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Autore: I Fratelli Heiwa    17/04/2013    0 recensioni
Questa la dedico al mio defunto nonno, morto oggi ( 17/04/2013).
Spero possano queste parole entrarvi nel cuore e rendere omaggio al mio nonnino.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao, Nonno…
Sai, solo ora mi accorgo di non esserti stata accanto molto tempo, avrei voluto passare gli ultimi momenti con te e invece mi ritrovo qui. A scrivere, come se tu potessi leggere. Che stupida che sono!
Cercavo in tutti i modi di non venirti a trovare all’ospedale perché non riuscivo a vederti in quello stato. Fermo, immobile…una persona come te, che non voleva mai supporto adesso si trovava su un lettino che veniva imboccato dalla propria figlia. Te lo leggevo negli occhi che soffrivi, soffrivi terribilmente. Poi mi guardavi e piangevi perché non sopportavi l’idea che ti vedessi in quello stato e io ti consolavo, ti dicevo che presto saresti uscito da quel maledetto posto. Ma naturalmente erano tutte bugie, bugie che facevano più male a te che a me perché io lo sapevo che nel tuo profondo ti rendevi conto di non poter più andare avanti così.
 
Sai, mi ricordo ancora quei momenti di quando avevo 4-5 anni e partivi con la macchina per andare a prendermi delle caramelle. Già, perché tu andavi in capo al mondo pur di accontentare una bambina come ero.
Mi ricordo tutti i giocattoli che mi hai comprato quando cominciavo già a gattonare. Credo che nessuno mi abbia viziato come mi hai viziata tu, nonno.
Mi ricordo che durante le recite scolastiche all’asilo e alle elementari venivi sempre a vedermi e io ti guardavo, felice della tua presenza.
Mi ricordo che ti emozionavi per qualsiasi cosa, come quando dovevamo partire per una settimana per andare a sciare e mi dicesti di telefonarti.
Mi ricordo le risate che ci siamo fatti tutti insieme, il tuo dialetto e il tuo strano modo di mostrare affetto alla nonna.
Mi ricordo quel giorno in cui feci l’incidente…mi preoccupai un sacco per poi scoprire che eri ancora in vita, ero tremendamente sollevata.
Mi ricordo che da quando andavo alle elementari venivo a pranzo a casa vostra (tua e di nonna) e pranzavamo insieme, ridendo e scherzando perché spesso non finivo il piatto e tu cominciavi a raccontare la tua storia, cioè che hai tuoi tempi non c’era neanche il pane.
Mi ricordo i soldi che ci davi ogni volta che incontravi me e mio fratello per la strada, che uscivamo con gli amici.
Mi ricordo quando ti portai a scuola per raccontare la seconda guerra mondiale, come l’avevi vissuta tu. Penso che tu sia stato quello che ci fece ridere di più. La storia dei tedeschi era la più bella: quando loro arrivarono a casa tua, tu ti stavi prendendo cura della gallina di tua zia e loro, in tedesco, ti dissero di portargliela. Tu non capisti, naturalmente, e così gliela lanciasti e scappasti via rivolgendoti poi, a noi ragazzi, che ti stanno cercando ancora oggi per ammazzarti.
Sono stati tutti bei momenti. Alcuni tristi…altri felici e altri estremamente euforici.
E mi ricordo questo pomeriggio. Non volevo assolutamente vederti per il semplice motivo che potessi morire davanti ai miei occhi. Sono una codarda!
Eri lì, addormentato sul lettino. Mamma mi disse che tu non riuscivi a parlare e con difficoltà mostravi cosa volevi in realtà.
Io non posso ancora credere che tu sia morto! Non ci voglio credere! Sei stato troppo importante!
Ho incolpato Dio, come al mio solito! Forse mi sbaglio…forse no!
Ti verrò a trovare, più spesso di quanto immagini. Sono sicura che la mia vita sarà molto vuota senza la tua presenza ma non posso farci nulla.
Ti porterò dei fiori ogni volta diversi e parlerò con te anche se so che non puoi sentirmi ne rispondermi. Voglio parlarti come se fossi ancora vivo, così da non abbandonarmi alla vita reale, che fa tremendamente schifo!
Che farò?! Chi mi farà ridere come facevi tu, chi partirà in capo al mondo per me, chi mi sarà accanto durante i pasti…come farò a convincermi che tu sia effettivamente morto!
Per ora non voglio pensarci, voglio solo pensare che tu sei accanto a me e che mi posi una mano sulla spalla, come per darmi conforto e una sulla schiena così che, nel caso mi fermassi, tu mi dia una spinta per farmi continuare il cammino.
Solo adesso mi rendo conto di cosa tu abbia fatto per me! L’essere umano è davvero una razza spregevole e arrogante che non si preoccupa di nulla.
Dove sei ora? Sappi che mi manchi e che ricorderò ogni giorno ciò che hai fatto per me… ogni minimo gesto io lo terrò nel cuore e quando morirò ti restituirò, una ad una, tutte queste gentilezze.
 
Akemi :)
  
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