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Autore: Revalis    15/04/2013    2 recensioni
Una passeggiata nella neve, salire alla montagna, essere colpiti e non avere la possibilità di rimanere.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cammino con un manto grigio
sopra la testa, cosa sento?
Lontano da gioia o malinconia
Nel posto sbagliato, dimenticato

Non conosco qual è il mio posto
non conosco il rumore dei miei passi
questo tempo non mi è familiare
questo spazio mi sembra troppo stretto

Sono un foglio strappato
e non ho parole o trama;
se potessi scriverci una sola parola
forse l'intuibile non sarebbe tale

Dopo gli strappi dell'assoluzione
non baceresti questi orli lacerati?
Dopo la furia risolutrice
cerco forse te per un rimedio?

Ho fatto a brandelli le realtà
Le ho volute consumare col fuoco.
Ma non si consuma questa schiavitù
Che non riesco a sentire mia

Per cosa sto vivendo?
Fama, successo,
oblio, quiete?
Non mi interessano

Dovrei scusarmi per il mio cisnimo
se cercava di esssere realismo?
Non ho colpe da attribuire
siate felici e auguratemi pace eterna

Voi, stelle addormentate
sorridenti solo per noi
che siamo così lontani
non volete forse salvarmi?

Tu, terra addormentata
perchè non ti risvegli
spalancando le tue fauci
per seppellirci tutti?

Rimarrò qui per vedere
ciò che ho cercato
e non ci sarà ultimo respiro
fino alla salvezza o alla distrruzione

Aspetterò qui in questo abisso di Vuoto
in cui mi sto sforzando di superare l'Essenza,
questa esistenza così limitata
da cui non mi è dato ascendere

Ascendere a questo cielo grigio
in cui vorrei farti sentire cosa significa
essere coperti da una rugiada di ferro
pietrificato da ignoranza e impotenza

Ancora aspetto un solo momento
mentre affogo tra neve e paglia;
chiudimi gli occhi e concedimi riposo
per non ricordare il peso della dualità che porto

Si dissolve la vista stanca e smorta
di una vita sempre traditrice e impietosa.
Solo per un istante, posso capire
che non ho nessuna forza per decidere

La brezza richiama il mio corpo all'illusione
una voce mi culla, una nenia fiammeggiante:
mormorami la Verità in un singhiozzo
per non far giacere qui il mio spirito

Sarò forse pensatore nel deserto
o fanciullo svagato e impacciato,
ma non dimenticerò o rimpiangerò
la mia sorgente, dramma cosmico
d'amore e sconfitta.

   
 
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