dare enfasi.
“Lo so.” Trascinò la ‘o’. “Voglio solo assicurarmi che la mia migliore amica verrà, perché questa è davvero importante per me e i ragazzi. Mi dispiace se la nostra amicizia significa più per me che per te.” Recitò.
“Non essere così drammatico, va bene? Sai che non lo perderei per nulla al mondo. Inoltre si tratta di un concerto gratuito, perché non dovrei andarci?” Dissi dolcemente, facendolo ridere.
“Facciamo una cosa: se me lo chiederete di nuovo, non verrò.” Gli offrì il mio mignolo per farlo muovere da lui con un sorriso speranzoso appiccicato alle mie labbra.
“Sei così cattiva, Nicki.” Scosse la testa, fingendo di essere stato offeso, ma intrecciò comunque il suo mignolo col mio.
“Perché, grazie.” Agitai una mano per respingere il “complimento”.
“Ti ricordi quando che Lola era pazza?” Domandò ed io annuì per farlo continuare.
“Beh, tu sei ancora più pazza.”
 
 

 
 
Attraversai le porte girevoli del palazzo dove mio padre lavorava: IL Chicago Tribune.
La hall era, come sempre, affollata di gente che entrava ed usciva dal grattacielo per il pranzo. Il mio stomaco brontolò, ricordandomi che non mangiavo dalla colazione sei ore prima, e stavo davvero pregando che mio padre sarebbe uscito presto dal suo ufficio così avrebbe potuto mangiare.
“Ron.” Annuii al giovane ragazzo afro-americano che stava seduto dietro alla scrivania all’ingresso, dando alle persone l’accreditamento necessario per accedere all’edificio.
“Nicki.” Annuì. Scoppiammo entrambi a ridere a causa della nostra formalità. “Che succede?”
“Sono appena venuta per pranzare con mio padre, nel caso decidesse di avere tempo per me, ovviamente.” Appoggiai gli avambracci sulla scrivania di marmo, ridacchiando.
“Buona fortuna.” Mi fece l’occhiolino amichevolmente, porgendomi un accreditamento.**
“Grazie. Ne avrò bisogno.” Gli mostrai le mie dita incrociate mentre camminavo all’indietro verso l’ascensore.
La corsa in uno di questi enormi ascensori è probabilmente la cosa più noiosa del mondo.
Sono sempre pieni di persone vestita in abiti, gonne a tubino e camicie e poi ci sono io.
La mia t-shirt grigio scuro dei Rolling Stones in coppia con dei pantaloncini neri corti strappati e Chuck Taylors usurate non sono esattamente quello che puoi chiamare “discreto” in questo come questo.
Oh, non dimentichiamo le punte dei miei capelli blu. Guadagno gli stessi sguardi ogni volta che metto piede nell’edificio editoriale più famoso di Chicago. Ma ehi, non è colpa mia se mio padre lavora – e praticamente vive – qui.
Quando l’ascensore arrivò finalmente al 40° piano, feci un passo fuori proseguendo la mia strada tra quelle coppie cliché di segretarie sexy e direttive perverse. Ben presto raggiunsi la scrivania della segretaria di mio padre. “Come va, Melanie?” La salutai con un cenno del capo.
“Signorina Green, suo pa—“
“Sì, lo so. Sta facendo qualcosa di importante. Aspetterò qui.” La interruppi finendo sarcasticamente la frase. Mi sedetti su uno dei divani bianco immacolato, appoggiando i piedi sul tavolino da bar in vetro di fronte ad esso.
Melanie alzò il dito su di me per chiedermi gentilmente di sedermi composta, quando la interruppi.
“Allora, come va la tua vita, Mel?”
Sapevo che le mie domande e il modo in cui mi rivolgevo a lei come se fosse mia amica la facevano sentire a disagio, ma sentii il bisogno di illuminare il giorno di quella povera donna, in più era divertente giocare con lei.
Aveva, probabilmente, non più di 27 anni, ma vestiva come se ne avesse 50, con lunghe gonne e maglioni a collo alto. I suoi capelli erano sempre tenuti in una treccia stretta e i suoi piccoli occhi castani erano incorniciati da un paio di occhiali con la montatura spessa. Era l’esatto contrario del resto delle donne che avevano lavorato qui e, in un certo senso, la ammiravo per questo.
