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Autore: Il giardino dei misteri    17/04/2013    0 recensioni
Sheila è una ragazza di venti anni, con la passione per il ballo e il sogno di poter diventare una grande ballerina. L’ultimo anno e mezzo le pesava come un macigno: non solo la madre era morta e il padre era diventato alcolizzato, ma lei, da sola a vent’anni, aveva dovuto rimboccarsi le maniche e portare avanti la famiglia, nonostante il dolore.
Cosa succederà? Sheila riuscirà a realizzare il suo sogno? Si riappacificherà con il padre? Troverà l'amore?
Spero che vi piaccia ^.^
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La signora Rossi, aveva all’incirca settantacinque anni ed era rimasta vedova abbastanza presto. Aveva una figlia, ma viveva all’estero e la vedeva di rado. La sua unica compagnia era un gatto nerissimo, con due occhi verdi e un pelo folto. Aveva i capelli bianchi, gli occhi azzurri ed era una donna magra e sempre ben vestita e acconciata, anche quando non doveva andare in nessuno posto di particolare. La casa in cui viveva aveva la facciata di giallo, i balconi stretti e le persiane marroni. Era divisa in due piani. Al piano inferiore, c’era una piccola cucina, un salotto, la vasta biblioteca e lo studio del signor Rossi e un piccolo bagno. Al piano superiore, c’erano le stanze da letto e altri due bagni. La casa era stata arredata nel migliore dei modi: c’erano mobili antichi, quadri di valore, libri.

Sheila trascorreva lì quasi tutta la mattinata in quella casa e faceva compagnia alla signora, che non era proprio quello che si definisce un’amabile vecchietta. Ma, piuttosto  era bisbetica e brontolona, noiosa, puntigliosa e un po’ acida, ma anche maniaca dell’ordine e della perfezione. Sheila passava quasi tutto il tempo a leggere vecchi e noiosi libri, a suonarle qualcosa al pianoforte, ma questo non molto spesso, e a leggerle le notizie principali dei quotidiani più importanti. La signora Rossi la pagava piuttosto bene, anche se a Sheila quel lavoro stava un po’ stretto, sia per via dell’insopportabile carattere della donna e sia perché avrebbe preferito fare tutt’altro, ma dato che quei soldi le servivano stava zitta e faceva quel che doveva fare.

<< Signora Rossi, sono arrivata>> disse Sheila.

<< Sei in ritardo>> disse lei.

<< Mi dispiace.>>

<< Cerca di essere puntuale la prossima volta. Ora su cosa mi hai portato di bello oggi?>>

<< Ho comprato il giornale e le ho portato dei cornetti alla crema.>>

<< Bene. Vediamo cosa dice il giornale oggi.

Sheila allora iniziò a leggerle il giornale, mentre lei seduta sulla poltrona, si gustava i morbidi cornetti alla crema. Poi, suonò qualcosa al pianoforte, le preparò qualcosa da mangiare a pranzo e tornò a casa.

 

Quando tornò a casa, la scena che le si presentò davanti fu quella che aveva lasciato quando uscì: suo padre sdraiato nella poltrona, in pigiama, che russava con la televisione accesa e sul tavolino i resti del cibo mangiato. Anche oggi suo padre non aveva voluto darle retta, come sempre, e aveva preferito starsene a casa a non fare niente piuttosto che uscire, vestirsi di tutto punto e andare a trovare un lavoro. Questa situazione continuava da due anni e Sheila iniziava a non farcela più. Era lei che doveva badare alla casa, al lavoro, ai soldi, alle bollette. Era lei che mandava avanti la casa. E spesso si sentiva diversa dai suoi coetanei e questo le pesava molto. Loro uscivano, si divertivano ed erano sempre spensierati, mentre lei si sentiva sola e con tanti pesi sulle spalle. Avrebbe voluto essere una studentessa universitaria che esce con gli amici, si diverte e si dedica alla danza, la passione della sua vita. Invece, lei aveva dovuto accantonare tutto questo così presto perché la situazione economica era precaria ed era meglio evitare le spese inutili. Suo padre, poi, non era mai stato d’accordo con questa idea della danza, perché Sheila le ricordava sua moglie, così bella e determinata. E questo lo faceva stare male. Per questo Sheila prendeva lezioni di danza di rado e ormai le sembrava inutile farlo, perché tanto il suo sogno non si sarebbe mai avverato.

