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Autore: LeFleurDuMal    06/11/2007    8 recensioni
Un trittico ambientato durante l'assalto al Santuario da parte degli Spectre.
Un riscatto per DeathMask e Aphrodite che rischiano pelle e anima per Athena, ma nessuno si accorge di loro, mai.
Prima che si fraintenda: a me Shiryu piace. A DeathMask, no.
Si, DeathMask ha un gergo da scaricatore di porto.
E si, Aphrodite prende l'iniziativa.
Genere: Malinconico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Cancer DeathMask, Pisces Aphrodite
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo è il secondo capitolo del mio personale regalo per Leryu e per Kijomi.

Vorrei che pensaste che questa fiction sia loro quanto mia, perché le ho sfruttate ignobilmente per la caratterizzazione di DeathMask e Aphrodite.

Cosa che continuerò a fare anche nel terzo ed ultimo capitolo, temo. Amo questi due Gold Saint sempre di più, non posso farci niente.

( Tutto il mio amore anche al mio Camus, ovviamente, che aspetto al varco per qualcosa di tutto suo XD )

Ringrazio tutti quelli che leggono e commentano e seguono. Siete adorabili.





Tutta Colpa di Shiryu il Dragone
+ Quello che ha salvato Shiryu +

 

 

PARING: DeathMaskxAphrodite

PERSONAGGI: DeathMask, Aphrodite.  Poi: Saga, Camus, Shura, Sion, Mu, Radhamanthis
COSE: Un po' shonen-Ai lo è, dai. Avrei voluto mettercene di più, ma c'era sempre qualcuno che si intrometteva. Provate voi a pomiciare davanti a Radhamanthis.



“Ma cosa diavolo…?!” pensò DeathMask quando Mu gli afferrò il polso, bloccando un attacco diretto. Lo pensò, ma non fece in tempo a far giungere alle labbra l’imprecazione che si ritrovò spinto all’indietro, quando la presa di Mu gli piegò il braccio, con quell’assurda forza circolare, e lo scaraventò via.

Andò a sbattere con forza contro una colonna.

Beccavi sempre le colonne, per Athena, quando ti scagliavano via. Mai prendere lo spazio in mezzo. Che diavolo.

Mentre scivolava verso il suolo, dolorante, cercò con lo sguardo Aphrodite. Non si poteva dire che anche lui se la stesse passando meglio.

Mu dell’Ariete ce la stava mettendo tutta, a complicare quella salita. Di certo era per Sion, che adesso se ne stava buono buono e incappucciato lì, nell’angolo. Trovarselo davanti così, e così mutato negli intenti, avrebbe fatto montare su tutte le furie chiunque. Anche uno come Mu.
Aphrodite si rialzò da terra, il respiro pesante. Si concesse un attimo di riposo, una volta diritto sulle gambe, spostandosi dalla fronte una ciocca dei capelli setosi. Si accarezzò le labbra, distrattamente, e scendendo ancora materializzò una rosa tra le dita.

Bastava mirare al cuore e mirare bene. Che ci voleva, infondo?

Una morte dolce per il Gold Saint della Prima Casa. E poi su, ancora e ancora.
Se solo Mu avesse saputo, li avrebbe lasciati andare, forse.
Ma non si poteva fare parola.

“La testa di Athena sarà nostra. Cedi il passo.” Sciorinò, invece.

Aphrodite accarezzò con il polpastrello il gambo, senza guardare. Teneva lo sguardo fisso su Aries. Aspettava il momento migliore per lanciarsi all’attacco.

Lo sapeva Mu, che lo fronteggiava impavido, lo sguardo limpido e innocente, di chi sa di non avere mai tradito.

Lo sapeva DeathMask che lo guardava da dietro, ancora appoggiato alla colonna.

DeathMask non si era accorto di avere addolcito lo sguardo, accarezzando le linee di quella sagoma elegante, che adesso faceva inarcare il polso e faceva ruotare tra le dita una rosa profumata e perfida. Che adesso si stagliava tra lui e Mu.

“Levati da lì, puttanella.” Sibilò rialzandosi, senza nemmeno ammettere con se stesso che non desiderava che Aphrodite si beccasse il colpo al posto suo, “Ci penso io.”


“Quella merda di cavaliere con la biscia lampeggiante sulla schiena. Quel deficiente che prende a calci una cascata per farla andare all’insù!” stava pensando queste cose di Shiryu il Dragone, DeathMask, durante la salita verso la Prima Casa: era più o meno per quello che si era poi fatto avanti con tanto entusiasmo alla proposta di Sion. Come se avesse potuto riscattarsi agli occhi di Athena. O anche solo ai propri. “Quel coglione che ha come hobby orbarsi!”

