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Autore: lala_g    06/11/2007    2 recensioni
"Cos'è In realtà la Pazzia, se non anch'essa un Illusione di ciò che Siamo?"
Di come una ragazza possa arrivare alla Pazzia, alla consapevolezza di quest'ultima, di ciò che davvero porta ad impazzire. Qualsiasi sia il motivo!
[IchigoxRyo]
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Past and Present

-Ichigo? –

Una voce calda e dolce chiama il mio nome, con una gentilezza innata, costringendomi ad alzare lo sguardo da ciò che prima attirava la mia attenzione, una donna, constato subito, è di una dona quella voce, una bella donna, senza dubbio, che mi sorride amabilmente, porgendomi la mano con fare gentile, quasi protettivo, mentre la guardo incuriosita, quasi perplessa prima di donarle a mia volta un sorriso, uno di quelli allegri, caratterizzati dall’ingenuità e la spensieratezza che solo i sorrisi di una bimba possiedono.

-Mamma!-

Esordisco, felice, ma senza prendere la mano che mi ha porto, quasi inconsciamente, tornando a rivolgere la mia attenzione al mio svago, che silente mi attendeva.
Un bambino biondo, alto per la sua tenera età, dagli imperturbabili occhi azzurri, come il ghiaccio, il ghiaccio che in quel momento mi ricordava la granita che d’estate sempre mi facevo comprare, ma di un sapore migliore, più bello, semplicemente fantastico!

-Andiamo a casa, su, è tardi oramai-

Scuoto febbrilmente il capo alla sua proposta, perché solo così ero in grado di intenderla, facendo inevitabilmente muovere freneticamente i miei codini rossi, come due rubini, e facendo così scomparire il sorriso dalle labbra della donna.

-Ma io sto giocando con Ryo-

Esordisco decisa, mettendo su quel broncio che da sempre mi ha caratterizzato, alzando nuovamente il viso nella sua direzione.
Non mi aspettavo nulla, allora, ero solo una bimba di sei anni, ed ero troppo piccola per interpretare le reazioni degli adulti…eppure…la sua, mi colpì, mi colpì così tanto, che tutt’oggi, la rivedo davanti ai miei occhi, come accadesse di nuovo, ancora, ancora e ancora!

-Ryo?-

Una semplice parola era uscita dalle sue labbra, di sorpresa, senza dubbio, mentre vidi il suo sopracciglio inarcarsi, i lineamenti del suo viso, indurirsi, comprimendosi in un’espressione perplessa, confusa, mentre il suo sguardo si alternava tra me, e Ryo, che teoricamente, si sarebbe dovuto trovare dinanzi a me, a giocare sulla sabbia, seduto, a fare i castelli.
Ma il suo sguardo si era perso, per alcuni istanti, vidi la mia mamma, stupita, confusa, per poi tornare la solita donna, gentile e sorridente, affabile con tutti, e affettuosa, eppure…le parole che mi disse, mi colpirono, forse più della sua espressione.

-Non scherzare Ichigo, Siamo sole nel parco, non c’è nessuno qui-

Fu il turno del mio viso contorcersi in un espressione di stupore, alquanto buffo immagino, dato l’allargamento del sorriso della mamma.
E passammo così, i successivi quindici minuti, a parlare del fatto che Ryo era di fronte a me, ed era la mamma che non riusciva a vederlo, anche se non si capiva il perché. Alla fine però, non so come, la sua espressione cambiò nuovamente, divenendo però arrabbiata, e io più confusa che mai fui trascinata a casa, di peso.
E mentre mi dimenavo, l’unica cosa che riuscii a vedere, tra gli occhi pieni di lacrime, era il volto di Ryo, illuminato da un sorriso, che mi salutava arzillo con la mano, e mi diceva che ci saremo rivisti ancora, come facevamo tutti i giorni, strappandomi così, l’ultimo sorriso della giornata!

Nemmeno allora, potevo immaginare, che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrei visto il mio migliore amico, Ryo Shirogane!
Però, se ora rifletto bene, mi rendo conto che quella non fu l’ultima volta.
Perché Lui, mi venne a trovare ancora, un giorno, su di un terrazzo…
L’unica cosa che ricordo però, erano i suoi occhi che, sul quel terrazzo, bianco come la neve, si spegnevano, dandomi un’Addio, più doloroso della stessa Morte! Però in fondo, non potevo aspettarmi nulla di diverso da Lui.

