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Autore: AngelBauer    19/04/2013    2 recensioni
One shot che ha partecipato al concorso "Spring Leaves" indetto da Miku Primavere.
Dal testo…
-Cosa hai Milky?-
-Shade? Cosa vuol dire amore?-
Per un primo momento rimasi spiazzato dalle sue parole.
I suoi occhi cobalto cosi pieni di quell’amore di cui mi domandava, mi scrutavano in cerca di una risposta che faticai a trovare.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Milky, Shade
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota Autrice
Ed ecco finalmente la mia storia completa. Purtroppo a causa di alcuni problemi non sono riuscita a scriverla come davvero volevo. La mia idea era qualcosa di diverso e molto più lunga, ma come ho gia detto non ho potuto fare di meglio. Spero comunque che a qualcuna sia piaciuta. Non credo di essere sbarcata nell’OOC. Ma in tal caso mi scuso, dato che non sono stata attinente alla traccia.
Diciamo che in una piccola parte ho preso spunto dalla zona dove abito, dove si sente tantissimo l’arrivo della primavera grazie alla natura.
Che altro dire? So che è un po’ bruttina come storia (spero non tanto), comunque fatemi sapere che ne pensate.
Un forte abbraccio
Angel <3
 

 
 
 
- Grammatica e sintassi: 7/10 Non sei stata male, però ci sono spesso degli errori abbastanza fastidiosi che si potevano tranquillamente evitare rileggendo più volte. 
- IC e caratterizzazione dei personaggi: 8/10 Milky mi è piaciuta particolarmente con le sue domandine, però il carattere di Shade mi sembra un po' OC. Sì, si imbarazza anche lui però non mi sembra il tipo da rispondere con delle frasi così profonde. 
Devo ammettere che l'accenno Redmoon mi ha dato particolarmente fastidio. 
- Originalità: 4/5 Mi piace la storia, però è un po' banale. Una semplice gita in primavera. 
- Attinenza al tema: 5/5 Qua ci va il punteggio pieno perché hai fatto delle belle descrizioni e il paesaggio era più che adatto. 
- Gradimento personale: 3/5 Mi spiace darti un voto così basso però ci sono tanti piccoli errori che danno fastidio, non solo grammaticalmente, ma anche nella storia in sé.
- Introduzione/trama: 3/5 Anche qua punteggio un po' basso. Volevo vedere una trama che non ci fosse nel testo, magari anche una semplice frase inventata da te. Volevo metterti 4 su 5, però ti ho tolto un altro punto per quel "Dal testo..." È inutile. Io non ho mai visto in un libro "Dal testo...", scrivilo direttamente. 
- Estetica: 9/10 L'estetica era semplice e mi è piaciuta. Però il doppio spazio anche quando il discorso o il luogo non cambia è un errore. 

PUNTEGGIO TOTALE: 39/50.

 
 
 
 

Il dolce profumo dei fiori a primavera

 

 
 
