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Autore: Sam Lackheart    16/04/2013    0 recensioni
Non le interessava nulla di lui. Ne era sicura, come era sicura della solidità della sua nazione, del sorgere del sole ogni mattina e dell' azzurro del mare.
Era lì, con le bende in mano, semplicemente per fare un favore alla cameriera che, poverina, era quotidianamente cosretta a subire le sue insistenti avances. Con lei, sicuramente non ci avrebbe mai provato. Ecco un' altra cosa di cui essere sicura. Era una persona solida, lei. Perchè avrebbe dovuto preoccuparsi?
[Prungheria ... almeno spero]
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Prussia/Gilbert Beilschmidt, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non le interessava nulla di lui. Ne era sicura, come era sicura della solidità della sua nazione, del sorgere del sole ogni mattina e dell' azzurro del mare.
Era lì, con le bende in mano, semplicemente per fare un favore alla cameriera che, poverina, era quotidianamente cosretta a subire le sue insistenti avances. Con lei, sicuramente non ci avrebbe mai provato. Ecco un' altra cosa di cui essere sicura. Era una persona solida, lei. Perchè avrebbe dovuto preoccuparsi? 
Bussò lievemente, ma non udì risposta. Decise dunque di entrare - lasciava sempre la porta aperta, lui.
La stanza, spartana ma completa, era immersa in una penombra quasi spettrale: le pesanti tende rosse lasciavano passare solo qualche linea di pomeridiano sole, e le candele erano spente. Eppure, in tutta quell' oscurità, riusciva ad intravedere chiaramente il bianco candore dei suoi capelli.
Si avvicinò lentamente, temendo di svegliarlo. Ma non stava dormendo; aveva gli occhi chiusi, certo, ma i sussurri che uscivano dalla sua bocca non erano confusi come quelli di una persona in dormiveglia.
"E' sveglio?" chiese, tanto per essere sicura, in un sussurro, Ungheria.
"Sì" rispose Prussia, lapidario.
"Sono venuta per cambiarle le bende. So che è stata una battaglia dura, questa ..."
L' albino soffocò malamente una risata, senza muoversi.
"Non si dia tanta cagione per queste poche ferite. La fine della Prussia non è ancora arrivata, se è questo che le interessa"
Elizaveta non rispose, sedendosi sul letto e iniziando a togliere le bende insanguinate dal braccio dell' uomo.
"E comunque ci ho fatto il callo - penso si dica così - visto tutte le imbarazzanti quanto dolorose ferite che ho riportato sul campo di battaglia contro un avversario che mi era decisamente superiore"
La donna sembrò non cogliere l' allusione e continuò a togliergli di dosso le bende, a disinfettare le ferite e a mettere quelle nuove. 
"E' pallido: sicuro di stare bene?"
"Veramente ho fin troppo caldo per questa stagione, penso sia semplicemente un pò di febbre. Comunque dopo tutto questo tempo dovrebbe essersi abituata al mio pallore quotidiano"
"Non è facile abituarsi a lei ..." rispose la donna con un sussurro, rivolto più a lei che ad altri.
"Non mi dica che  le ho causato così tanta cagione!" esclamò, fintamente offeso, Gilbert. Gli piaceva prenderla in giro, era particolarmente aggraziata quando arrossiva di vergogna.
"Beh, non che lei sia così docile; non è neanche un granchè come coinquilino - penso di potermi prendere la libertà di definirla così - è scorbutico, troppo esuberante durante le occasioni formali e non è adatto al-"
L' albino le poggiò delicatamente un dito sulle labbra, esausto.
"La prego, la supplico: per quanto il suono della sua voce sia piacevole, ho un mal di testa atroce"
"L-le chiedo scusa" rispose Elizaveta, imbarazzata da qul contatto inaspettato - era estremamente caldo, quasi bollllente ma, e questo lo ammise a fatica, piacevole.
Confusa, non si accorse di aver versato fin troppo alcol sulle ferite dell' albino, che cercava di trattenere gli spasmi di fastidio causati dal bruciore.
"Oh, mi dispiace!" esclamò, nell' imbarazzo più totale, Elizaveta, iniziando ad asciugare il pettò dell' albino con tanta foga da peggiorare la situazione.
"Non si preoccupi, penso di essermelo meritato"
"Ma non l' ho fatto apposta!"
"Lo spero bene! Insomma, pensavo di piacerle, almeno un pochino"
Per risposta la donna balbettò qualche sillaba confusa, prima di dirgli risolutamente "Si giri, devo controllare le bende sulla schiena"
L' albino obbedì stranamente silenzioso, ma con un sorrisetto malizioso stampato in faccia.
