Storie originali > Horror
Ricorda la storia  |      
Autore: Manson96    19/04/2013    2 recensioni
Anche gli uomini possono essere vittime di donne killer
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
MORS TUA, VITA MEA.
Guidava ad una velocità che superava i limiti imposti dalla legge e nel giro di mezz'ora raggiunse il retro di Villa Charlie Manson, vecchio manicomio fatiscente risalente ai primi anni '90.
Costruito su un ampio spazio boschivo fu chiuso dopo soli due mesi d'attività a cause delle numerose polemiche sorte in proposito al nome con il quale era stato battezzato. Da allora divvenne nascondiglio per animali e culla di corragiosi giovani amanti.
L'ambiente interno si presentava piuttosto sinistro, come ovviamente ci si aspetta che sia un edificio abbandonato; uno strano freddo da far rizzare i capelli spirava dalle celle e topolini di campagna,nascosti in chissà quale pertuggio delle pareti,squittirono al loro passaggio.
La cella d'isolamento raffigurava la perfetta cornice per crimini senza precedenti degni del nome che il casolare portava.
 
Trascinò l'uomo sopra un lettino ospedaliero tutto arrugginito,dimenticato da un proprietario troppo impegnato per potersi dedicare appieno al peggiore dei suoi affari,lo legò ad esso saldamente con le vecchie ma ancora resistenti cinghie di cui era fornito e spinto dentro la cella lo accostò all'unico macchinario ancora funzionante; posizionò gli elettrodi(?) all'altezza delle tempie e spinse bruscamente il bottone che mise in funzione il mostro d'acciaio con scricchiolii e strepitii inquietanti.
Una prima scossa rianimò le membra intorpidite dell'uomo,per via dell'infuso di erba miope e acconito che le aveva somministrato per poterlo trasportare con maggior facilità. Gli occhi -unica parte ancora in grado di muoversi autonomamente,rispecchiavano la sua paura e sofferenza. -"Sei ancora vivo? Non per molto ancora,stai tranquillo, le ali della MORTE ti accoglieranno tra di esse", così dicendo avvicinò le labbra a quelle di lui e, così come aveva allo stesso tempo tanto amato e odiato fare, gli schioccò un bacio. Gli leccò una guancia assaporando sulla lingua le sue lacrime. -"Sarò la tua sola compagnia in attesa della tua dipartita,mi occuperò io stessa di te e ti preparerò al tuo lungo viaggio. Non sentirai niente..."gli sussurò all'orecchio con voce calda e suadente.  Quella stessa voce che lo aveva tratto in inganno, e come lui tanti altri uomini, cadendo nella trapola della Venere Nera.
-"è ora di inziare. Come sai mi piace fare le cose per bene per cui se non ti dispiace..." e avvicinato il carrellino con il suo kit personale,azzionò la videocamera,riprese brevemente lo scenario e la sua nuova preda fornendo alla registrazione i consueti dati essenziali che era solita incidere in esse. Sergej Ladislauss. Russo. 32anni. alto pesssapoco 1.85. corpo statuario e ben scolpito, più che sano.
Si tolse la giacca e la appallotolò,sistemandola dietro la nuca dell'uomo a mo' di cuscino. Accarezzò quel bel corpo modellato e presa una fiamma ossidrica dal carrello mise a riscaldare un ferro con un marchio tondo su cui si leggeva una famosa frase latina "Mors tua,Vita mea". Quando questo divenne incandescente lo premette nel pettorale destro dell'uomo e presto una zaffata di carne brucciata le intasò le narici. Lui tentò di scuotere le cinghie che lo trattenevano, invano.Un sommesso gorgoglio gli uscì dalla bocca,un rivolo di sangue scuro prese a scorrore da un angolo e altre lacrime scorgarono da quell'occhi dal colore dell'autunno. -"Mi sa che prima mentivo,quando dicevo che non avresti sentito niente". Gli spalancò la bocca e cacciata fuori la lingua la asportò con un bisturi affilatissimo. L'uomo chiuse gli occhi mentre altro caldo sangue gli fluiva dalla bocca. -"No, no così non va affatto bene. Rischi di perderti i particolari più salienti" e così dicendo con un altro bisturi gli asportò una palpebra, la ossservò attentamente e la lasciò cadere fra la polvere del pavimento. -"Così va meglio. Volevi forse nascondermi i tuoi meravigliosi occhi?" e incisa l'altra palpebra la fece scomparire velocemente dentro la sua bocca vorace.
