Fanfic su attori > Keanu Reeves
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Autore: Vedrina    17/04/2013    0 recensioni
E' una storia che ho scritto molto tempo fa e non è ancora finita.
La scrissi quasi per gioco per farla leggere a un mio amico a cui piaceva Keanu, purtroppo però non avevo pianificato una struttura vera e propria quindi è probabile che sarà una Still Incomplete... ma non è detta l'ultima parola :)
Parla di un ragazzo, trasferitosi in America che riscopre la sua sessualità grazie a questo fortuito incontro...
Ovviamente con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere della celebrità in questione, nè offenderla in alcun modo.
Spero che vi piaccia!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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I gestori di quel ristorante rimasero molto colpiti dal mio inglese autodidatta. Forse un po' per solidarietà compatriota (il gestore effettivo era un omone Romano), un pò perchè ero volenteroso e capace, mi assunsero.
Il lavoro era semplice e ben più stimolante di mettere in ordini scaffali di prodotti. Dovevo servire la tavola non solo con il cibo, ma anche con le migliori maniere che forse erano l'unica cosa per cui ringraziavo mia madre.
la fatica non la sentivo quasi, tanto era la gioia di stare lontano (in realtà ero abituato a pesi ben più maggior di un misero piatto da portata!), e il locale era di ottimo gusto.
Non era la solita accozzaglia di stile simil italiano, era gusto vero, rustico. Dava quel senso di vecchia trattoria che si vede nei film d'epoca.
Avevo trovato alloggio in una pensione abbastanza squallida, con poche pretese d'igiene. Ma d'altronde, per quello che costava, non potevo aspettarmi un hotel di lusso no?
era composta da una stanza abbastanza ampia per essere una camera da letto, ma troppo piccola per essere considerata appartamento (come invece voleva farmi credere il padrone dell'edificio, un grasso e canuto signore), aveva un letto a una piazza e mezzo spacciato per due nella parete in fondo alla stanza, un fornelletto elettrico con un piccolo frigo scalcagnato di cui avevo serie perplessità sul suo corretto funzionamento (avevo persino paura di aprirlo per timore di trovarvi dentro qualche cadavere non meglio identificato) e un lavabo scheggiato, macchiato dall'uso.
 
Il bagno era una porticina vicino ad un'altra che funzionava da sgabuzzino (ricavato come ebbi conferma dal ridurre lo spazio del bagno), composto da un piatto doccia senza cabina, un lavandino con uno specchio crinato e ormai opaco con una luce fulminata e un water.
Le mattonelle macchiate dall'usura e con pezzi mancanti laddove spostavo gli occhi distratamente.
Il pavimento di tutta la stanza era di simil parquet, segnato da qualche sigaretta di troppo del precedente inquilino (di cui per inciso non volevo sapere che fine avesse fatto: avevo visto troppi film!).
Uno scenario squallidissimo, direte voi. Eppure a me sembrava l'appartamento più bello del mondo.

Il mio piccolo paradiso rispetto all'inferno dorato che avevo a casa.
 
Certo, casa mia aveva un bel bagno luminoso con tanto di bidet e vasca da bagno, la mia camera era luminosa (anche se molto calda l'estate) con un bel letto con le lenzuola che profumavano sempre di lavanda. La cucina era una signora cucina, con del mobilio coordinato. Ora avevo a momenti l'acqua corrente.
Posai il mio misero bagaglio sul letto e pensai che avrei reso quel posto migliore.
Il bagaglio consisteva in uno zaino di quelli da campeggio contentente il minimo indispensabile.
Vestiti per lo più, un quaderno (che in realtà fungeva da diario dei ricordi) e qualche ricordo che volevo tenermi ben stretto. 
  
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