 
La primavera era ormai entrata nel suo pieno. Gli alberi erano in fiore e nell’aria si sentiva l’odore di quella stagione che portava con se il profumo dei fiori.
Quella mattina era una come tante altre, se non fosse stato per un inaspettato uragano piombato sul mio stomaco a svegliarmi.
-Dai Shade alzati, alzati! Dobbiamo andare, alzati!-
-Ho capito Milky, un attimo, aspetta adesso mi alzo- così dicendo mi levai col busto e la presi in braccio, la guardai nei suoi occhi vispi con sguardo assonnato e le iniziai a fare il solletico per vendicare il mio povero stomaco torturato solo alle sette del mattino.
La sua risata era cristallina, come l’acqua dei fiumi a primavera, la vidi sorridere e tentare di spostare le mie mani dal suo collo. Allora mi alzai la presi in braccio, mesi le pantofole e le diedi un piccolo bacetto sulla guancia, lei lo ricambiò affettuosamente con un abbraccio per poi cominciare a incitarmi di nuovo a vestirmi.
Quel giorno era molto speciale per lei. Non era nessuna ricorrenza, nessuna festa, ma aspettava con ansia che arrivasse quella domenica per uscire, da sola, con me!
Era da tanto che io e lei non passavamo una giornata insieme, le avevo promesso che non appena le giornate si fossero fatte più lunghe e solari l’avrei portata al bosco.
Sempre portandola in braccio aprii la porta della mia camera e mi diressi in cucina, dove mamma stava preparando i panini che dovevamo portare per il nostro pic-nic. Aveva addirittura preparato sei panini in più? D’accordo che Milky mangiava tanto, ma non stava esagerando? Erano troppi!
-Ciao mamma!-
-Buon giorno Shade!- mi salutò allegra lei, dandomi un piccolo bacio sulla guancia.
Vedo nei suoi occhi oltremare tanta allegria che mi fa sorridere involontariamente.
Mia madre era così simile a me eppure così diversa. Certo io non ero un campione di simpatia alle volte.
Nostra madre era il nostro punto di riferimento. La nostra stella polare nelle freddi notti d’inverno. Abbiamo potuto sempre contare su di lei.
Mentre io facevo colazione, la mia adorabile Milky era intenta a far fuori mezzo dolce preparato dalla mamma, ma a lei non sembrava importargliene tanto, in fondo voleva dire che l’aveva gradito.
Mi preparai e raggiunsi la mia sorellina all’ingresso.  Lei mi stava aspettando con uno zainetto rosa sulle spalle, troppo colorato per i miei gusti. Mia madre mi passò il mio e uscimmo di casa salutandola.
Nel vialetto di casa era parcheggiata la mia bici, la alzai da terra e abbassai  il cavalletto, mentre Milky alzava le braccia. Sorrisi, era molto buffa, la feci salire dietro e salii in sella. Uscii piano dal cancello e pedalai sul marciapiede.
La zona dove abitavamo era molto in alto rispetto al resto della città, più in periferia e questo ci permetteva di andare in giro passeggiando tranquillamente senza il problema degli ingorghi stradali e del rumori urbani.
Era una di quelle strade lunghe con enormi marciapiedi, dove ai lati emergevano grandi alberi, ma talmente grandi che sembravano dei giganti. Le loro foglie erano tornate ad essere di nuovo colorite di verde. Il vento le faceva danzare e ondeggiare lentamente e i raggi del sole filtravano in quei piccoli spazi vuoti illuminando a macchie la strada che stavo percorrendo.
La strada che ci avrebbe portato al bosco non era molto in salita come quella per casa mostra, ma ci era voluto comunque un po’ di fatica, oltretutto avevo anche il carico del pranzo di Milky e il mio zaino.
Non ero di certo spericolato, per quanto lo potessi essere con una bicicletta, sta di fatto che appena iniziato il piccolo vialetto di ciottoli (una vecchia scorciatoia), Milky si stringeva forte alla mia schiena. Allora io rallentavo e lei mollava un po’ la presa, e con una mano si allungava verso l’erba alta ai lati della stradina. Non la vedevo, ma sapevo che stava cercando di toccare qualche fascio d’erba.
Da lontano intravedemmo un uomo che zappava la terra. Doveva essere il signor Nile. Spesso, quando ero piccolo, mi piaceva andare nella sua terra ad “esplorarla”. Era davvero un luogo pieno di pace. Alle volte, il pomeriggio, andavo a rifugiarmi all’ombra dell’albero di noce, dove trascorrevo ore a leggere.
Era così rilassante, sentire il canto degli uccellini che accompagnavano la mia lettura ed il vento che mi solleticava appena, chiudevo gli occhi e andavo lontano con la fantasia.
A quella campagna erano legati tanti ricordi. 
Finita la scorciatoia che passava per la piccola campagna, presi il breve sentiero fuori strada.
Il sole brillava più che mai in quella giornata l’erba era ancora un po’ umida all’ombra. I raggi ci riscaldavano le braccia scoperte.
Ed ecco! Finalmente arrivati a destinazione. Subito Milky inizia ad esultare dalla gioia, rischiando di farci cadere.
Dopo un po’, fermai la bici e abbassai il cavalletto ed ero nuovamente al servizio. Una volta che appoggiò i piedi a terra iniziò a correre in cerca di un posto adatto dove stendere il grande telo. La vedi fermarsi e indicare l’erba sotto di lei, la raggiunsi e stesi il telo all’ombra di un salice.
