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Autore: Tropiusuccia    07/11/2007    6 recensioni
Lei fredda, seria e distaccata, ha sempre avuto problemi nei rapporti esterni alla sua famiglia. Lui solare, allegro e sociale, a capo di una grande azienda. Come li farà incontrare il destino? Quale sarà la reazione della ragazza, alle cotinue provacazioni del ragazzo? Ma più che altro: potrà mai nascere qualcosa tra queste due personalità opposte come il giorno e la notte!?
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve! Ecco si, non so che dire XD questa non è certo la mia prima storia originale, ma sicuramente è la prima  che pubblico, quindi non so proprio come comportarmi XD sono sempre stata abituatta a scrivere FanFiction riguardandi Anime e Manga quindi non so che risultati darò nelle storie originali...però ho deciso di provare, vorrei avere dei vostri pareri, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, certo non si può dire nulla leggendo solo il primo capitolo, ma spero di aver attirato comunque un pò del vostro interesse...va bè, ora vi lascio però fatemi sapere!! Ciao e buona lettura!

Una ragazza in carriera!

 

Capitolo 1 – Lui è il mio capo!?

 

 

L’aria si stava facendo fredda, questo segnava definitivamente la fine di un'altra estate noiosa agli occhi di Reika, una ragazza fredda e riservata. Il suo carattere non le aveva mai dato la possibilità di farsi amici, silenziosa, che osserva tutto quello che la circonda come se non facesse parte di quel mondo. A scuola almeno si era sempre comportata così, ma dato che comunque era una bella ragazza, capelli neri con occhi del medesimo colore e fisico sul quale non ci poteva lamentare, i ragazzi ci avevano provato diverse volte con lei, ma la ragazza li respingeva sempre con la sua aria distaccata che era anche capace di fare rabbrividire l’interlocutore.

Per fortuna sua quell’inverno non avrebbe più avuto scuola, dato che l’aveva finita, tra l’altro con il massimo dei voti. La sua famiglia, composta da padre, madre e fratello minore, avrebbe voluto che intraprendesse la carriera di medicina, o magari di commercialista, ma lei non ne voleva sentir parlare. Non sarebbe più voluta andare dove la situazione scolastica probabilmente si sarebbe ripetuta. Però Reika sapeva bene che non poteva rimanere per sempre vivere alle spalle dei genitori, voleva trovare la sua strada con le sue forze, anche se ciò probabilmente avrebbe significato vivere da sola, lontana dagli unici affetti che aveva, contando solo su stessa. Era dura sì, ma dentro di se sapeva di potercela fare.

Si era trasferita dal sud Italia, a nord, nei pressi di Bologna, stando giù probabilmente avrebbe aspettato anni e anni per trovare un lavoro stabile. I primi tempi i genitori l’avrebbero aiutata, pagando l’affitto del monolocale che sarebbe stata casa sua, e inoltre le avrebbero mandato una certa somma di denaro per nutrirsi e vestirsi.

Però questa situazione di dipendenza sarebbe durata poco, dato che quella mattina finalmente Reika era stata convocata da un’azienda alla quale la settimana precedente aveva fatto un colloquio.

Era appena arrivata davanti a un palazzo imponente, dalle finestre poteva benissimo intravedere i dipendenti dell’azienda lavorare vicino ai monitor dei computer. Sbuffò, non le andava di entrare in un ambiente così pieno e pullulante di gente, ma doveva.

Entrò e si diresse subito all’addetta che era nel portone –salve, sono venuta dopo aver ricevuto la vostra chiamata-, la signora a cui si era rivolta sembrava all’incirca una quarantina d’anni –Salve, lei deve essere la signorina Reika Haruno, la stavamo aspettando- la signora alzò la cornetta del telefono e spinse alcuni tasta –sì, è arrivata-. Poi la signora si rivolse di nuovo a Reika –allora prima che vi portino alla vostra postazione, e vi spieghino in cosa consiste il vostro impiego, la informo che ad ogni sua entrata o uscita che sia dovrà sempre firmare su questo registro- disse indicando un grosso registro aperto, con diverse scritte. La ragazza annuì semplicemente e firmò. L’addetta allora fece la domanda che la tormentava da quando aveva ricevuto il curriculum della ragazza –piacere sono Angela- disse una volta che Reika aveva finito di firmare. La ragazza spiazzata da quel volto, che pochi minuti prima era formale, ora era stato sostituito da un sorriso –piacere Reika…- rispose semplicemente senza mostrare emozioni sul suo volto. Poco dopo Angela chiese –posso darti del tu? Del resto oggi saremo colleghe- la bruna si limitò ad annuire. –ho notato che il tuo nome e cognome non sono italiani, ma che comunque sei italiana- la ragazza senza guardare la sua interlocutrice rispose –mio padre è giapponese- ecco spiegato alcuni particolari tipici degli occidentali.