Con tanto trasporto aveva descritto ad Aphrodite come sarebbe finita secondo lui quella missione al Grande Tempio, che aveva finito per innervosirsi. Sarebbe finito tutto in malora, aveva detto, e né Athena né nessun altro avrebbe cambiato idea nei loro riguardi, sarebbero stati ricordati come traditori. Al diavolo.

E quando DeathMask si innervosiva - per lo meno era stato così da quando era stato battuto in quel modo ignobile alla Quarta Casa - era Shiryu il Dragone a farne le spese. “Io sono morto e corro come un imbecille su per i gradini, e quello sarà da qualche parte ancora vivo e cieco!”

Imprecare tra sé gli dava come un pallido sollievo.
Di tanto in tanto cercava di accentuarlo girandosi a guardare Aphrodite in corsa, inseguendo uno sguardo che non veniva corrisposto, o anche solo per trovare quel sorriso appena accennato, di impertinente superiorità, che il Gold Saint di Pisces aveva sempre sulle labbra, a sottolineare la bellezza del suo viso.

Aphrodite si voltava, quando sentiva il suo sguardo su di sé. Per destino o per chissà che altro, si girava sempre quando DeathMask l’aveva già distolto.

Non sapeva se trovare la situazione irritante o divertente.

Nel dubbio, non mosse un muscolo del viso e continuò a correre. Senza farsi distanziare da Camus, che puntava ostinatamente il proprio sguardo lontano, oltre la Prima Casa, e non si girava indietro. Senza un’occhiata al resto del gruppo che sentiva attorno a sé.

Aveva ascoltato le parole di DeathMask, poco prima, e aveva allargato il suo sorriso irriverente: a lui non importava di chissà quale riscatto. Che lo pensassero un traditore di Athena non era che un noioso cavillo.

Per qualche strana ragione gli importava se importava a DeathMask, però. Per questo si fece avanti al suo fianco, quando Sion fece la sua proposta.

Non certo per Sion o per Athena. Lo aveva fatto per DeathMask, che sulle scale del Santuario sibilava come un grosso gatto.

Per quanto lo riguardava era tutto perfetto: era vivo, per il momento, nella brezza della notte ateniese. La nuova armatura nera che lo inguainava era leggera e rassicurante come un’ombra e faceva risaltare la luminosità della sua pelle, il colore delle sue rose. Sopra la sua testa le stelle ingemmavano la notte.

E nella bocca aveva ancora il sapore delle Assos fumate da DeathMask.

Era tutto perfetto così com’era.

Per quanto fosse tutto perfetto, tuttavia, Cancer dava segni di nervosismo crescente. Era per colpa di Shiryu il Dragone: avanzare verso la Casa di Mu gli aveva fatto tornare in mente quel giorno sciagurato in Cina.

Se solo l’avesse fatto a pezzi quel giorno, quando se lo era trovato davanti, quel deficiente con la biscia tatuata tra le scapole, adesso non sarebbero a quel punto. Adesso collezionerebbe ancora teste alla Quarta Casa, farebbe qualche visita alla Dodicesima e… non era quello il punto.

Il punto era che sarebbe stato tutto diverso se Mu non avesse fatto il suo arrivo trionfale per salvare l’idiotonto cieco.

Fu allora che il timpano di marmo lucente della Prima Casa divenne visibile ai sei Specter in corsa.

Fu in quel momento che Sion fece arrestare il drappello e fece la sua proposta.

“Non è saggio mostrarci tutti insieme. Andrò io e due di voi verranno con me, gli altri attenderanno un mio segnale. Chi di voi cavalieri si fa avanti?”

Camus non rispose subito, scivolando ancora silenzioso, con lo sguardo, verso un tempio conosciuto da cui non sapeva se augurarsi o meno che qualcuno lo guardasse. Shura aggrottò le sopracciglia e Saga tentò di dire qualcosa, ma aveva appena dischiuso le labbra che DeathMask lo precedette. DeathMask stava proprio pensando a Mu che aveva salvato Shiryu il Dragone.

“Vengo io con te, Sion.”

“Mi unsico a voi.” Laconico fece eco Aphrodite, con la voce vellutata e la bocca profumata del fumo delle Assos di DeathMask.


“Avanti, allora.” Lo incitò Mu, affilando lo sguardo, vedendo DeathMask rialzarsi e avanzare verso di lui. “Attaccate insieme. Che aspettate?” ringhiò.

