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Autore: Brooklyn_Rogers    16/04/2013    2 recensioni
Conosciamo tutti gli avvenimenti che coinvolsero il maggiordomo-demone Sebastian e Ciel Phantomhive nell’epoca Vittoriana. Ma se una storia simile fosse ambientata al giorno d’oggi, cosa succederebbe? La storia parla di Nanette e del suo maggiordomo (la storia segue la vita di Nanette fin da quando ha otto anni).
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1-La firma

 
Una bambina che giocava felice in cortile, ecco cos’era. Forse l’aggettivo era sbagliato.
Nanette Thames era un’orfana chiamata così perché ritrovata sulle rive del Tamigi.
Tutto il suo gioco consisteva nel lanciare in alto una palla e poi riprenderla al volo, una partita di palla a volo solitaria, fra lei e lei soltanto.
-Perché giochi da sola?- le chiese d’improvviso una voce maschile, proveniente dall’alto. Lei alzò la testa e lo vide. Il più bel ragazzo che avesse mai visto, nonostante avesse solo otto anni. Le sfuggì la palla dalle mani e rotolò via finendo dentro un cespuglio. La bambina mutò espressione, che da sorpresa divenne triste.
-Non preoccuparti, la prenderemo insieme.- il ragazzo le allungò la mano, e quando lei l’ebbe afferrata la prese in braccio e cominciò a camminare verso il cespuglio.
-Come ti chiami?- le chiese. Lei per timore di cadere abbracciò il collo del ragazzo.
-Nanette.- rispose semplicemente.
-E non ce l’hai un cognome?
-Thames.- il ragazzo le sorrise, un sorriso così dolce…
-Io sono Edward Hill, ho diciannove anni. Tu quanti ne hai?- non abbandonò l’espressione sorridente nemmeno un secondo.
-Otto.
-Ma allora sei una signorina! Sta’ buona un momento.- la posò a terra e si chinò dentro la siepe per riprendere il giocattolo della bimba.
-Tieni.- le consegnò la palla.
-Grazie.- mormorò Nanette. Edward allargò ancora il sorriso e scompigliò i capelli alla bambina.
-Ed! Vieni qui!- lo chiamò una ragazza.
-Allora ci vediamo, Nanette.- la bambina guardò il ragazzo che si allontanava e baciava la ragazza. In quel momento, un dolore strano si impossessò del cuore di Nanette, nonostante avesse solo otto anni.
-Ciao ciao, Ed.- restò per un po’ con la mano alzata in saluto.
Da quel giorno sperò con viva fermezza oggi giorno che le ultime parole pronunciate dal ragazzo si avverassero, ma non fu così: non si rividero mai più.
 
-Ma quindi vai via?- le chiese una bambina più piccola.
-Già, non posso restare più.- rispose una Nanette quattordicenne.
-Perché? Non è giusto!- protestò lei. Nanette sorrise: anche lei, quando Edward se n’era andato, aveva pensato che fosse ingiusto…
-C’è un’anziana signora molto sola che ha bisogno di me, capisci? Questa signora è sola da tanto tempo, perché i suoi genitori sono morti, proprio come i nostri e lei non ha avuto figli, perché non si è mai sposata. La lasceresti da sola, Betty?- la bambina scosse la testa.
-Ma ci rivedremo? Tornerai a trovami?
-Non lo so, Betty.- rispose sincera.
Nanette odiava mentire e da quando aveva capito che Edward non sarebbe più tornato non lo aveva più fatto.
-Aiutami a fare le valige, forza!- la spronò Nanette.
-Okay, Nan!- prese un vestito e lo appallottolò nella valigia.
-Però così non ci entra nulla! Fallo come ti ho insegnato.- le due risero.
-Sei pronta, Nanette? La signora Scott è arrivata!- la chiamò la governatrice, mentre la bambina era intenta a piegare accuratamente un maglione. La ragazza sgranò gli occhi e gettò il resto del suo guardaroba, cioè molto poco, nella valigia senza preoccuparsene.
-Ciao, Betty.- salutò la bimba scompigliandole i capelli, come aveva fatto Ed tempo prima.
-Ciao, Nan. A presto.- la ragazza si limitò a dare un’ultima occhiata a Elizabeth e se ne andò, percorrendo i corridoi fino alla stanza della direttrice, dove la aspettava un’anziana donna dai lineamenti e gli occhi gentili.
-Buongiorno, mi chiamo Nanette Thames.- si presentò.
-Io sono Helen Scott. Piacere di conoscerti.
E fu così che Nanette Thames cominciò una nuova vita al di fuori dell’orfanotrofio.
 
Era vestita di nero, ma lei odiava vestirsi di quel colore, odiava quel colore. Ovviamente, in quell’occasione non aveva potuto tirarsi indietro, lo aveva dovuto indossare per forza, quel vestito che le avevano confezionato su misura.
Anche dopo che tutti se ne furono andati, lei era rimasta lì, perennemente in piedi, a fissare la foto sulla lapide e il mazzo di fiori che vi aveva deposto accanto.
Perché te ne sei andata anche tu? Perché mi hai lasciata da sola anche tu? Cosa ho fatto per restare sempre da sola?, pensò lasciandosi trasportare dalla tristezza.
D’improvviso lo spazio attorno a lei si oscurò e un turbine la trasportò in un mondo fatto di stelle e di blu, dove due lune gemelle splendevano l’una di fronte all’altra. Nanette si trovava su una di esse.
-Mi hai chiamato?- chiese una voce che rimbombava nello spazio.
-Chi è?- domandò lei spaventata e sull’altra luna apparve un lupo dal pelo nero.
-Io potrei fare in modo che tu non sia più sola.- le disse il lupo.
-Cosa?- Nanette era stupita.
-Come ti chiami?- il lupo continuava a parlarle e ormai lei era sicura di non star immaginando tutto.
-Nanette Thames.- rispose, spaventata.
-Dimmi, qual è il tuo scopo?- la sua voce era inquietante, ma anche estremamente calda e confortante.
-Io vorrei sapere chi sono i miei genitori.- disse lei tremando.
-Come pensi di fare?
-Non lo so. Ma tu chi sei?- chiese a sua volta.
-Un demone, il demone lupo.- rispose.
-Un d-demone?
-Esatto.
-Faresti un contratto con me?- domandò Nan.
-Non potrai più tornare indietro, lo sai questo?- le due lune cominciarono ad avvicinarsi.
-Certo, ma ormai non ho più nulla da perdere.
-Allora affare fatto.- il lupo saltò verso Nanette e la guardò con i suoi occhi rossi.
-E come mi chiamerò?- chiese.
-Edward. Edward Hill. Mi aiuterai a perseguire il mio scopo?
-Yes, my Lady.

  
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