Nonostante fosse abituata alle ferite di guerra - ne aveva ricevute anche lei, e molte - non potè non sobbalzare nel vedere la condizione pietosa in cui si trovava la schiena di Prussia: era completamente dilaniata da tagli profondi e netti che si intricavano a formare un reticolo geometrico di sangue.
"O ... santissimi ... numi" sussurrò la donna, portandosi una mano alla bocca.
Gilbert, che la osservava con la coda dell' occhio, si girò di scatto, mettendosi a sedere e guardandola seriamente preoccupato.
Le prese la mano libera con le sue, stringendo delicatamente.
"Tutto bene?"
"Scusi, è solo che ..."
"Non si preoccupi, non mi perderà. Non lei, almeno. Sono dell' idea che se dovessi perdermi ci sarebbe lei pronta ad aiutarmi a ritrovare me stesso" le sussurrò l' albino, sorridendole teneramente.
Non sapeva se odiarlo o meno quando faceva  la persona seria. L' unica cosa che sapeva - e di questo ne era certa - era che era molto più facile guardarlo dritto negli occhi quando faceva lo spaccone.
"In fondo, lei è una persona solida" le disse infine, allargando ancora di più il sorriso.
Sì, era una persona solida, e sapeva cosa voleva.
"Si giri, perfavore. Non è il caso di far prendere troppa aria alle ferite, potrebbero infettarsi" disse risoluta, non riuscendo però a guardarlo negli occhi.
"Ai suoi ordini, è lei l' esperta"
La donna erminò velocemente il suo lavoro senza aprire bocca nè distogliere lo sguardo dalle ferite. In fondo, non erano così profonde, e non riusciva a spiegarsi la sua reazione esagerata di qualche atttimo prima: come se lei non ne avesse mai subite, e anche di peggiori! 
"Ho finito, può girarsi"
"La ringrazio, infinitamente. So che non deve essere facile per lei fare anche il lavoro delle infermiere"
"Mi sembrava opportuno farlo visto i traumi che causa alla povera Kashia ogni volta che viene a visitarla" gli rispose, sarcastica, prendendo le bende insanguinate dal comodino.
"Non mi dica che è gelosa" le sussurrò all' orecchio Gilbert, fintamente dispiaciuto "Se vuole possiamo rimediare subito"
"Non è esattamente il tipo di uomo che cerco, mi dispiace" disse risoluta Elizaveta, allotanandosi dal suo corpo bollente.
"Non sa mentire, gliel' hanno mai detto?"
"Oh, lei non sa niente di quello che so o non so fare" la sua pazienza aveva un limite, e lui l' aveva superato da un bel pezzo.
"Beh, una cosa che non sa fare è seguire quello che le suggerisce il suo cuore" disse, alzandosi a fatica e avvicinandosi a passi piccoli alla donna che sospirando, lasciò la maniglia della porta e le bende e si avvicinò all' albino.
"Deve rimettersi a letto, e non ho bisogno dei suoi consigli" disse risoluta, prendendogli un braccio. Gilbert, approfittando del contatto, la attirò a sè velocemente e le sussurrò "Il mio non era un consiglio ... era una semplice constatazione ... vera, oltretutto, visto che non ha ancora ritrovato l' autocontrollo necessario per guardarmi negli occhi"
Elizaveta sospirò innervosita, alzando lievemente la faccia e fissando il suo sguardo nei suoi occhi rubino.
"Soddisfatto?" chiese scocciata, incrociando le braccia per mettere un pò più di distanza tra i loro corpi.
"Non esattamente" 
"Adesso che ho smentito la sua folle teoria, può lasciarmi, per favore? Ho cose più importanti da fare che stare qui a perdere il mio tempo"
L' uomo sorrise, avvicinandosi pericoloamente al volto della donna che cercò inutilmente di spostarsi. Per esser un febbricitante, era stranamente forte. 
"Non la bacerò, se non è quello che vuole" le sussurrò ad un soffio dalle sue labbra "Però deve essere sincera, totalmente sincera"
"Mi lasci, se non vuole ulteriori ferite" disse acida la donna.
"Vuole una scusa per tornare? Guardi che è la benvenuta. Comunque, io sono qui in attesa di una risposta"
Ungheria sospirò, innervosita e spazientita.
"No, non lo voglio" disse, staccandosi dalla sua presa e uscendo velocemente, raccogliendo le bende.
"Mi sbagliavo, allora!" urlò Prussia, rimetendosi a letto "Sa mentire molto bene!"
Scoppiò a ridere, pentendosene subito a causa delle fitte causate dalle ferite. Dovette constatare, però, che aveva fatto un attimo lavoro con le fasciature.  
Sapeva che sarebbe tornata, e non perchè lui fosse il magnifico - o meglio, non solo per quello. Per la fretta di andarsene, aveva lasciato le chiavi in camera sua, e sapeva per esperienza personale che chiudeva sempre a chiave la sua stanza.
 