“Ancora non capisci, Mu?” senza darsi la pena di togliersi il cappuccio, Sion ebbe la bella idea di mettersi a fare conversazione “Ribellarti a loro significa ribellarti a me. Te l’ho già detto prima.”

DeathMask portò il peso da una gamba all’altra. Ci mancava solo fare salotto.

“Se così fosse pagherò con la vita.” Ribattè Mu con quel tono a metà tra la sfida e la deferenza, e DeathMask pensò se per caso non c’era tempo per un’altra sigaretta, prima di mettersi a combattere decentemente, “Ma DeathMask e Aphrodite…! Non potrò mai perdonarvi!”

“Si, si.” Sopirò Cancer e il suo pensiero pungente raggiunse ancora Shiryu il Dragone. Aphrodite non trattenne una risata morbida, mettendosi in guardia. Il suo elmo era andato perduto nello scontro precedente e adesso i capelli gli ricadevano liberi e morbidi sulle spalle. Il suo aspetto non era mai stato ingannevole come in quel momento.

“Vi spedirò all’inferno con le mie mani!” Mu fece espandere il proprio cosmo, carico di rabbia.

“Per la prima volta, Ariete, ti vedo mostrare gli artigli.” C’era una nota d’orgoglio nelle parole di Sion. Una nota che DeathMask smontò immediatamente:

“Le pecore non hanno gli artigli. Non hai mica tanto chiaro che animale sia l’ariete, tu, eh?”

Se Mu avesse potuto incenerire con lo sguardo lo avrebbe fatto. Invece passò al contrattacco in maniera che Sion giudicò più infantile:

“Tu taci, che ti sei fatto atterrare da un Bronze.” Così, secco.

Gli occhi di DeathMask divennero due braci ardenti. Aphrodite, soprappensiero, ne ammirò il contrasto con la surplice scura.

“Non mi ha atterrato! Mi sono ritrovato in mutande! MUTANDE!”

Da sotto il cappuccio, Sion spalancò gli occhi basito. Il che non fermò DeathMask, punto sul vivo: “Quel deficiente del mio cloth ha smesso di funzionare sentendo le puttanate che diceva quello là! Bella forza picchiare uno in mutande e poi farlo cadere nel fosso degli sfigati! Ti rendi conto? Ero in mutande davanti a Shiryu il Dragone! Non sapevo se sbattere la testa contro una colonna o scavare un buco per nascondermi ed escogitare qualcosa!” Mu era rimasto momentaneamente senza parole. Avrebbe voluto dire qualcosa ad effetto, qualcosa come “Ex Cavalieri d’Athena, preparatevi a morire!”, ma Cancer l’aveva investito come un torrente in piena.

“TI RENDI CONTO?” DeathMask recuperò la posizione di guardia, ormai al termine dello sfogo “Immagina il tuo cloth che ti manda a quel paese mentre te stai in mutande davanti ad un cretino imberbe! Che tra parentesi si è rimesso a vedere grazie a me!”

Sion ritenne di dover prendere in pugno la situazione.

“Andate avanti. Qui ci penso io. Andate a prendere la testa di Athena.” Li implorò, quasi.

“Al diavolo, Sion!” DeathMask si lanciò all’attacco personalmente. “Prendi questo, Mu! Sekishiki Meikaiha!”

Aphrodite fu colto in contropiede: l’attacco di Cancer non gli aveva dato il tempo di curare la propria offensiva. Chiuse meglio le dita attorno alla rosa velenosa e bellissima, e seguì il compagno contro Mu, per un attacco combinato. “Bloody Rose!”

Mu ebbe solo il tempo di serrare le labbra prima di esercitare la difesa: “Starlight Extinction!” invocò. Ed andò a buon segno.

Se ne rese conto Apfrodite, con una smorfia sulle belle labbra, rendendosi conto che non avrebbe avuto il tempo, ancora una volta, per salutare DeathMask, che gli rimaneva in bocca soltanto il profumo delle Assos.

Se ne rese conto DeathMask che non ebbe il tempo di rubare il profilo di Aphrodite con un’ultima occhiata. Ma che non si stupì, infondo, della propria sconfitta: dopotutto Mu era quello che aveva già salvato Shiryu il Dragone.

Ci fu un esplosione che li avvolse, un fascio di luce potentissimo.

Aphrodite e DeathMask, poi, scomparvero nella luce senza lasciare alcuna traccia.

Se non un pacchetto di Assos appena cominciato che rotolò ai piedi di Sion.

   
 
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