 

Sheila mangiò qualcosa, poi uscì di nuovo. Suo padre non si accorse di nulla, ovviamente. Non riusciva a rimanere in quella casa per lungo tempo. Così, lasciò il suo quartiere in  periferia e si diresse in centro, nella scuola di danza che era appartenuta alla madre. Lì trovò sua zia, che da quando sua madre era morta aveva preso la gestione della scuola. Era lì come sempre che dava lezioni di danza.

Sua zia Luisa era una donna giovane, di appena quarantadue anni. Aveva i capelli neri a caschetto, gli occhi verdi, il naso aquilino. Era magrissima ed era una donna molto bella. Era sempre stata una donna molto diversa dalla madre. Sua madre, infatti, era donna molto dedita alla famiglia, ai doveri, mentre sua zia aveva sempre vissuto in modo spensierato e libero, dedicando tutta la sua vita alla danza e scegliendo di non sposarsi mai. Quando la vide, Sheila le corse incontro.

<< Zia … >>

<< Sheila, ciao.>>

<< Sono pronta per una bella lezione di danza come ai vecchi tempi.>>

<< Bene >> disse la zia.

Poi sua zia mandò le sue allieve a casa e si mise in un angolo a chiacchierare con Sheila.

<< Devi dirmi qualcosa?>> le chiese sua zia.

<< Perché me lo chiedi?>>

<< Non sei venuta qui  solo per una lezione di danza.>>

<< No, infatti. Ho bisogno di parlare con qualcuno. Qualcuno che mi capisca. >>

<< Problemi con tuo padre?>>

<< Io gli voglio un gran bene, ma vederlo in questo stato di abbandono, mi sconforta. Beve ogni giorno sempre di più e non fa niente, mentre io devo andare a lavorare. >>

<< Gli hai parlato?>>

<< L’ho fatto centinaia di volte, ma lui non mi ascolta. Non ce la faccio più a vivere in quella casa. >>

<< Vuoi che ci parli io?>>

<< Ti ringrazio zia, ma sarebbe inutile.>>

<< Mi dispiace, tesoro. Non so cosa dirti. Se posso fare qualcosa tu lo sai che non esiterò a farla.>>

<< Grazie, zia. Ma non ce niente che puoi fare per me. Spero solo che mio padre capisca che sta sbagliando.>>

<< Lo spero anche io per te.>>

<< Avrei voluto che tutto fosse come quando avevo otto anni. Mia madre che mi dava lezioni di danza, mio padre che andava a lavorare e tornava la sera stanchissimo ed io che sognavo di fare la ballerina.>>

<<  E questo sogno c’è ancora?>>

<< Questo sogno non mi ha mai abbandonata, ma ha trovato tanti ostacoli che ne impediranno la sua realizzazione.>>

<< Mi stai dicendo che vuoi rinunciare?>>

<< Proprio così. Evidentemente la danza non era nel mio destino>> disse con le lacrime che le scendevano dagli occhi.

<< No, cara Sheila, tu non abbandonerai questo mondo. Perché tua madre ha fondato questa scuola e l’ha portata avanti per te. Perché voleva che un giorno avessi la brillante carriera che lei non ha avuto. Glielo devi.>>

<< Lo so. Ma …>>

<< Tuo padre è un grande egoista. Ma non per questo tu non porterai avanti il tuo sogno. Tu hai talento e questo talento non può essere gettato al vento. Lo so che lavori tutto il giorno e cerchi di portare avanti da sola la tua famiglia, ma quando hai un momento libero passa di qui. Sarà sempre aperto per te.>>

 

Con queste parole, sua zia aveva ridato quel sorriso e quella determinazione che a Sheila mancavano da troppo tempo. Sua zia le aveva dato coraggio, il coraggio di provare. La sua era una vita difficile, ma aveva deciso di provare. Soprattutto per sua madre, che aveva dato tutto per lei e che non avrebbe assolutamente voluto che rinunciasse al suo sogno.

 

  
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