“Va bene, signorina Green.” Rispose educatamente, ordinando alcuni fogli sulla sua scrivania.
“Quante volte ti ho detto di chiamarmi Nicki? Non sono il tuo capo e non lavoro nemmeno qui, quindi, non hai bisogno di trattarmi come se fossi qualcuno di importante.” Ridacchiai.
“Sì, Nicki.” Disse incerta.
Sospirai. “Perché non vai a pranzo, Melanie? Devi avere fame.”
“Ma il signor Green ha detto—“ Cercò di opporsi, ma la interruppi subito.
“Il signor Green non è qui, giusto? E lui sta uscendo, comunque, quindi tu sei libera di andare.” La accompagnai fino alle porte di cristallo dell’ascensore, ignorando i suoi “ma”.
Esattamente prima che le porte dell’ascensore si aprisse e Melanie scomparisse all’interno contro la sua volontà, dissi:”Oh, e penso ancora che tu abbia bisogno di scopare!” La mia voce si alzò un po’ per permetterle di sentire e vidi solo il suo viso arrossato prima che le porte si sigillassero completamente.
La mia risata riempì la sala vuota fino a quando sentii delle voci provenire dall’ufficio di mio padre.
Ops. Sperai che nessuno mi avesse sentito.
Tornai nella sala d’attesa e raccolsi la mia borsa a tracolla aspettando che mio padre uscisse finalmente. Sarebbe stato meglio che mi avesse portata in un buon ristorante dopo avermi fatto aspettare così a lungo.
“Finalmente, sono—“ Mi voltai muovendo le braccia in aria quando mi resi conto che non fosse solo e mi bloccai. Le mie braccia caddero mollemente ai miei lati e finii la mia frase esitante. “Molto affamata.”
Lì, accanto a lui, c’erano altri tre uomini in giacca e cravatta, tutti mi fissavano, mentre le guance diventarono una tonalità scura di rosso. Ma non era quello il peggio, no. La cosa peggiore era che uno degli uomini era il Justin Bieber. Stava lì, in piedi come un dio greco in un vestito blu, una camicia bianca e una cravatta rosso scuro. Aveva i capelli arruffati come nelle foto che Lola mi aveva fatto vedere in precedenza.
Oh, quando lo dirò a Lola.
I suoi occhi caramello scavarono dentro i miei verdognoli, lasciandomi in una specie di stordimento.
Sbattendo le palpebre un po’ di volte, venni riportata alla realtà quando mio padre parlò.
“Nicole.” Mi salutò, camminando verso di me e baciando la mia guancia. Sa quanto odio essere chiamata così, ma mi ci chiama comunque.
“Padre.” Risposi, rubando un altro sguardo al viso del signor Bieber vedendo un sorriso provocante formarsi sul quelle labbra a forma di cuore, probabilmente frutto di come fossi stata a fissarlo quasi come se fosse qualche angelo mandato dal Paradiso. Volete incolparmi, però?
“Apprendo che tu sia impegnato per pranzo.” Guardai di nuovo mio padre, che non aveva notato l’intenso scambio di sguardi tra il suo cliente e me.
“Mi dispiace Nicole, ma ho appena avuto un’ intervista con il signor Bieber e stavamo andando a pranzo per continuare a discutere di alcune cose sull’articolo e deve essere fatto in tempo per la pubblicazione di domani.” Il suo viso sembrava tutto, tranne che dispiaciuto, ma era davvero da lui mettere il lavoro prima della famiglia.
“Non preoccuparti, padre. Capisco.” Mentii, facendo del mio meglio per non dire qualcosa che lo avrebbe messo in imbarazzo davanti agli altri uomini.
Socchiuse i suoi occhi rugosi mentre sorrideva..
“Puoi sempre unirti a noi, signorina Green.” Una voce roca, che non apparteneva a mio padre, parlò.
I miei occhi si precipitarono rapidamente sul dio greco che mi stava guardando con quello sguardo impassibile di nuovo sul suo viso, anche se i suoi occhi mi suggerivano di andare.
“Penso di rifiutare, ma grazie, signor Bieber.” Gli sorrisi educatamente ed innocentemente, causando che quel sorriso canzonatorio si ridisegnasse sulle sue labbra.
