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Autore: SeaLight    15/04/2013    5 recensioni
Un orgoglioso guerriero Z con tre occhi. Una dolce, innocente criminale che si diletta nello stalking. Il loro piccolo e pallido amico dalle guanciotte rosse. E tanto, tanto amore in momenti random di vita quotidiana. Perché il Ten/Lunch è cosa buona e giusta.
76. Partenze. – Non ti lascerò più andare via, anche a costo di legarti!
77. Fedeltà. – E dimmi... in tutti questi anni, non hai mai sentito il desiderio di sistemarti?
78. Miliardi. Con l’aria di chi non ha altro scopo nella vita afferrò pigramente quello che per dimensioni assomigliava a un mestolo da minestra, lo immerse con uno splosssh nel gelato mezzo sciolto e se lo ficcò svogliatamente fra le labbra.
79. Amici? Quei due bambini erano cresciuti – forse uno solo dei due l’aveva fatto, ad essere sinceri – e non c’era stato giorno in cui non avessero tenuto fede alla loro promessa.
80. Scommesse. Sicuramente il fatto che lo stesso Tenshinhan le avesse rivelato che quello era il suo abituale luogo di allenamento non c’entrava assolutamente nulla.
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jiaozi, Lunch, Tenshinhan | Coppie: Lunch/Tenshinhan
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Hola, amigos (?)! Sono in ritardo e domani ho scuola, quindi scappo, ma volevo ringraziarvi per la comprensione e l'affetto. GRAZIE, VIVUBBI' <3
E a grande richiesta (*coff*maddi009*coff*) ecco a voi il ritorno sui vostri schermi di nientepopodimeno che Jiaozi, quell'esserino adorabile che schiarisce (?) le vite di tutti noi con la sua bianchezza e... sì, ho finito di sparare cavolate. Mi defilo.
660 parole per un argomento che non ho mai affrontato, ma che mi ispira tantatanta tenerezza. Lo vedrete. E mi saprete dire se vi garba. (E sì, prima che me lo chiediate, Tenshinhan ha i capelli. OMMAIGOD)
Alla prossima settimana! Chu
~
SeaLight 




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79. Amici?

 

– Io mi chiamo Jiaozi. Tu come ti chiami?
Il bambino si rigirò nelle lenzuola e volse lo sguardo – attivissimo e ancora perfettamente sveglio, nonostante l’ora tarda – verso la testolina pallida di quello che, a quanto aveva capito, sarebbe stato il suo compagno d’allenamento. Fece una smorfia seccata e si rivoltò di scatto dall’altra parte.
– Non mi interessa come ti chiami – bofonchiò, sulla difensiva. – Tanto noi due saremo avversari. Io leverò di mezzo tutti quelli che troverò sulla mia strada, finché non diventerò il più forte del mondo! Domani comincerò ad allenarmi, e allora vedrai! – continuò, aggressivo, ripetendo con ferma convinzione le stesse precise parole che l’Eremita della Gru gli aveva rivolto quello stesso giorno. Riusciva a malapena a contenere il tremito eccitato delle sue mani. 
– Ma io non voglio che siamo nemici – si sentì rispondere: l’altro ragazzino, lungi dal desistere, si era sporto ancora di più dal suo futon e poggiava i gomiti sul cuscino, dondolandosi il mento fra un palmo e l’altro. – Io vorrei poter essere tuo amico. Mi sembri forte.
– Ma noi non possiamo. Non hai sentito? Quelli come noi non hanno amici, non possiamo fidarci di nessuno – quelle parole, pregne d’odio, suonavano così sbagliate fra le labbra di un bambino di appena sei anni.
Jiaozi tacque un istante, pensieroso. Poi tornò alla carica, con quella sua vocina troppo squillante anche per un bambino. – Anche io sono forte, sai. Ho dei poteri strani. A volte riesco a muovere le cose solo pensandoci. 
– Non prendermi in giro!
– Ma è vero!
– Fammelo vedere!
– Solo se mi dici come ti chiami – replicò, cocciuto.
L’altro si girò verso di lui per la seconda volta, scostandosi con un gesto secco i capelli neri e scompigliati dai tre occhi. – E va bene – acconsentì, come se gli costasse una fatica immane. – Mi chiamo Tenshinhan. Contento?
E a giudicare dall’enorme sorriso che si dipinse fra le sue guance rosse e tonde, sì, lo era.
– Ascolta, Tenshinhan! Potremmo diventare amici. Io ti aiuterò, e insieme a me diventerai il più forte del mondo intero!
– Io e te? – borbottò, non convinto. 
Annuì, entusiasta, e sporse la manina bianca fuori dalle coperte. – Amici?
A Tenshinhan, nonostante tutto, scappò un piccolissimo sorriso. – Mh – disse soltanto, afferrandola con la sua.

 

 

 

 
Quei due bambini erano cresciuti – forse uno solo dei due l’aveva fatto, ad essere sinceri – e non c’era stato giorno in cui non avessero tenuto fede alla loro promessa, coltivando un legame tanto forte da andare oltre la comprensione dei più; quella fiducia l’uno verso l’altro che l’Eremita della Gru aveva cercato invano di insegnare loro a non avere per nessuno. Non c’era stato nulla che non avessero condiviso, dall’esultanza per una vittoria al sapore amaro e doloroso della sconfitta, dalle alte ambizioni e aspettative ai più neri momenti di sfiducia, dai duri insegnamenti della Scuola della Gru al definitivo, liberatorio abbandono della stessa, e con essa della via che il loro maestro e Taobaibai prima di loro avevano intrapreso. Non avevano bisogno della telepatia per intuire i rispettivi pensieri; non avevano bisogno di parole, per rinnovare quella promessa giorno dopo giorno.

Ma quando Jiaozi, rosso in viso più o meno quanto un pomodoro, dondolandosi nervosamente sui piedini si sfiorò la guancia con la mano e farfugliò “Ten, credo di essermi innamorato di Lunch”, l’unica reazione che il suddetto Tenshinhan riuscì ad avere fu spalancare gli occhi fino alle dimensioni di tre piattini di porcellana, percependo che in qualche modo l’idea di condividere con l’amico anche quella che, nonostante più volte al giorno desiderasse di non aver mai incontrato, era la sua compagna, non gli era poi così gradita.

– Ma non ti preoccupare, Ten! – si affrettò ad aggiungere, agitando freneticamente le manine candide davanti a sé. – Non te la voglio rubare! E poi lei vuole più bene a te!

L’altro sbatté più volte le palpebre. Poi scosse la testa. Poi si voltò dall’altra parte, attonito, bofonchiando qualcosa che suonava sospettosamente a metà fra “Grazie” e “Se potessi, te la cederei volentieri”.











 

   
 
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