Mi risveglio sussultando leggermente, abbandonando quel tepore che in modo innaturale mi aveva avvolto. I miei occhi impiegano alcuni attimi a riabituarsi alla normale luce del sole che, a quanto pare, è abbastanza alto nel cielo. Con movimenti appena accennati volto il capo verso destra e successivamente verso sinistra, come in cerca di qualcosa o qualcuno. Mi ritrovo in quello che riconosco come il parco vicino la scuola. In lontananza vedo alcune persone passeggiare tranquille e altre, invece, correre in abito da lavoro lungo il vialetto in pietra.
Sono ancora confusa ma, lentamente, riesco a riacquistare la memoria.

-Mi sono addormentata-

Mormoro più a me stessa che ad altri mentre l’immagine del ragazzo del mio sogno si sovrappone prepotentemente a quella del ragazzo che chissà quanto tempo prima mi stava stringendo fra le sue braccia. Sussulto nuovamente mentre con uno scatto abbastanza veloce mi volto verso l’albero dal quale ho distaccato la schiena. Non vedo nessuno, scoprendomi sollevata da ciò.
Cerco di rimettermi in piedi ma le gambe mi sorreggono a malapena, appoggiandomi al tronco dell’albero riesco ad evitare la caduta e, riacquistata la stabilità di cui ho bisogno, porto il mio sguardo sull’orologio che si trova sulla torre della mia scuola la quale, maestosamente, si staglia oltre gli alberi del parco.

Le 10:10 penso immotivatamente sconsolata; è troppo tardi per andare a scuola.
Sospiro mestamente, dovrei essere contenta, potrò fuggire dalla mia prigione, eppure c’è qualcosa che non quadra. Il mio sguardo viene riportato sulla torre della scuola, anzi, più precisamente sul terrazzo.
Non è distante, si trova giusto dietro il parco e non essendo troppo alto come edificio permette di vedere nitidamente chi vi è sulla terrazza.
Sgrano di poco gli occhi quando incerti essi si posano su di una figura che non riesco chiaramente a riconoscere ma che si trova proprio sopra il terrazzo della scuola. Alcuni particolari mi colpiscono, e riesco ad identificarlo come un ragazzo, null’altro.
Mi ritrovo sorpresa e spaventata al contempo mentre le parole di Ryo mi ritornano vivide in testa.
Vedo la figura cadere quasi a rallentatore lungo l’altezza dell’edificio e colta dalla paura chiudo con veemenza gli occhi.

-Addio-

Li riapro di scatto voltandomi ancora in torno alla ricerca di colui che deve aver parlato, scoprendomi, come al solito, irrimediabilmente sola.
Senza che possa evitarlo, calde lacrime scaturiscono dai miei occhi, bagnandomi inesorabilmente le guance. Alzo lo sguardo, ora appannato, per l’ultima volta sul terrazzo.
Un singulto mi scuote mentre con mio enorme stupore si affaccia davanti a me, la stessa figura che, nemmeno pochi istanti prima si è gettata dallo stesso palazzo.
La confusione si fa nuovamente strada in me mentre una mano porto davanti alla bocca.
Mi inginocchio ancora, al suolo, sfogandomi di quelle lacrime che neppure credevo di possedere.
Non so perché piango, riesco solo a percepire questa angoscia e questa paura che mi pervade e, più di tutte, la tristezza della solitudine che opprimente mi assale.

-Perché?…di nuovo-

Pronuncio parole sconnesse, ancora una volta come se non fossi io a governare il mio corpo, come se non fossi io stessa a pensare, oppure, più semplicemente, non mi rendo conto di pensarle.
Il dolore mi attanaglia, mentre dinanzi ai miei occhi appannati, compare nuovamente la tua figura. Ma non mi sorprendo più Ryo.
La confusione regna padrona e nulla mi meraviglia. Ma una domanda disperata, continua a permanere nella mia testa aumentando la mia consolazione.
Chi sei tu?
Sei reale o sei solo frutto della mia infame immaginazione?
Rispondimi…Ryo!


Continua...

So che non è un nuovo capitolo, ma ho ritenuto più opportuno riscrivere questo con l'aggiunta del pezzo finale, allugandolo e rendendolo più completo.
Il Prossimo capitolo sarà l'ultimo.
Grazie per aver letto!
  
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