Mio padre si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo e, per un momento, avrei voluto accettare l’offerta solo per farlo incazzare. Passandosi una mano fra i suoi capelli grigi, fece segno agli uomini di seguirlo. “Se è pronto, signore.”
Camminai davanti a tutti, sbuffando e premendo il pulsante per chiamare l’ascensore con forza eccessiva. Fortunatamente arrivò vuoto, mi ritirai in un angolo e battei il piede con impazienza al piano, volendo nient’altro che uscire da qui e, dopo, mangiare. Per l’amor del cielo.
Sentendo una presenza accanto a me, mi voltai verso il mio lato sinistro, solo per distogliere lo sguardo ancora un volta, visto che stava lì, in piedi, almeno 5 centimentri più alto di me.
“E’ un peccato  che tu non venga con noi per il pranzo. Hanno un pesce davvero buono al ristorante Marine.” Disse il signor Bieber e anche se non c’era nessuna emozione nella sua voce, qualcosa ancora sembrava seducente per me. C’era qualcosa in lui che  ti prende e non mi piaceva neanche un po’.
“Sono vegetariana.” Sputai, incrociando le braccia davanti al petto.
“Oh, avrei dovuto immaginarlo.” Ridacchiò leggermente, ma non sembrava divertito, ancora come senza emozioni.
“E perché mai?” Ebbi il coraggio di guardare verso di lui, me ne pentii immediatamente quando l’intensità del suo sguardo mi colpì. Era come se stesse cercando di vedere attraverso la tua anima.
“Beh, i tuoi capelli sono blu.” Fece girare una ciocca di capelli castano chiaro tra le dita, sollevando la punta blu e per qualche motivo, il mio respiro sobbalzò.
“Hai un piercing al naso e non sarei sorpreso se fossi una attivista di Greenpeace o qualcosa del genere.” Lasciò cadere i capelli a posto, bevendomi da capo a piedi come mi contorcevo a disagio.
“Sono impressionata che tu sia in grado di dire così tanto su di me solo dal mio aspetto.” Ammisi, regolando la stringa della mia borsa sulla spalla come scusa per evitare il suo sguardo.
“Sono abituato a trattare costantemente con le persone, signorina Green. E’ parte della mia natura ora. Quando si fa il mio lavoro bisogna essere intelligente o non si avrà successo.” Mise su una tale espressione indifferente, ancora una volta, addrizzandosi al mio fianco. Lo schernì. Chiaramente, non aveva bisogno dei complimenti costanti che otteneva dalle donne, era già a conoscenza delle sue “qualità”. Uno sguardo al mio padre e agli altri uomini – non sapevo ancora chi fossero – era abbastanza per capire che erano ignari del nostro piccolo scambio di parole.
Quando l’ascensore finalmente raggiunse il primo piano, uscii per prima. “Beh, non sei l’unica a saper leggere le persone, signor Bieber.” Mostrandogli un sorriso a denti stretti, camminai via senza preoccuparmi di salutare mio padre.
Passai per la reception dove Ron stava annoiato, scrivendo sul suo telefono. “Vuoi prendere qualcosa da mangiare?”
 
 
·         *Sarebbe “fangirled”.
·         ** sarebbe una sorta di permesso, autorizzazione. Penso tipo una carta per accedere.
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Potete trovare la storia originale qui: Wild Ones.

 

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GRAZIE PER ESSERE ARRIVATI FIN QUI!
Chiunque voglia tradurre con me è benvenuto!
Per qualunque cosa potete contattarmi qui su efp per messaggio e su twitter (@___velius).
La mia autorizzazione. :)
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Nicole Green:

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Justin Bieber:

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Lola Hart:

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Jake Roth:

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Mr. Green:
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