Un ragazzo era arrivato all’ingresso per guidare Reika dal suo nuovo capo. Intanto Angela la salutava agitando la mano, e mentre faceva ciò pensava che la nuova arrivata era davvero una persona di poche parole!

 

Reika entrò in un ufficio, sulla porta vi era scritto “Presidenza”, dietro alla scrivania era seduto un uomo anziano, il suo volto era ostile, anche se non poteva giudicare quella persona  dopo solo uno sguardo. –signorina Reika Haruno, spero renderà bene il suo lavoro nella nostra azienda. Sa qui assumiamo solo gente determinata ad ottenere risultati, quindi pretenderò la massima professionalità da parte sua- Reika, controvoglia rispose, quella persona le stava già antipatica –cercherò di fare di tutto quello che in mio potere per soddisfare l’esigenze dell’azienda-. L’uomo rise quasi divertito e si presentò –io sono Jhon Anderson, e da oggi sarai la mia segretaria-.

 

Perfetto! Non si aspettava minimamente sarebbe diventata la segretaria di quella persona squallida, la sua lingua tagliente sembrava quella di un serpente. Non le era piaciuto affatto come l’aveva guardata quando era uscita dalla presidenza, il suo sguardo era canzonatorio e allo stesso tempo un po’ troppo attaccato alle curve della ragazza. Questo infastidiva particolarmente Reika, le dava fastidio che un vecchio avesse certe attenzioni per lei. La sua postazione era su di una scrivania di lato alla porta della presidenza, avviò il computer e iniziò a seguire le indicazioni che le aveva dato un’impiegata.

 

Il suo orario di lavoro era dalle 9:00 di mattina alle 13:00 e poi dalle 16:00 alle 20:00. Era un po’ pesante come orario ma si sarebbe dovuta adattare. Comunque non le importava più di tanto, se fosse stato per lei sarebbe anche potuta vivere sul posto di lavoro, dato che non conosceva praticamente nessuno, in una città in cui abita da quasi due settimane. Però quando ripensava al suo capo, le veniva voglia di scappare da quel luogo infernale.

Durante la mattinata il presidente dello stabilimento, Anderson, contatto tramite telefono la segretaria –portami un caffè-. Lei non rispose ma eseguì, portò il caffè all’uomo, la ragazza stava per lasciare la stanza ma Anderson la richiamò –è amaro- -le ho messo le bustine di zucchero sul piattino- rispose acida al tono aspro del capo. Lui la guardò stufato e disse –mettimi lo zucchero e poi vattene- -non mi avrete mica assunta per metterle lo zucchero nel caffè, spero- l’uomo guardò storto la ragazza che girò i tacchi e uscì definitivamente.

Anderson sbuffò e verso due bustine di zucchero nel caffè. Non era abituato ad essere trattato così dai suoi impiegati che l’avevano sempre trattato con riverenza.

 

Arrivarono le 12:00, Anderson uscì dal suo ufficio e notò la ragazza impegnata a prendere degli appuntamenti con i creditori dell’azienda.

Finalmente arrivarono le 13:00 e Reika poté allontanarsi dal lavoro. Passò davanti alla postazione di Angela, anche lei stava andando via –ciao Reika! Tutto bene? Sembri infastidita-, le due intanto uscirono dalla struttura e iniziarono a parlare –ah, quindi Anderson non ti va a genio? L’avevo immaginato, è per tutti così. È il solito uomo di mezza età burbero e scontroso, ma ti posso assicurare che non è la persona cattiva che vuole mostrare di essere- -se lo dici tu- rispose seccamente lei. La donna rise e poi continuò –e sono certa che tu non sei la ragazza fredda e distaccata che stai cercando di mostrarmi-. Reika guardò con la coda dell’occhio la donna sorridente, ma poi si voltò verso la strada che avrebbe dovuto prendre.

 

Passarono quasi due settimane dall’impiego di Reika nell’azienda, i suoi colleghi si erano abituati al suo atteggiamento, l’avevano accettata anche con l’aiuto di Angela che era andata spargendo la voce che la ragazza in realtà non era quello che voleva far sembrare. Gli impiegati la vedevano quasi come  un secondo capo, dato che riusciva a tenere accuccia persino Anderson che senza farlo a vedere, stava iniziando a mostrare il suo vero aspetto. Tutti la consideravano come una sorellina minore, dato che era la più piccola in azienda, aveva solo 19 anni!

