Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Emy93    04/11/2007    6 recensioni
"Inuyasha piangeva. C'era un'aria di tristezza palpabile nell'aria. Inuyasha aveva paura. Temeva che sua madre se ne andasse lasciandolo solo. Inuyasha. Il destino ha già deciso il tuo futuro. Tu lo hai capito. E tutto quel che accadde quella notte conferma le tue più recondite paure." Eccomi tornata brevemente con una storiella breve che vi racconta di poche ore, di una speranza infranta e della prematura coscienza del proprio destino. Provate a leggere. Tentar non nuoce. p.s. ho messo genere Horror perchè contiene una scena con sangue. Niente di realmente impressionante, ma tanto per avvertire.
Genere: Triste, Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Dov’è, dov’è Inuyaha

IL GIORNO DELLA TUA NASCITA

 

 

“Dov’è, dov’è Inuyaha? Dov’ la tua mamma?”

Inuyasha i guardò intorno impaurito.

-Io….io non lo so.- ammise, più a se stesso che alle voci che lo circondavano.

Era piccolo Inuyasha.

Una dolce creatura ce si affacciava lievemente sul mondo prima di esserci sbattuto dentro.

“Oh, caro Inuyasha. Noi sappiamo dov’è la tua mamma.”

Inuaysaha continuò a guardarsi intorno impaurito.

-Dove? Dov’è?- chiese con la voce incrinata e gli occhi luccicanti.

Le deboli e piccole mani strette a pugno.

Le voci intorno a lui risero tutte insieme.

“La tua mamma se ne è andata. Ti ha lasciato qui. Da solo.”

Inuyasha schiacciò le manine sopra le sue orecchiette.

-No! Non è vero! Non è vero!!- gridò in lacrime.

Sentiva il suo corpo percorso da spintoni buttato da una parte all’altra.

-Non è vero! Lei mi vuole bene! Lei non mi abbandonerebbe mai!- continuava ad urlare piangendo.

-Inuyasha! Inuyasha, svegliati!- lo chiamò una voce lontana.

Inuyasha aprì gli occhi impastati e osservò la figura confusa che si stagliava alla luce di una candela.

Izayoi sorrise malinconicamente.

-Inuyasha…hai fatto un brutto sogno?-

Inuyasha si gettò tra le braccia della madre piangendo.

-Loro…tu….non c’eri…- singhiozzò il bambino.

Izayoi lo abbracciò dolcemente consolandolo.

-Su. Inuyasha…non ti lascio andare via…e io non me ne andrò.-

Con un sorriso triste Izayoi asciugò le lacrime del figlio.

Poi lo strinse forte in un stretto abbraccio cominciando a piangere anche lei, i lunghi cappelli disfatti ricadevano avanti ricoprendo anche Inuyasha.

-Mamma non piangere-

la supplicò Inuyasha allungando un ditino a raccoglie una lacrima sul volto stanco della madre.

-Inuyasha,- sussurrò la madre.

Il bambino la guardò intensamente, il viso tondo illuminato da un raggio di luna.

-Piccolo mio,- gli mormorò Izayoi accarezzandogli la testa –devo dirti una cosa molto importante. Voglio raccontarti di te di quello che sei e di cosa accadde il giorno della tua nascita. Può essere un discorso difficile, ma hai già sei anni, mi capirai, vero?-

Inuyasha annuì, le ombre della candela gli danzavano negli occhi.

Izayoi sorrise ancora scostandosi dal viso qualche ciocca di morbidi capelli neri.

-Inuyasha, qualunque cosa accada ricordati chi sei, sei mio figlio, sei il figlio di Inu No Taiso e chiunque ti provi a sottomettere deve riconoscere che tu, tu sei più importante, sei più potente.

Non arrenderti mai, perché ogni ostacolo che troverai sulla tua strada non sarà-

Un fortissimo rumore proveniente dall’ala ovest del palazzo fece tremare la stanza.

-No, non così presto.- sussurrò a se stessa Izayoi.

Strinse più forte a se il piccolo, poi con voce tremula continuò:

-Qualunque…qualunque ostacolo sul tuo cammino non può fermare il tuo destino, e il tuo destino è grande, è immenso. Quando ti sembrerà di essere solo, che non ci sia nessuno che ti –

izayoi si bloccò ad ascoltare le voci e gli urli lontani.

-Mamma…- la chiamò dolcemente Inuyasha.

Izayoi lo guardò con uno sguardo di puro terrore combattuto da una nota di amore profondo.

Gli occhi di ghiaccio erano lucidi e rossi.

- Quando ti sembrerà di essere solo e incompreso e triste, non sarà così, perché io ti adoro, io ti amo, sei il mio piccolo angelo, e non ci sarò solo io, troverai di sicuro chi saprà apirti e amarti, amarti come io amavo tuo padre.-

Izayoi cominciò a singhiozzare.

-Inuyasha…-

Un forte boato ed un’esplosione illuminarono la stanza.

-Inuyasha corri, scappa, vattene.- gli disse la madre dandogli in mano un fagotto e spingendolo verso il terrazzo che dava sul giardino.

Fuori, nella notte, si alzavano fiamme e grida laceranti.

Izayoi prese il figlio e lo strinse forte a se.

-Inuyasha…- singhiozzò stringendolo forte –Inuyasha, ricordati che ti voglio bene. E te ne vorrò sempre. E soprattutto ricordati, ricordati che il giorno della tua nascita è stato per me il più bello della mia vita, come lo è stato per tuo padre. Corri Inuyasha, va svelto, nasconditi.-

Inuyasha corse via stringendo a se il fagotto.

Saltò oltre il muro di cinta e corse nel bosco.