Insieme ci rilassammo respirando a pieni polmoni l’aria fresca. Guardando dal basso i possenti arbusti giganti che emergevano fieri e possenti.
Sentii Milky sospirare. Voltai il capo e la vidi guardare l’immenso cielo che ci sovrastava, appoggiai la testa sotto il braccio e mi persi anch’io in quell’incanto. 
-Cosa hai Milky?-
-Shade? Cosa vuol dire amore?-
Per un primo momento rimasi spiazzato dalle sue parole.
I suoi occhi cobalto cosi pieni di quell’amore di cui mi domandava, mi scrutavano in cerca di una risposta che faticai a trovare.
Allora ripresi a guardare in alto le ultime rondini che volteggiavano in un girotondo di pericoli ed emozioni. Proprio come il mio cuore in quell’istante.
Vedevo di nuovo alzarsi in volo stormi di rondini. Le loro ali facevano un piccolo sforzo iniziale per poi lasciarsi trascinare dal vento primaverile. Erano leggiadre ed eleganti mentre solcavano l’immensità del cielo turchese che ci sovrastava. Le vidi diventate man mano sempre più piccole. Sollevarsi nuovamente in volo con delle ali apparentemente sottili. Un battito d’ali e un profilo fiero e poi di nuovo il cielo azzurro su di noi.
Poi mi concentrai e pensai a cosa fosse per me l’amore.
Il mio cuore ebbe un sussulto e il mio stomaco seppe che era primavera, infatti, le farfalle al suo interno si erano risvegliare come ogni volta che guardavo i suoi occhi. Ogni giorno per me era primavera. Perché era la primavera dell’amore.
-Vedi Milky l’amore e quando vuoi vedere una persona felice e faresti di tutto per proteggerla.-
Lei mi ascoltava con attenzione come fossi un grande saggio, ma in realtà ero solo un ragazzo alle prime armi che sapeva poco e niente sull’amore. Assunse un espressione concentrata. Ci teneva tanto a saperlo e mi sorpresi nel vedere Milky con lo sguardo assorto, ma la cosa che non dimenticherò mai saranno di sicuro le uniche parole che mi fecero imbarazzare di più nella mia vita.
-Amore è quello che vedo nei tuoi occhi quando guardi Fine. Sai Shade?- lo disse con tanta ovvietà nella voce che ne rimasi colpito.
Arrossi di botto per non mostrare il mio imbarazzo mi girai subito dalla parte opposta e nel tentativo di alleggerire la situazione, per calmarmi non scelsi il metodo migliore. Infatti presi energicamente la palla in mano e stridulai per fare due tiri. Allora Milky si alzo dal telo e venne a giocare con me, che a questi giochi non giovavo spesso se non per la mia squadra.
Lei mi tirava la palla ma io ero un po’ impacciato. Non mi sentivo a mio agio in quel ruolo. In quel preciso momento mi sentivo totalmente fuori luogo.
Quello che era iniziato come diversivo per il mio rossore si trasformò pian piano in un acchiapparello senza regole tanto che per nascondermi mi rifugiai dietro dei cespugli. Lei mi trovò ed iniziammo una specie di escursione tra la foresta.
La nostra fantasia ci portava ad essere chi volevamo e come volevamo.
Quella giornata le insegnai ad arrampicarsi. Ci volle un po’ per farla anche scendere.
E mentre il sole continuava a risplendere arrivò finalmente l’ora del pranzo.
Milky sembrava pensierosa, quindi le chiesi se c’era altro di cui mi voleva parlare e dopo aver addentato di nuovo il suo panino mi chiede:
-Come si fa a capire di essere innamorati?-
Ancora una volta una domanda che mi lascia basito. Come poteva una bambina chiedere di queste cose? Era sempre curiosa, si, ma c’era qualcosa di diverso.
-Non si sa. Ti colpisce all’improvviso senza logica e tu non puoi fare niente per fermarlo. Guardi negli occhi questa persona e il tuo cuoricino inizia a correre veloce, veloce. La guardi negli occhi e il mondo scompare. Vivi solo per lei.-
Fece una piccola risata, chi sa a cosa pensava…
Forse avrebbe capito da grande il vero significato di amare. Come l’avevo
capito io. Perché amore è molto di più, molto.
Amore é un piccolo fiore che sta per sbocciare. L’amore cresce pian piano dentro di te fino a sconvolgerti del tutto. Non riesci a distinguere niente e nessuno. Sei totalmente concentrato che ti dimenticheresti del mondo intero. Proprio come un bocciolo che ogni giorno a primavera cresce con dolcezza fino a mostrarsi sempre più bello. Aprendosi alla vita e fare di tutto per amare...
Presto anche lei avrebbe imparato cosa voleva dire. Come avrei voluto che il tempo si fermasse in quell’attimo e restare così per un po’.
Di una cosa ero sicuro... Per lei avrei fatto di tutto!
L’odore delicato delle primule arrivava chiarissimo alle nostre radici e lo seguimmo involontariamente verso una direzione non precisa. Il nostro passo era accompagnato dal dolce canto degli uccellini instancabili, proprio come il sole che non smetteva un attimo di emanare calore. Sembrava volesse riprendere il tempo perduto. 
Mentre la giornata passava tra qualche gioco o rincorsa, il vento portava con se il dolce
profumo dei fiori a primavera.

  
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