 

Erano le 16:00,  era appena ritornata alla sua postazione di lavoro, Anderson sarebbe arrivato alle 17:00, quel giorno aveva un colloquio importante con il proprietario del ramo più grande dell’azienda.

La ragazza se ne stava li seduta, con un’aria annoiata oltre ogni dire. Quel giorno non c’era molto da fare. Angela andò a trovarla con Luisa, quest’ultima aveva più o meno la stessa età di Angela –Reika che fai batti la fiacca?- disse Luisa scherzando. La ragazza sbuffò e rispose seccata –non c’è niente da fare, mi sto annoiando-. Angela si avvicinò a lei e disse –cerca di renderti presentabile, oggi verrà una persona molto importante- -che credi che non lo sappia? Secondo te chi li prende gli appuntamenti?- le due donne risero, la loro sorellina non si smentiva mai.

 

Dopo un po’ arrivò Anderson, era in anticipo –Reika vedi di comportarti bene oggi, farai tu strada al nostro ospite fino alla presidenza- -dipenderà tutto da come si comporterà il tuo ospite- sottolineò quel “tuo”, ormai si davano del tu, infatti Anderson si sentiva un po’ nonno della ragazza. Così sospirò pazientemente e entrò nel suo ufficio.

 

Alle 17:00, davanti al palazzo, si fermò una limousine nera, uscirono 2 guardie del corpo, con auricolari, occhiali neri e completi dello stesso colore. Dopo di loro uscì un uomo giovane, forse fin troppo giovane per essere a capo di un’azienda così vasta e promettente. Il ragazzo aveva l’aria di essere un Americano, con capelli biondi e corti, era alto e ben messo con il fisico, pensò la ragazza. I suoi occhi erano coperti da degli occhiali da sole, e i suoi abiti consistevano in un completo bianco con una camicia nera. I tre nuovi arrivati fecero il loro ingresso Angela fece un leggero inchino e disse –benvenuti vi stavamo aspettando-, la donna guardò con la coda dell’occhio Reika e notò che era rimasta impassibile, fredda e distaccata. La donna diede un colpetto col suo gomito alla ragazza e disse –vogliate seguirmi- disse incamminandosi verso l’ascensore. Intanto Angela notò uno strano atteggiamento, quasi divertito, da parte del giovane intraprendente che seguì a sua volta la ragazza.

Erano in ascensore, l’atmosfera era alquanto pesante, o per meglio dire seccante, dal punto di vista di Reika, le dava fastidio stare in uno spazio così ristretto con uno sconosciuto che non faceva altro che guardarla di soppiatto, e inoltre quando i loro sguardi si incontravano lei sbuffava e lui ne sembrava molto divertito. Si stava divertendo a provocarla. Ma che voleva? Si chiese Reika, che fu ben felice di sentire che l’ascensore era finalmente arrivato al piano della presidenza. Uscirono e procedettero subito verso la porta, Reika non bussò e entrò direttamente. Non era certo un comportamento adatto, ma lei ormai era abituata così. Anderson si alzò di scatto dalla sedia cercando di togliere alcune grinze che si erano formate sulla giacca mentre era seduto. Dietro la ragazza il biondo dovette portarsi una mano alla bocca per non scoppiare a ridere. Reika si mise di lato alla scrivania e si girò verso l’ospite, aveva un’aria più fredda e ostile di prima, quel ragazzo la stava infastidendo. Anderson guardò male per un attimo la sua segretaria e poi diede il benvenuto –benvenuto signor Edward Folken- il ragazzo sorrise all’uomo –Jhon lascia stare le formalità, sai bene che non le sopporto- -certo, scusa ma non posso fare a meno di portare rispetto a una personalità così importante- Anderson notò che Edward guardava interessato a Reika, poi chiese –non ho avuto il piacere di sapere il suo nome, signorina- -Reika Haruno- il ragazzo si sedette su di una poltrona davanti alla scrivania di Anderson –che nome interessante. Non ti avevo mai vista, sei nuova?- -sì- le sue risposte erano secche. Ma Edward sembrava sempre più divertito –sei straniera? Hai uno strano nome-. La ragazza perse le staffe e guardò furente il suo interlocutore –parlare della nuova segretaria, questi erano gli affari urgenti con cui avrebbe dovuto discutere con Anderson?- il biondo rimase interdetto, Anderson era imbarazzato, non sapeva come contrastare Reika, poi riuscì a trovare una via di fuga –Reika per favore, porta del caffè al signor Edward- la ragazza andò anche  se controvoglia.

