Prima di essere eroi, prima di essere terroristi, prima di essere assassini - perchè di assassini si tratta -, siamo innanzitutto uomini.
E gli uomini non dovrebbero mai prendersela con dei bambini, per nessuna ragione. Specie se la ragione in questione è di tipo politico.

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 It Was A Special Day

È un giorno speciale quello per Alfred, un giorno speciale per tutto il paese.
Si festeggia in memoria dei caduti, per non dimenticare le guerre, per non dimenticare gli eroi.
Alfred è felice per questo, è orgoglioso dei suoi eroi. Uomini semplici che hanno combattuto per una giusta causa sono eroi, chi sia poi a decidere la giustezza della causa in questione non importa, lui è felice.
È felice di vedere i volti sorridenti dei bambini che aspettano ansiosi sulla linea del traguardo, è felice di vederli correre allegri verso i genitori come faceva lui con Inghilterra.
-          E-Excuse me… -
Una bimbetta dagli occhi cielo gli tira un lembo del bomber marrone, timidamente.
-          Non trovo la mia mamma…-
Alfred si guarda in giro, le sorride per rassicurarla, le scompiglia i capelli argentei con una mano indicando con l’altra un punto della strada, tra la folla.
-          Eccola! E’ quella la tua mamma, piccolina? –
La bambina si volta e gli regala un sorriso sdentato, limpido, sincero, prima di correre via. Alfred custodirà quel sorriso, lo custodirà sempre, lo userà come modello.
L’orologio in Colpay square segna le 15:09, un minuto e saranno quattro ore di gara.
Un minuto e i suoi occhi si spalancano, perdendosi nel vuoto.
Un minuto e i sorrisi vengono devastati dalle schegge.
Un minuto e il fugace ricordo di una tragedia.
Un minuto e una madre che cade in ginocchio tra le lacrime.
 Sarebbe dovuto essere un giorno speciale quello, per Alfred.