Lui paralizzato dal dolore si limito a digrignare nuovemente i denti in un patetico tentativo di emettere qualche suono. Con una lunga lametta disegno una retta che andava da sotto il diaframma sino al pube e iniziò a leccare il sangue che sgorgava dalla ferita appena inferta. L'uomo,come risvegliato da un lungo sonno,alzò per quanto gli fu possibile la testa e raccolte le ultime forze che il suo corpo martoriato aveva,con uno strattone libero una gamba dalla morsa delle cinghie e in un impeto di furore la colpì al petto con una ginocchiata facendola indietreggiare e lasciandola senza fiato. Sentiva il suo respiro corto,pesante,rauco: se non fosse così ridotto male,pensò,forse sarebbe riuscito a scamparla. Dopotutto era solo una ragazza. Già,pensò,una raggazza con le palle d'acciaio.
Ripresasi con uno spasmo insano,per tutta risposta,afferrò un pesante martello e con tutta la forza lo abbattè sulle ginocchia dell'uomo polverizzandogli le rottule. Infine lui cedette e perse i sensi. Ma il suo tormento non era ancora giunto al termine. Prese un coltello dalla lama corta e stretta e incise l'avambraccio sinistro ricavandone un quadratto di pelle staccabile,con un grosso ago da lana e un filo nero di neilon cuccì il brandello sulla bocca dell'uomo a formare un bavaglio di tessuto umano. Con un tagliacarte praticò un profondo taglio lungo tutta l'asta del pene e aprì la ferita con le dita,infine asportò i testicoli.Prese un coltello dalla lama ricurva a uncino e prestando la massima attenzione per non danneggiarli estrasse prima un occhio e poi l'altro riponendoli in un cubo di vetro pieno d'alcool. Rimase qualche istante ad osservarli mentre,molto lentamente,andavano a posarsi sul bordo del contenitore.Sospirò. Adorava gli occhi,erano le sue parti preferite. La porta dell'anima. Occhi celesti,occhi verdi,occhi castani,occhi tristi,occhi ridenti. Gli occhi,gli occhi,gli occhi.Era ossessionata dagli occhi umani.
Con uno stetoscopio controllò il battito cardiaco. Un lieve palpitio si udiva lontano.
Guardò il carrellino e dopo un attimo di esitazione optò per una piccola sega elettrica portatile e dopo averla accesa tornò al corpo steso sul lettino,chiuse gli occhi e si accinse a terminare ciò che aveva iniziato. La lama tagliò pelle,trachea,osso,tutto ciò che incontrò davanti a sé; la testa cadde a terra con tonfo sordo e un violento getto di sangue scuro le imbrattò gli abiti proiettandosi sulle pareti sporche.
Rimase un'attimo a godersi il tepore del sangue che colava dal mento alle guance,poi passò ad occuparsi della testa. La raccolse da terra prendedola per i capelli, la portò al bagno in fondo al corridoio e la lavò per bene. Quando tornò alla cella d'isolamento vide che alcuni topi erano usciti dalle loro tane per andaare a zampettare di quà e di là, quando la videro tornare liberarono la scena del crimine in un batter d'occhio.
Quella era la parte che la divertiva di più. Organizzava sempre tutto con la massima precisione. Ma doveva affrettarsi perchè il rigor mortis non perdonava nessuno. 
Con una candela rossa e un accendino fecce colare la cera fusa dentro la cavità oculare formando degli inquietanti occhi demoniaci artificiali, Saggiò nuovamente il peso della sega elettrica e si accinse volta a squartare l'addome del cadavere dove precedentemente aveva disegnato con il coltello la linea di riferimento. Con un altro coltello più grande e a lama grossa che ricordava quello che i macellai adoperano per tagliare le bistecche,si aiutò ad allargare il taglio, poi cavò via le interiora. La nausea la fece indietreggiare un attimo. Se gli occhi delle persone la facevano impazzire, non si poteva dire lo stesso di ciò che provava alla vista di budella sanguinolente e strazziate. Ma non c'era tempo. Riccacciò dentro un conato di vomito e continuò.
Prese la testa e la sistemò nel ventre dell'uomo a sostituire stomaco e quant'altro.
Infine sollevò le braccia pesanti del sua preda e poggiò le mani sulla testa bionda, in un pitoso ritratto di un uomo che disperato piange la sua sorte.
Un sorriso sardonico increspò le sue labbra mentre osservava la sua "opera d'arte". Anche questa volta era andata più che bene. Anche questa volta si poteva dire soddisfatta. Anche questa volta aveva rivendicato l'offesa subita. Non le restò che eliminare qualsiasi forma organica e non che potevano ricondurre a lei. Infine,con un'immensa gioia nel cuore lasciò l'edificio. Tornata a casa si lavò,si rivestì e uscì nuovamente. Andò al Black Moon's bar. Non tardò molto che qualche rampollo la notasse e le offrisse la sua compagnia.
La sua sete di vendetta non era ancora colma.
LA CACCIA ERA APPENA INIZIATA....
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: Manson96