04/11/2007
6 recensioniQuando avevo cinque anni ho incominciato a suonare il pianoforte.
Beethoven, Wagner e Verdi sono sempre stati i miei unici amici.
Quando avevo dieci anni mi sono esibita in uno dei teatri più grandi del New Mexico, davanti ad un sacco di persone.
Quando avevo dodici anni i miei genitori mi hanno regalato il mio primo e vero pianoforte. Tutto nero lucido. L’ho chiamato Wolfang ed è diventato il mio migliore amico.
Quando avevo quindici anni ho vinto, molto precocemente, una borsa di studio per il college.
E adesso che ho sedici anni, che cosa dovrei annotare sul mio diario? Semplicemente che la mia vita è cambiata radicalmente e io, Kelsie Nielsen, ho finalmente degli amici veri e “corporei”. Ho Troy e Gabriella. Ci sono Chad e Taylor sempre a battibeccare. C’è Ryan con la sorella, Sharpay e ci sono tanti altri. C’è anche Jason….
Tutti hanno trionfato, chi per aver vinto la partita di basket, chi per aver dato prova della propria intelligenza.
La palestra è gremita, ma nessuno sembra accorgersi di me. Sono tutti presi dall'idolatrare Troy e i suoi compagni e io certo non spicco per farmi notare. Io non sono come Sharpay, non sono in grado di farmi notare sempre e comunque. Per certi aspetti è un fatto positivo, per altri totalemente negativo.
Sono al centro della palestra e mi guardo intorno.
Gabriella e Taylor si abbracciano. Hanno appena conquistato due dei più ambiti ragazzi della scuola. Chi non sarebbe felice?
Mi allontano con il mio cappellino alla Charlie Chaplin, per dare spazio ai Wildcats di sollevare il loro capitano che stringe vittoriosamente la coppa. Se la meritano davvero.
Accidenti a me a quando mi sono messa i tacchi, mi sento traballante e non riesco a muovermi velocemente. Sulla palestra lucidata poi, i mie passi si fanno ancora più insicuri, mentre cerco di lasciare il giusto sapzio agli eroi di quella giornata.
Poi un braccio mi blocca.
E' Troy. Mi passa il pallone.
"Te la meriti Playmaker..." mi sorride prima di sparire tra le braccia di Chad e Zeke.
Sorrido anche io. Non mi aspettavo che si rendesse conto della mia presenza. Ma Troy è diverso da come credevo fosse.
Ho gli occhi lucidi, la palla tra le mani.
Mi viene voglia di esulatare. Ne avrò anche io il diritto si o no?
Mi rigiro la palla tra le mani. Voglio fare un bel canestro, anche per ringraziare Troy. Purtroppo sono una frana nel basket, peggio di Taylor, credo.
Mi avvicno sempre di più alla lunetta.
Un giocatore mi passa accanto correndo, sicuramente andrà da Troy. Peccato era così carino.
Non faccio in tempo a leggere il suo numero sulla casacca, che me lo ritrovo a due centimetri dal mio naso.
Arrosisco. E' Jason Cross.
Come mai si è fermato?
Perchè mi fissa negli occhi?
Come mai si è accorto di me?
"O avanti Kelsie, smettila di farti domande inutili, sorridi e levati quella faccia da pesce lesso dal volto" mi impongo.
Gli sorrido, lui ricambia e pone le sue mani sulle mie.
Sembra aver capito le mie intenzioni e mi guida in quel gesto che io da sola non sarei stata in grado di fare.
Canestro.
Canestro.
Canestro. Io, Keslsi, ho fatto il primo canestro della mia vita.
Sorrido ancora di più.
"Complimenti! Bel canestro" mi sussurra all'orecchio, prima di sparire tra la folla.
Io rabbrividisco e nello stesso tempo in cui lo vedo sparire, capisco quel canestro resterà impresso nella mia memoria per sempre. Come il ragazzo che mi ha permesso di farlo.
Continua.....