Fanfic su artisti musicali > Conor Maynard
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Autore: DiamondStar7    14/04/2013    0 recensioni
Non riuscivo a dire altro. Lo guardai negli occhi, cercando di cogliere le sue emozioni. - Conor! - gridò il suo manager, - il concerto è tra 30 minuti! - disse furibondo - Arrivo tra 5 minuti - rispose Conor molto più calmo del suo manager. - Michelle, ma belle, devo andare, ti spiegherò tutto quando finirò il concerto, è una lunga storia. Ti prego, non essere delusa da ciò che ho fatto, sono sicuro che capirai - disse Conor, stringendomi la mano. - Bene, immagino che devi andare, ci vediamo dopo - dissi cercando di mascherare le mie emozioni, senza riuscirci. - Dove? - chiese speranzoso. - Al Regent's Park, se per te va bene - risposi. - È perfetto - disse. Lo salutai, e mentre me ne stavo andando mi fermò e mi diede un bacio sulla fronte. - Andrà tutto bene - disse. - Buona fortuna per il concerto - mi affrettai a dire e ricambiai con un bacio sulla guancia. Lo vidi sorridere mentre se ne andava e io tornai da mio padre, per tenergli un po' di compagnia.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: Non-con
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 Non che la notizia mi desse molto fastidio, visto che non avevo molti amici a Boston, ma quei pochi amici che avevo mi sarebbero mancati. Soprattutto Sara, ma non potevo farci niente, purtroppo, mio padre aveva già deciso di trasferirci a Londra. Non mi dispiaceva andarci, ma sentivo spesso i miei amici dire che non era un bel posto dove vivere. Sara invece era stata l’unica a dirmi che Londra era magnifica, mi aveva descritto tutti i luoghi che aveva visitato e  parlato per ore delle persone che aveva conosciuto. Stavo osservando le nuvole dal finestrino dell’aereo e per distrarmi decisi di ascoltare l’unico cantante che riuscisse a scacciare via  tutti i miei brutti pensieri e le mie preoccupazioni: Conor Maynard. Solo pensare al suo nome mi faceva stare meglio. Non riuscivo a spiegarmi il perché. Non guardavo mai l’aspetto fisico di un cantante per ascoltarlo, ma mi concentravo solo sulla voce. Conor mi trasmetteva mille emozioni con una sola canzone o meglio con una sola nota. Riuscivo a percepire la passione con cui si dedicava al canto e le sue emozioni mentre cantava. Avevo letto un articolo nel quale c’era scritto che Conor Maynard si sarebbe dedicato soprattutto alla sua carriera e non avrebbe avuto tempo per una ragazza, per questo decisi di non farmi certe speranze e illusioni, perché mi avrebbero ferita sicuramente. D’altronde grazie a una falsa speranza avevo conosciuto Conor. Ricordavo ancora le parole di Will:”Mi dispiace, ma non provo i tuoi stessi sentimenti. Hai interpretato male ciò che dicevo e che facevo.” Pensando a quelle parole non riuscii a non chiudere gli occhi per scacciare via il dolore. Per dimenticare Will e ciò che mi aveva fatto, provavo ad ascoltare tutti i cantanti che mi venivano in mente, ma non c’era nemmeno uno che ci riusciva. Un giorno Sara, quando ero andata a casa sua per fare i compiti, mi fece ascoltare Can’t Say No, e io rimasi ipnotizzata dalla voce di quel cantante bravissimo. Fu come un potente colpo al cuore ma che non faceva male, era come se quella ferita mi piacesse. Da quel giorno, Conor era diventato molto importante per me o meglio la voce di Conor era diventata come un eccezionale antidolorifico. Una volta immersa nella sua canzone dovevo lasciarmi trasportare fino alla fine. Per me, il rapporto tra un idolo e un fan era rispettivamente come quello tra la mano e gli occhi: quando la mano si faceva male gli occhi piangevano e quando gli occhi piangevano la mano asciugava le lacrime. Parlando di Conor, quando lui stava male, stavo male anche io e quando ero triste e piangevo, ascoltavo la sua musica ed era come se mi stesse asciugando le lacrime. Sapevo molto bene che non dovevo farmi false speranze per due motivi: primo, perché sicuramente si sarebbe dedicato alla sua carriera e non avrebbe avuto tempo per una ragazza, soprattutto se sarebbe stata una fan; secondo, perché anche se avrebbe avuto tempo per una ragazza, io non ero alla sua altezza e aveva milioni di fan, sarebbe stato impossibile essere una su un milione. Preferivo guardarlo come idolo e basta, altrimenti avrei rischiato di creare milioni di illusioni nella mia mente che mi avrebbero fatto male. Facendo tutti questi ragionamenti nella mia testa, non mi accorsi che stavano annunciando l’arrivo a Londra. – Forza, Michelle, è ora di andare – mi intimò mio padre. Misi il mio lettore MP3 nella borsa e aspettai i passeggeri seduti di fronte a me per poter scendere dall’aereo. Una volta scesi, dovevamo fare dei controlli all’aeroporto, prendere le valigie e andare verso la nuova casa a Londra. Mentre provavo, ovviamente senza riuscire, a prendere la mia valigia pesante, mi si avvicinò un ragazzo dai capelli castani e ricci con un qualcosa di strano nello sguardo. – Serve una mano? –chiese con gentilezza. – Grazie, ma faccio da sola – risposi, cercando di prendere la valigia. Ma cosa ci avevo messo dentro? – Sei sicura di riuscire a prendere quella valigia da sola? – chiese nuovamente il ragazzo riccio. – Sì, almeno è quello che sto facendo credere a me stessa – risposi sarcastica. Lui scoppiò in una risata che mi fece sorridere lievemente. – Forse è meglio che ci provi io – disse ancora ridendo. – Come vuoi – acconsentii. Li servirono pochi secondi per prendere la valigia e metterla vicino a me. Allungai la mano per ringraziarlo e per presentarmi – Grazie, molto gentile da parte tua, ma non mi hai ancora detto come ti chiami, io sono Michelle – dissi guardandolo negli occhi, e ancora una volta notai quel qualcosa di strano nel suo sguardo. Sorrise, ma prima che potesse rispondermi, sentii mio padre chiamarmi piuttosto infuriato – Michelle, andiamo, altrimenti perdiamo l’autobus! -. Mi affrettai per raggiungerlo e andammo verso la stazione autobus. Dopo aver fatto i biglietti, mio padre si mise comodo a leggere il giornale e io decisi di ascoltare un po’ di musica per rilassarmi e affrontare più serenamente il nuovo viaggio che mi stava aspettando. Lasciai che la musica di Conor mi trasportasse sul fiume della mia vita.
  
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