Era caduto in un sonno travagliato da circa un paio d' ore, quando sentì la porta aprirsi. Era ormai notte fonda, e l' oscurità nella camera era completa. 
"Ma dove cavolo ... mi è ... caduta ..." sentì bisbigliare Gilbert, mentre vedeva sfocata una candela che si muoveva frenetica per la stanza come una lucciola impazzita. 
Decise di farla girovagare un altro pò, e non solo perchè questo lo divertisse da matti, ma perchè sentiva il patetico quanto indispensabile bisogno di non essere solo, almeno per una volta. 
"Sono sul comodino qui, accanto al letto" si risolse di dire, quando si fu stancato dello spettacolo "E non si preoccupi, non mi ha svegliato. Sembrerà strano, ma con il settanta percento del corpo pieno di ferite e un accenno di febbre non è così facile addormentarsi"
"Vuole che le ricontrolli le ferite?" chiese Elizaveta, avvicinandosi al comodino e afferrando in fretta le chiavi. 
"Non penso che quello che voglio le stia così a cuore"
"La prego, la smetta di essere così fintamente filosofico, sta diventando snervante"
"Allora smetterò di esserlo. No, non voglio che mi ricontrolli le ferite, ma vorrei tanto - e non fraintenda quello che le sto per dire - che lei passasse la notte in questo letto"
"Difficile non fraintendere, non crede?"
"Non la toccherò, non si deve preoccupare. Ma la prego, avrei proprio bisogno di compagnia questa notte"
Eilzaveta sussultò a quelle parole: la stava pregando? Quell' essere egoista, cocciuto e megalomane che rispondeva al nome di Gilbert la stava pregando? Era davvero febbricitante.
"Buonanotte, Gilbert" disse solo, spegnendo la candela e uscendo a tastoni nell' oscurità.
Poco prima di uscire si bloccò, al centro della stanza. Che cosa ci avrebbe rimesso? Aveva promesso di non toccarla ... e comunque se ne sarebbe potuta anche andare in un secondo momento. Non aveva niente da perdere.
"Giuro che se mi tocca renderò questa notte memorabile per ben altri motivi" sibilò, irritata per quello che stava facendo, entrando velocemente dall' altra parte del letto.
"Ha la mia parola" rispose Gilbert, sorridendo "Buonanotte"
Sentendola accanto, si addormentò dopo cinque minuti, distrutto, anche se avrebbe dato qualunque cosa pur di rimanere sveglio e vederla dormire. 
Era quasi sua, per un' effimera e breve notte. 
Gli bastava, consapevole del fatto che, alla luce del sole, non gli avrebbe rivolto niente più di uno sguardo sprezzante.
 
 
 
*** 
 
Maronna che tristezza. Non so, da un paio di giorni ho questa vena depressa che non vuole andar via ç.ç
Per chi è arrivato fin qui, ricordatevi che c'è un cielo in Paradiso anche per voi, e ci sto lavorando personalmente. 
Sam 
  
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