 

Ora i due erano da soli nella stanza –che caratterino- disse Edward divertito. Anderson si sedette stancamente sulla sua sedia –è una ragazza impossibile, ma sa fare il suo lavoro-. Il biondo guardò un po’ estraniato il suo interlocutore –incredibile, che ti prende Anderson? Ti ho visto inerme davanti a quella ragazza- -te l’ho detto. Ormai è diventata il capo qui, la considerano tutti come una sorella minore, e a me mi trattano tutti come un nonnetto- Edward rise. Stettero a parlare del primo giorno dell’arrivo di Reika, in particolare l’avvenimento dello zucchero e il caffè.

 

Parlarono un po’ di affari, ma finirono presto, giusto in tempo per bere il caffè portato da Reika che come di suo solito, entrava senza dare minima importanza alle buone maniere. Poggiò il vassoio con due tazze di caffè fumante e con vicino delle bustine di zucchero. Anderson come di consueto mise due bustine di zucchero, Reika fu soddisfatta che aveva perso l’abitudine di chiederle di portarglielo già zuccherato. Poi si girò verso Edward, e notò che non aveva messo lo zucchero, lo stava bevendo amaro. Lui la guardava sempre in quel modo provocatorio che quel giorno la stava facendo impazzire.

Arrivò l’ora di andare a cena, quella sera Anderson, sua moglie e suo figlio sarebbero andati in un ristorante giapponese con Edward. Reika era alla sua scrivania e stava prendendo le sue cose per poi tornarsene a casa, dopo una giornata pesante come quella le ci voleva un po’ di riposo. Scese, notò che la struttura era già quasi tutta vuota, del resto erano le 21:00 e tutti se ne erano già andati. Uscì dal palazzo quando notò che Edward era in piedi vicino alla limousine. Lei fece finta di niente, girò i tacchi e iniziò a camminare verso casa, ma qualcosa l’afferrò per il polso –aspetta, Anderson ha detto che devi venire anche tu alla cena- -non ne sapevo niente. Lo chiamerò e chiederò conferma- -ora lui si starà sicuramente preparando con la sua famiglia, non vorrai mica rompere il loro quadretto famigliare con una stupida chiamata-. La ragazza guardò male Edward poi chiese –non mi restano altre possibilità. Sebbene non avessi voluto vederla ancora, sarò costretta a sopportarla ancora per stasera- disse sbuffando. Però il ragazzo notò che, mentre con Anderson non usava toni formali, con lui invece era il contrario, eppure lui aveva anche affermato che odiava le formalità. Che lo facesse per dargli fastidio?

La ragazza strattonò il braccio, e Edward perse la presa –dove vai?- chiese lui risvegliato dai suoi pensieri. Lei rispose secca –non posso venire mica con questi abiti a cena-, lui le corse dietro –aspetta ti porto a casa e poi andiamo insieme…- -no- rispose secca lei. –eddai non fare la zitellaccia- la ragazza si fermò di botto, lui le sbatté dietro –ops, colpa mia- lei si girò e gli diede uno schiaffo –modera i termini, chi sei tu per venirmi a dire zitellaccia? Stupido playboy, pensa a pulirti la bocca sporca di latte-. Reika si rigirò e riprese a camminare…Edward rimase stupito con la faccia da ebete in mezzo alla strada mentre guardava e ripensava alle parole di Reika.

 

Aveva frainteso tutto! Lei pensava che lui volesse provarci con lei! E poi lui aveva 25 anni…non poteva certo avere la bocca sporca di latte! Oppure si? Beh si esistono i mammoni anche fino a anni inoltrati, ma lui la madre non la vedeva da quando i suoi genitori divorziarono!

Quella ragazza lo aveva completamente catturato, gli era bastato un giorno per far nascere quel grande interesse nei suoi confronti, non gli era mai successo prima.

 

Erano ormai le 22:00, Anderson era già arrivato al ristorante con la sua famiglia, poi arrivò anche Edward, l’unica a mancare era Reika, ma Anderson non sapeva che sarebbe venuta…infatti era stata tutta un’iniziativa del biondo nel farla venire. Ben presto arrivò Reika, era vestita in un abito elegante tipico orientale, sembrava un abito cinese, lungo di colore rosso con un drago dorato che sembrava vorticarle attorno. Si addiceva perfettamente all’arredamento orientale della sala. –buonasera- fece un lieve inchino la ragazza, era truccata, e agli occhi di tutti sembrava molto più dolce della seria e rigida segretaria. La signora Anderson conosceva già Reika, spesso l’avevano invitata a pranzo o a cena. Anche il figlio diciottenne Roberto la conosceva, e da quando l’aveva incontrata nutriva sentimenti sinceri per la ragazza.

Per Edward vederla vestita così era stato come un fulmine a ciel sereno…quella fu la scintilla che fece scatenare una serie di avvenimenti incontrollabili.

  
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