Attorno a lui sfrecciavano le sagome nere degli alberi.

Inuyasha corse, i piedi cominciavano a riempirsi di tagli e ferite, ma lui continuava a correre.

Si nascose in una cavità, un buco in una cunetta, scoperto in un pomeriggio di giochi solitari.

Era profondo appena due metri largo uno e mezzo.

Accucciato nella terra umida osservava l’erba frustata da grosse gocce di pioggia.

Non si era accorto che pioveva.

Inuyasha tremava, cominciando a singhiozzare.

Non capiva.

Non capiva cosa stava succedendo.

Grossi goccioloni cominciarono a cadere dagl’ occhi del piccolo.

Accucciato sulla terra umida e morbida si addormentò dolcemente, le lacrime ancora sugli occhi, tante domande dentro al cuore.

Inuyasha si risvegliò quando uno squadrone di uomini a cavallo passarono sul suo rifugio.

L’ingresso crollò e Inuyasha, già stanco provato e solo, si trovò a dover combattere per salvarsi la vita.

Era la prima volta che sentiva il suo attaccamento alla vita così grande.

Sepolto vivo a un metro scarso dalla salvezza.

Inuyasha non riusciva a respirare.

Le lacrime bagnavano la terra intorno al suo viso rendendola fangosa.

Inuyasha artigliava disperatamente la terra intorno a lui, cercando di uscire.

Cominciò a tremare, il torace sussultava per la mancanza di ossigeno.

Inuyasha provava a spingere via la terra, a liberarsi.

La mano si era fatta strada tra la terra smossa.

Sbucò fuori da quel cumulo di terra, piccola, pallida.

Inuyasha si tirò su, verso l’uscita.

Mise fuori la testa e assaporò l’aria gelida dell’alba.

Quella boccata gli trafisse i polmoni, un insieme tra sollievo e dolore.

Inuyasha riemerse totalmente dalla terra,  il suo bel kimono bianco sporcato.

Inuyasha tirò fuori quel che restava del lacero fagotto verde, che conteneva il suo Karinjou rosso sangue e un po’ di cibo.

Quella era una consapevolezza.

Il contenuto di quel fagotto segnava il suo destino.

Avrebbe dovuto combattere.

Sempre.

Per se stesso. Per sopravvivere.

Ma non voleva crederci.

Nascose il suo fagotto sotto le radici di un albero che si lente aveva osservato tutto, posto proprio di fronte a dov’era una volta l’entrata del momentaneo rifugio.

Inuyasha asciugò coraggiosamente l’ultima lacrima che solitaria gli scendeva lungo il viso.

Lì, di fronte di quel grande albero dall’aspetto magico e imponente, Inuyasha fece una promessa a se stesso.

Avrebbe vissuto.

E non avrebbe più pianto. Mai più.

Così, dopo il solenne giuramento, si voltò e corse di nuovo verso il castello, verso quella stanza da cui era stato costretto a fuggire.

I piedi già feriti si riempirono di ulteriori piaghe.

Inuyasha raggiunse in poco tempo il giardino interno e entrò nella stanza della madre.

Intorno a lui tracce di fiamme e di inferno.

IN mezzo alla stanza sua madre era riservata a terra a faccia in giù, i lunghi capelli disegnavano onde corvine sul pavimento scuro, il lungo e candido kimono sporcato irrimediabilmente di rosso.

Intorno a lei una macchia da confini irregolari, densa e vischiosa, talmente rossa da sembrare nera.

Sangue.

Era tutto un lago di sangue.

-Mamma….- la chiamò piano, avvicinandosi.

Camminò lentamente avvicinandosi alla madre, il sangue per terra gli entrava nelle ferite sui piedi bruciando.

Inuyasha cadde in ginocchio accanto al corpo della madre.

-Mamma?-

La scosse leggermente.

Non era vero.

Non poteva essere vero.

Con un piccolo sforzo girò sua madre in modo da vederla in volto.

-Mamma?-

La sua voce era tremula, ma si costrinse a non piangere.

Aveva giurato.

La pelle di Izayoi era spenta e fredda.

Aveva però qualcosa di magico, pareva quasi diafana, come la pelle di una fata leggera sotto la luce della luna.

Ma era la luce dell’alba ad inondare la stanza, un’alba di fuoco, come le fiamme che si alzavano ancora dal palazzo mentre Inuyasha tornava dall’albero a riprendere il suo fagotto.

Aveva dato un ultimo bacio alla madre, sulla fronte.

Poi era uscito nel giardinetto e aveva raccolto una pietra piatta e con un’altra aveva inciso goffamente il nome della madre.

Ora camminava lentamente, indifferente del mondo, guardando dolcemente eppure con uno sguardo triste la piccola lapide improvvisata.

Raggiunto l’albero raccolse le proprie cose e lì, in bella mostra tra le radici, dove fosse raggiunta ogni giorno dal sole, c’era quella modesta lapide per Izayoi, un fiorellino appena nato e una dolce e calda lacrima, piccola eccezione ad una promessa.

Inuyasha perse su il suo carico e si avviò verso il rumore di un ruscello.

Lì si lavò con l’acqua gelida e si mise il suo Karinjou.

Seppellì il vecchio vestito e con quello il suo passato, certo di avere di fronte a se una vita di fatica e sacrifici, che però avrebbero avuto sollievo, ne era certo.

Azzannò con rabbia il pane ormai secco e il pezzo di formaggio che gli piaceva tanto, avvolgendo quel poco di carne che aveva in quel che restava del fagotto e lo nascose sotto la parte di sopra del suo Karinjou.

Poi si alzò e si diresse dove lo spediva il suo istinto.

Il resto è leggenda.

  
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